Compendio
PARTE PRIMA - LA
PROFESSIONE DELLA FEDE
Sezione
Prima: «Io credo» - «Noi
crediamo»
Capitolo
primo: l’Uomo è «capace» di Dio
Capitolo secondo: Dio
viene incontro all’uomo
Capitolo terzo: La
risposta dell’uomo a Dio
Sezione
seconda: La professione della fede cristiana
Capitolo primo: Io credo
in Dio Padre
Capitolo secondo: Credo in Gesù Cristo, il Figlio unigenito di
Dio
Capitolo terzo: Credo
nello Spirito Santo
PARTE
SECONDA - LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO
Sezione prima: l’economia
sacramentale
Capitolo
primo: Il Mistero pasquale nel tempo della Chiesa
Capitolo
secondo: La celebrazione sacramentale del Mistero
pasquale
Sezione
seconda: I sette sacramenti della Chiesa
Capitolo
primo: I sacramenti dell’Iniziazione cristiana
Capitolo secondo: I
sacramenti di guarigione
Capitolo terzo: I sacramenti a servizio della comunione e della
missione
Capitolo quarto:
Le altre celebrazioni liturgiche
PARTE TERZA - LA VITA IN
CRISTO
Sezione
prima: La vocazione dell’uomo: La vita nello
Spirito
Capitolo
primo: La dignità della persona umana
Capitolo secondo: La
comunità umana
Capitolo
terzo: La salvezza di Dio: la legge e la grazia
Sezione seconda: I dieci
Comandamenti
Capitolo primo: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua
mente»
Capitolo
secondo: «Amerai il prossimo tuo come te
stesso»
PARTE QUARTA - LA
PREGHIERA CRISTIANA
Sezione
prima: La preghiera nella vita cristiana
Capitolo primo: La
Rivelazione della preghiera
Capitolo secondo: La
Tradizione della preghiera
Capitolo terzo: La vita di
preghiera
Sezione seconda:
La preghiera del Signore Padre nostro
Appendice
A)
Preghiere comuni
B) Formule di Dottrina
Cattolica
per l’approvazione e la pubblicazione
del Compendio
del Catechismo della Chiesa
Cattolica
Ai Venerabili Fratelli Cardinali, Patriarchi, Arcivescovi,
Vescovi,
Presbiteri, Diaconi e a tutti i Membri del Popolo di Dio
Vent’anni or sono iniziava l’elaborazione del
Catechismo della Chiesa Cattolica, richiesto
dall’Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, in
occasione del ventesimo anniversario della chiusura del Concilio
Ecumenico Vaticano II.
Ringrazio infinitamente il Signore Dio per aver donato alla
Chiesa tale Catechismo, promulgato nel 1992 dal mio venerato e
amato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II.
La grande utilità e preziosità di questo dono è
confermata anzitutto dalla positiva e larga accoglienza, che esso
ha avuto presso l’episcopato, al quale era primariamente
indirizzato come testo di riferimento sicuro e autentico per
l’insegnamento della dottrina cattolica, e in particolare per
l’elaborazione dei catechismi locali. Ma è confermata
anche dalla favorevole e grande accoglienza ad esso riservata da
parte di tutte le componenti del Popolo di Dio, che l’hanno
potuto conoscere ed apprezzare nelle oltre sessanta lingue, in cui
è stato finora tradotto.
Ora con grande gioia approvo e promulgo il Compendio di
tale Catechismo.
Esso era stato vivamente auspicato dai partecipanti al Congresso
Catechistico Internazionale dell’ottobre 2002, che si erano
fatti interpreti in tal modo di un’esigenza molto diffusa
nella Chiesa. Il mio compianto Predecessore, accogliendo tale
desiderio, ne decise nel febbraio 2003 la preparazione, affidandone
la redazione a una ristretta Commissione di Cardinali, da me
presieduta, e affiancata da alcuni esperti collaboratori. Nel corso
dei lavori, un progetto di tale Compendio è stato sottoposto
al giudizio di tutti gli Eminentissimi Cardinali e dei Presidenti
delle Conferenze Episcopali, che nella stragrande maggioranza
l’hanno favorevolmente accolto e valutato.
Il Compendio, che ora presento alla Chiesa universale,
è una sintesi fedele e sicura del Catechismo della Chiesa
Cattolica. Esso contiene, in modo conciso, tutti gli elementi
essenziali e fondamentali della fede della Chiesa, così da
costituire, come era stato auspicato dal mio Predecessore, una
sorta di vademecum, che consenta alle persone, credenti e non, di
abbracciare, in uno sguardo d’insieme, l’intero
panorama della fede cattolica.
Rispecchia fedelmente nella struttura, nei contenuti e nel
linguaggio il Catechismo della Chiesa Cattolica, che
troverà in questa sintesi un aiuto e uno stimolo per essere
maggiormente conosciuto ed approfondito.
Affido pertanto con fiducia questo Compendio anzitutto
alla Chiesa intera e ad ogni cristiano in particolare, perché
grazie ad esso possa ritrovare, in questo terzo millennio, nuovo
slancio nel rinnovato impegno di evangelizzazione e di educazione
alla fede, che deve caratterizzare ogni comunità ecclesiale e
ogni credente in Cristo a qualunque età e nazione
appartenga.
Ma questo Compendio, per la sua brevità, chiarezza e
integrità, si rivolge a ogni persona, che, vivendo in un mondo
dispersivo e dai molteplici messaggi, desidera conoscere la Via
della Vita, la Verità, affidata da Dio alla Chiesa del Suo
Figlio.
Leggendo questo autorevole strumento che è il
Compendio, possa ciascuno, grazie in particolare
all’intercessione di Maria Santissima, la Madre di Cristo e
della Chiesa, riconoscere e accogliere sempre di più
l’inesauribile bellezza, unicità e attualità del
Dono per eccellenza che Dio ha fatto all’umanità: il Suo
unico Figlio, Gesù Cristo, che è «la Via, la
Verità e la Vita» (Gv 14,6).
Dato il 28 giugno 2005, vigilia della Solennità dei SS.
Pietro e Paolo, anno primo di Pontificato.
BENEDICTUS PP. XVI
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L’11 ottobre del 1992, Papa Giovanni Paolo II,
consegnava ai fedeli di tutto il mondo il Catechismo della
Chiesa Cattolica, presentandolo come «“testo di
riferimento” per una catechesi rinnovata alle vive
sorgenti della fede».1 A trent’anni
dall’apertura del Concilio Vaticano II (1962-1965), veniva
così portato a felice compimento l’auspicio espresso nel
1985 dall’Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi,
perché venisse composto un catechismo di tutta la dottrina
cattolica sia per la fede che per la morale.
Cinque anni dopo, il 15 agosto del 1997, promulgando
l’editio typica del Catechismus Catholicae
Ecclesiae, il Sommo Pontefice confermava la finalità
fondamentale dell’opera: «Porsi come esposizione
completa e integra della dottrina cattolica, che consente a tutti
di conoscere ciò che la Chiesa stessa professa, celebra, vive,
prega nella sua vita quotidiana».2
2. Per una maggiore valorizzazione del Catechismo e per
venire incontro a una richiesta emersa nel Congresso Catechistico
Internazionale del 2002, Giovanni Paolo II istituiva nel 2003 una
Commissione speciale, presieduta dal Card. Joseph Ratzinger,
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il
compito di elaborare un Compendio del Catechismo della
Chiesa Cattolica, contenente una formulazione più
sintetica dei medesimi contenuti di fede. Dopo due anni di lavoro,
fu preparato un progetto di compendio, che fu inviato per la
consultazione ai Cardinali e ai Presidenti delle Conferenze
Episcopali. Il progetto, nel suo complesso, ha avuto una
valutazione positiva da parte della maggioranza assoluta di quanti
hanno risposto. La Commissione ha, pertanto, proceduto alla
revisione del suddetto progetto, e, tenendo conto delle
proposte di miglioramento pervenute, ha approntato il testo finale
dell’opera.
3. Sono tre le caratteristiche principali del Compendio:
la stretta dipendenza dal Catechismo della Chiesa Cattolica;
il genere dialogico; l’utilizzo delle immagini
nella catechesi.
Anzitutto, il Compendio non è un’opera a
sé stante e non intende in alcun modo sostituire il
Catechismo della Chiesa Cattolica: piuttosto, rinvia
continuamente ad esso sia con la puntuale indicazione dei numeri di
riferimento sia col continuo richiamo alla sua struttura, al suo
sviluppo e ai suoi contenuti. Il Compendio, inoltre, intende
risvegliare un rinnovato interesse e fervore per il
Catechismo, che, con la sua sapienza espositiva e con la sua
unzione spirituale, resta pur sempre il testo di base della
catechesi ecclesiale oggi.
Come il Catechismo, anche il Compendio si articola
in quattro parti, in corrispondenza delle leggi fondamentali della
vita in Cristo.
La prima parte, intitolata «La professione della
fede», contiene un’opportuna sintesi della lex
credendi, e cioè della fede professata dalla Chiesa
Cattolica, ricavata dal Simbolo Apostolico illustrato con il
Simbolo Niceno-Costantinopolitano, la cui costante proclamazione
nelle assemblee cristiane mantiene viva la memoria delle principali
verità della fede.
La seconda parte, intitolata «La celebrazione del mistero
cristiano», presenta gli elementi essenziali della lex
celebrandi. L’annuncio del Vangelo trova, infatti, la sua
risposta privilegiata nella vita sacramentale. In essa i fedeli
sperimentano e testimoniano in ogni momento della loro esistenza
l’efficacia salvifica del mistero pasquale, per mezzo del
quale Cristo ha compiuto l’opera della nostra redenzione.
La terza parte, intitolata «La vita in Cristo»,
richiama la lex vivendi e cioè l’impegno che i
battezzati hanno di manifestare nei loro comportamenti e nelle loro
scelte etiche la fedeltà alla fede professata e celebrata. I
fedeli, infatti, sono chiamati dal Signore Gesù a compiere le
opere che si addicono alla loro dignità di figli del Padre
nella carità dello Spirito Santo.
La quarta parte, intitolata «La preghiera cristiana: Padre
Nostro», offre una sintesi della lex orandi e col della
vita di preghiera. Sull’esempio di Gesù, il modello
perfetto di orante, anche il cristiano è chiamato al dialogo
con Dio nella preghiera, una cui espressione privilegiata è il
Padre nostro, la preghiera insegnataci da Gesù
stesso.
4. Una seconda caratteristica del Compendio è la sua
forma dialogica, che riprende un antico genere letterario
catechistico, fatto di domande e risposte. Si tratta di riproporre
un dialogo ideale tra il maestro e il discepolo, mediante una
sequenza incalzante di interrogativi, che coinvolgono il lettore
invitandolo a proseguire nella scoperta dei sempre nuovi aspetti
della verità della sua fede. Il genere dialogico concorre
anche ad abbreviare notevolmente il testo, riducendolo
all’essenziale. Ciò potrebbe favorire
l’assimilazione e l’eventuale memorizzazione dei
contenuti.
5. Una terza caratteristica è data dalla presenza di alcune
immagini, che scandiscono l’articolazione del
Compendio. Esse provengono dal ricchissimo patrimonio
dell’iconografia cristiana. Dalla secolare tradizione
conciliare apprendiamo che anche l’immagine è
predicazione evangelica. Gli artisti di ogni tempo hanno offerto
alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del
mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e
nella perfezione della bellezza. È un indizio questo, di come
oggi più che mai, nella civiltà dell’immagine,
l’immagine sacra possa esprimere molto di più della
stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo
dinamismo di comunicazione e di trasmissione del messaggio
evangelico.
6. A quarant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano
II e nell’anno dell’Eucaristia, il Compendio
può rappresentare un ulteriore sussidio per soddisfare sia la
fame di verità dei fedeli di tutte le età e condizioni,
sia anche il bisogno di quanti, senza essere fedeli, hanno sete di
verità e di giustizia. La sua pubblicazione avverrà nella
solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, colonne della
Chiesa universale ed evangelizzatori esemplari del Vangelo nel
mondo antico. Questi apostoli hanno visto ciò che hanno
predicato e hanno testimoniato la verità di Cristo fino al
martirio. Imitiamoli nel loro slancio missionario e preghiamo il
Signore affinché la Chiesa segua sempre l’insegnamento
degli Apostoli, dai quali ha ricevuto il primo gioioso annunzio
della fede.
20 marzo 2005, Domenica delle Palme.
Joseph Card. Ratzinger
Presidente della Commissione speciale
---------------------
1 Giovanni Paolo II, Cost. ap.
Fidei depositum, 11 ottobre 1992.
2 Giovanni Paolo II, Lett. ap.
Laetarum magnopere, 15 agosto 1997.
PARTE PRIMA
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SEZIONE PRIMA
«IO
CREDO» - «NOI CREDIAMO»
1. Qual è il disegno di Dio per l’uomo?
1-25
Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno
di pura bontà ha liberamente creato l’uomo per renderlo
partecipe della sua vita beata. Nella pienezza dei tempi, Dio Padre
ha mandato suo Figlio come redentore e salvatore degli uomini
caduti nel peccato, convocandoli nella sua Chiesa e rendendoli
figli adottivi per opera dello Spirito Santo ed eredi della sua
eterna beatitudine.
CAPITOLO PRIMO
30
«Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode [...]. Ci
hai fatto per te e il nostro cuore non ha sosta finché non
riposa in te» (Sant’Agostino).
2. Perché nell’uomo c'è il desiderio di
Dio?
27-30
44-45
Dio stesso, creando l’uomo a propria immagine, ha iscritto nel
suo cuore il desiderio di vederlo. Anche se tale desiderio è
spesso ignorato, Dio non cessa di attirare l’uomo a sé,
perché viva e trovi in lui quella pienezza di verità e di
felicità, che cerca senza posa. Per natura e per vocazione,
l’uomo è pertanto un essere religioso, capace di entrare in
comunione con Dio. Questo intimo e vitale legame con Dio conferisce
all’uomo la sua fondamentale dignità.
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3. Come si può conoscere Dio con la sola luce della
ragione?
31-36
46-47
Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona
umana, l’uomo, con la sola ragione, può con certezza conoscere
Dio come origine e fine dell’universo e come sommo bene,
verità e bellezza infinita.
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4. Basta la sola luce della ragione per conoscere il mistero
di Dio?
37-38
l’uomo, nel conoscere Dio con la sola luce della ragione,
incontra molte difficoltà. Inoltre non può entrare da
solo nell’intimità del mistero divino. Per questo, Dio l’ha
voluto illuminare con la sua Rivelazione non solo su verità
che superano la comprensione umana, ma anche su verità
religiose e morali, che, pur accessibili di per sé alla
ragione, possono essere così conosciute da tutti senza
difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza di
errore.
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5. Come si può parlare di Dio?
39-43
48-49
Si può parlare di Dio, a tutti e con tutti, partendo dalle
perfezioni dell’uomo e delle altre creature, le quali sono un
riflesso, sia pure limitato, dell’infinita perfezione di Dio.
Occorre, tuttavia, purificare continuamente il nostro linguaggio da
quanto contiene di immaginoso e imperfetto, ben sapendo che non si
potrà mai esprimere pienamente l’infinito mistero di Dio.
CAPITOLO SECONDO
DIO VIENE
INCONTRO ALl’UOMO
LA RIVELAZIONE DI DIO
6. Che cosa Dio rivela all’uomo?
50-53
68-69
Dio, nella sua bontà e sapienza, si rivela all’uomo. Con
eventi e parole rivela Se stesso e il suo disegno di benevolenza,
che ha prestabilito dall’eternità in Cristo a favore
dell’umanità. Tale disegno consiste nel far partecipare, per
la grazia dello Spirito Santo, tutti gli uomini alla vita divina,
quali suoi figli adottivi nel suo unico Figlio.
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7. Quali sono le prime tappe della Rivelazione di
Dio?
54-58
70-71
Dio, fin dal principio, si manifesta ai progenitori, Adamo ed
Eva, e li invita ad un’rsquo;rsquo;intima comunione con lui. Dopo la loro
caduta, non interrompe la sua rivelazione e promette la salvezza
per tutta la loro discendenza. Dopo il diluvio, stipula con
Noè un’rsquo;rsquo;alleanza tra lui e tutti gli esseri viventi.
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8. Quali sono le tappe successive della Rivelazione di
Dio?
59-64;
72
Dio sceglie Abram chiamandolo fuori del suo Paese per fare di
lui «il padre di una moltitudine di popoli» (Gn
17,5), e promettendogli di benedire in lui «tutte le Nazioni
della terra» (Gn 12,3). I discendenti di Abramo saranno
i depositari delle promesse divine fatte ai patriarchi. Dio forma
Israele come suo popolo di elezione, salvando lo dalla
schiavitù dell’Egitto, conclude con lui l’Alleanza del Sinai
e, per mezzo di Mosè, gli dà la sua Legge. I Profeti
annunziano una radicale redenzione del popolo e una salvezza che
includerà tutte le Nazioni in una Alleanza nuova ed eterna.
Dal popolo d’Israele, dalla stirpe del re Davide nascerà il
Messia: Gesù.
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9. Qual è la tappa piena e definitiva della Rivelazione
di Dio?
65-66
73
È quella attuata nel suo Verbo incarnato, Gesù Cristo,
mediatore e pienezza della Rivelazione. Egli, essendo l’Unigenito
Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola perfetta e definitiva
del Padre. Con l’invio del Figlio e il dono dello Spirito la
Rivelazione è ormai pienamente compiuta, anche se nel corso
dei secoli la fede della Chiesa dovrà coglierne gradualmente
tutta la portata.
«Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo,
che è la sua unica e definitiva Parola, Dio ci ha detto
tutto in una sola volta in questa Sua Parola e non ha più
nulla da dire» (san Giovanni della Croce).
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10. Quale valore hanno le rivelazioni private?
67
Pur non appartenendo al deposito della fede, esse possono
aiutare a vivere la stessa fede, purché mantengano il loro
stretto orientamento a Cristo. Il Magistero della Chiesa, cui
spetta il discernimento di tali rivelazioni private, non può
pertanto accettare quelle che pretendono di superare o correggere
la Rivelazione definitiva che è Cristo.
LA TRASMISSIONE DELLA RIVELAZIONE DIVINA
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11. Perché e in qual modo la Rivelazione divina va
trasmessa?
74
Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino
alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4),
cioè di Gesù Cristo. Per questo è necessario che
Cristo sia annunciato a tutti gli uomini, secondo il suo stesso
comando: «Andate e ammaestrate tutte le Nazioni»
(Mt 28,19). È quanto si realizza con la Tradizione
Apostolica.
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12. Che cos’è la Tradizione Apostolica?
75-79,
83,
96,98
La Tradizione Apostolica è la trasmissione del messaggio di
Cristo, compiuta, sin dalle origini del cristianesimo, mediante la
predicazione, la testimonianza, le istituzioni, il culto, gli
scritti ispirati. Gli Apostoli hanno trasmesso ai loro successori,
i Vescovi, e, attraverso questi, a tutte le generazioni fino alla
fine dei tempi, quanto hanno ricevuto da Cristo e appreso dallo
Spirito Santo.
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13. In quali modi si realizza la Tradizione Apostolica?
76
La Tradizione Apostolica si realizza in due modi: con la
trasmissione viva della Parola di Dio (detta anche semplicemente la
Tradizione), e con la Sacra Scrittura, che è lo stesso
annuncio della salvezza messo per iscritto.
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14. Quale rapporto esiste fra la Tradizione e la Sacra
Scrittura?
80-82
97
La Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente
congiunte e comunicanti. Ambedue rendono presente e fecondo nella
Chiesa il mistero di Cristo e scaturiscono dalla stessa sorgente
divina: costituiscono un solo sacro deposito della fede, da cui la
Chiesa attinge la propria certezza su tutte le verità
rivelate.
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15. A chi è affidato il deposito della fede?
84,91
94,99
Il deposito della fede è affidato dagli Apostoli alla
totalità della Chiesa. Tutto il popolo di Dio, con il senso
soprannaturale della fede, sorretto dallo Spirito Santo e guidato
dal Magistero della Chiesa, accoglie la Rivelazione divina, sempre
più la comprende e la applica alla vita.
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16. A chi spetta interpretare autenticamente il deposito della
fede?
85-90
100
l’interpretazione autentica di tale deposito compete al solo
Magistero vivente della Chiesa, e cioè al Successore di
Pietro, il Vescovo di Roma, e ai Vescovi in comunione con lui. Al
Magistero, che nel servire la Parola di Dio gode del carisma certo
della verità, spetta anche definire i dogmi, che sono
formulazioni delle verità contenute nella Rivelazione divina.
Tale autorità si estende anche alle verità
necessariamente collegate con la Rivelazione.
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17. Quale relazione esiste tra Scrittura, Tradizione e
Magistero?
95
Essi sono tra loro così strettamente uniti, che nessuno di
loro esiste senza gli altri. Insieme contribuiscono efficacemente,
ciascuno secondo il proprio modo, sotto l’azione dello Spirito
Santo, alla salvezza degli uomini.
LA SACRA SCRITTURA
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18. Perché la Sacra Scrittura insegna la
verità?
105-108
135-136
Perché Dio stesso è l’autore della Sacra Scrittura:
essa è perciò detta ispirata e insegna senza errore
quelle verità, che sono necessarie alla nostra salvezza. Lo
Spirito Santo ha infatti ispirato gli autori umani, i quali hanno
scritto ciò che egli ha voluto insegnarci. La fede cristiana,
tuttavia, non è «una religione del Libro», ma della
Parola di Dio, che non è «una parola scritta e muta, ma
il Verbo incarnato e vivente» (san Bernardo di
Chiaravalle).
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19. Come leggere la Sacra Scrittura?
109-119
137
La Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con l’aiuto
dello Spirito Santo e sotto la guida del Magistero della Chiesa,
secondo tre criteri: 1) attenzione al contenuto e all’unità di
tutta la Scrittura; 2) lettura della Scrittura nella Tradizione
viva della Chiesa; 3) rispetto dell’analogia della fede, cioè
della coesione delle verità della fede tra di loro.
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20. Che cos’è il cànone delle
Scritture?
120
138
Il cànone delle Scritture è l’elenco completo
degli scritti sacri, che la Tradizione Apostolica ha fatto
discernere alla Chiesa. Tale cànone comprende 46
scritti dell’ Antico Testamento e 27 del Nuovo.
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21. Quale importanza ha l’Antico Testamento per i
cristiani?
121-123
I cristiani venerano l’Antico Testamento come vera Parola di
Dio: tutti i suoi scritti sono divinamente ispirati e conservano un
valore perenne. Essi rendono testimonianza della divina pedagogia
dell’amore salvifico di Dio. Sono stati scritti soprattutto per
preparare l’avvento di Cristo Salvatore dell’universo.
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22. Quale importanza ha il Nuovo Testamento per i
cristiani?
124-127
139
Il Nuovo Testamento, il cui oggetto centrale è Gesù
Cristo, ci consegna la verità definitiva della Rivelazione
divina. In esso i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e
Giovanni, essendo la principale testimonianza sulla vita e sulla
dottrina di Gesù, costituiscono il cuore di tutte le Scritture
e occupano un posto unico nella Chiesa.
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23. Quale unità esiste fra Antico e Nuovo
Testamento?
128-130
140
La Scrittura è una, in quanto unica è la Parola di
Dio, unico il progetto salvifico di Dio, unica l’ispirazione divina
di entrambi i Testamenti. L’Antico Testamento prepara il Nuovo e il
Nuovo dà compimento all’Antico: i due si illuminano a
vicenda.
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24. Quale funzione ha la Sacra Scrittura nella vita della
Chiesa?
131-133
141
La Sacra Scrittura dona sostegno e vigore alla vita della
Chiesa. È, per i suoi figli, saldezza della fede, cibo e
sorgente di vita spirituale. È l’anima della teologia e della
predicazione pastorale. Dice il Salmista: essa è «lampada
per i miei passi, luce sul mio cammino» (Sal 119,105).
La Chiesa esorta perciò alla frequente lettura della Sacra
Scrittura, perché «l’ignoranza delle Scritture è
ignoranza di Cristo» (san Girolamo).
CAPITOLO TERZO
LA
RISPOSTA dell’UOMO A DIO
IO CREDO
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25. Come risponde l’uomo a Dio che si rivela?
142-143
l’uomo, sostenuto dalla grazia divina, risponde con l’obbedienza
della fede, che è affidarsi pienamente a Dio e accogliere la
sua Verità, in quanto garantita da Lui, che è la
Verità stessa.
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26. Quali sono nella Sacra Scrittura i principali testimoni
di obbedienza della fede?
144-149
Ci sono molti testimoni, in particolare due: Abramo, che,
messo alla prova, «ebbe fede in Dio» (Rm 4,3) e
sempre obbedì alla sua chiamata, e, per questo è
diventato « padre di tutti quelli che credono» (Rm
4, 11,18); e la Vergine Maria, che realizzò nel modo
più perfetto, durante tutta la sua vita, l’obbedienza della
fede: «Fiat mihi secundum Verbum tuum - Avvenga di
me quello che hai detto» (Lc 1,38).
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27. Che cosa significa per l’uomo credere in Dio?
150-152
176-178
Significa aderire a Dio stesso, affidandosi a Lui e dando
l’assenso a tutte le verità da Lui rivelate, perché Dio
è la Verità. Significa credere in un solo Dio in
tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo,
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28. Quali sono le caratteristiche della fede?
153-165
179-180
183-184
La fede, dono gratuito di Dio e accessibile a quanti la
chiedono umilmente, è la virtù soprannaturale
necessaria per essere salvati, l’atto di fede è un
atto umano, cioè un atto dell’intelligenza dell’uomo che,
sotto la spinta della volontà mossa da Dio, dà
liberamente il proprio consenso alla verità divina. La fede,
inoltre, è certa, perché fondata sulla Parola di
Dio; è operosa « per mezzo della carità»
(Gal 5,6); è in continua crescita, grazie
all’ascolto della Parola di Dio e alla preghiera, Essa fin d’ora ci
fa pregustare la gioia celeste.
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29. Perché non ci sono contraddizioni tra fede e
scienza?
159
Anche se la fede supera la ragione, non vi potrà mai essere
contraddizione tra fede e scienza, perché entrambe hanno
origine da Dio. È lo stesso Dio che dona all’uomo sia il lume
della ragione sia la fede.
«Credi per comprendere: comprendi per
credere» (Sant’Agostino).
NOI CREDIAMO
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30. Perché la fede è un atto personale e insieme
ecclesiale?
166-169
181
La fede è un atto personale, in quanto libera risposta
dell’uomo a Dio che si rivela. Ma è nello stesso tempo un atto
ecclesiale, che si esprime nella confessione: «Noi
crediamo». È infatti la Chiesa che crede: essa in tal
modo, con la grazia dello Spirito Santo, precede, genera e nutre la
fede del singolo cristiano. Per questo la Chiesa è Madre e
Maestra.
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«Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa
per Madre» (san Cipriano).
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31. Perché le formule della fede sono
importanti?
170-171
Le formule della fede sono importanti perché permettono di
esprimere, assimilare, celebrare e condividere insieme con altri le
verità della fede, utilizzando un linguaggio comune.
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32. In qual modo la fede della Chiesa è una
sola?
172-175
182
La Chiesa, benché formata da persone diverse per lingua,
cultura e riti, professa con voce unanime l’unica fede ricevuta da
un solo Signore e trasmessa dall’unica Tradizione Apostolica.
Professa un solo Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - e addita una
sola via di salvezza. Pertanto noi crediamo, con un cuor solo e
un’rsquo;rsquo;anima sola, quanto è contenuto nella Parola di Dio,
tramandata o scritta, ed è proposto dalla Chiesa come
divinamente rivelato.
SEZIONE SECONDA
LA PROFESSIONE
DELLA FEDE CRISTIANA
IL CREDO
Simbolo degli Apostoli
Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e
della terra.
E in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale
fu concepito di Spirito Santo nacque da Maria Vergine, patì
sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, mori e fu sepolto; discese agli
inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al
cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là
verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna..
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Symbolum Apostolicum
Credo in Deum Patrem omnipoténtem, Creatorem
cæli et terræ, et in Iesum Christum, Filium Eius
unicum, Dominum nostrum, qui concéptus est de Spíritu
Sancto, natus ex Maria Virgine, passus sub Póntio Piláto,
crucifixus, mórtuus, et sepúltus, descéndit ad
ínferos, tértia die resurréxit a mórtuis,
ascéndit ad cælos, sedet ad déxteram Dei Patris
omnipoténtis, inde ventúrus est iudicáre vivos et
mórtuos.
Et in Spíritum Sanctum,
sanctam Ecclésiam cathólicam,
sanctórum communiónem,
remissiónem peccatórum,
carnis resurrectiónem,
vitam ætérnam. Amen.
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Credo Niceno-Costantinopolitano
Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù
Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre
prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero
da Dio vero, generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono
state create.
Per noi uomini e per la nostra
salvezza discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo si è
incarnato nel seno della Vergine
Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio
Pilato, mori e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture, è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti, e il suo
regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita, e procede
dal Padre e dal Figlio. Con il Padre
e il Figlio è adorato e glorificato, e
ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa
cattolica e apostolica.
Professo un solo Battesimo per il
perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen.
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Symbolum Nicænum Costantinopolitanum
Credo in unum Deum,
Patrem omnipoténtem,
Factorem cæli et terræ,
visibílium ómnium et invisibilium
Et in unum Dóminum Iesum
Christum,
Filium Dei unigénitum
et ex Patre natum
ante ómnia sǽcula:
Deum de Deo, Lumen de Lúmine,
Deum verum de Deo vero,
génitum, non factum, consubstantiálem Patri: per quem
ómnia
facta sunt;
qui propter nos hómines
et propter nostram salútem,
descéndit de cælis, et incarnátus est
de Spíritu Sancto ex Maria Víirgine
et homo factus est, crucifíxus étiam
pro nobis sub Póntio Piláto, passus
et sepúltus est, et resurréxit tértia
die secúndum Scriptúras,
et ascéndit in cælum, sedet ad
déxteram Patris, et íterum ventúrus
est cum glória, iudicáre vivos et
mórtuos, cuius regni non erit finis.
Credo in Spíritum Sanctum, Dominum et vivificántem, qui
ex Patre
Filióque procédit, qui cum Patre et
Fílio simul adorátur et conglorificátur, qui
locútus est per prophétas.
Et unam sanctam cathólicam
et apostólicam Ecclésiam.
Confíteor unum Baptísma
in remissiónem peccatórum.
Et exspécto resurrectiónem mortuórum,
et vitam ventúri sæculi.
Amen.
CAPITOLO I
IO CREDO IN DIO PADRE
I SIMBOLI DELLA FEDE
33. Che cosa sono i Simboli della fede?
185-188
192,197
Sono formule articolate, chiamate anche «Professioni di
fede» o «Credo», con cui la Chiesa, fin dalle sue
origini, ha espresso sinteticamente e trasmesso la propria fede con
un linguaggio normativa, comune a tutti i fedeli.
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34. Quali sono i più antichi Simboli della fede?
189-191
Sono i Simboli battesimali. Poiché il Battesimo
viene dato «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo» (Mt 28,19), le verità di fede ivi
professate sono articolate in riferimento alle tre Persone della
Santissima Trinità.
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35. Quali sono i più importanti Simboli della
fede?
193-195
Essi sono il Simbolo degli Apostoli, che è l’antico
Simbolo battesimale della Chiesa di Roma, e il Simbolo
niceno-costantinopolitano, frutto dei primi due Concili
Ecumenici di Nicea (325) e di Costantinopoli (381), ancora oggi
comune a tutte le grandi Chiese d’Oriente e d’Occidente.
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« IO CREDO IN DIO, PADRE
ONNIPOTENTE,
CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA »?
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36. Perché la professione di fede inizia con: «Io
credo in Dio»?
198-199
Perché l’affermazione «Io credo in Dio» è la
più importante, la fonte di tutte le altre verità
sull’uomo e sul mondo, e di tutta la vita di ogni credente in
lui.
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37. Perché professiamo un solo Dio?
200-202
228
Perché egli si è rivelato al popolo d’Israele come
l’Unico, quando disse: «Ascolta, Israele, il Signore
è uno solo» (Dt 6,4), «non ce n'è
altri» (Is 45,22). Gesù stesso l’ha
confermato: Dio è «l’unico Signore» (Mc
12,29). Professare che Gesù e lo Spirito Santo sono anch'essi
Dio e Signore non introduce alcuna divisione nel Dio Uno.
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38. Con quale nome Dio si rivela?
203-205
230-231
A Mosè Dio si rivela come il Dio vivente, «il Dio di
Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6).
Allo stesso Mosè Dio rivela il suo nome misterioso:
«Io Sono Colui che Sono (YHWH)». Il nome ineffabile di
Dio già nei tempi dell’Antico Testamento fu sostituito dalla
parola Signore. Così nel Nuovo Testamento, Gesù,
chiamato Signore, appare come vero Dio.
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39. Solo Dio «è»?
212-213
Mentre le creature hanno ricevuto da Dio tutto ciò che sono
e che hanno, Dio solo è in se stesso la pienezza dell’essere e
di ogni perfezione. Egli è «Colui che è», senza
origine e senza fine. Gesù rivela che anch'egli porta il Nome
divino: «Io sono» (Gv 8,28).
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40. Perché è importante la rivelazione del nome di
Dio?
206-213
Nel rivelare il suo nome, Dio fa conoscere le ricchezze
contenute nel suo mistero ineffabile: egli solo è, da sempre e
per sempre, Colui che trascende il mondo e la storia. È lui
che ha fatto il cielo e la terra. È il Dio fedele, sempre
vicino al suo popolo per salvarlo. È il santo per eccellenza,
«ricco di misericordia» (Ef 2,4), sempre pronto a
perdonare. È l’Essere spirituale, trascendente, onnipotente,
eterno, personale, perfetto. È verità e amore.
«Dio è l’essere infinitamente perfetto che è
la SS.ma Trinità» (santo Toribio di Mogrovejo).
41. In che senso Dio è la verità?
214-217
231
Dio è la Verità stessa e come tale non s'inganna e non
può ingannare. Egli «è luce e in lui non ci sono
tenebre» (1 Gv 1,5). Il Figlio eterno di Dio,
Sapienza incarnata, è stato inviato nel mondo «per
rendere testimonianza alla Verità» (Gv 18,37).
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42. In qual modo Dio rivela che egli è amore?
218-221
Dio si rivela ad Israele come colui che ha un amore più
forte di quello di un padre o di una madre per i suoi figli o di
uno sposo per la sua sposa. Egli in se stesso «è
Amore» (1 Gv 4,8.16), che si dona completamente e
gratuitamente e che «ha tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio unigenito, perché il mondo si salvi per mezzo di
lui» (Gv 3,16-17). Mandando il suo Figlio e lo Spirito
Santo, Dio rivela che egli stesso è eterno scambio
d’amore.
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43. Che cosa comporta credere in un solo Dio?
222-227
229
Credere in Dio, l’Unico, comporta: conoscerne la grandezza e la
maestà; vivere in rendimento di grazie; fidarsi di lui sempre,
anche nelle avversità; riconoscere l’unità e la vera
dignità di tutti gli uomini creati a sua immagine; usare
rettamente le cose da lui create.
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44. Qual è il mistero centrale della fede e della vita
cristiana?
232-237
Il mistero centrale della fede e della vita cristiana è il
mistero della Santissima Trinità. I cristiani vengono
battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo.
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45. Il mistero della Santissima Trinità può essere
conosciuto dalla sola ragione umana?
237
Dio ha lasciato qualche traccia del suo Essere trinitario nella
creazione e nell’Antico Testamento, ma l’intimità del suo
Essere come Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile
alla sola ragione umana, e anche alla fede d’Israele, prima
dell’Incarnazione del Figlio di Dio e dell’invio dello Spirito
Santo. Tale mistero è stato rivelato da Gesù Cristo, ed
è la sorgente di tutti gli altri misteri.
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46. Che cosa Gesù Cristo ci rivela del mistero del
Padre?
240-242
Gesù Cristo ci rivela che Dio è «Padre», non
solo in quanto è Creatore dell’universo e dell’uomo, ma
soprattutto perché genera eternamente nel suo seno il Figlio,
che è il suo Verbo, «irradiazione della sua gloria,
impronta della sua sostanza» (Eb 1,3).
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47. Chi è lo Spirito Santo, rivelato a noi da Gesù
Cristo?
243-248
È la terza Persona della Santissima Trinità. È
Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio. Egli «procede dal
Padre» (Gv 15,26), il quale, principio senza principio,
è l’origine di tutta la vita trinitaria. E procede anche dal
Figlio (Filioque), per il dono eterno che il Padre ne fa al
Figlio. Inviato dal Padre e dal Figlio incarnato, lo Spirito Santo
guida la Chiesa «a conoscere la Verità tutta intera»
(Gv 16,13).
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48. Come la Chiesa esprime la sua fede trinitaria?
249-256
266
La Chiesa esprime la sua fede trinitaria confessando un solo Dio
in tre Persone: Padre e Figlio e Spirito Santo. Le tre Persone
divine sono un solo Dio perché ciascuna di esse è
identica alla pienezza dell’unica e indivisibile natura divina.
Esse sono realmente distinte tra loro, per le relazioni che le
mettono in riferimento le une alle altre: il Padre genera il
Figlio, il Figlio è generato dal Padre, lo Spirito Santo
procede dal Padre e dal Figlio.
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49. Come operano le tre Persone divine?
257-260
267
Inseparabili nella loro unica sostanza, le Persone divine sono
inseparabili anche nel loro operare: la Trinità ha una sola e
medesima operazione. Ma, nell’unico agire divino, ogni Persona
è presente secondo il modo che le è proprio nella
Trinità.
«O mio Dio, Trinità che adoro... pacifica la mia
anima;fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo
riposo. Cheio non ti lasci mai sola, ma che sia lì, con tutta
me stessa, tutta vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta
offerta alla tua azione creatrice» (beata Elisabetta della
Trinità).
50. Che cosa significa che Dio è onnipotente?
268-278
Dio si è rivelato come «il Forte, il Potente»
(Sal 24,8), colui al quale «nulla è
impossibile» (Lc 1,37). La sua onnipotenza è
universale, misteriosa, e si manifesta nel creare il mondo dal
nulla e l’uomo per amore, ma soprattutto nell’Incarnazione e nella
Risurrezione del Suo Figlio, nel dono dell’adozione filiale e nel
perdono dei peccati. Per questo la Chiesa rivolge la sua preghiera
al «Dio onnipotente ed eterno» («Omnipotens
sempiterns Deus... »).
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51. Perché è importante affermare: «In
principio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1)?
279-289
315
Perché la creazione è il fondamento di tutti i divini
progetti di salvezza; manifesta l’amore onnipotente e sapiente di
Dio; è il primo passo verso l’Alleanza dell’unico Dio con il
suo popolo; è l’inizio della storia della salvezza culminante
in Cristo; è una prima risposta agli interrogativi
fondamentali dell’uomo circa la propria origine e il proprio
fine.
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52. Chi ha creato il mondo?
290-292
316
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono il principio unico e
indivisibile del mondo, anche se l’opera della creazione del mondo
è particolarmente attribuita a Dio Padre.
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53. Perché è stato creato il mondo?
293-294
319
Il mondo è stato creato per la gloria di Dio, che ha voluto
manifestare e comunicare la sua bontà, verità e bellezza.
Il fine ultimo della creazione è che Dio, in Cristo, possa
essere «tutto in tutti» (1 Cor 15,28), per
la sua gloria e per la nostra felicità.
«La gloria di Dio è l’uomo vivente e la vita
dell’uomo è la visione di Dio» (Sant’Ireneo)
54. Come Dio ha creato l’universo?
295-301
317-320
Dio ha creato l’universo liberamente con sapienza e amore- II
mondo non è il prodotto di una necessità, di un destino
cieco o del caso. Dio ha creato «dal nulla» (ex
nihilo: 2Mac 7,28) un mondo ordinato e buono, che egli
trascende in modo infinito. Dio conserva nell’essere la sua
creazione e la sorregge, dandole la capacità di agire e
conducendo la al suo compimento, per mezzo del suo Figlio e dello
Spirito Santo.
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55. In che cosa consiste la Provvidenza divina?
302-306
321
Essa consiste nelle disposizioni, con cui Dio conduce le sue
creature verso la perfezione ultima, alla quale Egli le ha
chiamate. Dio è l’autore sovrano del suo disegno. Ma per la
sua realizzazione si serve anche della cooperazione delle sue
creature. Allo stesso tempo, dona alle creature la dignità di
agire esse stesse, di essere causa le une delle altre.
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56. Come l’uomo collabora con la Provvidenza divina?
307-308
323
All’uomo Dio dona e chiede, rispettando la sua libertà, di
collaborare con le sue azioni, le sue preghiere, ma anche con le
sue sofferenze, suscitando in lui «il volere e l’operare
secondo i suoi benevoli disegni» (Fil 2,13).
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57. Se Dio è onnipotente e provvidente, perché
allora esiste il male?
309-310
324,400
A questo interrogativo, tanto doloroso quanto misterioso,
può dare risposta soltanto l’insieme della fede
cristiana. Dio non è in alcun modo, né direttamente
né indirettamente, la causa del male. Egli illumina il mistero
del male nel suo Figlio, Gesù Cristo, che è morto e
risorto per vincere quel grande male morale, che è il peccato
degli uomini e che è la radice degli altri mali.
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58. Perché Dio permette il male?
311-314
324
La fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il
male, se dallo stesso male non traesse il bene. Dio questo l’ha
già mirabilmente realizzato in occasione della morte e
risurrezione di Cristo: infatti dal più grande male morale,
l’uccisione del suo Figlio, egli ha tratto i più grandi beni,
la glorificazione di Cristo e la nostra redenzione.
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Il cielo e la terra
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59. Che cosa ha creato Dio?
325-327
La Sacra Scrittura dice: «In principio Dio creò il
cielo e la terra» (Gn 1,1). La Chiesa, nella sua
Professione di fede, proclama che Dio è il creatore di tutte
le cose visibili e invisibili: di tutti gli esseri spirituali e
materiali, cioè degli angeli e del mondo visibile, e in modo
particolare dell’uomo.
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60. Chi sono gli angeli?
328-333
350-351
Gli angeli sono creature puramente spirituali, incorporee,
invisibili e immortali, esseri personali dotati di intelligenza e
di volontà. Essi, contemplando incessantemente Dio a faccia a
faccia, Lo glorificano, Lo servono e sono i suoi messaggeri nel
compimento della missione di salvezza per tutti gli uomini.
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61. In che modo gli angeli sono presenti nella vita della
Chiesa?
334-336
352
La Chiesa si unisce agli angeli per adorare Dio, invoca la loro
assistenza e di alcuni celebra liturgicamente la memoria.
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«Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come
protettore e pastore, per condurlo alla vita» (san Basilio
Magna).
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62. Che cosa insegna la Sacra Scrittura circa la creazione
del mondo visibile?
337-344
Attraverso il racconto dei «sei giorni» della
creazione, la Sacra Scrittura ci fa conoscere il valore del creato
e la sua finalità di lode a Dio e di servizio all’uomo.
Ogni cosa deve la propria esistenza a Dio, dal quale riceve la
propria bontà e perfezione, le proprie leggi e il proprio
posto nell’universo.
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63. Qual è il posto dell’uomo nella creazione?
343-344
353
l’uomo è il vertice della creazione visibile, in quanto
è creato a immagine e somiglianza di Dio.
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64. Che tipo di legame esiste tra le cose create?
342
354
Esiste tra le creature un’rsquo;rsquo;interdipendenza e una gerarchia,
volute da Dio. Nello stesso tempo, esiste un’rsquo;rsquo;unità e
solidarietà fra le creature, poiché tutte hanno il
medesimo Creatore, sono da Lui amate e sono ordinate alla sua
gloria. Rispettare le leggi iscritte nella creazione e i rapporti
derivanti dalla natura delle cose, è quindi un principio di
saggezza e un fondamento della morale.
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65. Che relazione c'è fra l’opera della creazione e
quella della redenzione?
345-349
l’opera della creazione culmina nell’opera ancora più
grande della redenzione. Infatti questa dà inizio alla nuova
creazione, nella quale tutto ritroverà il suo pieno senso e il
suo compimento.
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l’uomo
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66. In che senso l’uomo è creato a «immagine di
Dio»?
355-357
l’uomo è creato a immagine di Dio nel senso che è
capace di conoscere e di amare, nella libertà, il proprio
Creatore. È la sola creatura, su questa terra, che Dio ha
voluto per se stessa e che ha chiamato a condividere, nella
conoscenza e nell’amore, la sua vita divina. Egli, in quanto creato
a immagine di Dio, ha la dignità di persona: non è
qualcosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di donarsi liberamente
e di entrare in comunione con Dio e con le altre persone.
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67. Per quale fine Dio ha creato l’uomo?
358-359
Dio ha creato tutto per l’uomo, ma l’uomo è stato creato
per conoscere, servire e amare Dio, per offrirgli, in questo mondo,
tutta la creazione in rendimento di grazie ed essere elevato alla
vita con Dio in cielo. Solamente nel mistero del Verbo incarnato
trova vera luce il mistero dell’uomo predestinato a riprodurre
l’immagine del Figlio di Dio fatto uomo, che è la perfetta
«immagine del Dio invisibile» (Col 1,15).
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68. Perché gli uomini formano un’rsquo;rsquo;unità?
360-361
Tutti gli uomini formano l’unità del genere umano, per la
comune origine che hanno da Dio. Dio, inoltre, ha creato «da
uno solo tutte le nazioni degli uomini» (At 17,26).
Tutti, poi, hanno un unico Salvatore e sono chiamati a condividere
l’eterna felicità di Dio.
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69. Come nell’uomo l’anima e il corpo formano
un’rsquo;rsquo;unità?
362-365
382
La persona umana è un essere insieme corporeo e spirituale.
Nell’uomo lo spirito e la materia formano un’rsquo;rsquo;unica natura. Questa
unità è così profonda che, grazie al principio
spirituale che è l’anima, il corpo, che è materiale,
diventa un corpo umano e vivente, e partecipa alla dignità di
immagine di Dio.
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70. Chi dona l’anima all’uomo?
366-368
382
l’anima spirituale non viene dai genitori, ma è creata
direttamente da Dio, ed è immortale. Separandosi dal corpo al
momento della morte, essa non perisce; si unirà nuovamente al
corpo nel momento della risurrezione finale.
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71. Quale relazione Dio ha posto tra l’uomo e la
donna?
369-373
383
l’uomo e la donna sono stati creati da Dio in uguale
dignità in quanto persone umane, e, nello stesso tempo, in una
reciproca complementarità, essendo maschio e femmina. Dio li
ha voluti l’uno per l’altro, per una comunione di persone. Insieme
sono anche chiamati a trasmettere la vita umana, formando nel
matrimonio «una sola carne» (Gn 2,24), e a
dominare la terra come «amministratori» di Dio.
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72. Qual era la condizione originaria dell’uomo secondo il
progetto di Dio?
374-379
384
Dio, creando l’uomo e la donna, aveva loro donato una speciale
partecipazione alla propria vita divina, in santità e
giustizia. Nel progetto di Dio l’uomo non avrebbe dovuto né
soffrire né morire. Inoltre regnava un’rsquo;rsquo;armonia perfetta
nell’uomo in se stesso, tra creatura e Creatore, tra uomo e donna,
come pure tra la prima coppia umana e tutta la creazione,
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La caduta
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73. Come si comprende la realtà del peccato?
385-389
Nella storia dell’uomo è presente il peccato. Tale
realtà si chiarisce pienamente soltanto alla luce della
Rivelazione divina, e soprattutto alla luce di Cristo Salvatore di
tutti, che ha fatto sovrabbondare la grazia proprio là dove
è abbondato il peccato.
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74. Che cos’è la caduta degli angeli?
391-395
414
Con tale espressione si indica che Satana e gli altri demoni, di
cui parlano la Sacra Scrittura e la Tradizione della Chiesa, da
angeli creati buoni da Dio, si sono trasformati in malvagi,
perché, con libera e irrevocabile scelta, hanno rifiutato Dio
e il suo Regno, dando così origine all’inferno. Essi tentano
di associare l’uomo alla loro ribellione contro Dio; ma Dio afferma
in Cristo la sua sicura vittoria sul Maligno.
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75. In che cosa consiste il primo peccato dell’uomo?
396-403
415-417
l’uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore
la fiducia nei confronti del suo Creatore e, disobbedendo Gli, ha
voluto diventare «come Dio» senza Dio, e non secondo Dio
(Gn 3,5). Così Adamo ed Eva hanno perduto
immediatamente, per sé e per tutti i loro discendenti, la
grazia originale della santità e della giustizia.
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76. Che cos’è il peccato originale?
404
419
Il peccato originale nel quale tutti gli uomini nascono è
lo stato di privazione della santità e della giustizia
originali. È un peccato da noi «contratto», non
«commesso»; è una condizione di nascita, e non un
atto personale. A motivo dell’unità di origine di tutti gli
uomini, esso si trasmette ai discendenti di Adamo con la natura
umana, «non per imitazione, ma per propagazione». Questa
trasmissione rimane un mistero che non possiamo comprendere
appieno.
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77. Quali altre conseguenze provoca il peccato
originale?
405-409
418
In conseguenza del peccato originale la natura umana, senza
essere interamente corrotta, è ferita nelle sue forze
naturali, è sottoposta all’ignoranza, alla sofferenza, al
potere della morte, ed è incline al peccato. Tale inclinazione
è chiamata concupiscenza.
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78. Dopo il primo peccato, che cosa ha fatto Dio?
410-412
420
Dopo il primo peccato, il mondo è stato inondato di
peccati, ma Dio non ha abbandonato l’uomo in potere della morte,
ma, al contrario, gli ha predetto in modo misterioso - nel
«Protovangelo» (Gn 3,15) - che il male sarebbe
stato vinto e l’uomo sollevato dalla caduta. E il primo annuncio
del Messia redentore. Perciò la caduta sarà perfino
chiamata felice colpa, perché «ha meritato un tale
e così grande Redentore» (Liturgia della Veglia
pasquale).
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CAPITOLO SECONDO
CREDO IN
GESÙ CRISTO,
IL FIGLIO UNIGENITO DI DIO
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79. Qual è la Buona Novella per l’uomo?
422-424
È l’annunzio di Gesù Cristo, «il Figlio del Dio
vivente» (Mt 16,16), morto e risorto. AI tempo del re
Erode e dell’imperatore Cesare Augusto, Dio ha adempiuto le
promesse fatte ad Abramo e alla sua discendenza mandando «suo
Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro
che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a
figli» (Gal 4,4-5).
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80. Come si diffonde questa Buona Novella?
425-429
Fin dall’inizio i primi discepoli hanno avuto l’ardente
desiderio di annunziare Gesù Cristo, allo scopo di condurre
tutti alla fede in lui. Anche oggi, dall’amorosa conoscenza di
Cristo nasce il desiderio di evangelizzare e catechizzare,
cioè svelare nella sua persona l’intero disegno di Dio e
mettere l’umanità in comunione con lui.
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« E IN GESÙ CRISTO, SUO UNICO
FIGLIO, NOSTRO SIGNORE »
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81. Che cosa significa il nome «Gesù»?
430-435
452
Dato dall’Angelo al momento dell’Annunciazione, il nome
«Gesù» significa «Dio salva». Esso esprime
la sua identità e la sua missione, «perché è
lui che salverà il suo popolo dai suoi peccati»
(Mt 1,21). Pietro afferma che «non vi è sotto il
cielo altro Nome dato agli uomini nel quale è stabilito che
possiamo essere salvati» (At 4,12).
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82. Perché Gesù è chiamato «Cristo
»?
436-440
453
«Cristo» in greco, «Messia» in ebraico,
significa «unto». Gesù è il Cristo perché
è consacrato da Dio, unto dello Spirito Santo per la missione
redentrice. È il Messia atteso da Israele, mandato nel mondo
dal Padre. Gesù ha accettato il titolo di Messia precisandone
tuttavia il senso: «Disceso dal cielo» (Gv 3,13),
crocifisso e poi risuscitato, egli è il Servo Sofferente
«che dà la sua vita in riscatto per molti»
(Mt 20,28). Dal nome Cristo è venuto a noi il
nome di cristiani.
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83. In che senso Gesù è il «Figlio Unigenito
di Dio»?
441-445
454
Egli lo è in senso unico e perfetto. Al momento del
Battesimo e della Trasfigurazione, la voce del Padre designa
Gesù come suo «Figlio prediletto». Presentando se
stesso come il Figlio che «conosce il Padre» (Mt
11,27), Gesù afferma la sua relazione unica ed eterna con Dio
suo Padre. Egli è «il Figlio Unigenito (1Gv
4,9)» di Dio, la seconda Persona della Trinità. È il
centro della predicazione apostolica: gli Apostoli hanno visto
«la sua gloria, come di Unigenito dal Padre» (Gv
1,14).
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84. Che cosa significa il titolo «Signore»?
446-451
455
Nella Bibbia, questo titolo designa abitualmente Dio Sovrano.
Gesù lo attribuisce a se stesso e rivela la sua sovranità
divina mediante il suo potere sulla natura, sui demoni, sul peccato
e sulla morte, soprattutto con la sua Risurrezione. Le prime
confessioni cristiane proclamano che la potenza, l’onore e la
gloria dovuti a Dio Padre sono propri anche di Gesù: Dio
«gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni altro
nome» (Fil 2,9).
Egli è il Signore del mondo e della storia, il solo a cui
l’uomo debba sottomettere interamente la propria libertà
personale.
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« GESÙ CRISTO
FU CONCEPITO PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO,
NACQUE DA MARIA VERGINE »
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85. Perché il Figlio di Dio si è fatto
uomo?
456-460
Il Figlio di Dio si è incarnato nel seno della Vergine
Maria per opera dello Spirito Santo, per noi uomini e per la nostra
salvezza, ossia: per riconciliare noi peccatori con Dio; per farci
conoscere il suo amore infinito; per essere il nostro modello di
santità; per farci «partecipi della natura divina»
(2 Pt 1,4).
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86. Che cosa significa la parola «Incarnazione
»?
461-463
483
La Chiesa chiama «Incarnazione» il Mistero
dell’ammirabile unione della natura divina e della natura umana
nell’unica Persona divina del Verbo. Per realizzare la nostra
salvezza, il Figlio di Dio si è fatto «carne»
(Gv 1,14) diventando veramente uomo. La fede
nell’Incarnazione è segno distintivo della fede cristiana.
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87. In che modo Gesù Cristo è vero Dio e vero
uomo?
464-467
469
Gesù è inscindibilmente vero Dio e vero uomo,
nell’unità della sua Persona divina. Egli, il Figlio di Dio,
che è «generato, non creato, della stessa sostanza del
Padre», si è fatto vero uomo, nostro fratello, senza con
ciò cessare di essere Dio, nostro Signore.
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88. Che cosa insegna a questo riguardo il Concilio di
Calcedonia (anno 451)?
467
Il Concilio di Calcedonia insegna a confessare «un solo e
medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella
sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e
vero uomo, composto di anima razionale e di corpo, consustanziale
al Padre per la divinità, consustanziale a noi per
l’umanità, "simile in tutto a noi, fuorché nel peccato"
(Eb 4,15), generato dal Padre prima dei secoli secondo la
divinità e, in questi ultimi tempi, per noi e per la nostra
salvezza, nato da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo
l’umanità».
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89. Come la Chiesa esprime il Mistero
dell’Incarnazione?
464-469
479-481
Lo esprime affermando che Gesù Cristo è vero Dio e
vero uomo, con due nature, la divina e l’umana, non confuse, ma
unite nella Persona del Verbo. Pertanto, nell’umanità di
Gesù, tutto - miracoli, sofferenza, morte - dev'essere
attribuito alla sua Persona divina che agisce attraverso la natura
umana assunta.
«O Figlio Unigenito e Verbo di Dio, tu che sei
immortale, per la nostra salvezza ti sei degnato d’incarnarti nel
seno della santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria (...).
Tu che sei Uno della Santa Trinità, glorificato con il
Padre e lo Spirito Santo, salvaci!» (Liturgia Bizantina di
san Giovanni Crisostomo).
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90. Il Figlio di Dio fatto uomo aveva un’rsquo;rsquo;anima con una
conoscenza umana?
470-474
482
Il Figlio di Dio ha assunto un corpo animato da un’rsquo;rsquo;anima
razionale umana. Con la sua intelligenza umana Gesù ha appreso
molte cose attraverso l’esperienza. Ma anche come uomo il Figlio di
Dio aveva una conoscenza intima e immediata di Dio suo Padre.
Penetrava ugualmente i pensieri segreti degli uomini e conosceva
pienamente i disegni eterni che egli era venuto a rivelare.
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91. Come si accordano le due volontà del Verbo
incarnato?
475
482
Gesù ha una volontà divina e una volontà umana.
Nella sua vita terrena, il Figlio di Dio ha umanamente voluto
ciò che ha divinamente deciso con il Padre e lo Spirito Santo
per la nostra salvezza. La volontà umana di Cristo segue,
senza opposizione o riluttanza, la volontà divina, o, meglio,
è ad essa sottoposta.
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92. Cristo aveva un vero corpo umano?
476-477
Cristo ha assunto un vero corpo umano attraverso il quale Dio
invisibile si è reso visibile. Per questa ragione Cristo
può essere rappresentato e venerato nelle sante immagini.
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93. Che cosa rappresenta il Cuore di Gesù?
478
Gesù ci ha conosciuti e amati con un cuore umano. Il suo
Cuore trafitto per la nostra salvezza è il simbolo di
quell’infinito amore, col quale egli ama il Padre e ciascuno degli
uomini.
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94. «Concepito per opera dello Spirito Santo... »:
che cosa significa quest'espressione?
484-486
Significa che la Vergine Maria ha concepito il Figlio eterno nel
suo grembo per opera dello Spirito Santo e senza la collaborazione
di uomo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te»
(Lc 1,35), le ha detto l’Angelo nell’ Annunciazione.
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95. «...Nato dalla Vergine Maria »: perché
Maria è veramente la Madre di Dio?
495
509
Maria è veramente Madre di Dio perché è la
madre di Gesù (Gv 2,1; 19,25). In effetti, colui che
è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che è
diventato veramente suo Figlio, è il Figlio eterno di Dio
Padre. È Dio egli stesso.
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96. Che cosa significa «Immacolata
Concezione»?
487-492
508
Dio ha scelto gratuitamente Maria da tutta l’eternità
perché fosse la Madre di suo Figlio: per compiere tale
missione, è stata concepita immacolata. Questo
significa che, per la grazia di Dio e in previsione dei meriti di
Gesù Cristo, Maria è stata preservata dal peccato
originale fin dal suo concepimento.
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97. Come collabora Maria al disegno divino della
salvezza?
493-494
508-511
Per la grazia di Dio Maria è rimasta immune da ogni peccato
personale durante l’intera sua esistenza. È la «piena di
grazia» (Lc 1 ,28), la «Tutta Santa». Quando
l’Angelo le annuncia che avrebbe dato alla luce «il Figlio
dell’ Altissimo» (Lc 1,32), ella dà liberamente il
proprio assenso con «l’obbedienza della fede» (Rm
1,5). Maria si offre totalmente alla Persona e all’opera del suo
Figlio Gesù, abbracciando con tutta l’anima la volontà
divina di salvezza.
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98. Che cosa significa la concezione verginale di
Gesù?
496-498
503
Significa che Gesù è stato concepito nel grembo della
Vergine per la sola potenza dello Spirito Santo, senza intervento
dell’uomo. Egli è Figlio del Padre celeste secondo la natura
divina e Figlio di Maria secondo la natura umana, ma propriamente
Figlio di Dio nelle due nature, essendoci in lui una sola Persona,
quella divina.
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99. In che senso Maria è «sempre
Vergine»?
499-507
510-511
Nel senso che ella è «rimasta Vergine nel concepimento
del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre,
Vergine perpetua» (Sant’Agostino). Pertanto, quando i Vangeli
parlano di «fratelli e sorelle di Gesù», si tratta
di parenti prossimi di Gesù, secondo un’rsquo;rsquo;espressione adoperata
nella Sacra Scrittura.
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100. In che modo la maternità spirituale di Maria è
universale?
501-507
511
Maria ha un unico Figlio, Gesù, ma in lui la sua
maternità spirituale si estende a tutti gli uomini che egli
è venuto a salvare. Obbediente al fianco del nuovo Adamo,
Gesù Cristo, la Vergine è la nuova Eva, la vera
madre dei viventi, che coopera con amore di madre alla loro nascita
e alla loro formazione nell’ordine della grazia. Vergine e Madre,
Maria è la figura della Chiesa, la sua più perfetta
realizzazione.
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101. In che senso tutta la vita di Cristo è
Mistero?
512-521
561-562
Tutta la vita di Cristo è evento di rivelazione. Ciò
che è visibile nella vita terrena di Gesù conduce al suo
Mistero invisibile, soprattutto al Mistero della sua
filiazione divina: «Chi vede me, vede il Padre»
(Gv 14,9). Inoltre, anche se la salvezza viene compiutamente
dalla Croce e dalla Risurrezione, la vita intera di Cristo è
Mistero di salvezza, perché tutto ciò che
Gesù ha fatto, detto e sofferto aveva come scopo di salvare
l’uomo decaduto e di ristabilirlo nella sua vocazione di figlio di
Dio.
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102. Quali sono state le preparazioni ai Misteri di
Gesù?
522-524
Vi è anzitutto una lunga speranza durata per molti secoli,
che noi riviviamo durante la celebrazione liturgica del tempo
dell’Avvento. Oltre all’oscura attesa che ha posto nel cuore dei
pagani, Dio ha preparato la venuta del suo Figlio tramite l’Antica
Alleanza, fino a Giovanni Battista che è l’ultimo e il
più grande dei profeti.
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103. Che cosa insegna il Vangelo sui Misteri della
nascita e dell’infanzia di Gesù?
525-530
563-564
A Natale, la gloria del Cielo si manifesta nella
debolezza di un bambino; la circoncisione di Gesù
è segno della sua appartenenza al popolo ebraico e
prefigurazione del nostro Battesimo; l’Epifania è la
manifestazione del Re-Messia d’Israele a tutte le genti; nella sua
presentazione al tempio, in Simeone e Anna è tutta
l’attesa di Israele che viene all’incontro con il suo
Salvatore; la fuga in Egitto e la strage degli innocenti
annunciano che l’intera vita di Cristo sarà sotto il segno
della persecuzione; il suo ritorno dall’Egitto ricorda
l’Esodo e presenta Gesù come il nuovo Mosè: è lui il
vero e definitivo liberatore.
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104. Quale insegnamento ci offre la vita nascosta di
Gesù a Nazaret?
533-534
564
Durante la vita nascosta a Nazaret Gesù rimane nel
silenzio di una esistenza ordinaria. Ci permette così di
essere in comunione con lui nella santità di una vita
quotidiana intessuta di preghiera, di semplicità, di lavoro,
di amore familiare. La sua sottomissione a Maria e a Giuseppe, suo
padre putativo, è un’rsquo;rsquo;immagine della sua obbedienza filiale al
Padre. Maria e Giuseppe, con la loro fede, accolgono il Mistero di
Gesù, pur non comprendendolo sempre.
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105. Perché Gesù riceve da Giovanni il
«battesimo di conversione per il perdono dei
peccati» (Lc 3,3)?
535-537
565
Per dare inizio alla sua vita pubblica e anticipare il
«Battesimo» della sua morte: accetta così, pur
essendo senza peccato, di essere annoverato tra i peccatori, lui,
«l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo»
(Gv 1,29). Il Padre lo proclama suo «Figlio
prediletto» (Mt 3,17) e lo Spirito discende su di lui.
Il Battesimo di Gesù è la prefigurazione del nostro
Battesimo.
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106. Che cosa rivelano le tentazioni di Gesù nel
deserto?
538-540
566
Le tentazioni di Gesù nel deserto ricapitolano quella di
Adamo nel paradiso e quelle d’Israele nel deserto. Satana tenta
Gesù nella sua obbedienza alla missione affidatagli dal Padre.
Cristo, nuovo Adamo, resiste e la sua vittoria annuncia quella
della sua passione, suprema obbedienza del suo amore filiale. La
Chiesa si unisce a questo Mistero in particolare nel tempo
liturgico della Quaresima.
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107. Chi è invitato a far parte del Regno di Dio,
annunciato e realizzato da Gesù?
541-546
567
Gesù invita a far parte del Regno di Dio tutti gli uomini.
Anche il peggior peccatore è chiamato a convertirsi e ad
accettare l’infinita misericordia del Padre. Il Regno appartiene,
già qui sulla terra, a coloro che lo accolgono con cuore
umile. È ad essi che sono rivelati i suoi Misteri.
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108. Perché Gesù manifesta il Regno attraverso
segni e miracoli?
547-550
567
Gesù accompagna la sua parola con segni e
miracoli per attestare che il Regno è presente in lui,
il Messia. Sebbene egli guarisca alcune persone, non è venuto
per eliminare tutti i mali quaggiù, ma per liberarci anzitutto
dalla schiavitù del peccato. La cacciata dei demoni annuncia
che la sua Croce sarà vittoriosa sul «principe di questo
mondo» (Gv 12,31).
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109. Nel Regno, quale autorità Gesù conferisce ai
suoi Apostoli?
551-553
567
Gesù sceglie i Dodici, futuri testimoni della sua
Risurrezione, e li fa partecipi della sua missione e della sua
autorità per insegnare, assolvere dai peccati, edificare e
governare la Chiesa. In questo Collegio Pietro riceve «le
chiavi del Regno» (Mt 16,19) e occupa il primo posto,
con la missione di custodire la fede nella sua integrità e di
confermare i suoi fratelli.
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110. Quale significato ha la Trasfigurazione?
554-556
568
Nella Trasfigurazione appare anzitutto la Trinità: «Il
Padre nella voce, il Figlio nell’uomo, lo Spirito nella nube
brillante» (san Tommaso d’Aquino). Evocando con Mosè ed
Elia la sua «dipartita» (Lc 9,31), Gesù
mostra che la sua gloria passa attraverso la Croce e dà un
anticipo della sua risurrezione e della sua gloriosa venuta,
«che trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo
al suo corpo glorioso» (Fil 3,21).
«Tu ti sei trasfigurato sul monte e, nella misura in cui
ne erano capaci, i tuoi discepoli hanno contemplato la tua Gloria,
Cristo Dio, affinché, quando ti avrebbero visto crocifisso,
comprendessero che la tua Passione era volontaria e annunziassero
al mondo che tu sei veramente l’irradiazione del Padre»
(Liturgia Bizantina).
111. Come avviene l’entrata messianica a Gerusalemme?
557-560
569-570
Nel tempo stabilito Gesù decide di salire a Gerusalemme per
soffrire la sua passione, morire e risuscitare. Come Re Messia che
manifesta la venuta del Regno, egli entra nella sua città sul
dorso di un asino. È accolto dai piccoli, la cui acclamazione
è ripresa nel Sanctus eucaristico: «Benedetto
colui che viene nel nome del Signore! Osanna (salvaci)»
(Mt 21,9), La liturgia della Chiesa dà inizio alla
Settimana Santa con la celebrazione di questa entrata a
Gerusalemme.
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« GESÙ CRISTO PATÌ SOTTO PONZIO
PILATO,
FU CROCIFISSO, MORÌ E FU SEPOLTO»
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112. Qual è l’importanza del Mistero pasquale di
Gesù?
571-573
Il Mistero pasquale di Gesù, che comprende la sua passione,
morte, risurrezione e glorificazione, è al centro della fede
cristiana, perché il disegno salvifico di Dio si è
compiuto una volta per tutte con la morte redentrice del suo
Figlio, Gesù Cristo.
113. Con quali accuse Gesù è stato
condannato?
574-576
Alcuni capi d’Israele accusarono Gesù di agire contro la
Legge, contro il tempio di Gerusalemme, e in particolare contro la
fede nel Dio unico, perché Egli si proclamava Figlio di Dio.
Per questo lo consegnarono a Pilato, perché lo condannasse a
morte.
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114. Come si è comportato Gesù verso la Legge di
Israele?
577-582
592
Gesù non ha abolito la Legge data da Dio a Mosè sul
Sinai, ma l’ha portata a compimento dandone l’interpretazione
definitiva. È il Legislatore divino che esegue integralmente
questa Legge. Inoltre egli, il Servo fedele, offre con la sua morte
espiatrice il solo sacrificio capace di redimere tutte «le
colpe commesse dagli uomini sotto la prima Alleanza»
(Eb 9,15).
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115. Quale fu l’atteggiamento di Gesù verso il tempio di
Gerusalemme?
583-586
593
Gesù è stato accusato di ostilità nei confronti
del Tempio. Eppure l’ha venerato come «la dimora di suo
Padre» (Gv 2,16) e li ha dettato una parte importante del suo
insegnamento. Ma ne ha anche predetto la distruzione, in relazione
con la propria morte, e si è presentato lui stesso come la
dimora definitiva di Dio in mezzo agli uomini.
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116. Gesù ha contraddetto la fede d’Israele nel Dio
unico e salvatore?
587-591
594
Gesù non ha mai contraddetto la fede in un Dio unico,
neppure quando compiva l’opera divina per eccellenza che adempiva
le promesse messianiche e lo rivelava uguale a Dio: il perdono dei
peccati. La richiesta di Gesù di credere in lui e di
convertirsi permette di capire la tragica incomprensione del
Sinedrio che ha stimato Gesù meritevole di morte perché
bestemmiatore.
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117. Chi è responsabile della morte di
Gesù?
595-598
La passione e la morte di Gesù non possono essere imputate
indistintamente né a tutti gli Ebrei allora viventi, né
agli altri Ebrei venuti dopo nel tempo e nello spazio. Ogni singolo
peccatore, cioè ogni uomo, è realmente causa e strumento
delle sofferenze del Redentore, e più gravemente colpevoli
sono coloro, soprattutto se cristiani, che più spesso ricadono
nel peccato o si dilettano nei vizi.
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118. Perché la morte di Cristo fa parte del disegno di
Dio?
599-605
619
Per riconciliare con sé tutti gli uomini votati alla morte
a causa del peccato, Dio ha preso l’iniziativa amorevole di mandare
suo Figlio perché si consegnasse alla morte per i peccatori.
Annunciata nell’Antico Testamento, in particolare come sacrificio
del Servo sofferente, la morte di Gesù avvenne «secondo
le Scritture».
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119. In quale modo Cristo ha offerto se stesso al
Padre?
606-609
620
Tutta la vita di Cristo è libera offerta al Padre per
compiere il suo disegno di salvezza. Egli dà «la sua vita
in riscatto per molti» (Mc 10,45) e in tal modo
riconcilia con Dio tutta l’umanità. La sua sofferenza e la sua
morte manifestano come la sua umanità sia lo strumento libero
e perfetto dell’Amore divino che vuole la salvezza di tutti gli
uomini.
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120. Come si esprime nell’ultima Cena l’offerta di
Gesù?
610-611
620
Nell’ultima Cena con gli Apostoli alla vigilia della Passione
Gesù anticipa, cioè significa e realizza in anticipo
l’offerta volontaria di se stesso: «Questo è il mio corpo
che è dato per voi» (Lc 22,19),
«questo è il mio sangue, che è versato...»
(Mt 26,28). Egli istituisce così al tempo stesso
l’Eucaristia come «memoriale» (1 Cor 11,25) del
suo sacrificio, e i suoi Apostoli come sacerdoti della nuova
Alleanza.
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121. Che cosa avviene nell’agonia dell’orto del
Getsemani?
612
Malgrado l’orrore che procura la morte nell’umanità tutta
santa di colui che è 1'«Autore della Vita»
(At 3,15), la volontà umana del Figlio di Dio aderisce
alla volontà del Padre: per salvarci, Gesù accetta di
portare i nostri peccati nel suo corpo «facendosi ubbidiente
fino alla morte» (Fil 2,8).
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122. Quali sono gli effetti del sacrificio di Cristo sulla
Croce?
613-617
622-623
Gesù ha liberamente offerto la sua vita in sacrificio
espiatorio, cioè ha riparato le nostre colpe con la piena
obbedienza del suo amore fino alla morte. Questo «amore fino
alla fine» (Gv 13,1) del Figlio di Dio riconcilia con
il Padre tutta l’umanità. Il sacrificio pasquale di Cristo
riscatta quindi gli uomini in modo unico, perfetto e definitivo, e
apre loro la comunione con Dio.
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123. Perché Gesù chiama i suoi discepoli a prendere
la loro croce?
618
Chiamando i suoi discepoli a prendere la loro croce e a
seguirlo, Gesù vuole associare al suo sacrificio redento re
quegli stessi che ne sono i primi beneficiari.
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124. In quali condizioni era il corpo di Cristo mentre si
trovava nella tomba?
624-630
Cristo ha conosciuto una vera morte e una vera sepoltura. Ma la
virtù divina ha preservato il suo corpo dalla corruzione.
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« GESÙ CRISTO DISCESE AGLI
INFERI,
RISUSCITÒ DAI MORTI IL TERZO GIORNO »
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125. Che cosa sono «gli inferi », nei quali
Gesù discese?
632-637
Gli «inferi» - diversi dall’inferno della
dannazione - costituivano lo stato di tutti coloro, giusti e
cattivi, che erano morti prima di Cristo. Con l’anima unita alla
sua Persona divina Gesù ha raggiunto negli inferi i giusti che
attendevano il loro Redentore per accedere infine alla visione di
Dio. Dopo aver vinto, mediante la sua morte, la morte e il diavolo
«che della morte ha il potere» (Eb 2,14), ha
liberato i giusti in attesa del Redentore e ha aperto loro le porte
del Cielo.
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126. Che posto occupa la Risurrezione di Cristo nella nostra
fede?
631,638
La Risurrezione di Gesù è la verità culminante
della nostra fede in Cristo e rappresenta, con la Croce, una parte
essenziale del Mistero pasquale.
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127. Quali «segni» attestano la Risurrezione di
Gesù?
639-644
656-657
Oltre al segno essenziale costituito dalla tomba vuota, la
Risurrezione di Gesù è attestata dalle donne che
incontrarono per prime Gesù e l’annunciarono agli Apostoli.
Gesù poi «apparve a Cefa (Pietro), e quindi ai Dodici. In
seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola
volta» (1 Cor 15,5-6) e ad altri ancora. Gli
Apostoli non hanno potuto inventare la risurrezione, poiché
questa appariva loro impossibile: infatti Gesù li ha anche
rimproverati per la loro incredulità.
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128. Perché la Risurrezione è al tempo stesso un
avvenimento trascendente?
647
656-657
Pur essendo un avvenimento storico, constatabile e attestato
attraverso segni e testimonianze, la Risurrezione, in quanto
entrata dell’umanità di Cristo nella gloria di Dio, trascende
e supera la storia, come mistero della fede. Per questo motivo,
Cristo risorto non si manifestò al mondo, ma ai suoi
discepoli, rendendoli suoi testimoni davanti al popolo.
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129. Qual è lo stato del corpo risorto di
Gesù?
645-646
La Risurrezione di Cristo non è stata un ritorno alla vita
terrena. Il suo corpo risuscitato è quello che è stato
crocifisso e porta i segni della sua Passione, ma è ormai
partecipe della vita divina con le proprietà di un corpo
glorioso. Per questa ragione Gesù risorto è sovranamente
libero di apparire ai suoi discepoli come e dove vuole e sotto
aspetti diversi.
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130. In che modo la Risurrezione è opera della
Santissima Trinità?
648-650
La Risurrezione di Cristo è un’rsquo;rsquo;opera trascendente di Dio.
Le tre Persone agiscono insieme secondo ciò che è loro
proprio: il Padre manifesta la sua potenza; il Figlio
«riprende» la vita che ha liberamente offerto (Gv
10,17) riunendo la sua anima e il suo corpo, che lo Spirito
vivifica e glorifica.
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131. Quali sono il senso e la portata salvifica della
Risurrezione?
651-655
658
La Risurrezione è il culmine dell’Incarnazione. Essa
conferma la divinità di Cristo, come pure tutto ciò che
Egli ha fatto e insegnato, e realizza tutte le promesse divine in
nostro favore. Inoltre, il Risorto, vincitore del peccato e della
morte, è il principio della nostra giustificazione e della
nostra Risurrezione: fin d’ora ci procura la grazia dell’adozione
filiale, che è reale partecipazione alla sua vita di Figlio
unigenito; poi, alla fine dei tempi, egli risusciterà il
nostro corpo.
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« GESÙ SALÌ AL CIELO,
SIEDE ALLA DESTRA DEL PADRE ONNIPOTENTE »
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132. Che cosa rappresenta l’Ascensione?
659-667
Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli
sotto i tratti di un’rsquo;rsquo;umanità ordinaria, che velavano la sua
gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del
Padre. Egli è il Signore che regna ormai con la sua
umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede
incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo
Spirito e ci dà la speranza di raggiungerlo un giorno,
avendoci preparato un posto.
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« DI LÀ VERRÀ A GIUDICARE I
VIVI E I MORTI »
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133. Come regna ora il Signore Gesù?
668-674
680
Signore del cosmo e della storia, Capo della sua Chiesa, Cristo
glorificato permane misteriosamente sulla terra, dove il suo regno
è già presente come germe e inizio nella Chiesa. Un
giorno ritornerà glorioso, ma non ne conosciamo il tempo. Per
questo viviamo nella vigilanza, pregando: «Vieni,
Signore» (Ap 22,20).
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134. Come si realizzerà la venuta del Signore nella
gloria?
675-677
680
Dopo l’ultimo sconvolgimento cosmico di questo mondo che passa,
la venuta gloriosa di Cristo avverrà con il trionfo definitivo
di Dio nella Parusia e con l’ultimo Giudizio. Si compirà cosi
il Regno di Dio.
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135. Come Cristo giudicherà i vivi e i morti?
678-740
681-682
Cristo giudicherà con il potere che ha acquisito come
Redentore del mondo, venuto a salvare gli uomini. I segreti dei
cuori saranno svelati, come pure la condotta di ciascuno verso Dio
e verso il prossimo. Ogni uomo sarà colmato di vita o dannato
per l’eternità a seconda delle sue opere. Così si
realizzerà «la pienezza di Cristo» (Ef 4,13),
nella quale «Dio sarà tutto in tutti» (1 Cor
15,28).
CAPITOLO TERZO
«CREDO NELLO SPIRITO SANTO»
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136. Che cosa vuoi dire la Chiesa quando professa:
«Credo nello Spirito Santo»?
683-686
Credere nello Spirito Santo è professare la terza Persona
della Santissima Trinità, che procede dal Padre e dal Figlio
ed è «adorato e glorificato con il Padre e il
Figlio». Lo Spirito è stato «mandato nei nostri
cuori» (Gal 4,6), affinché riceviamo la nuova vita
di figli di Dio.
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137. Perché la missione del Figlio e dello Spirito sono
inseparabili?
687-690
742-743
Nella Trinità indivisibile, il Figlio e lo Spirito sono
distinti ma inseparabili. Dal principio alla fine dei tempi,
infatti, quando il Padre invia suo Figlio, invia anche il suo
Spirito che ci unisce a Cristo nella fede, affinché possiamo,
da figli adottivi, chiamare Dio «Padre» (Rm 8,15).
Lo Spirito è invisibile, ma noi lo conosciamo attraverso la
sua azione quando ci rivela il Verbo e quando agisce nella
Chiesa.
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138. Quali sono gli appellativi dello Spirito Santo?
691-693
«Spirito Santo» è il nome proprio della terza
Persona della Santissima Trinità. Gesù lo chiama anche:
Spirito Paraclito (Consolatore, Avvocato) e Spirito di Verità.
Il Nuovo Testamento lo chiama pure: Spirito di Cristo, del Signore,
di Dio, Spirito della gloria, della promessa.
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139. Con quali simboli si rappresenta lo Spirito
Santo?
694-701
Sono numerosi: l’acqua viva, che scaturisce dal cuore
trafitto di Cristo e disseta i battezzati; l’unzione con
l’olio, che è il segno sacramentale della Confermazione; il
fuoco, che trasforma ciò che tocca; la nube,
oscura o luminosa, in cui si rivela la gloria divina;
l’imposizione delle mani, per cui viene dato lo Spirito; la
colomba, che scende su Cristo e rimane su di lui al
battesimo.
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140. Che cosa significa che lo Spirito «ha parlato per
mezzo dei profeti»?
687-688
702-706
743
Con il termine profeti si intende quanti furono ispirati
dallo Spirito Santo per parlare in nome di Dio. Lo Spirito porta le
profezie dell’Antico Testamento a pieno compimento in Cristo, di
cui svela il mistero nel Nuovo Testamento.
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141. Che cosa compie lo Spirito Santo in Giovanni
Battista?
717-720
Lo Spirito riempie Giovanni Battista, l’ultimo profeta dell’
Antico Testamento, il quale, sotto la sua azione, è mandato a
«preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc
1,17) e ad annunciare la venuta di Cristo, Figlio di Dio: colui sul
quale ha visto scendere e rimanere lo Spirito, «colui che
battezza in Spirito» (Gv 1,33).
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142. Qual è l’opera dello Spirito in Maria?
721-726
744
Lo Spirito Santo porta a compimento in Maria le attese e la
preparazione dell’Antico Testamento alla venuta di Cristo. In
maniera unica la riempie di grazia e rende la sua verginità
feconda, per dare alla luce il Figlio di Dio incarnato. Fa di lei
la Madre del «Cristo totale», cioè di Gesù Capo
e della Chiesa suo corpo. Maria è presente fra i Dodici il
giorno della Pentecoste, quando lo Spirito inaugura gli
«ultimi tempi» con la manifestazione della Chiesa.
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143. Quale relazione c'è tra lo Spirito e Cristo
Gesù, nella sua missione terrena?
727-730
745- 746
Il Figlio di Dio attraverso l’unzione dello Spirito è
consacrato Messia nella sua umanità fin dall’Incarnazione.
Egli lo rivela nel suo insegnamento, compiendo la promessa fatta ai
Padri, e lo comunica alla Chiesa nascente, alitando sugli Apostoli
dopo la sua Risurrezione.
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144. Che cosa accade a Pentecoste?
731-732
738
Cinquanta giorni dopo la sua Risurrezione, a Pentecoste,
Gesù Cristo glorificato effonde lo Spirito a profusione e lo
manifesta come Persona divina, sicché la Trinità Santa
è pienamente rivelata. La Missione di Cristo e dello Spirito
diviene la Missione della Chiesa, inviata per annunziare e
diffondere il mistero della comunione trinitaria.
«Abbiamo visto la vera Luce, abbiamo ricevuto lo Spirito
celeste, abbiamo trovato la vera fede: adoriamo la Trinità
indivisibile perché ci ha salvati» (Liturgia
Bizantina, Tropario dei Vespri di Pentecoste).
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145. Che cosa fa lo Spirito nella Chiesa?
733-741
747
Lo Spirito edifica, anima e santifica la Chiesa: Spirito
d’Amore, egli ridona ai battezzati la somiglianza divina perduta a
causa del peccato e li fa vivere in Cristo, della Vita stessa della
Trinità Santa. Li manda a testimoniare la Verità di
Cristo e li organizza nelle loro mutue funzioni, affinché
tutti portino «il frutto dello Spirito» (Gal
5,22).
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146. Come agiscono Cristo e il suo Spirito nel cuore dei
fedeli?
738-741
Per mezzo dei sacramenti, Cristo comunica alle membra del
suo Corpo il suo Spirito e la grazia di Dio che porta i frutti di
vita nuova, secondo lo Spirito. Infine, lo Spirito Santo
è il Maestro della preghiera.
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«CREDO LA SANTA CHIESA
CATTOLICA»
La Chiesa nel disegno di Dio
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147. Che cosa significa il termine Chiesa?
751-752
777,804
Designa il popolo che Dio convoca e raduna da tutti i confini
della terra, per costituire l’assemblea di quanti, per la fede e il
Battesimo, diventano figli di Dio, membra di Cristo e tempio dello
Spirito Santo.
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148. Ci sono altri nomi e immagini con cui la Bibbia indica
la Chiesa?
753-757
Nella Sacra Scrittura troviamo molte immagini, che evidenziano
aspetti complementari del mistero della Chiesa. L’Antico Testamento
privilegia immagini legate al popolo di Dio; il Nuovo
Testamento quelle legate a Cristo come Capo di questo popolo, che
è il suo Corpo, e quelle tratte dalla vita pastorale (ovile,
gregge, pecore), agricola (campo, olivo, vigna), abitativa (dimora,
pietra, tempio), familiare (sposa, madre, famiglia).
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149. Quali sono l’origine e il compimento della
Chiesa?
758-766
778
La Chiesa trova origine e compimento nel disegno eterno di Dio.
Fu preparata nell’Antica Alleanza con l’elezione d’Israele, segno
della riunione futura di tutte le nazioni. Fondata dalle parole e
dalle azioni di Gesù Cristo, fu realizzata soprattutto
mediante la sua morte redentrice e la sua risurrezione. Fu poi
manifestata come mistero di salvezza mediante l’effusione dello
Spirito Santo a Pentecoste. Avrà il suo compimento alla fine
dei tempi come assemblea celeste di tutti i redenti.
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150. Qual è la missione della Chiesa?
767-769
La missione della Chiesa è di annunziare e instaurare in
mezzo a tutte le genti il Regno di Dio inaugurato da Gesù
Cristo. Essa qui sulla terra costituisce il germe e l’inizio di
questo Regno salvifico.
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151. In che senso la Chiesa è Mistero?
770-773
779
La Chiesa è Mistero in quanto nella sua realtà
visibile è presente e operante una realtà spirituale,
divina, che si scorge unicamente con gli occhi della fede.
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152. Che cosa significa che la Chiesa è sacramento
universale di salvezza?
774-776
780
Significa che è segno e strumento della riconciliazione e
della comunione di tutta l’umanità con Dio e dell’unità
di tutto il genere umano.
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La Chiesa: popolo di Dio, corpo di Cristo,
tempio dello Spirito
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153. Perché la Chiesa è il popolo di Dio?
781
802-804
La Chiesa è il popolo di Dio perché a lui piacque
santificare e salvare gli uomini non isolatamente, ma costituendoli
in un solo popolo, adunato dall’unità del Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo.
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154. Quali sono le caratteristiche del popolo di Dio?
782
Questo popolo, di cui si diviene membri mediante la fede in
Cristo e il Battesimo, ha per origine Dio Padre, per
capo Gesù Cristo, per condizione la dignità
e la libertà dei figli di Dio, per legge il
comandamento nuovo dell’amore, per missione quella di essere
il sale della terra e la luce del mondo, per fine il Regno
di Dio, già iniziato in terra.
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155. In che senso il popolo di Dio partecipa delle tre
funzioni di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re?
783-786
Il popolo di Dio partecipa all’ufficio sacerdotale
di Cristo, in quanto i battezzati vengono consacrati dallo Spirito
Santo per offrire sacrifici spirituali; partecipa al suo ufficio
profetico, in quanto con il senso soprannaturale della fede
aderisce indefettibilmente ad essa, l’approfondisce e la
testimonia; partecipa al suo ufficio regale col servizio,
imitando Gesù Cristo, che, re dell’universo, si fece servo di
tutti, soprattutto dei poveri e dei sofferenti.
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156. In che modo la Chiesa è corpo di Cristo?
787-791
805-806
Per mezzo dello Spirito, Cristo morto e risorto unisce a sé
intimamente i suoi fedeli. In tal modo i credenti in Cristo, in
quanto stretti a lui soprattutto nell’Eucaristia, sono uniti tra
loro nella carità, formando un solo corpo, la Chiesa, la cui
unità si realizza nella diversità di membra e di
funzioni.
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157. Chi è il capo di questo corpo?
792- 795
807
Cristo «è il Capo del corpo, cioè della
Chiesa» (Col 1,18). La Chiesa vive di lui, in lui e per
lui. Cristo e Chiesa formano il «Cristo totale»
(Sant’Agostino); «Capo e membra sono, per così dire, una
sola persona mistica» (san Tommaso d’Aquino).
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158. Perché la Chiesa è detta la sposa di
Cristo?
796
808
Perché il Signore stesso si è definito come lo
«Sposo» (Mc 2,19), che ha amato la Chiesa,
unendola a sé con un’rsquo;rsquo;Alleanza eterna. Egli ha dato se stesso
per lei, per purificarla con il suo sangue e «renderla
santa» (Ef 5,26) e madre feconda di tutti i figli di
Dio. Mentre il termine «corpo» evidenzia l’unità del
«capo» con le membra, il termine «sposa» mette
in risalto la distinzione dei due in relazione personale.
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159. Perché la Chiesa è detta tempio dello
Spirito Santo?
797-798
809-810
Perché lo Spirito Santo risiede nel corpo che è la
Chiesa: nel suo Capo e nelle sue membra; egli inoltre edifica la
Chiesa nella carità con la Parola di Dio, i sacramenti, le
virtù e i carismi.
«Quello che il nostro spirito, ossia la nostra anima, è
per le nostre membra, lo stesso è lo Spirito Santo per le
membra di Cristo, per il corpo di Cristo, che è la
Chiesa» (Sant’Agostino).
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160. Che cosa sono i carismi?
799-801
I carismi sono doni speciali dello Spirito Santo elargiti ai
singoli per il bene degli uomini, per le necessità del mondo e
in particolare per l’edificazione della Chiesa, al cui Magistero
spetta il loro discernimento.
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La Chiesa è una, santa, cattolica e
apostolica
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161. Perché la Chiesa è una?
813-815
866
La Chiesa è una perché ha come origine e modello
l’unità di un solo Dio nella Trinità delle Persone; come
fondatore e capo Gesù Cristo, che ristabilisce l’unità di
tutti i popoli in un solo corpo; come anima lo Spirito Santo, che
unisce tutti i fedeli nella Comunione in Cristo. Essa ha una sola
fede, una sola vita sacramentale, un’rsquo;rsquo;unica successione apostolica,
una comune speranza e la stessa carità.
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162. Dove sussiste l’unica Chiesa di Cristo?
816
870
l’unica Chiesa di Cristo, come società costituita e
organizzata nel mondo, sussiste (subsistit in) nella Chiesa
cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in
comunione con lui. Solo per mezzo di essa si può ottenere la
pienezza dei mezzi di salvezza, poiché il Signore ha affidato
tutti i beni della Nuova Alleanza al solo collegio apostolico, il
cui capo è Pietro.
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163. Come considerare i cristiani non cattolici?
817-819
Nelle Chiese e comunità ecclesiali, che si sono staccate
dalla piena comunione della Chiesa cattolica, si trovano molti
elementi di santificazione e di verità. Tutti questi beni
provengono da Cristo e spingono verso l’unità cattolica. I
membri di queste Chiese e Comunità sono incorporati a Cristo
nel Battesimo: noi li riconosciamo perciò come fratelli.
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164. Come impegnarsi a favore dell’unità dei
cristiani?
820-822
866
Il desiderio di ristabilire l’unione di tutti i cristiani è
un dono di Cristo e un appello dello Spirito. Esso riguarda tutta
la Chiesa e si attua con la conversione del cuore, la preghiera, la
reciproca conoscenza fraterna, il dialogo teologico.
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165. In che senso la Chiesa è santa?
823-829
867
La Chiesa è santa, in quanto Dio Santissimo è il suo
autore; Cristo ha dato se stesso per lei, per santificarla e
renderla santificante; lo Spirito Santo la vivifica con la
carità. In essa si trova la pienezza dei mezzi di salvezza. La
santità è la vocazione di ogni suo membro e il fine di
ogni sua attività. La Chiesa annovera al suo interno la
Vergine Maria e innumerevoli Santi, quali modelli e intercessori.
La santità della Chiesa è la sorgente della
santificazione dei suoi figli, i quali, qui sulla terra, si
riconoscono tutti peccatori, sempre bisognosi di conversione e di
purificazione.
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166. Perché la Chiesa è detta
cattolica?
830-831
868
La Chiesa è cattolica, cioè universale,
in quanto in essa è presente Cristo: «Là dove è
Cristo Gesù, ivi è la Chiesa cattolica»
(Sant’Ignazio di Antiochia). Essa annunzia la totalità e
l’integrità della fede; porta e amministra la pienezza dei
mezzi di salvezza; è inviata in missione a tutti i popoli in
ogni tempo e a qualsiasi cultura appartengano.
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167. È cattolica la Chiesa particolare?
832-835
È cattolica ogni Chiesa particolare (cioè la
diocesi e l’eparchia), formata dalla comunità
dei cristiani che sono in comunione nella fede e nei sacramenti,
con il loro Vescovo ordinato nella successione apostolica, e con la
Chiesa di Roma, che «presiede nella carità»
(Sant’Ignazio di Antiochia).
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168. Chi appartiene alla Chiesa cattolica?
836-838
Tutti gli uomini in vario modo appartengono o sono ordinati alla
cattolica unità del popolo di Dio. È pienamente
incorporato alla Chiesa cattolica chi, avendo lo Spirito di Cristo,
è unito ad essa dai vincoli della professione di fede, dei
sacramenti, del governo ecclesiastico e della comunione. I
battezzati, che non realizzano pienamente tale cattolica
unità, sono in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la
Chiesa Cattolica.
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169. Qual è il rapporto della Chiesa cattolica con il
popolo ebraico?
839-840
La Chiesa cattolica riconosce il proprio rapporto con il popolo
ebraico nel fatto che Dio scelse questo popolo, primo fra tutti, ad
accogliere la sua Parola. È al popolo ebraico che appartengono
«l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione,
il culto, le promesse, i patriarchi; da esso proviene Cristo
secondo la carne» (Rm 9,4.5). A differenza delle altre
religioni non cristiane, la fede ebraica è già risposta
alla Rivelazione di Dio nell’Antica Alleanza.
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170. Che legame c'è tra la Chiesa cattolica e le
religioni non cristiane?
841-845
C'è un legame, dato anzitutto dall’origine e dal fine
comuni di tutto il genere umano. La Chiesa cattolica riconosce che
quanto di buono e di vero si trova nelle altre religioni viene da
Dio, è raggio della sua verità, può preparare
all’accoglienza del Vangelo e spingere verso l’unità
dell’umanità nella Chiesa di Cristo.
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171. Che cosa significa l’affermazione: «Fuori della
Chiesa non c'è salvezza»?
846-848
Essa significa che ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo
della Chiesa, che è il suo Corpo. Pertanto non possono essere
salvati quanti, conoscendo la Chiesa come fondata da Cristo e
necessaria alla salvezza, non vi entrassero e non vi
perseverassero. Nello stesso tempo, grazie a Cristo e alla sua
Chiesa, possono conseguire la salvezza eterna quanti, senza loro
colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma cercano
sinceramente Dio e, sotto l’influsso della grazia, si sforzano di
compiere la sua volontà conosciuta attraverso il dettame della
coscienza.
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172. Perché la Chiesa deve annunciare il Vangelo a tutto
il mondo?
849-851
Perché Cristo ha ordinato: «Andate dunque e
ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Questo
mandato missionario del Signore ha la sua sorgente nell’amore
eterno di Dio, che ha inviato il suo Figlio e il suo Spirito
perché «vuole che tutti gli uomini siano salvati e
giungano alla conoscenza della verità» (1
Tm 2,4).
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173. In che modo la Chiesa è missionaria?
852-856
Guidata dallo Spirito Santo, la Chiesa continua nel corso della
storia la missione di Cristo stesso. I cristiani pertanto devono
annunciare a tutti la Buona Novella portata da Cristo, seguendo la
sua strada, disposti anche al sacrificio di sé fino al
martirio.
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174. Perché la Chiesa è apostolica?
857
869
La Chiesa è apostolica per la sua origine, essendo
costruita sul « fondamento degli Apostoli» (Ef
2,20); per il suo insegnamento, che è quello stesso
degli Apostoli; per la sua struttura, in quanto istruita,
santificata e governata, fino al ritorno di Cristo, dagli Apostoli,
grazie ai loro successori, i Vescovi, in comunione col successore
di Pietro.
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175. In che cosa consiste la missione degli Apostoli?
858-861
La parola Apostolo significa inviato. Gesù,
l’Inviato del Padre, chiamò a sé dodici fra i suoi
discepoli e li costituì come suoi Apostoli, facendo di loro i
testimoni scelti della sua risurrezione e le fondamenta della sua
Chiesa. Diede loro il mandato di continuare la sua missione,
dicendo: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi»
(Gv 20,21), e promettendo di essere con loro sino alla fine
del mondo.
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176. Che cos’è la successione apostolica?
861-865
La successione apostolica è la trasmissione, mediante il
Sacramento dell’Ordine, della missione e della potestà degli
Apostoli ai loro successori, i Vescovi. Grazie a questa
trasmissione, la Chiesa rimane in comunione di fede e di vita con
la sua origine, mentre lungo i secoli ordina, per la diffusione del
Regno di Cristo sulla terra, tutto il suo apostolato.
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I fedeli: gerarchia, laici, vita
consacrata
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177. Chi sono i fedeli?
871-872
l fedeli sono coloro che, incorporati a Cristo mediante il
Battesimo, sono costituiti membri del popolo di Dio. Resi
partecipi, secondo la propria condizione, della funzione
sacerdotale, profetica e regale di Cristo, sono chiamati ad attuare
la missione affidata da Dio alla Chiesa. Tra loro sussiste una vera
uguaglianza nella loro dignità di figli di Dio.
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178. Com'è formato il popolo di Dio?
873
934
Nella Chiesa, per istituzione divina, vi sono i ministri
sacri che hanno ricevuto il Sacramento dell’Ordine e formano la
gerarchia della Chiesa. Gli altri sono chiamati laici. Dagli
uni e dagli altri provengono fedeli, che si consacrano in
modo speciale a Dio con la professione dei consigli evangelici:
castità nel celibato, povertà e obbedienza.
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179. Perché Cristo ha istituito la gerarchia
ecclesiastica?
874-876
935
Cristo ha istituito la gerarchia ecclesiastica con la missione
di pascere il popolo di Dio nel suo nome, e per questo le ha dato
autorità. Essa è formata dai ministri sacri: Vescovi,
presbiteri, diaconi. Grazie al Sacramento dell’Ordine, i Vescovi e
i presbiteri agiscono, nell’esercizio del loro ministero, in nome e
in persona di Cristo capo; i diaconi servono il popolo di Dio nella
diaconia (servizio) della parola, della liturgia, della
carità.
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180. Come si attua la dimensione collegiale del ministero
ecclesiale?
877
Sull’esempio dei dodici Apostoli, scelti e inviati insieme da
Cristo, l’unione dei membri della gerarchia ecclesiastica è al
servizio della comunione di tutti i fedeli.
Ogni Vescovo esercita il suo ministero, come membro del collegio
episcopale, in comunione col Papa, diventando partecipe con lui
della sollecitudine per la Chiesa universale. l sacerdoti
esercitano il loro ministero nel presbiterio della Chiesa
particolare, in comunione con il proprio Vescovo e sotto la sua
guida.
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181. Perché il ministero ecclesiale ha anche un
carattere personale?
878-879
Il ministero ecclesiale ha anche un carattere personale, in
quanto, in virtù del Sacramento dell’Ordine, ciascuno è
responsabile davanti a Cristo, che lo ha chiamato personalmente,
conferendogli la missione.
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182. Qual è la missione del Papa?
881-882
936-937
Il Papa, Vescovo di Roma e successore di san Pietro, è il
perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità della
Chiesa. È il vicario di Cristo, capo del collegio dei Vescovi
e pastore di tutta la Chiesa, sulla quale ha, per divina
istituzione, potestà piena, suprema, immediata e
universale.
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183. Qual è il compito del collegio dei Vescovi?
883-885
Il collegio dei Vescovi, in comunione con il Papa e mai senza di
lui, esercita anch'esso sulla Chiesa la suprema e piena
potestà.
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184. Come i Vescovi attuano la loro missione di
insegnare?
888-890
939
I Vescovi, in comunione con il Papa, hanno il dovere di
annunziare a tutti fedelmente e con autorità il Vangelo, quali
testimoni autentici della fede apostolica, rivestiti
dell’autorità di Cristo. Mediante il senso soprannaturale
della fede, il Popolo di Dio aderisce indefettibilmente alla fede,
sotto la guida del Magistero vivente della Chiesa.
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185. Quando si attua l’infallibilità del
Magistero?
891
l’infallibilità si attua quando il Romano Pontefice, in
virtù della sua autorità di supremo Pastore della Chiesa,
o il Collegio dei Vescovi in comunione con il Papa, soprattutto
riunito in un Concilio Ecumenico, proclamano con atto definitivo
una dottrina riguardante la fede o la morale, e anche quando il
Papa e i Vescovi, nel loro ordinario Magistero, concordano nel
proporre una dottrina come definitiva. A tali insegnamenti ogni
fedele deve aderire con l’ossequio della fede.
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186. Come i Vescovi esercitano il ministero di
santificare?
893
I Vescovi santificano la Chiesa dispensando la grazia di Cristo
con il ministero della parola e dei sacramenti, in particolare
dell’Eucaristia, e anche con la loro preghiera, il loro esempio e
il loro lavoro.
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187. Come i Vescovi esercitano la funzione di
governare?
894-896
Ogni Vescovo, in quanto membro del collegio episcopale, porta
collegialmente la sollecitudine per tutte le Chiese particolari e
per tutta la Chiesa insieme con gli altri Vescovi uniti al Papa. Il
Vescovo, cui viene affidata una Chiesa particolare, la governa con
l’autorità della sacra Potestà propria, ordinaria e
immediata, esercitata nel nome di Cristo, buon Pastore, in
comunione con tutta la Chiesa e sotto la guida del successore di
Pietro.
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188. Qual è la vocazione dei fedeli laici?
897-900
940
I fedeli laici hanno come vocazione propria quella di cercare il
Regno di Dio, illuminando e ordinando le realtà temporali
secondo Dio. Attuano così la chiamata alla santità e
all’apostolato, rivolta a tutti i battezzati.
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189. Come partecipano i fedeli laici all’ufficio sacerdotale
di Cristo?
901-903
Essi vi partecipano nell’offrire - quale sacrificio spirituale
«gradito a Dio per mezzo di Gesù Cristo» (1
Pt 2,5), soprattutto nell’Eucaristia -la propria vita con tutte
le opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita
familiare e il lavoro giornaliero, le molestie della vita
sopportate con pazienza e il sollievo corporale e spirituale.
Così, anche i laici, dedicati a Cristo e consacrati dallo
Spirito Santo, offrono a Dio il mondo stesso.
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190. Come partecipano al suo ufficio profetico?
904-907
942
Vi partecipano accogliendo sempre più nella fede la Parola
di Cristo e annunciandola al mondo con la testimonianza della vita
e con la parola, l’azione evangelizzatrice e la catechesi.
Quest'azione evangelizzatrice acquista una particolare efficacia
dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del
secolo.
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191. Come partecipano al suo ufficio regale?
908-913
943
I laici partecipano alla funzione regale di Cristo, avendo da
lui ricevuto il potere di vincere in se stessi e nel mondo il
peccato, con l’abnegazione di sé e la santità della loro
vita. Esercitano vari ministeri a servizio della comunità e
impregnano di valore morale le attività temporali dell’uomo e
le istituzioni della società.
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192. Che cos’è la vita consacrata?
914-916
944
È uno stato di vita riconosciuto dalla Chiesa. È una
risposta libera a una chiamata particolare di Cristo, con la quale
i consacrati si dedicano totalmente a Dio e tendono verso la
perfezione della carità sotto la mozione dello Spirito Santo.
Tale consacrazione si caratterizza per la pratica dei consigli
evangelici.
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193. Che cosa offre la vita consacrata alla missione della
Chiesa?
931-933
945
La vita consacrata partecipa alla missione della Chiesa mediante
una piena dedizione a Cristo e ai fratelli, testimoniando la
speranza del Regno celeste.
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Credo la comunione dei santi
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194. Che cosa significa l’espressione comunione dei
santi?
946-953
960
Tale espressione indica anzitutto la comune partecipazione di
tutti i membri della Chiesa alle cose sante (sancta): la
fede, i Sacramenti, in particolare l’Eucaristia, i carismi e gli
altri doni spirituali. Alla radice della comunione c'è la
carità che «non cerca il proprio interesse» (1
Cor 13,5), ma spinge il fedele «a mettere tutto in
comune» (At 4,32), anche i propri beni materiali a
servizio dei più poveri.
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195. Che cosa significa ancora l’espressione comunione dei
santi?
954-959
961-962
Tale espressione designa anche la comunione tra le persone sante
(sancti), e cioè tra quanti per la grazia sono uniti a
Cristo morto e risorto. Alcuni sono pellegrini sulla terra; altri,
passati da questa vita, stanno purificando si, aiutati anche dalle
nostre preghiere; altri, infine, godono già della gloria di
Dio e intercedono per noi. Tutti insieme formano in Cristo una sola
famiglia, la Chiesa, a lode e gloria della Trinità,
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Maria Madre di Cristo, Madre della
Chiesa
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196. In che senso la beata Vergine Maria è Madre della
Chiesa?
963-966
973
La beata Vergine Maria è Madre della Chiesa nell’ordine
della grazia perché ha dato alla luce Gesù, il Figlio di
Dio, Capo del corpo che è la Chiesa. Gesù, morente in
Croce, l’ha indicata come madre al discepolo con queste parole:
«Ecco la tua madre» (Gv 19,27).
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197. Come la Vergine Maria aiuta la Chiesa?
967-970
Dopo l’ascensione del suo Figlio, la Vergine Maria aiuta, con le
sue preghiere, le primizie della Chiesa. Anche dopo la sua
assunzione in cielo, ella continua a intercedere per i suoi figli,
ad essere per tutti un modello di fede e di carità e ad
esercitare su di loro un influsso salutare, che sgorga dalla
sovrabbondanza dei meriti di Cristo. I fedeli vedono in lei
un’rsquo;rsquo;immagine e un anticipo della risurrezione che li attende, e la
invocano come avvocata, ausiliatrice, soccorritrice,
mediatrice.
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198. Che tipo di culto si rivolge alla santa Vergine?
971
È un culto singolare, ma differisce essenzialmente dal
culto di adorazione, prestato soltanto alla Santissima
Trinità. Tale culto di speciale venerazione trova particolare
espressione nelle feste liturgiche dedicate alla Madre di Dio e
nella preghiera mariana, come il santo Rosario, compendio di tutto
il Vangelo.
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199. In che modo la beata Vergine Maria è l’icona
escatologica della Chiesa?
972
974-975
Guardando a Maria, tutta santa e già glorificata in corpo e
anima, la Chiesa contempla in lei ciò che essa stessa è
chiamata ad essere sulla terra e quello che sarà nella patria
celeste.
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«CREDO LA REMISSIONE DEI
PECCATI»
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200. Come si rimettono i peccati?
976,980
984-985
Il primo e principale sacramento per il perdono dei peccati
è il Battesimo. Per i peccati commessi dopo il Battesimo,
Cristo ha istituito il Sacramento della Riconciliazione o
Penitenza, per mezzo del quale il battezzato è riconciliato
con Dio e con la Chiesa.
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201. Perché la Chiesa ha il potere di perdonare i
peccati?
981-983
986-987
La Chiesa ha la missione e il potere di perdonare i peccati,
perché Cristo stesso glielo ha conferito: «Ricevete lo
Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi
non li rimetterete resteranno non rimessi» (Gv
20,22-23).
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« CREDO LA RISURREZIONE DELLA CARNE
»
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202. Che cosa si indica con il termine carne, e qual
è la sua importanza?
990
1015
Il termine carne designa l’uomo nella sua condizione di
debolezza e di mortalità. «La carne è il cardine
della salvezza» (Tertulliano). Infatti, noi crediamo in Dio
creatore della carne; crediamo nel Verbo fatto carne per riscattare
la carne; crediamo nella risurrezione della carne, compimento della
creazione e della redenzione della carne.
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203. Che cosa significa «risurrezione della
carne»?
990
Significa che lo stato definitivo dell’uomo non sarà
soltanto l’anima spirituale separata dal corpo, ma che anche i
nostri corpi mortali un giorno riprenderanno vita.
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204. Qual è il rapporto tra la Risurrezione di Cristo e
la nostra?
998
1002-1003
Come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per
sempre, cosi egli stesso risusciterà tutti nell’ultimo giorno,
con un corpo incorruttibile: «quanti fecero il bene per una
risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione
di condanna» (Gv 5,29).
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205. Con la morte, che cosa succede al nostro corpo e alla
nostra anima?
992-1004
1016-1018
Con la morte, separazione dell’anima e del corpo, il corpo cade
nella corruzione, mentre l’anima, che è immortale, va incontro
al giudizio di Dio e attende di ricongiungersi al corpo quando, al
ritorno del Signore, risorgerà trasformato. Comprendere
come avverrà la risurrezione supera le possibilità
della nostra immaginazione e del nostro intelletto.
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206. Che cosa significa morire in Cristo Gesù?
1005-1014
1019
Significa morire in grazia di Dio, senza peccato mortale. Il
credente in Cristo, seguendo il suo esempio, può così
trasformare la propria morte in un atto di obbedienza e di amore
verso il Padre. «Certa è questa parola: se moriamo con
lui, vivremo anche con lui» (2 Tm 2, 11).
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« CREDO LA VITA ETERNA »
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207. Che cos’è la vita eterna?
1020
1051
La vita eterna è quella che inizierà subito dopo la
morte. Essa non avrà fine. Sarà preceduta per ognuno da
un giudizio particolare ad opera di Cristo, giudice dei vivi e dei
morti, e sarà sancita dal giudizio finale.
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208. Che cos’è il giudizio particolare?
1021-1022
1051
È il giudizio di retribuzione immediata, che ciascuno, fin
dalla sua morte, riceve da Dio nella sua anima immortale, in
rapporto alla sua fede e alle sue opere. Tale retribuzione consiste
nell’accesso alla beatitudine del cielo, immediatamente o dopo
un’rsquo;rsquo;adeguata purificazione, oppure alla dannazione eterna
nell’inferno.
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209. Che cosa s'intende per «cielo»?
1023-1026
1053
Per «cielo» s'intende lo stato di felicità
suprema e definitiva. Quelli che muoiono nella grazia di Dio e non
hanno bisogno di ulteriore purificazione sono riuniti attorno a
Gesù e a Maria, agli Angeli e ai Santi. Formano così la
Chiesa del cielo, dove essi vedono Dio «a faccia a
faccia» (1 Cor 13,12), vivono in comunione d’amore con
la Santissima Trinità e intercedono per noi.
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« La vita, nella sua stessa realtà e verità,
è il Padre, che, attraverso il Figlio nello Spirito Santo,
riversa come fonte su tutti noi i suoi doni celesti. E per
la sua bontà promette veramente anche a noi uomini i
beni divini della vita eterna» (san Cirillo di
Gerusalemme).
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210. Che cos’è il purgatorio?
1030-1031
1054
Il purgatorio è lo stato di quanti muoiono nell’amicizia di
Dio, ma, benché sicuri della loro salvezza eterna, hanno
ancora bisogno di purificazione, per entrare nella beatitudine
celeste.
211. Come possiamo aiutare la purificazione delle anime del
purgatorio?
1032
In virtù della comunione dei santi, i fedeli ancora
pellegrini sulla terra aiutano le anime del purgatorio
offrendo per loro preghiere di suffragio, in particolare il
Sacrificio eucaristico, ma anche elemosine, indulgenze e opere di
penitenza.
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212. In che cosa consiste l’inferno?
1033-1035
1056-1057
Consiste nella dannazione eterna di quanti muoiono per libera
scelta in peccato mortale. La pena principale dell’inferno sta
nella separazione eterna da Dio, nel quale unicamente l’uomo ha la
vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle
quali aspira. Cristo esprime questa realtà con le parole:
«Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno»
(Mt 25,41).
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213. Come si concilia l’esistenza dell’inferno con l’infinita
bontà di Dio?
1036-1037
Dio, pur volendo «che tutti abbiano modo di pentirsi»
(2 Pt 3,9), tuttavia, avendo creato l’uomo libero e
responsabile, rispetta le sue decisioni. Pertanto, è l’uomo
stesso che, in piena autonomia, si esclude volontariamente dalla
comunione con Dio se, fino al momento della propria morte, persiste
nel peccato mortale, rifiutando l’amore misericordioso di Dio.
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214. In che cosa consisterà il giudizio finale?
1038-1041
1058-1059
Il giudizio finale (universale) consisterà nella sentenza
di vita beata o di condanna eterna, che il Signore Gesù,
ritornando quale giudice dei vivi e dei morti, emetterà a
riguardo «dei giusti e degli ingiusti» (At 24,15),
riuniti tutti insieme davanti a lui. A seguito di tale giudizio
finale, il corpo risuscitato parteciperà alla retribuzione che
l’anima ha avuto nel giudizio particolare.
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215. Quando avverrà questo giudizio?
1040
Questo giudizio avverrà alla fine del mondo, di cui solo
Dio conosce il giorno e l’ora.
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216. Che cos’è la speranza dei cieli nuovi e della terra
nuova?
1042-1050
1060
Dopo il giudizio finale, lo stesso universo, liberato dalla
schiavitù della corruzione, parteciperà alla gloria di
Cristo con l’inaugurazione dei «nuovi cieli» e di una
«terra nuova» (2 Pt 3,13). Sarà così
raggiunta la pienezza del Regno di Dio, ossia la realizzazione
definitiva del disegno salvifico di Dio di «ricapitolare in
Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della
terra» (Ef l, l0). Dio allora sarà «tutto in
tutti» (1 Cor 15,28), nella vita eterna.
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« Amen »
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217. Che cosa significa l’Amen, che conclude la nostra
professione di fede?
1061-1065
La parola ebraica Amen, che conclude anche l’ultimo libro
della Sacra Scrittura, alcune preghiere del Nuovo Testamento e
quelle liturgiche della Chiesa, significa il nostro
«sì» fiducioso e totale a quanto abbiamo professato
di credere, fidandoci totalmente di colui che è l’«
Amen » (Ap 3,14) definitivo: Cristo Signore.
PARTE SECONDA
LA
CELEBRAZIONE
DEL MISTERO CRISTIANO
SEZIONE PRIMA
l’ECONOMIA
SACRAMENTALE
218. Che cos’è la liturgia?
1066-1070
La liturgia è la celebrazione del Mistero di Cristo e in
particolare del suo Mistero pasquale. In essa, mediante l’esercizio
dell’ufficio sacerdotale di Gesù Cristo, con segni si
manifesta e si realizza la santificazione degli uomini e viene
esercitato dal Corpo mistico di Cristo, cioè dal capo e dalle
membra, il culto pubblico dovuto a Dio.
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219. Che posto occupa la liturgia nella vita della
Chiesa?
1071-1075
La liturgia, azione sacra per eccellenza, costituisce il culmine
verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da
cui promana la sua forza vitale. Attraverso la liturgia, Cristo
continua nella sua Chiesa, con essa e per mezzo di essa, l’opera
della nostra redenzione.
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220. In che cosa consiste l’economia sacramentale?
1076
l’economia sacramentale consiste nel comunicare i frutti della
redenzione di Cristo, mediante la celebrazione dei sacramenti della
Chiesa, massimamente dell’Eucaristia, «finché egli
venga» (1 Cor 11,26).
CAPITOLO PRIMO
IL MISTERO PASQUALE
NEL TEMPO
DELLA CHIESA
LITURGIA - OPERA DELLA SANTISSIMA
TRINITÀ
221. In che modo il Padre è la sorgente e il fine della
liturgia?
1077-1083
1110
Nella liturgia il Padre ci colma delle sue benedizioni nel
Figlio incarnato, morto e risorto per noi, ed egli effonde nei
nostri cuori lo Spirito Santo. Nel contempo la Chiesa benedice il
Padre con l’adorazione, la lode e l’azione di grazie e implora il
dono del suo Figlio e dello Spirito Santo.
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222. Qual è l’opera di Cristo nella liturgia?
1084-1090
Nella liturgia della Chiesa, Cristo significa e realizza
principalmente il proprio Mistero pasquale. Donando lo Spirito
Santo agli Apostoli ha concesso loro e ai loro successori il potere
di attuare l’opera della salvezza per mezzo del Sacrificio
eucaristico e dei Sacramenti, nei quali egli stesso agisce per
comunicare la sua grazia ai fedeli di tutti i tempi e in tutto il
mondo.
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223. Nella liturgia, come opera lo Spirito Santo nei
confronti della Chiesa?
1091-1109
1112
Nella liturgia si attua la più stretta cooperazione tra lo
Spirito Santo e la Chiesa. Lo Spirito Santo prepara la Chiesa ad
incontrare il suo Signore; ricorda e manifesta Cristo alla fede
dell’assemblea; rende presente e attualizza il Mistero di Cristo;
unisce la Chiesa alla vita e alla missione di Cristo e fa
fruttificare in essa il dono della comunione.
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IL MISTERO PASQUALE NEI SACRAMENTI DELLA
CHIESA
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224. Che cosa sono i Sacramenti e quali sono?
1113-1131
I Sacramenti sono segni sensibili ed efficaci della grazia,
istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa, attraverso i quali ci
viene elargita la vita divina. Sono sette: il Battesimo, la
Confermazione, l’Eucaristia, la Penitenza, l’Unzione degli infermi,
l’Ordine e il Matrimonio.
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225. Qual è il rapporto dei Sacramenti con
Cristo?
1114-1116
I misteri della vita di Cristo costituiscono il fondamento di
ciò che adesso Cristo, mediante i ministri della Chiesa,
dispensa nei Sacramenti.
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«Ciò che era visibile nel nostro Salvatore è
passato nei suoi sacramenti» (san Leone Magno).
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226. Qual è il legame dei Sacramenti con la
Chiesa?
1117-1119
Cristo ha affidato i Sacramenti alla sua Chiesa. Essi sono
«della Chiesa», in un duplice significato: sono «da
essa», in quanto sono azioni della Chiesa, la quale è
sacramento dell’azione di Cristo; e sono «per essa», nel
senso che edificano la Chiesa.
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227. Che cos’è il carattere sacramentale?
1121
È un sigillo spirituale, conferito dai Sacramenti
del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordine. Esso è
promessa e garanzia della protezione divina. In forza di tale
sigillo il cristiano è configurato a Cristo, partecipa in
vario modo al suo sacerdozio e fa parte della Chiesa secondo stati
e funzioni diverse. Viene quindi consacrato al culto divino e al
servizio della Chiesa. Poiché il carattere è indelebile,
i Sacramenti, che lo imprimono, si ricevono una volta sola nella
vita.
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228. Qual è la relazione dei Sacramenti con la
fede?
1122-1126
1133
I Sacramenti non solo suppongono la fede, ma con le parole e con
gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono.
Celebrando i Sacramenti, la Chiesa confessa la fede apostolica. Da
qui viene l’antico detto: «Lex orandi, lex
credendi», cioè la Chiesa crede come prega.
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229. Perché i Sacramenti sono efficaci?
1127-1128
1131
I Sacramenti sono efficaci ex opere operato («per il
fatto stesso che l’azione sacramentale viene compiuta»),
perché è Cristo che agisce in essi e che comunica la
grazia che significano, indipendentemente dalla santità
personale del ministro. Tuttavia i frutti dei Sacramenti dipendono
anche dalle disposizioni di chi li riceve.
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230. Per quale motivo i Sacramenti sono necessari alla
salvezza?
1129
Per i credenti in Cristo, i Sacramenti sono necessari alla
salvezza, anche se non vengono dati tutti ad ogni singolo fedele,
perché conferiscono le grazie sacramentali, il perdono dei
peccati, l’adozione a figli di Dio, la conformazione a Cristo
Signore e l’appartenenza alla Chiesa. Lo Spirito Santo guarisce e
trasforma coloro che li ricevono.
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231. Che cos’è la grazia sacramentale?
1129; 1131
1134; 2003
La grazia sacramentale è la grazia dello Spirito Santo,
donata da Cristo e propria di ciascun Sacramento. Tale grazia aiuta
il fedele nel suo cammino di santità, e così pure aiuta
la Chiesa nella sua crescita di carità e di testimonianza.
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232. Qual è la relazione tra i Sacramenti e la vita
eterna?
1130
Nei Sacramenti la Chiesa riceve già un anticipo della vita
eterna, mentre resta «nell’attesa della beata speranza e della
manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore
Gesù Cristo» (Tt 2,13).
CAPITOLO SECONDO
LA CELEBRAZIONE
SACRAMENTALE
DEL MISTERO PASQUALE
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CELEBRARE LA LITURGIA DELLA CHIESA
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Chi celebra?
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233. Chi agisce nella liturgia?
1135-1137
1187
Nella liturgia agisce «Cristo tutto intero»
(«Christus Totus»), Capo e Corpo. Quale sommo
Sacerdote, egli celebra con il suo Corpo, che è la Chiesa
celeste e terrena.
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234. Da chi è celebrata la liturgia celeste?
1138-1139
La liturgia celeste è celebrata dagli Angeli, dai Santi
dell’Antica e della Nuova Alleanza, in particolare dalla Madre di
Dio, dagli Apostoli, dai Martiri e da una «moltitudine
immensa, che nessuno» può contare, «di ogni Nazione,
razza, popolo e lingua» (Ap 7,9). Quando celebriamo nei
Sacramenti il mistero della salvezza, partecipiamo a questa
liturgia eterna.
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235. In che modo la Chiesa in terra celebra la
liturgia?
1140-1144
1188
La Chiesa in terra celebra la liturgia come popolo sacerdotale,
nel quale ciascuno opera secondo la propria funzione,
nell’unità dello Spirito Santo: i battezzati si offrono in
sacrificio spirituale; i ministri ordinati celebrano secondo
l’Ordine ricevuto per il servizio di tutti i membri della Chiesa; i
Vescovi e i presbiteri operano nella persona di Cristo Capo.
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Come celebrare?
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236. Come viene celebrata la liturgia?
1145
La celebrazione liturgica è intessuta di segni e di
simboli, il cui significato, radicato nella creazione e nelle
culture umane, si precisa negli eventi dell’ Antica Alleanza e si
rivela pienamente nella Persona e nell’ opera di Cristo.
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237. Da dove provengono i segni sacramentali?
1146-1152
1189
Alcuni provengono dal creato (luce, acqua, fuoco, pane, vino,
olio); altri dalla vita sociale (lavare, ungere, spezzare il pane);
altri dalla storia della salvezza nell’Antica Alleanza (i riti
della Pasqua, i sacrifici, l’imposizione delle mani, le
consacrazioni). Questi segni, alcuni dei quali sono normativi e
immutabili, assunti da Cristo, diventano portatori dell’azione di
salvezza e di santificazione.
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238. Quale legame esiste tra le azioni e le parole nella
celebrazione sacramentale?
1153-1155
1190
Nella celebrazione sacramentale azioni e parole sono
strettamente congiunte. Infatti, anche se le azioni simboliche
già per se stesse sono un linguaggio, è tuttavia
necessario che le parole del rito accompagnino e vivifichino queste
azioni. Inseparabili in quanto segni e insegnamento, le parole e le
azioni liturgiche lo sono anche in quanto realizzano ciò che
significano.
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239. Con quali criteri il canto e la musica hanno una loro
funzione nella celebrazione liturgica?
1156-1158
1191
Poiché il canto e la musica sono strettamente connessi con
l’azione liturgica, essi devono rispettare i seguenti criteri: la
conformità alla dottrina cattolica dei testi, presi di
preferenza dalla Scrittura e dalle fonti liturgiche; la bellezza
espressiva della preghiera; la qualità della musica; la
partecipazione dell’assemblea; la ricchezza culturale del Popolo di
Dio e il carattere sacro e solenne della celebrazione. «Chi
canta prega due volte» (Sant’Agostino).
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240. Qual è la finalità delle sacre
immagini?
1159-1161
1192
l’immagine di Cristo è l’icona liturgica per eccellenza. Le
altre, che rappresentano la Madonna e i Santi, significano Cristo,
che in loro è glorificato. Esse proclamano lo stesso messaggio
evangelico che la Sacra Scrittura trasmette attraverso la parola, e
aiutano a risvegliare e a nutrire la fede dei credenti.
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Quando celebrare?
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241. Qual è il centro del tempo liturgico?
1163-1167
1193
Il centro del tempo liturgico è la domenica, fondamento e
nucleo di tutto l’anno liturgico, che ha il suo culmine nella
Pasqua annuale, la festa delle feste.
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242. Qual è la funzione dell’anno liturgico?
1168-1173
1194-1195
Nell’anno liturgico la Chiesa celebra tutto il Mistero di
Cristo, dall’Incarnazione fino al suo ritorno glorioso. In giorni
stabiliti, la Chiesa venera con speciale amore la beata Maria Madre
di Dio e fa anche memoria dei Santi, che per Cristo sono vissuti,
con Lui hanno sofferto e con Lui sono glorificati.
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243. Che cos’è la Liturgia delle Ore?
1174-1178
1196
La Liturgia delle Ore, preghiera pubblica e comune della Chiesa,
è la preghiera di Cristo con il suo corpo, la Chiesa. Per suo
mezzo; il Mistero di Cristo, che celebriamo nell’Eucaristia,
santifica e trasfigura il tempo di ogni giorno. Essa si compone
principalmente di Salmi e di altri testi biblici, e anche di
letture dei Padri e dei maestri spirituali.
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Dove celebrare?
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244. La Chiesa ha bisogno di luoghi per celebrare la
liturgia?
1197-1198
Il culto «in spirito e verità» (Gv 4,24)
della Nuova Alleanza non è legato ad alcun luogo esclusivo,
perché Cristo è il vero tempio di Dio, per mezzo del
quale anche i cristiani e la Chiesa intera diventano, sotto
l’azione dello Spirito Santo, templi del Dio vivente. Tuttavia il
Popolo di Dio, nella sua condizione terrena, ha bisogno di luoghi
in cui la comunità possa riunirsi per celebrare la
liturgia.
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245. Che cosa sono gli edifici sacri?
1198-1999
Essi sono le case di Dio, simbolo della Chiesa che vive in quel
luogo, nonché della dimora celeste. Sono luoghi di preghiera,
nei quali la Chiesa celebra soprattutto l’Eucaristia e adora Cristo
realmente presente nel tabernacolo.
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246. Quali sono i luoghi privilegiati all’interno degli
edifici sacri?
1182-1186
Essi sono: l’altare, il tabernacolo, la custodia del sacro
crisma e degli altri oli sacri, la sede del Vescovo (cattedra) o
del presbitero, l’ambone, il fonte battesimale, il
confessionale.
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DIVERSITÀ LITURGICA E UNITÀ DEL
MISTERO
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247. Perché l’unico Mistero di Cristo è celebrato
dalla Chiesa secondo diverse tradizioni liturgiche?
1200-1204
1207-1209
Perché l’insondabile ricchezza del Mistero di Cristo non
può essere esaurita da una singola tradizione liturgica. Fin
dalle origini, pertanto, questa ricchezza ha trovato, nei vari
popoli e culture, espressioni caratterizzate da una mirabile
varietà e complementarietà.
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248. Qual è il criterio, che assicura l’unità nella
multiformità?
1209
È la fedeltà alla Tradizione Apostolica, cioè la
comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli Apostoli,
comunione che è significata e garantita dalla successione
apostolica. La Chiesa è cattolica: può quindi integrare
nella sua unità tutte le vere ricchezze delle culture.
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249. Nella liturgia, tutto è immutabile?
1205-1206
Nella liturgia, segnatamente in quella dei sacramenti, ci sono
elementi immutabili perché di istituzione divina, di cui la
Chiesa è fedele custode. Ci sono poi elementi suscettibili di
cambiamento, che essa ha il potere, e talvolta anche il dovere, di
adattare alle culture dei diversi popoli.
SEZIONE SECONDA
I SETTE SACRAMENTI DELLA
CHIESA
I sette Sacramenti della Chiesa
Il Battesimo
la Confermazione
l’Eucaristia,
la Penitenza,
l’Unzione degli infermi
l’Ordine
il Matrimonio.
Septem Ecclesiae Sacramenta
Baptísmum
Confirmátio
Eucharístia,
Paeniténtia,
Únctio infirmórum
Ordo
Matrimónium.
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250. Come si distinguono i Sacramenti della Chiesa?
1210-1211
Si distinguono in: Sacramenti dell’iniziazione cristiana
(Battesimo, Confermazione e Eucaristia); Sacramenti della
guarigione (Penitenza e Unzione degli infermi); Sacramenti al
servizio della comunione e della missione (Ordine e Matrimonio).
Essi toccano i momenti importanti della vita cristiana. Tutti i
Sacramenti sono ordinati all’Eucaristia «come al loro
specifico fine» (san Tommaso d’Aquino).
CAPITOLO PRIMO
I SACRAMENTI
dell’INIZIAZIONE CRISTIANA
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251. Come si compie l’iniziazione cristiana?
1212
1275
Essa si compie mediante i Sacramenti che pongono i
fondamenti della vita cristiana: i fedeli, rinati nel
Battesimo, sono corroborati dalla Confermazione e vengono nutriti
dall’Eucaristia.
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IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO
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252. Quali nomi prende il primo Sacramento
dell’inizia-zione?
1213-1216
1276-1277
Prende anzitutto il nome di Battesimo a motivo del rito
centrale con il quale è celebrato: battezzare significa
«immergere» nell’acqua. Chi viene battezzato è
immerso nella morte di Cristo e risorge con lui come «nuova
creatura» (2 Cor 5,17). Lo si chiama anche
«lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito
Santo» (Tt 3,5), e «illuminazione»,
perché il battezzato diventa «figlio della luce»
(Ef 5,8).
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253. Come è prefigurato il Battesimo nell’ Antica
Alleanza?
1217-1222
Nell’Antica Alleanza si trovano varie prefigurazioni del
Battesimo: l’acqua, fonte di vita e di morte; l’arca di
Noè, che salva per mezzo dell’acqua; il passaggio del
Mar Rosso, che libera Israele dalla schiavitù egiziana; la
traversata del Giordano, che introduce Israele nella terra
promessa, immagine della vita eterna.
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254. Chi porta a compimento tali prefigurazioni?
1223-1224
Gesù Cristo, il quale, all’inizio della sua vita pubblica,
si fa battezzare da Giovanni Battista nel Giordano; sulla Croce,
dal suo fianco trafitto, effonde sangue e acqua, segni del
Battesimo e dell’Eucaristia, e dopo la sua Risurrezione affida agli
Apostoli questa missione: «Andate e ammaestrate tutte le
nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo» (Mt 28,19).
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255. Da quando e a chi la Chiesa amministra il
Battesimo?
1226-1228
Dal giorno della Pentecoste la Chiesa amministra il Battesimo a
chi crede in Gesù Cristo.
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256. In che cosa consiste il rito essenziale del
Battesimo?
1229-1245
1278
Il rito essenziale di questo Sacramento consiste nell’immergere
nell’acqua il candidato o nel versargli dell’acqua sul capo, mentre
viene invocato il Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo.
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257. Chi può ricevere il Battesimo?
1246-1252
È capace di ricevere il Battesimo ogni persona non ancora
battezzata.
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258. Perché la Chiesa battezza i bambini?
1250
Perché, essendo nati col peccato originale, essi hanno
bisogno di essere liberati dal potere del Maligno e di essere
trasferiti nel regno della libertà dei figli di Dio.
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259. Che cosa si richiede a un battezzando?
1253-1255
Ad ogni battezzando è richiesta la professione di fede,
espressa personalmente nel caso dell’adulto, oppure dai genitori e
dalla Chiesa nel caso del bambino. Anche il padrino o la madrina e
l’intera comunità ecclesiale hanno una parte di
responsabilità nella preparazione al Battesimo (catecumenato),
come pure nello sviluppo della fede e della grazia battesimale.
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260. Chi può battezzare?
1256; 1284
I ministri ordinari del Battesimo sono il Vescovo e il
presbitero; nella Chiesa latina, anche il diacono. In caso di
necessità, chiunque può battezzare, purché intenda
fare ciò che fa la Chiesa. Egli versa dell’acqua sul capo del
candidato e pronunzia la formula trinitaria battesimale: «Io
ti battezzo nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo».
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261. È necessario il Battesimo per la salvezza?
1257
Il Battesimo è necessario alla salvezza per coloro ai quali
è stato annunziato il Vangelo e che hanno la possibilità
di chiedere questo Sacramento.
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262. Si può essere salvati senza Battesimo?
1258-1261
1281-1283
Poiché Cristo è morto per la salvezza di tutti,
possono essere salvati anche senza Battesimo quanti muoiono a causa
della fede (Battesimo di sangue), i catecumeni, e anche
tutti coloro che sotto l’impulso della grazia, senza conoscere
Cristo e la Chiesa, cercano sinceramente Dio e si sforzano di
compiere la sua volontà (Battesimo di desiderio).
Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa nella sua
liturgia li affida alla misericordia di Dio.
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263. Quali sono gli effetti del Battesimo?
1262-1274
1279-1280
Il Battesimo rimette il peccato originale, tutti i peccati
personali e le pene dovute al peccato; fa partecipare alla vita
divina trinitaria mediante la grazia santificante, la grazia della
giustificazione che incorpora a Cristo e alla sua Chiesa; fa
partecipare al sacerdozio di Cristo e costituisce il fondamento
della comunione con tutti i cristiani; elargisce le virtù
teologali e i doni dello Spirito Santo. Il battezzato appartiene
per sempre a Cristo: è segnato, infatti, con il sigillo
indelebile di Cristo (carattere).
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264. Quale significato assume il nome cristiano ricevuto nel
Battesimo?
2156-2159
2167
Il nome è importante, perché Dio conosce ciascuno per
nome, cioè nella sua unicità. Con il Battesimo, il
cristiano riceve nella Chiesa il proprio nome, preferibilmente
quello di un santo, in modo che questi offra al battezzato un
modello di santità e gli assicuri la sua intercessione presso
Dio.
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IL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE
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265. Qual è il posto della Confermazione nel disegno
divino della salvezza?
1285-1288
1315
Nell’Antica Alleanza, i profeti hanno annunziato la
comunicazione dello Spirito del Signore al Messia atteso e a tutto
il popolo messianico. Tutta la vita e la missione di Gesù si
svolgono in una totale comunione con lo Spirito Santo. Gli Apostoli
ricevono lo Spirito Santo nella Pentecoste e annunziano «le
grandi opere di Dio» (At 2,11). Essi comunicano ai neo
battezzati, attraverso l’imposizione delle mani, il dono dello
stesso Spirito. Lungo i secoli la Chiesa ha continuato a vivere
dello Spirito e a comunicarlo ai suoi figli.
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266. Perché si chiama Cresima o
Confermazione?
1289
Si chiama Cresima (nelle Chiese Orientali: Crismazione
col Santo Myron) a motivo del suo rito essenziale che è
l’unzione. Si chiama Confermazione, perché conferma e
rafforza la grazia battesimale.
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267. Qual è il rito essenziale della
Confermazione?
1290-1301
1318
1320-1321
Il rito essenziale della Confermazione è l’unzione con il
sacro crisma (olio misto con balsamo, consacrato dal Vescovo), che
si fa con l’imposizione della mano da parte del ministro che
pronunzia le parole sacramentali proprie del rito. In Occidente,
tale unzione viene fatta sulla fronte del battezzato con le parole:
«Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in
dono». Presso le Chiese Orientali di rito bizantino, l’unzione
viene fatta anche su altre parti del corpo, con la formula:
«Sigillo del dono dello Spirito Santo».
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268. Qual è l’effetto della Confermazione?
1302-1305
1316-1317
l’effetto della Confermazione è la speciale effusione dello
Spirito Santo, come quella della Pentecoste. Tale effusione imprime
nell’anima un carattere indelebile e apporta una crescita della
grazia battesimale: radica più profondamente nella fili azione
divina; unisce più saldamente a Cristo e alla sua Chiesa;
rinvigorisce nell’anima i doni dello Spirito Santo; dona una
speciale forza per testimoniare la fede cristiana.
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269. Chi può ricevere questo Sacramento?
1306-1311
1319
Può e deve riceverlo, una volta sola, chi è già
stato battezzato, il quale, per riceverlo efficacemente, dev'essere
in stato di grazia.
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270. Chi è il ministro della Confermazione?
1312-1314
Ministro originario è il Vescovo. Si manifesta cosi il
legame del cresimato con la Chiesa nella sua dimensione apostolica.
Quando è il presbitero a conferire tale Sacramento - come
avviene ordinariamente in Oriente e in casi particolari in
Occidente -, il legame col Vescovo e con la Chiesa è espresso
dal presbitero, collaboratore del Vescovo, e dal sacro crisma,
consacrato dal Vescovo stesso.
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IL SACRAMENTO dell’EUCARISTIA
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271. Che cos’è l’Eucaristia?
1322-1323
1409
È il sacrificio stesso del Corpo e del Sangue del Signore
Gesù, che egli istituì per perpetuare nei secoli, fino al
suo ritorno, il sacrificio della Croce, affidando così alla
sua Chiesa il memoriale della sua Morte e Risurrezione. È il
segno dell’unità, il vincolo della carità, il convito
pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolmata di
grazia e viene dato il pegno della vita eterna.
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272. Quando Gesù Cristo ha istituito
l’Eucaristia?
1323
1337-1340
l’ha istituita il Giovedì Santo, «la notte in cui
veniva tradito» (1 Cor 11,23), mentre celebrava
con i suoi Apostoli l’Ultima Cena.
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273. Come l’ha istituita?
1337-1340
1365,1406
Dopo aver radunato i suoi Apostoli nel Cenacolo, Gesù prese
nelle sue mani il pane, lo spezzò e lo diede loro dicendo:
«Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo
offerto per voi». Poi prese nelle sue mani il calice del vino
e disse loro: «Prendete e bevetene tutti: questo è il
calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per
voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria
di me».
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274. Che cosa rappresenta l’Eucaristia nella vita della
Chiesa?
1324- 1327
1407
È fonte e culmine di tutta la vita cristiana.
Nell’Eucaristia toccano il loro vertice l’azione santificante di
Dio verso di noi e il nostro culto verso di lui. Essa racchiude
tutto il bene spirituale della Chiesa: lo stesso Cristo, nostra
Pasqua. La comunione della vita divina e l’unità del Popolo di
Dio sono espresse e prodotte dall’Eucaristia. Mediante la
celebrazione eucaristica ci uniamo già alla liturgia del Cielo
e anticipiamo la vita eterna.
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275. Come viene chiamato questo Sacramento?
1328-1332
l’insondabile ricchezza di questo Sacramento si esprime con
diversi nomi, che evocano suoi aspetti particolari. I più
comuni sono: Eucaristia, Santa Messa, Cena del Signore, Frazione
del pane, Celebrazione eucaristica, Memoriale della passione, della
morte e della risurrezione del Signore, Santo Sacrificio, Santa e
Divina Liturgia, Santi Misteri, Santissimo Sacramento dell’altare,
Santa Comunione.
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276. Come si colloca l’Eucaristia nel disegno divino della
salvezza?
1333-1344
Nell’ Antica Alleanza l’Eucaristia è preannunziata
soprattutto nella cena pasquale annuale, celebrata ogni anno dagli
Ebrei con i pani azzimi, a ricordo dell’improvvisa e liberatrice
partenza dall’Egitto. Gesù l’annuncia nel suo insegnamento e
la istituisce celebrando con i suoi Apostoli l’Ultima Cena durante
un banchetto pasquale. La Chiesa, fedele al comando del Signore:
«Fate questo in memoria di me» (1 Cor
11,24), ha sempre celebrato l’Eucaristia, soprattutto la domenica,
giorno della risurrezione di Gesù.
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277. Come si svolge la celebrazione dell’Eucaristia?
1345-1355
1408
Si svolge in due grandi momenti, che formano un solo atto di
culto: la liturgia della Parola, che comprende la proclamazione e
l’ascolto della Parola di Dio; la liturgia eucaristica, che
comprende la presentazione del pane e del vino, la preghiera o
anafora, che contiene le parole della consacrazione, e la
comunione.
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278. Chi è il ministro della celebrazione
dell’Eucaristia?
1348
1411
È il sacerdote (Vescovo o presbitero), validamente
ordinato, che agisce nella Persona di Cristo Capo e a nome della
Chiesa.
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279. Quali sono gli elementi essenziali e necessari per
realizzare l’Eucaristia?
1412
Sono il pane di frumento e il vino della vite.
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280. In che senso l’Eucaristia è memoriale del
sacrificio di Cristo?
1362-1367
l’Eucaristia è memoriale nel senso che rende
presente e attuale il sacrificio che Cristo ha offerto al Padre,
una volta per tutte, sulla Croce in favore dell’umanità. Il
carattere sacrificale dell’Eucaristia si manifesta nelle parole
stesse dell’istituzione: «Questo è il mio corpo, che
è dato per voi» e «Questo calice è la nuova
alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi» (Lc
22,19-20). Il sacrificio della Croce e il sacrificio
dell’Eucaristia sono un unico sacrificio. Identici sono la
vittima e l’offerente, diverso è soltanto il modo di offrirsi:
cruento sulla Croce, incruento nell’Eucaristia.
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281. In quale modo la Chiesa partecipa al sacrificio
eucaristico?
1368-1372
1414
Nell’Eucaristia, il sacrificio di Cristo diviene pure il
sacrificio delle membra del suo Corpo. La vita dei fedeli, la loro
lode, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro sono
uniti a quelli di Cristo. In quanto sacrificio, l’Eucaristia viene
anche offerta per tutti i fedeli vivi e defunti, in riparazione dei
peccati di tutti gli uomini e per ottenere da Dio benefici
spirituali e temporali. Anche la Chiesa del cielo è unita
nell’offerta di Cristo.
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282. Come Gesù è presente nell’Eucaristia?
1373-1375
1413
Gesù Cristo è presente nell’Eucaristia in modo unico e
incomparabile. È presente infatti in modo vero, reale,
sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e
la sua Divinità. In essa è quindi presente in modo
sacramentale, e cioè sotto le specie eucaristiche del pane e
del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo.
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283. Che cosa significa transustanziazione?
1376-1377
1413
Transustanziazione significa la conversione di tutta la
sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la
sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione
si attua nella preghiera eucaristica, mediante l’efficacia della
parola di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le
caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le
«specie eucaristiche», rimangono inalterate.
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284. La frazione del pane divide Cristo?
1377
La frazione del pane non divide Cristo: egli è presente
tutto e integro in ciascuna specie eucaristica e in ciascuna sua
parte.
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285. Fino a quando continua la presenza eucaristica di
Cristo?
1377
Essa continua finché sussistono le specie eucaristiche.
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286. Quale tipo di culto è dovuto al Sacramento
dell’Euca-ristia?
1378-1381
1418
È dovuto il culto di latria, cioè di
adorazione, riservato solo a Dio sia durante la celebrazione
eucaristica sia al di fuori di essa. La Chiesa, infatti, conserva
con la massima diligenza le Ostie consacrate, le porta agli infermi
e ad altre persone impossibilitate a partecipare alla Santa Messa,
le presenta alla solenne adorazione dei fedeli, le porta in
processione e invita alla frequente visita e adorazione del
Santissimo Sacramento conservato nel tabernacolo.
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287. Perché l’Eucaristia è il banchetto
pasquale?
1382-1384
1391-1396
l’Eucaristia è il banchetto pasquale, in quanto Cristo,
realizzando sacramentalmente la sua Pasqua, ci dona il suo Corpo e
il suo Sangue, offerti come cibo e bevanda, e ci unisce a sé e
tra di noi nel suo sacrificio.
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288. Che cosa significa l’altare?
1383
1410
l’altare è il simbolo di Cristo stesso, presente
come vittima sacrificale (altare-sacrificio della Croce) e come
alimento celeste che si dona a noi (altare-mensa eucaristica).
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289. Quando la Chiesa fa obbligo di partecipare alla santa
Messa?
1389
1417
La Chiesa fa obbligo ai fedeli di partecipare alla santa Messa
ogni domenica e nelle feste di precetto, e raccomanda di
parteciparvi anche negli altri giorni.
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290. Quando si deve fare la santa Comunione?
1389
La Chiesa raccomanda ai fedeli che partecipano alla santa Messa
di ricevere con le dovute disposizioni anche la santa Comunione,
prescrivendone l’obbligo almeno a Pasqua.
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291. Che cosa si richiede per ricevere la santa
Comunione?
1385-1389
1415
Per ricevere la santa Comunione si deve essere pienamente
incorporati alla Chiesa cattolica ed essere in stato di grazia,
cioè senza coscienza di peccato mortale. Chi è
consapevole di aver commesso un peccato grave deve ricevere il
Sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione.
Importanti sono anche lo spirito di raccoglimento e di preghiera,
l’osservanza del digiuno prescritto dalla Chiesa e l’atteggiamento
del corpo (gesti, abiti), in segno di rispetto a Cristo.
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292. Quali sono i frutti della santa Comunione?
1391-1397
1416
La santa Comunione accresce la nostra unione con Cristo e con la
sua Chiesa, conserva e rinnova la vita di grazia ricevuta nel
Battesimo e nella Cresima e ci fa crescere nell’amore verso il
prossimo. Fortificandoci nella carità, cancella i peccati
veniali e ci preserva in futuro dai peccati mortali.
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293. Quando è possibile amministrare la santa Comunione
agli altri cristiani?
1398-1401
I ministri cattolici amministrano lecitamente la santa Comunione
ai membri delle Chiese Orientali che non hanno comunione piena con
la Chiesa cattolica, qualora questi lo richiedano spontaneamente e
siano ben disposti.
Per i membri delle altre Comunità ecclesiali, i ministri
cattolici amministrano lecitamente la santa Comunione ai fedeli,
che in presenza di una grave necessità lo chiedano
spontaneamente, siano ben disposti e manifestino la fede cattolica
circa il Sacramento.
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294. Perché l’Eucaristia è «pegno della gloria
futura»?
1402-1405
Perché l’Eucaristia ci ricolma di ogni grazia e benedizione
del Cielo, ci fortifica per il pellegrinaggio di questa vita e ci
fa desiderare la vita eterna, unendoci già a Cristo asceso
alla destra del Padre, alla Chiesa del cielo, alla beatissima
Vergine e a tutti i Santi.
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Nell’Eucaristia noi spezziamo «l’unico pane, che
è farmaco d’immortalità, antidoto per non morire, ma per
vivere in Gesù Cristo per sempre» (Sant’Ignazio
d’Antiochia).
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CAPITOLO SECONDO
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295. Perché Cristo ha istituito i Sacramenti della
Penitenza e dell’Unzione degli infermi?
1420-1421
1426
Cristo, medico dell’anima e del corpo, li ha istituiti
perché la vita nuova, da lui donataci nei sacramenti
dell’iniziazione cristiana, può essere indebolita e persino
perduta a causa del peccato. Perciò Cristo ha voluto che la
Chiesa continuasse la sua opera di guarigione e di salvezza
mediante questi due sacramenti.
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IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E DELLA
RICONCILIAZIONE
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296. Come viene chiamato questo Sacramento?
1422-1424
Esso viene chiamato Sacramento della Penitenza, della
Riconciliazione, del Perdono, della Confessione, della
Conversione.
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297. Perché esiste un Sacramento della Riconciliazione
dopo il Battesimo?
1425-1426
1484
Poiché la vita nuova nella grazia, ricevuta nel Battesimo,
non ha soppresso la debolezza della natura umana, né
l’inclinazione al peccato (cioè la
concupiscenza), Cristo ha istituito questo Sacramento
per la conversione dei battezzati, che si sono allontanati da lui
con il peccato.
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298. Quando fu istituito questo Sacramento?
1485
Il Signore risorto ha istituito questo Sacramento quando la sera
di Pasqua si mostrò ai suoi Apostoli e disse loro:
«Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati
saranno rimessi, e a chi non li rimetterete resteranno non
rimessi» (Gv 20,22-23).
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299. I battezzati hanno bisogno di convertirsi?
1427-1429
l’appello di Cristo alla conversione risuona continuamente nella
vita dei battezzati. La conversione è un impegno continuo per
tutta la Chiesa, che è Santa ma comprende nel suo seno i
peccatori.
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300. Che cos’è la penitenza interiore?
1430-1433
1490
È il dinamismo del «cuore contrito» (Sal
51,19), mosso dalla grazia divina a rispondere all’amore
misericordioso di Dio. Implica il dolore e la repulsione per i
peccati commessi, il fermo proposito di non peccare più in
avvenire e la fiducia nell’aiuto di Dio. Si nutre della speranza
nella misericordia divina.
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301. In quali forme si esprime la penitenza nella vita
cristiana?
1434-1439
La penitenza si esprime in forme molto varie, in particolare con
il digiuno, la preghiera, l’elemosina. Queste e molte altre forme
di penitenza possono essere praticate nella vita quotidiana del
cristiano, in particolare nel tempo di Quaresima e nel giorno
penitenziale del venerdì.
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302. Quali sono gli elementi essenziali del Sacramento della
Riconciliazione?
1440-1449
Sono due: gli atti compiuti dall’uomo, che si converte sotto
l’azione dello Spirito Santo, e l’assoluzione del sacerdote, che
nel Nome di Cristo concede il perdono e stabilisce le modalità
della soddisfazione.
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303. Quali sono gli atti del penitente?
1450-1460
1487-1492
Essi sono: un diligente esame di coscienza; la
contrizione (o pentimento), che è perfetta quando
è motivata dall’amore verso Dio, imperfetta se fondata su
altri motivi, e che include il proposito di non peccare più;
la confessione, che consiste nell’accusa dei peccati fatta
davanti al sacerdote; la soddisfazione, ossia il compimento
di certi atti di penitenza, che il confessore impone al penitente
per riparare il danno causato dal peccato.
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304. Quali peccati si devono confessare?
1456
Si devono confessare tutti i peccati gravi non ancora
confessati, dei quali ci si ricorda dopo un diligente esame di
coscienza. La confessione dei peccati gravi è l’unico modo
ordinario per ottenere il perdono.
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305. Quando si è obbligati a confessare i peccati
gravi?
1457
Ogni fedele, raggiunta l’età della ragione, ha l’obbligo di
confessare i propri peccati gravi almeno una volta all’anno, e
comunque prima di ricevere la santa Comunione.
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306. Perché i peccati veniali possono essere anch'essi
oggetto della confessione sacramentale?
1458
La confessione dei peccati veniali è vivamente raccomandata
dalla Chiesa, anche se non è strettamente necessaria,
perché ci aiuta a formarci una retta coscienza e a lottare
contro le cattive inclinazioni, per lasciarci guarire da Cristo e
per progredire nella vita dello Spirito.
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307. Chi è il ministro di questo Sacramento?
1461-1466
1495
Cristo ha affidato il ministero della riconciliazione ai suoi
Apostoli, ai Vescovi loro successori e ai presbiteri loro
collaboratori, i quali diventano pertanto strumenti della
misericordia e della giustizia di Dio. Essi esercitano il potere di
perdonare i peccati nel Nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo.
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308. A chi è riservata l’assoluzione di alcuni
peccati?
1463
l’assoluzione di alcuni peccati particolarmente gravi (come
quelli puniti con la scomunica) è riservata alla Sede
Apostolica o al Vescovo del luogo o ai presbiteri da loro
autorizzati, anche se ogni sacerdote può assolvere da
qualsiasi peccato e scomunica chi è in pericolo di morte.
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309. Il Confessore è tenuto al segreto?
1467
Data la delicatezza e la grandezza di questo ministero e il
rispetto dovuto alle persone, ogni Confessore è obbligato,
senza alcuna eccezione e sotto pene molto severe, a mantenere il
sigillo sacramentale, cioè l’assoluto segreto circa i peccati
conosciuti in confessione
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310. Quali sono gli effetti di questo Sacramento?
1468-1470
1496
Gli effetti del Sacramento della Penitenza sono: la
riconciliazione con Dio e quindi il perdono dei peccati; la
riconciliazione con la Chiesa; il recupero, se perduto, dello stato
di grazia; la remissione della pena eterna meritata a causa dei
peccati mortali e, almeno in parte, delle pene temporali che sono
conseguenze del peccato; la pace e la serenità della
coscienza, e la consolazione dello spirito; l’accrescimento delle
forze spirituali per il combattimento cristiano.
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311. In alcuni casi si può celebrare questo Sacramento
con la confessione generica e l’assoluzione collettiva?
1480-1484
In casi di grave necessità (come in pericolo imminente di
morte), si può ricorrere alla celebrazione comunitaria della
Riconciliazione con la confessione generica e l’assoluzione
collettiva, nel rispetto delle norme della Chiesa e con il
proposito di confessare individualmente a tempo debito i peccati
gravi.
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312. Che cosa sono le indulgenze?
1471-1479
1498
Le indulgenze sono la remissione dinanzi a Dio della pena
temporale meritata per i peccati, già perdonati quanto alla
colpa, che il fedele, a determinate condizioni, acquista, per se
stesso o per i defunti mediante il ministero della Chiesa, la
quale, come dispensatrice della redenzione, distribuisce il tesoro
dei meriti di Cristo e dei Santi.
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IL SACRAMENTO dell’UNZIONE DEGLI
INFERMI
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313. Come è vissuta la malattia nell’Antico
Testamento?
1499-1502
Nell’ Antico Testamento l’uomo durante la malattia sperimenta il
proprio limite, e nello stesso tempo percepisce che la malattia
è legata, in modo misterioso, al peccato. I profeti hanno
intuito che essa poteva avere anche un valore redentivo per i
peccati propri e altrui. Così la malattia era vissuta di
fronte a Dio, dal quale l’uomo implorava la guarigione.
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314. Quale significato ha la compassione di Gesù verso
gli ammalati?
1503-1505
La compassione di Gesù verso gli ammalati e le sue numerose
guarigioni di infermi sono un chiaro segno che con lui è
venuto il Regno di Dio e quindi la vittoria sul peccato, sulla
sofferenza e sulla morte. Con la sua passione e morte, egli dà
nuovo senso alla sofferenza, la quale, se unita alla sua, può
diventare mezzo di purificazione e di salvezza per noi e per gli
altri.
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315. Qual è il comportamento della Chiesa verso i
malati?
1506-1513
1526-1527
La Chiesa, avendo ricevuto dal Signore l’imperativo di guarire
gli infermi, si impegna ad attuarlo con le cure verso i malati,
accompagnate da preghiere di intercessione. Essa soprattutto
possiede un Sacramento specifico in favore degli infermi, istituito
da Cristo stesso e attestato da san Giacomo: «Chi è
malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di
lui, dopo averlo unto con olio nel nome del Signore»
(Gc 5,14-15).
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316. Chi può ricevere il Sacramento dell’Unzione degli
infermi?
1514-1515
1528-1529
Lo può ricevere il fedele, che comincia a trovarsi in
pericolo di morte per malattia o vecchiaia. Lo stesso fedele lo
può ricevere anche altre volte, quando si verifica un
aggravarsi della malattia oppure quando gli capita un’rsquo;rsquo;altra
malattia grave. La celebrazione di questo Sacramento deve essere
possibilmente preceduta dalla confessione individuale del
malato.
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317. Chi amministra questo Sacramento?
1516
1530
Esso può essere amministrato solo dai sacerdoti (Vescovi o
presbiteri).
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318. Come si celebra questo Sacramento?
1517-1519
1531
La celebrazione di questo Sacramento consiste
essenzialmente nell’ Unzione con l’olio, benedetto
possibilmente dal Vescovo, sulla fronte e sulle mani del malato
(nel rito romano, o anche su altre parti del corpo in altri riti),
accompagnata dalla preghiera del sacerdote, che implora la
grazia speciale di questo Sacramento.
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319. Quali sono gli effetti di questo Sacramento?
1520-1523
1532
Esso conferisce una grazia particolare, che unisce più
intimamente il malato alla Passione di Cristo, per il suo bene e
per quello di tutta la Chiesa, donandogli conforto, pace, coraggio,
e anche il perdono dei peccati, se il malato non ha potuto
confessarsi. Questo Sacramento consente talvolta, se Dio lo vuole,
anche il recupero della salute fisica. In ogni caso, questa Unzione
prepara il malato al passaggio nella Casa del Padre.
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320. Che cos’è il Viatico?
1524-1525
È l’Eucaristia ricevuta da coloro che stanno per lasciare
la vita terrena e si preparano al passaggio alla vita eterna.
Ricevuta al momento del passaggio da questo mondo al Padre, la
Comunione al Corpo e al Sangue di Cristo morto e risorto è
seme di vita eterna e potenza di risurrezione.
CAPITOLO TERZO
I
SACRAMENTI AL SERVIZIO
DELLA COMUNIONE E DELLA MISSIONE
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321. Quali sono i Sacramenti al servizio della comunione e
della missione?
1533-1535
Due Sacramenti, l’Ordine e il Matrimonio, conferiscono una
grazia speciale per una missione particolare nella Chiesa a
servizio dell’edificazione del popolo di Dio. Essi contribuiscono
in particolare alla comunione ecclesiale e alla salvezza degli
altri.
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IL SACRAMENTO dell’ORDINE
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322. Che cos’è il Sacramento dell’Ordine?
1536
È il Sacramento grazie al quale la missione affidata da
Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa,
sino alla fine dei tempi.
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323. Perché si chiama Sacramento dell’Ordine?
1537-1538
Ordine indica un corpo ecclesiale, di cui si entra a far
parte mediante una speciale consacrazione (Ordinazione), che, per
un particolare dono dello Spirito Santo, permette di esercitare una
sacra potestà a nome e con l’autorità di Cristo a
servizio del Popolo di Dio.
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324. Come si colloca il Sacramento dell’Ordine nel disegno
divino della salvezza?
1539-1546
1590-1591
Nell’Antica Alleanza sono prefigurazioni di tale Sacramento il
servizio dei Leviti, come pure il sacerdozio di Aronne e
l’istituzione dei settanta «Anziani» (Nm 11,25).
Tali prefigurazioni trovano il loro compimento in Cristo Gesù,
il quale, col sacrificio della sua Croce, è l’ «unico
[...] mediatore tra Dio e gli uomini» (1 Tm 2,5), il
«sommo Sacerdote alla maniera di Melchisedech» (Eb
5, l0). L’unico sacerdozio di Cristo è reso presente dal
sacerdozio ministeriale.
«Solo Cristo è il vero sacerdote, gli altri sono i
suoi ministri» (san Tommaso d’Aquino).
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325. Di quanti gradi si compone il Sacramento
dell’Ordine?
1554
1593
Esso si compone di tre gradi, che sono insostituibili per la
struttura organica della Chiesa: l’episcopato, il
presbiterato e il diaconato.
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326. Qual è l’effetto dell’Ordinazione
episcopale?
1557-1558
1594
l’Ordinazione episcopale conferisce la pienezza del Sacramento
dell’Ordine, fa del Vescovo illegittimo successore degli Apostoli,
lo inserisce nel Collegio episcopale, condividendo con il Papa e
gli altri Vescovi la sollecitudine per tutte le Chiese, e gli
consegna gli uffici di insegnare, santificare e governare.
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327. Qual è l’ufficio del Vescovo nella Chiesa
particolare a lui affidata?
1560-1561
Il Vescovo, a cui viene affidata una Chiesa particolare, è
il principio visibile e il fondamento dell’unità di tale
Chiesa, verso la quale adempie, quale vicario di Cristo, l’ufficio
pastorale, coadiuvato dai propri presbiteri e diaconi.
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328. Qual è l’effetto dell’Ordinazione
presbiterale?
1562-1567
1595
l’unzione dello Spirito segna il presbitero con un carattere
spirituale indelebile, lo configura a Cristo sacerdote e lo rende
capace di agire nel Nome di Cristo Capo. Essendo cooperatore
dell’Ordine episcopale, egli è consacrato per predicare il
Vangelo, per celebrare il culto divino, soprattutto l’Eucaristia da
cui trae forza il suo ministero, e per essere il Pastore dei
fedeli.
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329. Come il presbitero esercita il proprio
ministero?
1568
Pur essendo ordinato per una missione universale, egli la
esercita in una Chiesa particolare, in fraternità sacramentale
con gli altri presbiteri che formano il «presbiterio» e
che, in comunione con il Vescovo e in dipendenza da lui, portano la
responsabilità della Chiesa particolare.
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330. Qual è l’effetto dell’Ordinazione
diaconale?
1569-1571
1596
Il diacono, configurato a Cristo servo di tutti, viene ordinato
per il servizio della Chiesa, che egli compie sotto l’autorità
del proprio Vescovo, a riguardo del ministero della Parola, del
culto divino, della guida pastorale e della carità.
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331. Come si celebra il Sacramento dell’Ordine?
1572-1574
1597
Per ciascuno dei tre gradi, il Sacramento dell’Ordine è
conferito mediante l’imposizione delle mani sul capo
dell’ordinando da parte del Vescovo, che pronunzia la solenne
preghiera consacratoria. Con essa il Vescovo invoca da Dio
per l’ordinando la speciale effusione dello Spirito Santo e dei
suoi doni, in vista del ministero.
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332. Chi può conferire questo Sacramento?
1575-1576
1600
Spetta ai Vescovi validamente ordinati, in quanto successori
degli Apostoli, conferire i tre gradi del Sacramento
dell’Ordine.
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333. Chi può ricevere questo Sacramento?
1577-1578
1598
Può riceverlo validamente soltanto il battezzato di sesso
maschile: la Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta
dal Signore stesso. Nessuno può esigere di ricevere il
Sacramento dell’Ordine, ma deve essere considerato adatto al
ministero dall’autorità della Chiesa
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334. È richiesto il celibato a chi riceve il Sacramento
dell’Ordine?
1579-1580
1599
Per l’episcopato è sempre richiesto il celibato. Per il
presbiterato, nella Chiesa latina sono ordinariamente scelti uomini
credenti che vivono da celibi e che intendono conservare il
celibato «per il regno dei cieli» (Mt 19,12);
nelle Chiese Orientali non è consentito sposarsi dopo aver
ricevuto l’ordinazione. Al diaconato permanente possono accedere
anche uomini già sposati.
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335. Quali sono gli effetti del Sacramento
dell’Ordine?
1581-1589
Questo Sacramento dona una speciale effusione dello Spirito
Santo, che configura l’ordinato a Cristo nella sua triplice
funzione di Sacerdote, Profeta e Re, secondo i rispettivi gradi del
Sacramento. L’ordinazione conferisce un carattere spirituale
indelebile: perciò non può essere ripetuta né
conferita per un tempo limitato.
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336. Con quale autorità viene esercitato il sacerdozio
ministeriale?
1547-1553
1592
I sacerdoti ordinati, nell’esercizio del ministero sacro,
parlano e agiscono non per autorità propria e neppure per
mandato o per delega della comunità, ma in Persona di Cristo
Capo e a nome della Chiesa. Pertanto il sacerdozio ministeriale si
differenzia essenzialmente, e non solo per grado, dal sacerdozio
comune dei fedeli, a servizio del quale Cristo l’ha istituito.
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IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO
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337. Qual è il disegno di Dio sull’uomo e sulla
donna?
1601-1605
Dio, che è amore e che ha creato l’uomo per amore, l’ha
chiamato ad amare. Creando l’uomo e la donna, li ha chiamati nel
Matrimonio a un’rsquo;rsquo;intima comunione di vita e di amore fra loro,
«così che non sono più due, ma una carne sola»
(Mt 19,6). Benedicendoli, Dio disse loro: «Siate
fecondi e moltiplicatevi» (Gn 1,28).
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338. Per quali fini Dio ha istituito il Matrimonio?
1659-1660
l’unione matrimoniale dell’uomo e della donna, fondata e
strutturata con leggi proprie dal Creatore, per sua natura è
ordinata alla comunione e al bene dei coniugi e alla generazione ed
educazione dei figli. L’unione matrimoniale, secondo l’originario
disegno divino, è indissolubile, come afferma Gesù
Cristo: «Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo
separi» (Mc 10,9).
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339. In qual modo il peccato minaccia il Matrimonio?
1606-1608
A causa del primo peccato, che ha provocato anche la rottura
della comunione tra l’uomo e la donna, donata dal Creatore,
l’unione matrimoniale è molto spesso minacciata dalla
discordia e dall’infedeltà. Tuttavia Dio, nella sua infinita
misericordia, dona all’uomo e alla donna la sua grazia per
realizzare l’unione delle loro vite secondo l’originario disegno
divino.
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340. Che cosa insegna l’Antico Testamento sul
Matrimonio?
1609-1611
Dio, soprattutto attraverso la pedagogia della Legge e dei
profeti, aiuta il suo popolo a maturare progressivamente la
coscienza dell’unicità e dell’indissolubilità del
Matrimonio. L’alleanza nuziale di Dio con Israele prepara e
prefigura l’Alleanza nuova compiuta dal Figlio di Dio, Gesù
Cristo, con la sua sposa, la Chiesa.
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341. Qual è la novità donata da Cristo al
Matrimonio?
1612-1617
1661
Gesù Cristo non solo ristabilisce l’ordine iniziale voluto
da Dio, ma dona la grazia per vivere il Matrimonio nella nuova
dignità di Sacramento, che è il segno del suo amore
sponsale per la Chiesa: «Voi mariti, amate le vostre mogli,
come Cristo ha amato la Chiesa» (Ef 5,25).
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342. Il Matrimonio è un obbligo per tutti?
1618-1620
Il Matrimonio non è un obbligo per tutti. In particolare
Dio chiama alcuni uomini e donne a seguire il Signore Gesù
nella via della verginità o del celibato per il Regno dei
cieli, rinunciando al gran bene del Matrimonio per preoccuparsi
delle cose del Signore e cercare di piacerGli, diventando segno
dell’assoluto primato dell’amore di Cristo e dell’ardente attesa
della sua venuta gloriosa.
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343. Come si celebra il Sacramento del Matrimonio?
1621-1624
Poiché il Matrimonio stabilisce i coniugi in uno stato
pubblico di vita nella Chiesa, la sua celebrazione liturgica è
pubblica, alla presenza del sacerdote (o del testimone qualificato
della Chiesa) e degli altri testimoni.
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344. Che cosa è il consenso matrimoniale?
1625-1632
1662-1663
Il consenso matrimoniale è la volontà, espressa da un
uomo e da una donna, di donarsi mutuamente e definitivamente, allo
scopo di vivere un’rsquo;rsquo;alleanza di amore fedele e fecondo. Poiché
il consenso fa il Matrimonio, esso è indispensabile e
insostituibile. Per rendere valido il Matrimonio, il consenso deve
avere come oggetto il vero Matrimonio ed essere un atto umano,
cosciente e libero, non determinato da violenza o costrizioni.
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345. Che cosa si richiede quando uno degli sposi non è
cattolico?
1633-1637
Per essere leciti, i matrimoni misti (fra cattolico e
battezzato non cattolico) richiedono la licenza dell’autorità
ecclesiastica. Quelli con disparità di culto (fra
cattolico e non battezzato) per essere validi hanno bisogno di una
dispensa. In ogni caso, è essenziale che i coniugi non
escludano l’accettazione dei fini e delle proprietà essenziali
del Matrimonio, e che il coniuge cattolico confermi gli impegni,
conosciuti anche dall’altro coniuge, di conservare la fede e di
assicurare il Battesimo e l’educazione cattolica dei figli.
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346. Quali sono gli effetti del Sacramento del
Matrimonio?
1638-1642
Il Sacramento del Matrimonio genera tra i coniugi un vincolo
perpetuo ed esclusivo. Dio stesso suggella il consenso degli sposi.
Pertanto il Matrimonio concluso e consumato tra battezzati non
può essere mai sciolto. Inoltre questo Sacramento conferisce
agli sposi la grazia necessaria per raggiungere la santità
nella vita coniugale e per l’accoglienza responsabile dei figli e
la loro educazione.
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347. Quali sono i peccati gravemente contrari al Sacramento
del Matrimonio?
1645-1648
Essi sono: l’adulterio; la poligamia, in quanto contraddice la
pari dignità tra l’uomo e la donna, l’unicità e
l’esclusività dell’amore coniugale; il rifiuto della
fecondità, che priva la vita coniugale del dono dei figli; e
il divorzio, che contravviene all’indissolubilità.
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348. Quando la Chiesa ammette la separazione fisica degli
sposi?
1629
1649
La Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi quando la
loro coabitazione è divenuta per motivi gravi praticamente
impossibile, anche se auspica una loro riconciliazione. Ma essi,
finché vive il coniuge, non sono liberi di contrarre una nuova
unione, a meno che il loro Matrimonio sia nullo, e tale venga
dichiarato dall’autorità ecclesiastica.
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349. Qual è l’atteggiamento della Chiesa verso i
divorziati risposati?
1650-1651
1665
Fedele al Signore, la Chiesa non può riconoscere come
Matrimonio l’unione dei divorziati risposati civilmente. «Chi
ripudia la propria moglie e ne sposa un’rsquo;rsquo;altra, commette adulterio
contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro,
commette adulterio» (Mc 10,11-12). Verso di loro la
Chiesa attua un’rsquo;rsquo;attenta sollecitudine, invitandoli a una vita di
fede, alla preghiera, alle opere di carità e all’educazione
cristiana dei figli. Ma essi non possono ricevere l’Assoluzione
sacramentale, né accedere alla Comunione eucaristica, né
esercitare certe responsabilità ecclesiali, finché
perdura tale situazione, che oggettivamente contrasta con la legge
di Dio.
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350. Perché la famiglia cristiana è chiamata anche
Chiesa domestica?
1655-1658
1666
Perché la famiglia manifesta e attua la natura comunionale
e familiare della Chiesa come famiglia di Dio. Ciascun membro,
secondo il proprio ruolo, esercita il sacerdozio battesimale,
contribuendo a fare della famiglia una comunità di grazia e di
preghiera, una scuola delle virtù umane e cristiane, il luogo
del primo annuncio della fede ai figli.
CAPITOLO QUARTO
LE
ALTRE CELEBRAZIONI LITURGICHE
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I SACRAMENTALI
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351. Che cosa sono i Sacramentali?
1667-1672
1677-1678
Sono segni sacri istituiti dalla Chiesa, per mezzo dei quali
vengono santificate alcune circostanze della vita. Essi comportano
una preghiera accompagnata dal segno della croce e da altri segni.
Fra i Sacramentali, occupano un posto importante le benedizioni,
che sono una lode di Dio e una preghiera per ottenere i suoi doni,
le consacrazioni di persone e le dedicazioni di cose al culto di
Dio.
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352. Che cos’è un esorcismo?
1673
Si ha un esorcismo quando la Chiesa domanda con la sua
autorità, in nome di Gesù, che una persona o un oggetto
sia protetto contro l’influsso del Maligno e sottratto al suo
dominio. Viene praticato in forma ordinaria nel rito del Battesimo.
l’esorcismo solenne, chiamato il grande esorcismo, può
essere effettuato solo da un presbitero autorizzato dal
Vescovo.
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353. Quali forme di pietà popolare accompagnano la vita
sacramentale della Chiesa?
1674-1676
1740
Il senso religioso del popolo cristiano ha sempre trovato
diverse espressioni nelle varie forme di pietà che
accompagnano la vita sacramentale della Chiesa, quali la
venerazione delle reliquie, le visite ai santuari, i
pellegrinaggi, le processioni, la «Via crucis», il
Rosario. La Chiesa con la luce della fede illumina e favorisce le
forme autentiche di pietà popolare
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LE ESEQUIE CRISTIANE
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354. Quale rapporto esiste tra i Sacramenti e la morte del
cristiano?
1680-1683
Il cristiano che muore in Cristo giunge, al termine della sua
esistenza terrena, al compimento della nuova vita iniziata con il
Battesimo, rafforzata dalla Confermazione e nutrita
dall’Eucaristia, anticipazione del banchetto celeste. Il senso
della morte del cristiano si manifesta alla luce della Morte e
della Risurrezione di Cristo, nostra unica speranza; il cristiano
che muore in Cristo Gesù, va ad «abitare presso il
Signore» (2 Cor 5,8).
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355. Che cosa esprimono le esequie?
1684-1685
Le esequie, pur celebrando si secondo differenti riti
rispondenti alle situazioni e alle tradizioni delle singole
regioni, esprimono il carattere pasquale della morte cristiana
nella speranza della risurrezione, e il senso della comunione con
il defunto particolarmente mediante la preghiera per la
purificazione della sua anima.
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356. Quali sono i momenti principali delle esequie?
1686-1690
Solitamente le esequie comprendono quattro momenti principali:
l’accoglienza della salma da parte della comunità con parole
di conforto e di speranza, la liturgia della Parola, il sacrificio
eucaristico e «l’addio», col quale l’anima del defunto
viene affidata a Dio, fonte di vita eterna, mentre il suo corpo
viene sepolto in attesa della risurrezione.
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PARTE TERZA
SEZIONE PRIMA
LA VOCAZIONE
dell’UOMO:
LA VITA NELLO SPIRITO
357. Come la vita morale cristiana è legata alla fede e ai
Sacramenti?
1691-1698
Ciò che il Simbolo della fede professa, i Sacramenti lo
comunicano. Infatti, con essi i fedeli ricevono la grazia di Cristo
e i doni dello Spirito Santo, che li rendono capaci di vivere la
nuova vita di figli di Dio nel Cristo accolto con la fede.
«Riconosci, o cristiano, la tua dignità»
(san Leone Magno).
CAPITOLO PRIMO
LA DIGNITÀ DELLA PERSONA
UMANA
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l’UOMO IMMAGINE DI DIO
358. Qual è la radice della dignità umana?
1699-1715
La dignità della persona umana si radica nella creazione ad
immagine e somiglianza di Dio. Dotata di un’rsquo;rsquo;anima spirituale e
immortale, d’intelligenza e di libera volontà la persona umana
è ordinata a Dio e chiamata, con la sua anima e il suo corpo,
alla beatitudine eterna.
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LA NOSTRA VOCAZIONE ALLA BEATITUDINE
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359. Come raggiunge l’uomo la beatitudine?
1716
l’uomo raggiunge la beatitudine in virtù della grazia di
Cristo, che lo rende partecipe della vita divina. Cristo nel
Vangelo indica ai suoi la strada che porta alla felicità senza
fine: le Beatitudini. La grazia di Cristo opera anche in ogni uomo
che, seguendo la retta coscienza, cerca e ama il vero e il bene, ed
evita il male.
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360. Perché le Beatitudini sono importanti per
noi?
1716-1717
1725-1726
Le Beatitudini sono al centro della predicazione di Gesù,
riprendono e portano a perfezione le promesse di Dio, fatte a
partire da Abramo. Dipingono il volto stesso di Gesù,
caratterizzano l’autentica vita cristiana e svelano all’uomo il
fine ultimo del suo agire: la beatitudine eterna.
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361. In che rapporto sono le Beatitudini col desiderio di
felicità dell’uomo?
1718-17l9
Esse rispondono all’innato desiderio di felicità che Dio ha
posto nel cuore dell’uomo per attirarlo a sé e che solo lui
può saziare.
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362. Che cos’è la beatitudine eterna?
1720-1724
1727-1729
È la visione di Dio nella vita eterna, in cui noi saremo
pienamente «partecipi della natura divina» (2
Pt 1,4), della gloria di Cristo e del godimento della vita
trinitaria. La beatitudine oltrepassa le capacità umane:
è un dono soprannaturale e gratuito di Dio, come la grazia che
ad essa conduce. La beatitudine promessa ci pone di fronte a scelte
morali decisive riguardo ai beni terreni, stimolandoci ad amare Dio
al di sopra di tutto.
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LA LIBERTÀ dell’UOMO
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363. Che cos’è la libertà?
1730-1733
1743-1744
È il potere donato da Dio all’uomo di agire o di non agire,
di fare questo o quello, di porre così da se stesso azioni
deliberate. La libertà caratterizza gli atti propriamente
umani. Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa
liberi. La libertà raggiunge la propria perfezione quando
è ordinata a Dio, sommo Bene e nostra Beatitudine. La
libertà implica anche la possibilità di scegliere tra il
bene e il male. La scelta del male è un abuso della
libertà, che conduce alla schiavitù del peccato.
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364. Quale relazione esiste tra libertà e
responsabilità?
1734-1737
1745-1746
La libertà rende l’uomo responsabile dei suoi atti nella
misura in cui sono volontari, anche se l’imputabilità e la
responsabilità di un’rsquo;rsquo;azione possono essere sminuite e talvolta
annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza subita,
dal timore, dagli affetti smodati, dalle abitudini.
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365. Perché ogni uomo ha diritto all’esercizio della
libertà?
1738
1747
Il diritto all’esercizio della libertà è proprio
d’ogni uomo, in quanto è inseparabile dalla sua dignità
di persona umana. Pertanto tale diritto va sempre rispettato,
particolarmente in campo morale e religioso, e deve essere
civilmente riconosciuto e tutelato nei limiti del bene comune e del
giusto ordine pubblico.
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366. Come si colloca la libertà umana nell’ordine della
salvezza?
1739-1742
1748
La nostra libertà è indebolita a causa del primo
peccato. L’indebolimento è reso più acuto dai peccati
successivi. Ma Cristo «ci ha liberati perché restassimo
liberi» (Gal 5, 1). Con la sua grazia lo Spirito Santo
ci conduce alla libertà spirituale, per farci suoi liberi
collaboratori nella Chiesa e nel mondo.
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367. Quali sono le fonti della moralità degli atti
umani?
1749-1754
1757-1758
La moralità degli atti umani dipende da tre fonti:
dall’oggetto scelto, ossia un bene vero o apparente;
dall’intenzione del soggetto che agisce, e cioè dal
fine per cui egli compie l’azione; dalle circostanze
dell’azione, ivi comprese le conseguenze.
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368. Quando l’atto è moralmente buono?
1755-1756
1759-1760
l’atto è moralmente buono quando suppone ad un tempo la
bontà dell’oggetto, del fine e delle circostanze. L’oggetto
scelto può da solo viziare tutta un’rsquo;rsquo;azione, anche se
l’intenzione è buona. Non è lecito compiere il male
perché ne derivi un bene. Un fine cattivo può corrompere
l’azione, anche se il suo oggetto, in sé, è buono. Invece
un fine buono non rende buono un comportamento che per il suo
oggetto è cattivo, in quanto il fine non giustifica i mezzi.
Le circostanze possono attenuare o aumentare la responsabilità
di chi agisce, ma non possono modificare la qualità morale
degli atti stessi, non rendono mai buona un’rsquo;rsquo;azione in sé
cattiva.
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369. Vi sono atti che sono sempre illeciti?
1756
1761
Vi sono atti, la cui scelta è sempre illecita a motivo del
loro oggetto (ad esempio la bestemmia, l’omicidio, l’adulterio). La
loro scelta comporta un disordine della volontà, cioè un
male morale, che non può essere giustificato con il ricorso ai
beni che eventualmente ne potrebbero derivare.
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LA MORALITÀ DELLE PASSIONI
370. Che cosa sono le passioni?
1762-1766
1771-1772
Le passioni sono gli affetti, le emozioni o i moti della
sensibilità - componenti naturali della psicologia umana - che
spingono ad agire o a non agire in vista di ciò che è
percepito come buono o come cattivo. Le principali sono l’amore e
l’odio, il desiderio e il timore, la gioia, la tristezza, la
collera. Passione precipua è l’amore, provocato
dall’attrattiva del bene. Non si ama che il bene, vero o
apparente.
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371. Le passioni sono moralmente buone o cattive?
1767-1770
1773-1775
Le passioni, in quanto moti della sensibilità, non sono
né buone né cattive in se stesse: sono buone quando
contribuiscono ad un’rsquo;rsquo;azione buona; sono cattive in caso contrario.
Esse possono essere assunte nelle virtù o pervertite nei
vizi.
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LA COSCIENZA MORALE
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372. Che cos’è la coscienza morale?
1776-1780
1795-1797
La coscienza morale, presente nell’intimo della persona, è
un giudizio della ragione, che, al momento opportuno, ingiunge
all’uomo di compiere il bene e di evitare il male. Grazie ad essa,
la persona umana percepisce la qualità morale di un atto da
compiere o già compiuto, permettendole di assumerne la
responsabilità. Quando ascolta la coscienza morale, l’uomo
prudente può sentire la voce di Dio che gli parla.
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373. Che cosa implica la dignità della persona nei
confronti della coscienza morale?
1780-1782
1798
La dignità della persona umana implica la rettitudine della
coscienza morale (che cioè sia in accordo con ciò che
è giusto e buono secondo la ragione e la Legge divina). A
motivo della stessa dignità personale, l’uomo non deve essere
costretto ad agire contro coscienza e non si deve neppure
impedirgli, entro i limiti del bene comune, di operare in
conformità ad essa, soprattutto in campo religioso.
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374. Come si forma la coscienza morale perché sia retta
e veritiera?
1783-1788
1799-1800
La coscienza morale retta e veritiera si forma con l’educazione,
con l’assimilazione della Parola di Dio e dell’insegnamento della
Chiesa. È sorretta dai doni dello Spirito Santo e aiutata dai
consigli di persone sagge. Inoltre giovano molto alla formazione
morale la preghiera e l’esame di coscienza.
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375. Quali norme la coscienza deve sempre seguire?
1789
Ce ne sono tre più generali: 1) non è mai consentito
fare il male perché ne derivi un bene; 2) la cosiddetta
Regola d’oro: « Tutto quanto volete che gli uomini
facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12); 3)
la carità passa sempre attraverso il rispetto del prossimo e
della sua coscienza, anche se questo non significa accettare come
un bene ciò che è oggettivamente un male.
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376. La coscienza morale può emettere giudizi
erronei?
1790-1794
1801-1802
La persona deve sempre obbedire al giudizio certo della propria
coscienza, ma può emettere anche giudizi erronei, per cause
non sempre esenti da colpevolezza personale. Non è però
imputabile alla persona il male compiuto per ignoranza
involontaria, anche se esso resta oggettivamente un male. È
quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai
suoi errori.
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LE VIRTÙ
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377. Che cos’è la virtù?
1803,1833
La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il
bene. «Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire
simile a Dio» (san Gregorio di Nissa). Vi sono virtù
umane e virtù teologali.
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378. Che cosa sono le virtù umane?
1804
1810-1811
1834,1839
Le virtù umane sono perfezioni abituali e stabili
dell’intelligenza e della volontà, che regolano i nostri atti,
ordinano le nostre passioni e indirizzano la nostra condotta in
conformità alla ragione e alla fede. Acquisite e rafforzate
per mezzo di atti moralmente buoni e ripetuti, sono purificate ed
elevate dalla grazia divina.
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379. Quali sono le virtù umane principali?
1805
1834
Sono le virtù denominate cardinali, che raggruppano
tutte le altre e che costituiscono i cardini della vita virtuosa.
Esse sono: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.
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380. Che cos’è la prudenza?
1806
1835
La prudenza dispone la ragione a discernere, in ogni
circostanza, il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per
attuarlo. Essa guida le altre virtù, indicando loro regola e
misura.
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381. Che cos’è la giustizia?
1807
1836
La giustizia consiste nella volontà costante e ferma di
dare agli altri ciò che è loro dovuto. La giustizia verso
Dio è chiamata «virtù della religione».
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382. Che cos’è la fortezza?
1808
1837
La fortezza assicura la fermezza nelle difficoltà e la
costanza nella ricerca del bene, giungendo fino alla capacità
dell’eventuale sacrificio della propria vita per una giusta
causa.
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383. Che cos’è la temperanza?
1809
1838
La temperanza modera l’attrattiva dei piaceri, assicura il
dominio della volontà sugli istinti e rende capaci di
equilibrio nell’uso dei beni creati.
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384. Che cosa sono le virtù teologali?
1812-1813
1840-1841
Sono le virtù che hanno come origine, motivo e oggetto
immediato Dio stesso. Infuse nell’uomo con la grazia santificante,
esse rendono capaci di vivere in relazione con la Trinità e
fondano e animano l’agire morale del cristiano, vivificando le
virtù umane. Sono il pegno della presenza e dell’azione dello
Spirito Santo nelle facoltà dell’essere umano.
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385. Quali sono le virtù teologali?
1813
Le virtù teologali sono la fede, la speranza e la
carità.
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386. Che cos’è la fede?
1814-1816
1842
La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo
a Dio e a tutto ciò che egli ci ha rivelato e che la Chiesa ci
propone di credere, perché Dio è la stessa Verità.
Con la fede l’uomo si abbandona a Dio liberamente. Perciò
colui che crede cerca di conoscere e fare la volontà di Dio,
perché «la fede opera per mezzo della carità»
(Gal 5,6).
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387. Che cos’è la speranza?
1817-1821
1843
La speranza è la virtù teologale per la quale noi
desideriamo e aspettiamo da Dio la vita eterna come nostra
felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo
e appoggiandoci all’aiuto della grazia dello Spirito Santo per
meritarla e perseverare sino alla fine della vita terrena.
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388. Che cos’è la carità?
1822-1829
1844
La carità è la virtù teologale per la quale
amiamo Dio al di sopra di tutto e il nostro prossimo come noi
stessi per amore di Dio. Gesù fa di essa il comandamento
nuovo, la pienezza della Legge. Essa è «il vincolo della
perfezione» (Col 3,14) e il fondamento delle altre
virtù, che anima, ispira e ordina: senza di essa «io non
sono nulla» e «niente mi giova» (1 Cor
13,1-3).
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389. Che cosa sono i doni dello Spirito Santo?
1830-1831
1845
I doni dello Spirito Santo sono disposizioni permanenti
che rendono l’uomo docile a seguire le ispirazioni divine. Essi
sono sette: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza,
pietà e timore di Dio.
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390. Che cosa sono i frutti dello Spirito Santo?
1832
I frutti dello Spirito Santo sono perfezioni plasmate in
noi come primizie della gloria eterna. La tradizione della Chiesa
ne enumera dodici: «Amore, gioia, pace, pazienza,
longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà,
modestia, continenza, castità» (Gal 5,22-23
volg.).
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IL PECCATO
391. Che cosa comporta per noi l’accoglienza della
misericordia di Dio?
1846-1848
1870
Essa comporta che riconosciamo le nostre colpe, pentendoci dei
nostri peccati. Dio stesso con la sua Parola e il suo Spirito svela
i nostri peccati, ci dona la verità della coscienza e la
speranza del perdono.
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392. Che cos’è il peccato?
1849-1851
1871-1872
Il peccato è «una parola, un atto o un desiderio
contrari alla Legge eterna» (Sant’Agostino). È un’rsquo;rsquo;offesa
a Dio, nella disobbedienza al suo amore. Esso ferisce la natura
dell’uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua
Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince
con la sua misericordia.
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393. Esiste una varietà dei peccati?
1852-1853
1873
La varietà dei peccati è grande. Essi possono essere
distinti secondo il loro oggetto o secondo le virtù o i
comandamenti ai quali si oppongono. Possono riguardare direttamente
Dio, il prossimo o noi stessi. Si possono inoltre distinguere in
peccati di pensiero, di parola, di azione e di omissione.
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394. Come si distingue il peccato, quanto alla
gravità?
1854
Si distingue in peccato mortale e veniale
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395. Quando si commette il peccato mortale?
1855-1861
1874
Si commette il peccato mortale quando ci sono nel contempo
materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso. Questo
peccato distrugge in noi la carità, ci priva della grazia
santificante, ci conduce alla morte eterna dell’inferno se non ci
si pente. Viene perdonato in via ordinaria mediante i Sacramenti
del Battesimo e della Penitenza o Riconciliazione.
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396. Quando si commette il peccato veniale?
1862-1864
1875
Il peccato veniale, che si differenzia essenzialmente dal
peccato mortale, si commette quando si ha materia leggera, oppure
anche grave, ma senza piena consapevolezza o totale consenso. Esso
non rompe l’alleanza con Dio, ma indebolisce la carità;
manifesta un affetto disordinato per i beni creati; ostacola i
progressi dell’anima nell’esercizio delle virtù e nella
pratica del bene morale; merita pene purificatorie temporali.
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397. Come prolifera in noi il peccato?
1865,1876
Il peccato trascina al peccato, e la sua ripetizione genera il
vizio.
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398. Che cosa sono i vizi?
1866-1867
I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono abitudini
perverse che ottenebrano la coscienza e inclinano al male. I vizi
possono essere collegati ai sette peccati cosiddetti
capitali, che sono: superbia, avarizia, invidia, ira,
lussuria, golosità, pigrizia o accidia.
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399. Esiste una nostra responsabilità nei peccati
commessi da altri?
1868
Esiste questa responsabilità, quando vi cooperiamo
colpevol-mente.
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400. Che cosa sono le strutture di peccato?
1869
Sono situazioni sociali o istituzioni contrarie alla legge
divina, espressione ed effetto di peccati personali.
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CAPITOLO SECONDO
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LA PERSONA E LA SOCIETÀ
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401. In che cosa consiste la dimensione sociale
dell’uomo?
1877-1880
1890-1891
Insieme alla chiamata personale alla beatitudine, l’uomo ha la
dimensione sociale come componente essenziale della sua natura e
della sua vocazione. Infatti: tutti gli uomini sono chiamati al
medesimo fine, Dio stesso; esiste una certa somiglianza tra la
comunione delle Persone divine e la fraternità che gli uomini
devono instaurare tra loro nella verità e nella carità;
l’amore del prossimo è inseparabile dall’amore per Dio.
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402. Qual è il rapporto tra la persona e la
società?
1881-1882
1892-1893
Principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali
è e deve essere la persona. Alcune società, quali
la famiglia e la comunità civica, sono ad essa necessarie.
Sono utili anche altre associazioni, tanto all’interno delle
comunità politiche quanto sul piano internazionale, nel
rispetto del principio di sussidiarietà.
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403. Che cosa indica il principio di
sussidiarietà?
1883-1885
1894
Tale principio indica che una società di ordine superiore
non deve assumere il compito spettante a una società di ordine
inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto
sostenerla in caso di necessità.
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404. Che cos’altro richiede un’rsquo;rsquo;autentica convivenza
umana?
1886-1889
1895-1896
Richiede di rispettare la giustizia e la giusta gerarchia dei
valori, come pure di subordinare le dimensioni materiali e
istintive a quelle interiori e spirituali. In particolare, là
dove il peccato perverte il clima sociale, occorre far appello alla
conversione dei cuori e alla grazia di Dio, per ottenere
cambiamenti sociali che siano realmente al servizio di ogni persona
e di tutta la persona. La carità, che esige e rende capaci
della pratica della giustizia, è il più grande
comandamento sociale.
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LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA SOCIALE
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405. Su che cosa si fonda l’autorità nella
società?
1897-1902
1918-1920
Ogni comunità umana ha bisogno di un’rsquo;rsquo;autorità
legittima, che assicuri l’ordine e contribuisca all’attuazione del
bene comune. Tale autorità trova il proprio fondamento nella
natura umana, perché corrisponde all’ordine stabilito da
Dio.
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406. Quando l’autorità è esercitata in modo
legittimo?
1901
1903-1904
1921-1922
l’autorità è esercitata in modo legittimo quando
agisce per il bene comune e per conseguirlo usa mezzi moralmente
leciti. Perciò i regimi politici devono essere determinati
dalla libera decisione dei cittadini e devono rispettare il
principio dello «Stato di diritto», nel quale è
sovrana la legge, e non la volontà arbitraria degli uomini. Le
leggi ingiuste e le misure contrarie all’ordine morale non sono
obbliganti per le coscienze.
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407. Che cos’è il bene comune?
1905-1906
1924
Per bene comune si intende l’insieme di quelle condizioni di
vita sociale che permettono ai gruppi e ai singoli di realizzare la
propria perfezione.
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408. Che cosa comporta il bene comune?
1907-1909
1925
Il bene comune comporta: il rispetto e la promozione dei diritti
fondamentali della persona; lo sviluppo dei beni spirituali e
temporali delle persone e della società; la pace e la
sicurezza di tutti.
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409. Dove si realizza in maniera più rilevante il bene
comune?
1910-1912
1927
La realizzazione più completa del bene comune si trova in
quelle comunità politiche, che difendono e promuovono il bene
dei cittadini e dei ceti intermedi, senza dimenticare il bene
universale della famiglia umana.
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410. Come l’uomo partecipa alla realizzazione del bene
comune?
1913-1917
1926
Ogni uomo, secondo il posto e il ruolo che ricopre, partecipa a
promuovere il bene comune, rispettando le leggi giuste e facendosi
carico dei settori di cui ha la responsabilità personale,
quali la cura della propria famiglia e l’impegno nel proprio
lavoro. I cittadini inoltre, per quanto è possibile, devono
prendere parte attiva alla vita pubblica.
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LA GIUSTIZIA SOCIALE
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411. Come la società assicura la giustizia
sociale?
1928-1933
1943-1944
La società assicura la giustizia sociale quando rispetta la
dignità e i diritti della persona, fine proprio della
società stessa. Inoltre la società persegue la giustizia
sociale, che è connessa con il bene comune e l’esercizio
dell’autorità, quando realizza le condizioni che consentono
alle associazioni e agli individui di conseguire ciò a cui
hanno diritto.
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412. Su che cosa si fonda l’uguaglianza tra gli
uomini?
1934-1935
1945
Tutti gli uomini godono di eguale dignità e diritti
fondamentali, in quanto, creati a immagine dell’unico Dio e dotati
di una medesima anima razionale, hanno la stessa natura e origine,
e sono chiamati, in Cristo unico salvatore, alla medesima
beatitudine divina.
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413. Come valutare le disuguaglianze tra gli uomini?
1936-1938
1946-1947
Ci sono delle disuguaglianze inique, economiche e sociali, che
colpiscono milioni di esseri umani; esse sono in aperto contrasto
con il Vangelo, contrarie alla giustizia, alla dignità delle
persone, alla pace. Ma ci sono anche differenze tra gli uomini,
causate da vari fattori, che rientrano nel piano di Dio. Infatti,
Egli vuole che ciascuno riceva dagli altri ciò di cui ha
bisogno, e che coloro che hanno «talenti» particolari li
condividano con gli altri. Tali differenze incoraggiano e spesso
obbligano le persone alla magnanimità, alla benevolenza e alla
condivisione, e spingono le culture a mutui arricchimenti.
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414. Come si esprime la solidarietà umana?
1939-1942
1948
La solidarietà, che scaturisce dalla fraternità umana
e cristiana, si esprime anzitutto nella giusta ripartizione dei
beni, nella equa remunerazione del lavoro e nell’impegno per un
ordine sociale più giusto. La virtù della
solidarietà attua anche la condivisione dei beni spirituali
della fede, ancor più importanti di quelli materiali.
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CAPITOLO TERZO
LA SALVEZZA DI DIO: LA
LEGGE E LA GRAZIA
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LA LEGGE MORALE
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415. Che cos’è la legge morale?
1950-1953;
1975-1978
La legge morale è opera della Sapienza divina. Prescrive
all’uomo le vie, le norme di condotta che conducono alla
beatitudine promessa e vietano le strade che allontanano da
Dio.
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416. In che cosa consiste la legge morale naturale?
1954-1960;
1978-1979
La legge naturale, iscritta dal Creatore nel cuore di ogni uomo,
consiste in una partecipazione alla sapienza e alla bontà di
Dio ed esprime il senso morale originario, che permette all’uomo di
discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male. Essa è
universale e immutabile e pone la base dei doveri e dei diritti
fondamentali della persona, nonché della comunità umana e
della stessa legge civile.
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417. È percepita da tutti tale legge?
1960
A causa del peccato, la legge naturale non sempre e non da tutti
viene percepita con uguale chiarezza e immediatezza.
Per questo Dio « ha scritto sulle tavole della
Legge quanto gli uomini non riuscivano a leggere nei loro
cuori» (Sant’Agostino).
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418. Qual è il rapporto tra la legge naturale e la Legge
antica?
1961-1962
1980
La Legge antica è il primo stadio della Legge rivelata.
Essa esprime molte verità che sono naturalmente accessibili
alla ragione e che si trovano così affermate e autenticate
nelle Alleanze della salvezza. Le sue prescrizioni morali, che sono
riassunte nei Dieci Comandamenti del Decalogo, pongono i fondamenti
della vocazione dell’uomo, vietano ciò che è contrario
all’amore di Dio e del prossimo, e prescrivono ciò che gli
è essenziale.
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419. Come si colloca la Legge antica nel piano della
salvezza?
1963-1964
1982
La Legge antica permette di conoscere molte verità
accessibili alla ragione, indica ciò che si deve o non si deve
fare, e soprattutto, come fa un saggio pedagogo, prepara e dispone
alla conversione e all’accoglienza del Vangelo. Tuttavia, pur
essendo santa, spirituale e buona, la Legge antica è ancora
imperfetta, poiché non dona da se stessa la forza e la grazia
dello Spirito per osservarla.
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420. Che cos’è la nuova Legge o Legge
evangelica?
1965-1972
1983-1985
La nuova Legge o Legge evangelica, proclamata e realizzata da
Cristo, è la pienezza e il compimento della Legge divina,
naturale e rivelata. Essa è riassunta nel comandamento di
amare Dio e il prossimo, e di amarci come Cristo ci ha amato;
è anche una realtà interiore all’uomo: la grazia dello
Spirito Santo che rende possibile un tale amore. È «la
legge della libertà» (Gc 1,25), perché porta
ad agire spontaneamente sotto l’impulso della carità.
«La nuova legge è principalmente la stessa grazia
dello Spirito Santo, che è data ai credenti in
Cristo» (san Tommaso d’ Aquino).
421. Dove si trova la Legge nuova?
1971-1974
1986
La Legge nuova si trova in tutta la vita e la predicazione di
Cristo e nella catechesi morale degli Apostoli: il Discorso della
Montagna ne è la principale espressione.
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GRAZIA E GIUSTIFICAZIONE
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422. Che cos’è la giustificazione?
1987-1995
2017-2020
La giustificazione è l’opera più eccellente dell’amore
di Dio. È l’azione misericordiosa e gratuita di Dio, che
cancella i nostri peccati e ci rende giusti e santi in tutto il
nostro essere. Ciò avviene per mezzo della grazia dello
Spirito Santo, che ci è stata meritata dalla passione di
Cristo e ci è donata nel Battesimo. La giustificazione dà
inizio alla libera risposta dell’uomo, cioè alla fede in
Cristo e alla collaborazione con la grazia dello Spirito Santo.
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423. Che cos’è la grazia che giustifica?
1996-1998,
2005
2021
La grazia è il dono gratuito che Dio ci dà per
renderci partecipi della sua vita trinitaria e capaci di agire per
amor suo, È chiamata grazia abituale, o santificante o
deificante, perché ci santifica e ci divinizza. È
soprannaturale, perché dipende interamente
dall’iniziativa gratuita di Dio e supera le capacità
dell’intelligenza e delle forze dell’uomo. Sfugge quindi alla
nostra esperienza.
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424. Quali altri tipi di grazia ci sono?
1999-2000
2003-2004
2023-2024
Oltre alla grazia abituale, ci sono: le grazie attuali (doni
circostanziati); le grazie sacramentali (doni propri di ciascun
sacramento); le grazie speciali o carismi (aventi come fine il bene
comune della Chiesa), tra cui le grazie di stato, che accompagnano
l’esercizio dei ministeri ecclesiali e delle responsabilità
della vita.
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425. Qual è il rapporto tra la grazia e la libertà
dell’uomo?
2001-2002
La grazia previene, prepara e suscita la libera risposta
dell’uomo. Essa risponde alle profonde aspirazioni della
libertà umana, la invita a cooperare e la conduce alla sua
perfezione
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426. Che cos’è il merito?
2006-2010,
2025-2026
Il merito è ciò che dà diritto alla ricompensa
per un’rsquo;rsquo;azione buona. Nei confronti di Dio, l’uomo, di per sé,
non può meritare nulla, avendo tutto da lui gratuitamente
ricevuto. Tuttavia, Dio gli dona la possibilità di acquistare
meriti per l’unione alla carità di Cristo, sorgente dei nostri
meriti davanti a Dio. I meriti delle opere buone devono perciò
essere attribuiti anzitutto alla grazia di Dio e poi alla libera
volontà dell’uomo,
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427. Quali beni possiamo meritare?
2010-2011;
2027
Sotto la mozione dello Spirito Santo possiamo meritare, per noi
stessi e per gli altri, le grazie utili per santificarci e per
giungere alla vita eterna, come pure i beni temporali a noi
convenienti secondo il disegno di Dio. Nessuno può meritare la
grazia prima, quella che sta all’origine della conversione e
della giustificazione.
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428. Siamo tutti chiamati alla santità
cristiana?
2012-2016
2028-2029
Tutti i fedeli sono chiamati alla santità cristiana. Essa
è pienezza della vita cristiana e perfezione della
carità, e si attua nell’unione intima con Cristo, e, in lui,
con la Santissima Trinità. Il cammino di santificazione del
cristiano, dopo essere passato attraverso la Croce, avrà il
suo compimento nella Risurrezione finale dei giusti, nella quale
Dio sarà tutto in tutte le cose.
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LA CHIESA, MADRE E MAESTRA
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429. In qual modo la Chiesa nutre la vita morale del
cristiano?
2030-2031
2047
La Chiesa è la comunità dove il cristiano accoglie la
Parola di Dio e gli insegnamenti della «Legge di Cristo»
(Gal 6,2); riceve la grazia dei sacramenti; si unisce
all’offerta eucaristica di Cristo, in modo che la sua vita morale
sia un culto spirituale; apprende l’esempio di santità della
Vergine Maria e dei Santi.
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430. Perché il Magistero della Chiesa interviene nel
campo morale?
2032-2040
2049-2051
Perché è compito del Magistero della Chiesa predicare
la fede da credere e da praticare nella vita. Tale compito si
estende anche alle prescrizioni specifiche della legge naturale,
perché la loro osservanza è necessaria per la
salvezza.
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431. Quali finalità hanno i precetti della
Chiesa?
2041
2048
I cinque precetti della Chiesa hanno come fine di garantire ai
fedeli il minimo indispensabile dello spirito di preghiera, della
vita sacramentale, dell’impegno morale e della crescita dell’amore
di Dio e del prossimo.
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432. Quali sono i precetti della Chiesa?
2042-2043
Essi sono: 1) partecipare alla Messa la domenica e le altre
feste comandate e rimanere liberi da lavori e da attività che
potrebbero impedire la santificazione di tali giorni; 2) confessare
i propri peccati, ricevendo il Sacramento della Riconciliazione
almeno una volta all’anno; 3) accostarsi al Sacramento
dell’Eucaristia almeno a Pasqua; 4) astenersi dal mangiare carne e
osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa; 5)
sovvenire alle necessità materiali della Chiesa, ciascuno
secondo le proprie possibilità.
433. Perché la vita morale dei cristiani è
indispensabile per l’annunzio del Vangelo?
2044-2046
Perché con la loro vita conforme al Signore Gesù i
cristiani attirano gli uomini alla fede nel vero Dio, edificano la
Chiesa, informano il mondo con lo spirito del Vangelo e affrettano
la venuta del Regno di Dio.
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SEZIONE SECONDA
I DIECI COMANDAMENTI
Esodo
20,2-17
Io sono il Signore tuo Dio,
che ti ho fatto uscire
dal paese d’Egitto,
dalla condizione
di schiavitù
Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né
immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo,
né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di
ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai
davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono
il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli
fino alla terza e alla quarta generazione per coloro che mi odiano,
ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per coloro
che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio, perché il
Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Sei giorni
faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il
sabato in onore del Signore, tuo Dio. Tu non farai alcun lavoro,
né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo
schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né
il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il
Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in
essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il
Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato
sacro.
Onora tuo padre e tua madre
perché si prolunghino i tuoi
giorni nel paese che ti dà il
Signore, tuo Dio.
Non uccidere.
Non commettere
adulterio.
Non rubare.
Non pronunciare falsa
testimonianza contro il tuo
prossimo.
Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie
del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava,
né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che
appartenga al tuo prossimo.
Deuteronomio
5,6-21
Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese
d’Egitto, dalla condizione servile.
Non avere altri dèi di fronte a me...
Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio.
Osserva il giorno di sabato per santificarlo.
Onora tuo padre e tua madre.
Non uccidere.
Non commettere adulterio.
Non rubare.
Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare alcuna
delle cose che sono del tuo prossimo.
Formula
catechistica
Io sono il Signore tuo Dio:
1. Non avrai altro Dio fuori di me.
2. Non nominare il nome di Dio invano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora tuo padre e tua madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d’altri.
10. Non desiderare la roba d’altri.
434. «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere
la vita eterna?» (Mt 19,16).
2052-2054
2075-2076
Al giovane che gli rivolge questa domanda Gesù risponde:
«Se vuoi entrare nella vita, osserva i Comandamenti», e
poi aggiunge: «Vieni e seguimi» (Mt 19,16.21).
Seguire Gesù implica l’osservanza dei Comandamenti. La Legge
non è abolita, ma l’uomo è invitato a ritrovarla nella
persona del divino Maestro, che la realizza perfettamente in se
stesso, ne rivela il pieno significato e ne attesta la
perennità.
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435. Come Gesù interpreta la Legge?
2055
Gesù la interpreta alla luce del duplice e unico
Comandamento della carità, pienezza della Legge: «Amerai
il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e
con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo
dei Comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il
prossimo tuo come te stesso. Da questi due Comandamenti dipende
tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,37-40).
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436. Che cosa significa «Decalogo»?
2056-2057
Decalogo significa «dieci parole» (Es 34,28).
Queste parole riassumono la Legge donata da Dio al popolo d’Israele
nel contesto dell’Alleanza mediante Mosè. Esso, nel presentare
i Comandamenti dell’amore di Dio (i primi tre) e del prossimo (gli
altri sette), traccia, per il popolo eletto e per ciascuno in
particolare, il cammino di una vita liberata dalla schiavitù
del peccato.
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437. Qual è il legame del Decalogo con
l’Alleanza?
2058-2063
2077
Il Decalogo si comprende alla luce dell’ Alleanza, nella quale
Dio si rivela, facendo conoscere la sua volontà.
Nell’osservare i Comandamenti, il popolo esprime la propria
appartenenza a Dio e risponde con gratitudine alla sua iniziativa
d’amore.
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438. Quale importanza dà la Chiesa al Decalogo?
2064-2068
Fedele alla Scrittura e all’esempio di Gesù, la Chiesa
riconosce al Decalogo un’rsquo;rsquo;importanza e un significato basilari. I
cristiani sono obbligati ad osservarlo.
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439. Perché il Decalogo costituisce un’rsquo;rsquo;unità
organica?
2069; 2079
I dieci Comandamenti costituiscono un insieme organico e
indissociabile, perché ogni Comandamento rimanda agli altri e
a tutto il Decalogo. Perciò trasgredire un Comandamento è
infrangere l’intera Legge.
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440. Perché il Decalogo obbliga gravemente?
2072-2073
2081
Perché enuncia i doveri fondamentali dell’uomo verso Dio e
verso il prossimo.
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441. È possibile osservare il Decalogo?
2074
2082
Sì, perché Cristo, senza il quale nulla possiamo fare,
ci rende capaci di osservarlo, con il dono del suo Spirito e della
sua grazia.
CAPITOLO PRIMO
«AMERAI IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL TUO CUORE,
CON TUTTA LA TUA ANIMA E CON TUTTA LA TUA MENTE»
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IL PRIMO COMANDAMENTO: IO SONO IL SIGNORE DIO
TUO.
NON AVRAI ALTRO DIO FUORI DI ME
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442. Che cosa implica l’affermazione di Dio: «lo sono il
Signore Dio tuo» (Es 20,2)?
2083-2094
2133-2134
Implica per il fedele di custodire e attuare le tre virtù
teologali e di evitare i peccati che vi si oppongono. La
fede crede in Dio e respinge ciò che le è contrario,
come ad esempio, il dubbio volontario, l’incredulità,
l’eresia, l’apostasia, lo scisma. La speranza attende
fiduciosamente la beata visione di Dio e il suo aiuto, evitando la
disperazione e la presunzione. La carità ama Dio al di
sopra di tutto: vanno dunque respinte l’indifferenza,
l’ingratitudine, la tiepidezza, l’accidia o indolenza spirituale, e
l’odio di Dio, che nasce dall’orgoglio.
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443. Che cosa comporta la Parola del Signore: «Adora il
Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto»
(Mt 4,10)?
2095-2105
2135-2136
Essa comporta: adorare Dio come Signore di tutto ciò che
esiste; rendergli il culto dovuto individualmente e
comunitariamente; pregarlo con espressioni di lode, di
ringraziamento e di supplica; offrirgli sacrifici, soprattutto
quello spirituale della propria vita, in unione con il sacrificio
perfetto di Cristo; mantenere le promesse e i voti a Lui fatti.
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444. In qual modo la persona attua il proprio diritto a
rendere culto a Dio nella verità e nella libertà?
2104-2109
2137
Ogni uomo ha il diritto e il dovere morale di cercare la
verità, specialmente in ciò che riguarda Dio e la sua
Chiesa, e, una volta conosciuta, di abbracciarla e custodirla
fedelmente, rendendo a Dio un culto autentico. Nello stesso tempo,
la dignità della persona umana richiede che in materia
religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la propria coscienza,
né impedito, entro i giusti limiti dell’ordine pubblico, di
agire in conformità ad essa, privatamente o pubblicamente, in
forma individuale o associata.
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445. Che cosa proibisce Dio quando comanda: «Non avrai
altri dèi di fronte a me» (Es 20,2)?
2110-2128
2138-2140
Questo Comandamento proibisce:
- il politeismo e l’idolatria che divinizza una
creatura, il potere, il denaro, perfino il demonio;
- la superstizione, che è una deviazione del culto
dovuto al vero Dio e che si esprime anche nelle varie forme di
divinazione, magia, stregoneria e spiritismo;
- l’irreligione, che si esprime nel tentare Dio con
parole o atti; nel sacrilegio, che profana persone o cose sacre
soprattutto l’Eucaristia; nella simonia, che è la volontà
di acquistare o vendere le realtà spirituali;
- l’ateismo, che respinge l’esistenza di Dio, fondandosi
spesso su una falsa concezione dell’autonomia umana;
- l’agnosticismo, per cui nulla si può sapere su
Dio, e che comprende l’indifferentismo e l’ateismo pratico.
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446. Il comando di Dio: «Non ti farai alcuna immagine
scolpita...»(Es 20,3) proibisce il culto delle
immagini?
2129-2132
2141
Nell’Antico Testamento con tale comando si proibiva di
rappresentare il Dio assolutamente trascendente. A partire
dall’Incarnazione del Figlio di Dio, il culto cristiano delle sacre
immagini è giustificato (come afferma il secondo Concilio di
Nicea del 787), poiché si fonda sul Mistero del Figlio di Dio
fatto uomo, nel quale il Dio trascendente si rende visibile. Non si
tratta di un’rsquo;rsquo;adorazione dell’immagine, ma di una venerazione di chi
in essa è rappresentato: Cristo, la Vergine, gli Angeli e i
Santi.
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IL SECONDO COMANDAMENTO:
NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO
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447. Come si rispetta la santità del Nome di
Dio?
2142-2149
2160-2162
Il Nome santo di Dio si rispetta invocandolo, benedicendolo,
lodandolo e glorificandolo. Vanno dunque evitati l’abuso di
appellarsi al Nome di Dio per giustificare un crimine e ogni uso
sconveniente del suo Nome, come la bestemmia, che per sua
natura è un peccato grave; le imprecazioni e
l’infedeltà alle promesse fatte nel Nome di Dio.
448. Perché è proibito il falso giuramento?
2150-2151
2163-2164
Perché cosi si chiama in causa Dio, che è la stessa
verità, come testimone di una menzogna.
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«Non giurare né per il Creatore, né per la
creatura, se non con verità, per necessità e con
riverenza» (Sant’Ignazio di Loyola).
449. Che cos’è lo spergiuro?
2152-2155
Lo spergiuro è fare, sotto giuramento, una promessa con
l’intenzione di non mantenerla, oppure violare la promessa fatta
sotto giuramento. È un peccato grave contro Dio, che è
sempre fedele alle sue promesse.
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IL TERZO COMANDAMENTO:
RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE
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450. Perché Dio «ha benedetto il giorno di sabato e
lo ha dichiarato sacro» (Es 20,11)?
2168-2172
2189
Perché in giorno di sabato si fa memoria del riposo di
Dio nel settimo giorno della creazione, come pure della
liberazione d’Israele dalla schiavitù d’Egitto e dell’Alleanza
che Dio ha sancito con il suo popolo.
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451. Come si comporta Gesù nei confronti del
sabato?
2173
Gesù riconosce la santità del sabato e con
autorità divina ne dà l’interpretazione autentica:
«Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il
sabato» (Mc 2,27).
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452. Per quale motivo, per i cristiani, il sabato è
stato sostituito dalla domenica?
2174-2176
2190-2191
Perché la domenica è il giorno della Risurrezione di
Cristo. Come «primo giorno della settimana» (Mc
16,2), essa richiama la prima creazione; come «ottavo
giorno», che segue il sabato, significa la nuova creazione
inaugurata con la Risurrezione di Cristo. E diventata così,
per i cristiani, il primo di tutti i giorni e di tutte le feste:
il giorno del Signore, nel quale egli, con la sua Pasqua,
porta a compimento la verità spirituale del sabato ebraico ed
annuncia il riposo eterno dell’uomo in Dio.
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453. Come si santifica la domenica?
2177-2185
2192-2193
I cristiani santificano la domenica e le altre feste di precetto
partecipando all’Eucaristia del Signore, e astenendosi anche da
quelle attività che impediscono di rendere culto a Dio e
turbano la letizia propria del giorno del Signore o la necessaria
distensione della mente e del corpo. Sono consentite le
attività legate a necessità familiari o a servizi di
grande utilità sociale, purché non creino abitudini
pregiudizievoli alla santificazione della domenica, alla vita di
famiglia e alla salute.
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454. Perché è importante riconoscere civilmente la
domenica come giorno festivo?
2186-2188
2194-2195
Perché a tutti sia data la reale possibilità di godere
di sufficiente riposo e di tempo libero che permettano loro di
curare la vita religiosa, familiare, culturale e sociale; di
disporre di un tempo propizio per la meditazione, la riflessione,
il silenzio e lo studio; di dedicarsi alle opere di bene, in
particolare a favore dei malati e degli anziani.
CAPITOLO SECONDO
«AMERAI IL
PROSSIMO TUO COME TE STESSO»
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IL QUARTO COMANDAMENTO:
ONORA TUO PADRE E TUA MADRE
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455. Che cosa comanda il quarto Comandamento?
2196-2200
2247-2248
Esso comanda di onorare e rispettare i nostri genitori e coloro
che Dio, per il nostro bene, ha rivestito della sua
autorità.
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456. Qual è la natura della famiglia nel piano di
Dio?
2201-2205
2249
Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme ai loro
figli una famiglia. Dio ha istituito la famiglia e l’ha dotata
della sua costituzione fondamentale. Il matrimonio e la famiglia
sono ordinati al bene degli sposi, e alla procreazione e
all’educazione dei figli. Tra i membri di una stessa famiglia si
stabiliscono relazioni personali e responsabilità primarie. In
Cristo la famiglia diventa Chiesa domestica, perché
è comunità di fede, di speranza e di amore.
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457. Quale posto occupa la famiglia nella
società?
2207-2208
La famiglia è la cellula originaria della società
umana e precede qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica
autorità. I principi e i valori familiari costituiscono il
fondamento della vita sociale. La vita di famiglia è
un’rsquo;rsquo;iniziazione alla vita della società.
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458. Quali doveri ha la società nei confronti della
famiglia?
2209-2213
2250
La società ha il dovere di sostenere e consolidare il
matrimonio e la famiglia, nel rispetto anche del principio di
sussidiarietà. I pubblici poteri devono rispettare, proteggere
e favorire la vera natura del matrimonio e della famiglia, la
morale pubblica, i diritti dei genitori e la prosperità
domestica.
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459. Quali sono i doveri dei figli verso i genitori?
2214-2220
2251
Verso i genitori, i figli devono rispetto (pietà filiale),
riconoscenza, docilità e obbedienza, contribuendo così,
anche con le buone relazioni tra fratelli e sorelle, alla crescita
dell’armonia e della santità di tutta la vita familiare.
Qualora i genitori si trovassero in situazioni di indigenza, di
malattia, di solitudine o di vecchiaia, i figli adulti debbono loro
aiuto morale e materiale.
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460. Quali sono i doveri dei genitori verso i figli?
2221-2231
Partecipi della paternità divina, i genitori sono per i
figli i primi responsabili dell’educazione e i primi annunciatori
della fede. Essi hanno il dovere di amare e di rispettare i figli
come persone e come figli di Dio, e di provvedere,
per quanto possibile, ai loro bisogni materiali e spirituali,
scegliendo per loro una scuola adeguata e aiutandoli con prudenti
consigli nella scelta della professione e dello stato di vita. In
particolare hanno la missione di educarli alla fede cristiana.
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461. Come i genitori educano i loro figli alla fede
cristiana?
2252-2253
Principalmente con l’esempio, la preghiera, la catechesi
familiare e la partecipazione alla vita ecclesiale.
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462. I legami familiari sono un bene assoluto?
2232-2233
I vincoli familiari, sebbene importanti, non sono assoluti
perché la prima vocazione del cristiano è di seguire
Gesù, amandolo: «Chi ama il padre o la madre più di
me, non è degno di me; chi ama la figlia o il figlio più
di me, non è degno di me» (Mt 10,37). I genitori
devono favorire con gioia la sequela di Gesù da parte dei loro
figli, in ogni stato di vita, anche nella vita consacrata o nel
ministero sacerdotale.
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463. Come va esercitata l’autorità nei vari ambiti della
società civile?
2234-2237
2254
Va sempre esercitata come un servizio, rispettando i diritti
fondamentali dell’uomo, una giusta gerarchia dei valori, le leggi,
la giustizia distributiva e il principio di sussidiarietà.
Ognuno, nell’esercizio dell’autorità, deve ricercare
l’interesse della comunità anziché il proprio, e deve
ispirare le sue decisioni alla verità su Dio, sull’uomo e sul
mondo.
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464. Quali sono i doveri dei cittadini nei confronti delle
autorità civili?
2238-2241
2255
Coloro che sono sottomessi all’autorità devono considerare
i loro superiori come rappresentanti di Dio, offrendo loro leale
collaborazione per il buon funzionamento della vita pubblica e
sociale. Ciò comporta l’amore e il servizio della patria, il
diritto e il dovere di voto, il versamento delle imposte, la difesa
del paese e il diritto a una critica costruttiva.
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465. Quando il cittadino non deve obbedire alle autorità
civili?
2242-2243
2256
Il cittadino non deve in coscienza obbedire quando le leggi
delle autorità civili si oppongono alle esigenze dell’ordine
morale: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli
uomini» (At 5,29).
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IL QUINTO COMANDAMENTO: NON UCCIDERE
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466. Perché la vita umana va rispettata?
2258-2262
2318-2320
Perché è sacra. Fin dal suo inizio essa
comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una
relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. A nessuno
è lecito distruggere direttamente un essere umano innocente,
essendo ciò gravemente contrario alla dignità della
persona e alla santità del Creatore. «Non far morire
l’innocente e il giusto» (Es 23,7).
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467. Perché la legittima difesa delle persone e delle
società non va contro tale norma?
2263-2265
Perché con la legittima difesa si attua la scelta di
difendersi e si valorizza il diritto alla vita, propria o altrui, e
non la scelta di uccidere. La legittima difesa, per chi ha
responsabilità della vita altrui, può essere anche un
grave dovere. Tuttavia, essa non deve comportare un uso della
violenza maggiore del necessario.
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468. A che serve una pena?
2266
Una pena, inflitta da una legittima autorità pubblica, ha
lo scopo di riparare il disordine introdotto dalla colpa, di
difendere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, di
contribuire alla correzione del colpevole.
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469. Quale pena si può infliggere?
2267
La pena inflitta deve essere proporzionata alla gravità del
delitto. Oggi,a seguito delle possibilità di cui lo Stato
dispone per reprimere il crimine rendendo inoffensivo il colpevole,
i casi di assoluta necessità di pena di morte «sono ormai
molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti»
(Evangelium vitae). Quando i mezzi incruenti sono
sufficienti, l’autorità si limiterà a questi mezzi,
perché questi corrispondono meglio alle condizioni concrete
del bene comune, sono più conformi alla dignità della
persona e non tolgono definitivamente al colpevole la
possibilità di redimersi.
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470. Che cosa proibisce il quinto Comandamento?
2268-2283
2321-2326
Il quinto Comandamento proibisce come gravemente contrari alla
legge morale:
- l’omicidio diretto e volontario, e la cooperazione ad
esso;
- l’aborto diretto, voluto come fine o come mezzo,
nonché la cooperazione ad esso, pena la scomunica, perché
l’essere umano, fin dal suo concepimento, va rispettato e protetto
in modo assoluto nella sua integrità;
- l’eutanasia diretta, che consiste nel mettere fine, con
un atto o l’omissione di un’rsquo;rsquo;azione dovuta, alla vita di persone
handicappate, ammalate o prossime alla morte;
- il suicidio e la cooperazione volontaria ad esso, in
quanto è un’rsquo;rsquo;offesa grave al giusto amore di Dio, di sé e
del prossimo: quanto alla responsabilità, essa può essere
aggravata in ragione dello scandalo o attenuata da particolari
disturbi psichici o da gravi timori.
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471. Quali procedure mediche sono consentite, quando la morte
è considerata imminente?
2278-2279
Le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non
possono essere legittimamente interrotte. Sono legittimi invece
l’uso di analgesici, non finalizzati alla morte, e la rinuncia
«all’accanimento terapeutico», cioè all’utilizzo di
procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di
esito positivo.
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472. Perché la società deve proteggere ogni
embrione?
2273-2274
Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano, fin
dal suo concepimento, è un elemento costitutivo della
società civile e della sua legislazione. Quando lo Stato non
mette la sua forza al servizio dei diritti di tutti e in
particolare dei più deboli, tra i quali i concepiti ancora non
nati, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di
diritto.
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473. Come si evita lo scandalo?
2284-2287
Lo scandalo, che consiste nell’indurre altri a compiere il male,
si evita rispettando l’anima e il corpo della persona. Se
deliberatamente si induce altri a peccare gravemente, si commette
una colpa grave.
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474. Quale dovere abbiamo verso il corpo?
2288-2291
Dobbiamo avere una ragionevole cura della salute fisica,
propria ed altrui, evitando tuttavia il culto del corpo e
ogni sorta di eccessi. Vanno inoltre evitati l’uso di stupefacenti,
che causano gravissimi danni alla salute e alla vita umana, e anche
l’abuso dei cibi, dell’alcool, del tabacco e dei medicinali.
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475. Quando sono moralmente legittime le sperimentazioni
scientifiche, mediche o psicologiche, sulle persone o sui gruppi
umani?
2292-2295
Sono moralmente legittime se sono a servizio del bene integrale
della persona e della società, senza rischi sproporzionati per
la vita e l’integrità fisica e psichica dei soggetti,
opportunamente informati e consenzienti.
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476. Sono consentiti il trapianto e la donazione di organi,
prima e dopo la morte?
2296
Il trapianto di organi è moralmente accettabile col
consenso del donatore e senza rischi eccessivi per lui. Per il
nobile atto della donazione degli organi dopo la morte deve essere
pienamente accertata la morte reale del donatore.
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477. Quali pratiche sono contrarie al rispetto
dell’integrità corporea della persona umana?
2297-2298
Esse sono: i rapimenti e i sequestri di persona, il terrorismo,
la tortura, le violenze, la sterilizzazione diretta. Le amputazioni
e le mutilazioni di una persona sono moralmente consentite solo per
indispensabili fini terapeutici della medesima.
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478. Quale cura si deve avere per i moribondi?
2299
I moribondi hanno diritto a vivere con dignità gli ultimi
momenti della loro vita terrena, soprattutto con il sostegno
della preghiera e dei Sacramenti che preparano all’incontro con il
Dio vivente.
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479. Come devono essere trattati i corpi dei defunti?
2300-2301
I corpi dei defunti devono essere trattati con rispetto e
carità. La loro cremazione è permessa se attuata senza
mettere in questione la fede nella risurrezione dei corpi.
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480. Che cosa chiede il Signore ad ogni persona a riguardo
della pace?
2302-2303
Il Signore, che proclama «beati gli operatori di
pace» (Mt 5,9), chiede la pace del cuore e denuncia
l’immoralità dell’ira, che è desiderio di vendetta per il
male ricevuto, e dell’odio, che porta a desiderare il male per il
prossimo. Questi atteggiamenti, se volontari e consentiti in cose
di grande importanza, sono peccati gravi contro la carità.
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481. Che cos’è la pace nel mondo?
2304-2305
La pace nel mondo, la quale è richiesta per il rispetto e
lo sviluppo della vita umana, non è semplice assenza della
guerra o equilibrio di forze contrastanti, ma è «la
tranquillità dell’ordine» (Sant’Agostino), «frutto
della giustizia» (Is 32,17) ed effetto della
carità. La pace terrena è immagine e frutto della pace di
Cristo.
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482. Che cosa richiede la pace nel mondo?
2304
2307-2308
Essa richiede l’equa distribuzione e la tutela dei beni delle
persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto
della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica
della giustizia e della fratellanza.
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483. Quando è moralmente consentito l’uso della forza
militare?
2307-2310
l’uso della forza militare è moralmente giustificato dalla
presenza contemporanea delle seguenti condizioni: certezza di un
durevole e grave danno subito; inefficacia di ogni alternativa
pacifica; fondate possibilità di successo; assenza di mali
peggiori, considerata l’odierna potenza dei mezzi di
distruzione.
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484. In caso di minaccia di guerra, a chi spetta la
valutazione rigorosa di tali condizioni?
2309
Essa spetta al giudizio prudente dei governanti, cui compete
anche il diritto di imporre ai cittadini l’obbligo della difesa
nazionale, fatto salvo il diritto personale all’obiezione di
coscienza, da attuarsi con altra forma di servizio alla
comunità umana.
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485. In caso di guerra, che cosa chiede la legge
morale?
2312-2314
2328
La legge morale rimane sempre valida, anche in caso di guerra.
Essa chiede che si trattino con umanità i non combattenti, i
soldati feriti e i prigionieri. Le azioni deliberatamente contrarie
al diritto delle genti e le disposizioni che le impongono sono dei
crimini che l’obbedienza cieca non serve a scusare. Si devono
condannare le distruzioni di massa come pure lo sterminio di un
popolo o di una minoranza etnica, che sono peccati gravissimi: si
è moralmente in obbligo di fare resistenza agli ordini di chi
li comanda.
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486. Che cosa bisogna fare per evitare la guerra?
2315-2317
2327-2330
Si deve fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile
per evitare in ogni modo la guerra, dati i mali e le ingiustizie
che essa provoca. In particolare, bisogna evitare l’accumulo e il
commercio delle armi non debitamente regolamentati dai poteri
legittimi; le ingiustizie soprattutto economiche e sociali; le
discriminazioni etniche e religiose; l’invidia, la diffidenza,
l’orgoglio e lo spirito di vendetta. Quanto si fa per eliminare
questi ed altri disordini aiuta a costruire la pace e ad evitare la
guerra.
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IL SESTO COMANDAMENTO: NON COMMETTERE
ADULTERIO
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487. Quale compito ha la persona umana nei confronti della
propria identità sessuale?
2331-2336
2392-2393
Dio ha creato l’uomo maschio e femmina, con uguale dignità
personale, e ha iscritto in lui la vocazione dell’amore e della
comunione. Spetta a ciascuno accettare la propria identità
sessuale, riconoscendone l’importanza per tutta la persona, la
specificità e la complementarità.
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488. Che cosa è la castità?
2337-2338
La castità è la positiva integrazione della
sessualità nella persona. La sessualità diventa veramente
umana quando è integrata in modo giusto nella relazione da
persona a persona. La castità è una virtù morale, un
dono di Dio, una grazia, un frutto dello Spirito.
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489. Che cosa comporta la virtù della
castità?
2339-2341
Essa comporta l’acquisizione del dominio di sé, come
espressione di libertà umana finalizzata al dono di sé.
È necessaria, a tal fine, un’rsquo;rsquo;integrale e permanente
educazione, che si attua in tappe di crescita graduale.
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490. Quali sono i mezzi che aiutano a vivere la
castità?
2340-2347
Sono numerosi i mezzi a disposizione: la grazia di Dio, l’aiuto
dei sacramenti, la preghiera, la conoscenza di sé, la pratica
di un’rsquo;rsquo;ascesi adatta alle varie situazioni, l’esercizio delle
virtù morali, in particolare della virtù della
temperanza, che mira a far guidare le passioni dalla ragione.
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491. In quale modo tutti sono chiamati a vivere la
castità?
2348-2350
2394
Tutti, seguendo Cristo modello di castità, sono chiamati a
condurre una vita casta secondo il proprio stato: gli uni vivendo
nella verginità o nel celibato consacrato, un modo eminente di
dedicarsi più facilmente a Dio con cuore indiviso; gli altri,
se sposati, attuando la castità coniugale; se non sposati,
vivendo la castità nella continenza.
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492. Quali sono i principali peccati contro la
castità?
2351-2359
2396
Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno
secondo la natura del proprio oggetto: l’adulterio, la
masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione,
lo stupro, gli atti omosessuali. Questi peccati sono espressione
del vizio della lussuria. Commessi su minori, tali atti sono un
attentato ancora più grave contro la loro integrità
fisica e morale.
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493. Perché il sesto Comandamento, benché reciti
«non commettere adulterio», vieta tutti i peccati contro
la castità?
2336
Benché nel testo biblico del Decalogo si legga «non
commettere adulterio» (Es 20,14), la Tradizione della
Chiesa segue complessivamente gli insegnamenti morali dell’Antico e
del Nuovo Testamento, e considera il sesto Comandamento come
inglobante tutti i peccati contro la castità.
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494. Qual è il compito delle autorità civili nei
confronti della castità?
2354
Esse, in quanto tenute a promuovere il rispetto della
dignità della persona, devono contribuire a creare un ambiente
favorevole alla castità, anche impedendo, con leggi adeguate,
la diffusione di talune delle suddette gravi offese alla
castità, per proteggere soprattutto i minori e i più
deboli.
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495. Quali sono i beni dell’amore coniugale, al quale è
ordinata la sessualità?
2360-2361
2397-2398
I beni dell’amore coniugale, che per i battezzati è
santificato dal Sacramento del Matrimonio, sono: unità,
fedeltà, indissolubilità e apertura alla
fecondità.
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496. Quale significato ha l’atto coniugale?
2362-2367
l’atto coniugale ha un duplice significato: unitivo (la mutua
donazione dei coniugi) e procreativo (l’apertura alla trasmissione
della vita). Nessuno deve rompere la connessione inscindibile che
Dio ha voluto tra i due significati dell’atto coniugale, escludendo
l’uno o l’altro di essi.
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497. Quando è morale la regolazione delle
nascite?
2368-2369
2399
La regolazione delle nascite, che rappresenta uno degli aspetti
della paternità e maternità responsabili, è
oggettivamente conforme alla moralità quando è attuata
dagli sposi senza imposizioni esterne, non per egoismo, ma per seri
motivi e con metodi conformi ai criteri oggettivi della
moralità, e cioè con la continenza periodica e il ricorso
ai periodi infecondi.
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498. Quali sono i mezzi immorali per la regolazione delle
nascite?
2370-2372
È intrinsecamente immorale ogni azione - come, per esempio,
la sterilizzazione diretta o la contraccezione -, che, o in
previsione dell’atto coniugale o nel suo compimento o nello
sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o
come mezzo, di impedire la procreazione.
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499. Perché l’inseminazione e la fecondazione
artificiali sono immorali?
2373-2377
Sono immorali perché dissociano la procreazione dall’atto
con cui gli sposi si donano mutuamente, instaurando così un
dominio della tecnica sull’origine e sul destino della persona
umana. Inoltre l’inseminazione e la fecondazione eterologa, con il
ricorso a tecniche che coinvolgono una persona estranea alla coppia
coniugale, ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da
una madre conosciuti da lui, legati tra loro dal matrimonio e
aventi il diritto esclusivo a diventare genitori soltanto l’uno
attraverso l’altro.
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500. Come va considerato un figlio?
2378
Il figlio è un dono di Dio, il dono più grande
del matrimonio. Non esiste un diritto ad avere figli («il
figlio dovuto, ad ogni costo»). Esiste invece il diritto del
figlio di essere il frutto dell’atto coniugale dei suoi genitori e
anche il diritto di essere rispettato come persona dal momento del
suo concepimento.
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501. Che cosa possono fare gli sposi, quando non hanno
figli?
2379
Qualora il dono del figlio non fosse loro concesso, gli sposi,
dopo aver esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, possono
mostrare la loro generosità mediante l’affido o l’adozione,
oppure compiendo servizi significativi a favore del prossimo.
Realizzano così una preziosa fecondità spirituale.
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502. Quali sono le offese alla dignità del
matrimonio?
2380-2391
2400
Esse sono: l’adulterio, il divorzio, la poligamia, l’incesto, la
libera unione (convivenza, concubinato), l’atto sessuale prima o al
di fuori del matrimonio.
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IL SETTIMO COMANDAMENTO: NON RUBARE
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503. Che cosa enuncia il settimo Comandamento?
2401-2402
Esso enuncia la destinazione e la distribuzione universale e la
proprietà privata dei beni e il rispetto delle persone, dei
loro beni e dell’integrità della creazione. La Chiesa trova
fondata in questo Comandamento anche la sua dottrina sociale, che
comprende il retto agire nell’attività economica e nella vita
sociale e politica, il diritto e il dovere del lavoro umano, la
giustizia e la solidarietà tra le nazioni, l’amore per i
poveri.
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504. A quali condizioni esiste il diritto alla proprietà
privata?
2403
Il diritto alla proprietà privata esiste purché sia
acquisita o ricevuta in modo giusto e purché resti primaria la
destinazione universale dei beni alla soddisfazione delle
necessità fondamentali di tutti gli uomini.
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505. Qual è il fine della proprietà
privata?
2404-2406
Il fine della proprietà privata è garantire la
libertà e la dignità delle singole persone, aiutandole a
soddisfare i bisogni fondamentali propri di coloro di cui si ha la
responsabilità e anche di altri che vivono nella
necessità.
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506. Che cosa prescrive il settimo Comandamento?
2407
2450-2451
Il settimo Comandamento prescrive il rispetto dei beni altrui,
attraverso la pratica della giustizia e della carità, della
temperanza e della solidarietà. In particolare, esige il
rispetto delle promesse fatte e dei contratti stipulati; la
riparazione dell’ingiustizia commessa e la restituzione del
maltolto; il rispetto dell’integrità della creazione
mediante l’uso prudente e moderato delle risorse minerali, vegetali
e animali che sono nell’universo, con speciale attenzione verso le
specie minacciate di estinzione.
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507. Quale comportamento l’uomo deve avere verso gli
animali?
2416-2418
2457
l’uomo deve trattare gli animali, creature di Dio, con
benevolenza, evitando sia l’eccessivo amore nei loro confronti, sia
il loro uso indiscriminato, soprattutto per sperimentazioni
scientifiche effettuate al di fuori di limiti ragionevoli e con
inutili sofferenze per gli animali stessi.
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508. Che cosa proibisce il settimo Comandamento?
2408-2413
2453-2455
Il settimo Comandamento proibisce anzitutto il furto, che è
l’usurpazione del bene altrui contro la ragionevole volontà
del proprietario. Ciò si verifica anche nel pagare salari
ingiusti; nello speculare sul valore dei beni per trarre vantaggio
a danno di altri; nel contraffare assegni o fatture. Proibisce
inoltre di commettere frodi fiscali o commerciali, di arrecare
volontariamente un danno alle proprietà private o pubbliche,
Proibisce anche l’usura, la corruzione, l’abuso privato di beni
sociali, i lavori colpevolmente male eseguiti, lo sperpero.
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509. Qual è il contenuto della dottrina sociale della
Chiesa?
2419-2423
La dottrina sociale della Chiesa, quale sviluppo organico della
verità del Vangelo sulla dignità della persona umana e
sulla sua dimensione sociale, contiene principi di riflessione,
formula criteri di giudizio, offre norme e orientamenti per
l’azione.
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510. Quando la Chiesa interviene in materia sociale?
2420
2458
La Chiesa interviene dando un giudizio morale in materia
economica e sociale, quando ciò è richiesto dai diritti
fondamentali della persona, dal bene comune o dalla salvezza delle
anime.
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511. Come va esercitata la vita sociale ed economica?
2459
Va esercitata, secondo i propri metodi, nell’ambito dell’ordine
morale, al servizio dell’uomo nella sua integralità e di tutta
la comunità umana, nel rispetto della giustizia sociale. Essa
deve avere l’uomo come autore, centro e fine.
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512. Che cosa si oppone alla dottrina sociale della
Chiesa?
2424-2425
Si oppongono alla dottrina sociale della Chiesa i sistemi
economici e sociali, che sacrificano i diritti fondamentali delle
persone, o che fanno del profitto la loro regola esclusiva o il
loro fine ultimo. Per questo la Chiesa rifiuta le ideologie
associate nei tempi moderni al «comunismo» o alle forme
atee e totalitarie di «socialismo». Inoltre, essa
rifiuta, nella pratica del «capitalismo»,
l’individualismo e il primato assoluto della legge del mercato sul
lavoro umano.
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513. Che significato ha il lavoro per l’uomo?
2426-2428
2460-2461
Il lavoro per l’uomo è un dovere e un diritto, mediante il
quale egli collabora con Dio creatore. Infatti, lavorando con
impegno e competenza, la persona attualizza capacità iscritte
nella sua natura, esalta i doni del Creatore e i talenti ricevuti,
sostenta se stesso e i suoi familiari, serve la comunità
umana. Inoltre, con la grazia di Dio, il lavoro può essere
mezzo di santificazione e di collaborazione con Cristo per la
salvezza degli altri.
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514. A quale tipo di lavoro ha diritto ogni persona?
2429
2433-2434
l’accesso a un sicuro e onesto lavoro deve essere aperto a
tutti, senza ingiusta discriminazione, nel rispetto della libera
iniziativa economica e di un’rsquo;rsquo;equa retribuzione.
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515. Qual è la responsabilità dello Stato circa il
lavoro?
2431
Allo Stato spetta di procurare la sicurezza circa le garanzie
delle libertà individuali e della proprietà, oltre che
una moneta stabile e servizi pubblici efficienti; di sorvegliare e
guidare l’esercizio dei diritti umani nel settore economico. In
rapporto alle circostanze, la società deve aiutare i cittadini
a trovare lavoro.
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516. Quale compito hanno i dirigenti di imprese?
2432
I dirigenti di imprese hanno la responsabilità economica ed
ecologica delle loro operazioni. Devono considerare il bene delle
persone e non soltanto l’aumento dei profitti, anche se questi sono
necessari per assicurare gli investimenti, l’avvenire delle
imprese, l’occupazione e il buon andamento della vita
economica.
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517. Quali doveri hanno i lavoratori?
2435
Essi devono compiere il loro lavoro con coscienza, competenza e
dedizione, cercando di risolvere le eventuali controversie con il
dialogo. Il ricorso allo sciopero non violento è moralmente
legittimo quando appare come lo strumento necessario, in vista di
un vantaggio proporzionato e tenendo conto del bene comune.
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518. Come si attua la giustizia e la solidarietà tra le
nazioni?
2437-2441
A livello internazionale, tutte le nazioni e le istituzioni
devono operare nella solidarietà e sussidiarietà, al fine
di eliminare o almeno ridurre la miseria, la disuguaglianza delle
risorse e dei mezzi economici, le ingiustizie economiche e sociali,
lo sfruttamento delle persone, l’accumulo dei debiti dei paesi
poveri, i meccanismi perversi che ostacolano lo sviluppo dei paesi
meno progrediti.
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519. In che modo i cristiani partecipano alla vita politica e
sociale?
2442
I fedeli laici intervengono direttamente nella vita politica e
sociale, animando, con spirito cristiano, le realtà temporali
e collaborando con tutti, da autentici testimoni del Vangelo e
operatori di pace e di giustizia.
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520. A che cosa si ispira l’amore per i poveri?
2443-2449
2462-2463
l’amore per i poveri si ispira al Vangelo delle beatitudini e
all’esempio di Gesù nella sua costante attenzione per i
poveri. Gesù ha detto: «Ogni volta che avete fatto queste
cose a uno solo di questi fratelli più piccoli, l’avete fatto
a me» (Mt 25,40). L’amore per i poveri si attua
attraverso l’impegno contro la povertà materiale e anche
contro le numerose forme di povertà culturale, morale e
religiosa. Le opere di misericordia, spirituali e corporali, e le
numerose istituzioni benefiche sorte lungo i secoli, sono una
concreta testimonianza dell’amore preferenziale per i poveri che
caratterizza i discepoli di Gesù.
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l’OTTAVO COMANDAMENTO: NON DIRE FALSA
TESTIMONIANZA
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521. Quale dovere ha l’uomo verso la verità?
2464-2470
2504
Ogni persona è chiamata alla sincerità e alla
veracità nell’agire e nel parlare. Ognuno ha il dovere di
cercare la verità e di aderirvi, ordinando tutta la propria
vita secondo le esigenze della verità. In Gesù Cristo la
verità di Dio si è manifestata interamente: egli
è la Verità. Chi segue lui vive nello Spirito di
verità, e rifugge la doppiezza, la simulazione e
l’ipocrisia.
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522. Come si rende testimonianza alla verità?
2471-2474
2505-2506
Il cristiano deve testimoniare la verità evangelica in
tutti i campi della sua attività pubblica e privata, anche, se
necessario, col sacrificio della propria vita. Il martirio è
la suprema testimonianza resa alla verità della fede.
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523. Che cosa proibisce l’ottavo Comandamento?
2475-2487
2507-2509
l’ottavo Comandamento proibisce:
- la falsa testimonianza, lo spergiuro, la
menzogna, la cui gravità si commisura alla verità
che essa deforma, alle circostanze, alle intenzioni del mentitore e
ai danni subiti dalle vittime;
- il giudizio temerario, la maldicenza, la
diffamazione, la calunnia che diminuiscono o
distruggono la buona reputazione e l’onore, a cui ha diritto ogni
persona;
- la lusinga, l’adulazione o compiacenza, soprattutto se
finalizzate a peccati gravi o al conseguimento di vantaggi
illeciti.
Una colpa commessa contro la verità comporta la
riparazione, se ha procurato un danno ad altri.
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524. Che cosa chiede l’ottavo Comandamento?
2488-2492
2510-2511
l’ottavo Comandamento chiede il rispetto della verità,
accompagnato dalla discrezione della carità: nella
comunicazione e nell’informazione, che devono
valutare il bene personale e comune, la difesa della vita privata,
il pericolo di scandalo; nel riserbo dei segreti
professionali, che vanno sempre mantenuti tranne in casi
eccezionali per gravi e proporzionati motivi. Cosi pure è
richiesto il rispetto delle confidenze fatte sotto il
sigillo del segreto.
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525. Come deve essere l’uso dei mezzi di comunicazione
sociale?
2493-2499
2512
l’informazione mediatica deve essere al servizio del bene comune
e nel suo contenuto dev'essere sempre vera e, salve la giustizia e
la carità, anche integra. Deve inoltre esprimersi in modo
onesto e conveniente, rispettando scrupolosamente le leggi morali,
i legittimi diritti e la dignità della persona.
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526. Quale relazione esiste tra verità, bellezza e arte
sacra?
2500-2503
2513
La verità è bella per se stessa. Essa comporta lo
splendore della bellezza spirituale. Esistono, oltre alla parola,
numerose forme di espressione della verità, in particolare le
opere artistiche. Sono frutto di un talento donato da Dio e dello
sforzo dell’uomo. l’arte sacra, per essere vera e bella,
deve evocare e glorificare il Mistero di Dio apparso in Cristo e
condurre all’adorazione e all’amore di Dio Creatore e Salvatore,
Bellezza eccelsa di Verità e di Amore.
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IL NONO COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA DONNA
d’ALTRI
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527. Che cosa richiede il nono Comandamento?
2514-2516
2528-2530
Il nono Comandamento richiede di vincere la concupiscenza
carnale nei pensieri e nei desideri. La lotta contro tale
concupiscenza passa attraverso la purificazione del cuore e la
pratica della virtù della temperanza.
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528. Che cosa proibisce il nono Comandamento?
2517-2519
2531-2532
Il nono Comandamento proibisce di coltivare pensieri e desideri
relativi alle azioni proibite dal sesto Comandamento.
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529. Come si giunge alla purezza del cuore?
2520
Il battezzato, con la grazia di Dio e lottando contro i desideri
disordinati, giunge alla purezza del cuore mediante la virtù e
il dono della castità, la limpidezza d’intenzione, la
trasparenza dello sguardo esteriore ed interiore, la disciplina dei
sentimenti e dell’immaginazione, la preghiera.
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530. Quali altre esigenze ha la purezza?
2521-2527
2533
La purezza esige il pudore, che, custodendo
l’intimità della persona, esprime la delicatezza della
castità, e regola sguardi e gesti in conformità alla
dignità delle persone e della loro comunione. Essa libera dal
diffuso erotismo e tiene lontano da tutto ciò che favorisce la
curiosità morbosa. Richiede anche una purificazione
dell’ambiente sociale, mediante una lotta costante contro la
permissività dei costumi, basata su un’rsquo;rsquo;erronea concezione
della libertà umana.
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IL DECIMO COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA ROBA
d’ALTRI
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531. Che cosa richiede e che cosa proibisce il decimo
Comandamento?
2534-2540
2551-2554
Questo Comandamento, che completa il precedente, richiede un
atteggiamento interiore di rispetto nei confronti della
proprietà altrui e proibisce l’avidità, la
cupidigia sregolata dei beni degli altri e l’invidia,
che consiste nella tristezza provata davanti ai beni altrui e nel
desiderio smodato di appropriarsene.
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532. Che cosa chiede Gesù con la povertà del
cuore?
2544-2547
2556
Ai suoi discepoli Gesù chiede di preferire Lui a tutto e a
tutti. Il distacco dalle ricchezze - secondo lo spirito della
povertà evangelica - e l’abbandono alla provvidenza di Dio,
che ci libera dall’apprensione per il domani, preparano alla
beatitudine dei «poveri in spirito, perché a loro
appartiene già il regno dei cieli» (Mt 5,3).
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533. Qual è il più grande desiderio
dell’uomo?
2548-2550
2557
Il più grande desiderio dell’uomo è vedere Dio. Questo
è il grido di tutto il suo essere: «Voglio vedere
Dio!». L’uomo realizza la sua vera e piena felicità nella
visione e nella beatitudine di Colui che lo ha creato per amore e
lo attira a sé con il suo infinito amore.
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«Chi vede Dio, ha conseguito tutti i beni che
si possono concepire» (san Gregorio di
Nissa).
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PARTE QUARTA
SEZIONE PRIMA
LA PREGHIERA
NELLA VITA CRISTIANA
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534. Che cos’è la preghiera?
2558-2505
2590
La preghiera è l’elevazione dell’anima a Dio
o la domanda a Dio di beni conformi alla sua volontà. Essa
è sempre dono di Dio che viene ad incontrare l’uomo. La
preghiera cristiana è relazione personale e viva dei figli di
Dio con il loro Padre infinitamente buono, con il Figlio suo
Gesù Cristo e con lo Spirito Santo che abita nel loro
cuore.
CAPITOLO PRIMO
LA
RIVELAZIONE DELLA PREGHIERA
535. Perché esiste una chiamata universale alla
preghiera?
2566-2567
Perché Dio, per primo, tramite la creazione, chiama
ogni essere dal nulla, e, anche dopo la caduta, l’uomo continua ad
essere capace di riconoscere il suo Creatore conservando il
desiderio di Colui che l’aveva chiamato all’esistenza. Tutte le
religioni, e in modo particolare tutta la storia della salvezza,
testimoniano questo desiderio di Dio da parte dell’uomo, ma è
Dio il primo ad attrarre incessantemente ogni persona all’incontro
misterioso della preghiera.
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LA RIVELAZIONE DELLA PREGHIERA NELl’ANTICO
TESTAMENTO
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536. In che cosa Abramo è un modello di
preghiera?
2570-2573
2592
Abramo è un modello di preghiera perché cammina alla
presenza di Dio, lo ascolta e gli obbedisce. La sua preghiera
è un combattimento della fede perché egli continua a
credere nella fedeltà di Dio anche nei momenti della prova.
Inoltre, dopo aver ricevuto nella propria tenda la visita del
Signore che gli confida il proprio disegno, Abramo osa intercedere
per i peccatori con audace confidenza.
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537. Come pregava Mosè?
2574-2577
2593
La preghiera di Mosè è tipica della preghiera
contemplativa: Dio, che chiama Mosè dal Roveto ardente,
s'intrattiene spesso e a lungo con lui «faccia a faccia, come
un uomo con il suo amico» (Es 33,11). Da questa intimità
con Dio, Mosè attinge la forza per intercedere con tenacia a
favore del popolo: la sua preghiera prefigura così
l’intercessione dell’unico mediatore, Cristo Gesù.
538. Quali rapporti hanno nell’Antico Testamento il tempio e il
re con la preghiera?
2578-2580
2594
All’ombra della dimora di Dio — l’Arca dell’Alleanza, poi
il tempio — si sviluppa la preghiera del Popolo di Dio sotto
la guida dei suoi pastori. Fra loro, Davide è il re
«secondo il cuore di Dio», il pastore che prega per il
suo popolo. La sua preghiera è un modello per la preghiera del
popolo, poiché è adesione alla promessa divina e fiducia,
colma d’amore, in Colui che è il solo Re e Signore.
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539. Qual è il ruolo della preghiera nella missione dei
profeti?
2581-2584
I profeti attingono dalla preghiera luce e forza per esortare il
popolo alla fede e alla conversione del cuore. Entrano in una
grande intimità con Dio e intercedono per i fratelli, ai quali
annunciano quanto hanno visto e udito dal Signore. Elia è il
padre dei profeti, di coloro cioè che cercano il Volto di Dio.
Sul Monte Carmelo egli ottiene il ritorno del popolo alla fede
grazie all’intervento di Dio, da lui supplicato così:
«Rispondimi, Signore, rispondimi!» (1 Re 18,37).
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540. Qual è l’importanza dei Salmi nella
preghiera?
2579
2585-2589
2596-2597
I Salmi sono il vertice della preghiera nell’Antico Testamento:
la Parola di Dio diventa preghiera dell’uomo. Inseparabilmente
personale e comunitaria, questa preghiera, ispirata dallo Spirito
Santo, canta le meraviglie di Dio nella creazione e nella
storia della salvezza. Cristo ha pregato i Salmi e li ha portati a
compimento. Per questo essi rimangono un elemento essenziale e
permanente della preghiera della Chiesa, adatti agli uomini di ogni
condizione e di ogni tempo.
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LA PREGHIERA È PIENAMENTE RIVELATA E
ATTUATA IN GESÙ
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541. Da chi Gesù ha imparato a pregare?
2599
2620
Gesù, secondo il suo cuore di uomo, ha imparato a pregare
da sua Madre e dalla tradizione ebraica. Ma la sua preghiera sgorga
da una sorgente più segreta, poiché è il Figlio
eterno di Dio che, nella sua santa umanità, rivolge a suo
Padre la preghiera filiale perfetta.
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542. Quando pregava Gesù?
2600-2604
2620
Il Vangelo mostra spesso Gesù in preghiera. Lo vediamo
ritirarsi in solitudine, anche la notte. Prega prima dei momenti
decisivi della sua missione o di quella degli Apostoli. Di fatto,
tutta la sua vita è preghiera, poiché è in costante
comunione d’amore con il Padre.
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543. Come ha pregato Gesù nella sua passione?
2605-2606
2620
La preghiera di Gesù durante la sua agonia nell’Orto del
Getsemani e le sue ultime parole sulla Croce rivelano la
profondità della sua preghiera filiale: Gesù porta a
compimento il disegno d’amore del Padre e prende su di sé
tutte le angosce dell’umanità, tutte le domande e le
intercessioni della storia della salvezza. Egli le presenta al
Padre che le accoglie e le esaudisce, al di là di ogni
speranza, risuscitandolo dai morti.
544. Come Gesù ci insegna a pregare?
2608-2014
2621
Gesù ci insegna a pregare, non solo con la preghiera del
Padre nostro, ma anche quando prega. In questo modo, oltre al
contenuto, ci mostra le disposizioni richieste per una vera
preghiera: la purezza del cuore, che cerca il Regno e perdona i
nemici; la fiducia audace e filiale, che va al di là di
ciò che sentiamo e comprendiamo; la vigilanza, che protegge il
discepolo dalla tentazione.
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545. Perché è efficace la nostra preghiera?
2615-2616
La nostra preghiera è efficace, perché è unita
nella fede a quella di Gesù. In lui la preghiera cristiana
diventa comunione d’amore con il Padre. Possiamo in tal caso
presentare le nostre richieste a Dio e venire esauditi:
«Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia
piena» (Gv 16,24).
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546. Come pregava la Vergine Maria?
2617; 2018
2622; 2674
2740
La preghiera di Maria è caratterizzata dalla sua fede e
dall’offerta generosa di tutto il suo essere a Dio. La Madre di
Gesù è anche la Nuova Eva, la «Madre dei
viventi»: essa prega Gesù, suo Figlio, per i bisogni
degli uomini.
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547. Esiste nel Vangelo una preghiera di Maria?
2619
Oltre all’intercessione di Maria a Cana di Galilea, il Vangelo
ci consegna il Magnificat (Lc 1,46-55), che è il cantico della
Madre di Dio e quello della Chiesa, il grazie gioioso che sale dal
cuore dei poveri perché la loro speranza è realizzata dal
compimento delle promesse divine.
LA PREGHIERA NEL TEMPO DELLA CHIESA
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548. Come pregava la prima comunità cristiana di
Gerusalemme?
2623-2624
All’inizio degli Atti degli Apostoli è scritto che nella
prima comunità di Gerusalemme, educata dallo Spirito Santo
alla vita di preghiera, i credenti «erano assidui
nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli, e nell’unione
fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At
2,42).
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549. Come interviene lo Spirito Santo nella preghiera della
Chiesa?
2623; 2625
Lo Spirito Santo, Maestro interiore della preghiera cristiana,
forma la Chiesa alla vita di preghiera e la fa entrare sempre
più profondamente nella contemplazione e nell’unione con
l’insondabile mistero di Cristo. Le forme di preghiera, quali sono
espresse negli Scritti apostolici e canonici, rimarranno normative
per la preghiera cristiana.
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550. Quali sono le forme essenziali della preghiera
cristiana?
2643-2644
Sono la benedizione e l’adorazione, la preghiera di domanda e
l’intercessione, il ringraziamento e la lode. L’Eucaristia contiene
ed esprime tutte le forme di preghiera.
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551. Che cos’è la Benedizione?
2626-2627
2645
La Benedizione è la risposta dell’uomo ai doni di Dio: noi
benediciamo l’Onnipotente che per primo ci benedice e ci colma dei
suoi doni.
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552. Come si può definire l’adorazione?
2628
l’adorazione è la prosternazione dell’uomo, che si
riconosce creatura davanti al suo Creatore tre volte santo.
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553. Quali sono le diverse forme della preghiera di
domanda?
2629-2633
2646
Può essere una domanda di perdono o anche una richiesta
umile e fiduciosa per tutti i nostri bisogni sia spirituali che
materiali. Ma la prima realtà da desiderare è l’avvento
del Regno.
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554. In cosa consiste l’intercessione?
2634-2636
2647
l’intercessione consiste nel chiedere in favore di un altro.
Essa ci conforma e ci unisce alla preghiera di Gesù, che
intercede presso il Padre per tutti gli uomini, in particolare per
i peccatori. L’intercessione deve estendersi anche ai nemici.
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555. Quando si rende a Dio l’azione di grazie?
2637-2638
2648
La Chiesa rende grazie a Dio incessantemente, soprattutto
celebrando l’Eucaristia, in cui Cristo la fa partecipare alla sua
azione di grazie al Padre. Ogni avvenimento diventa per il
cristiano motivo d’azione di grazie.
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556. Che cos’è la preghiera di lode?
2639-2043
2649
La lode è la forma di preghiera che più immediatamente
riconosce che Dio è Dio. É completamente disinteressata:
canta Dio per se stesso e gli rende gloria perché egli
è.
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CAPITOLO SECONDO
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557. Qual è l’importanza della Tradizione in rapporto
alla preghiera?
2050-2051
Nella Chiesa è attraverso la Tradizione vivente che lo
Spirito Santo insegna a pregare ai figli di Dio. Infatti, la
preghiera non si riduce allo spontaneo manifestarsi di un impulso
interiore, ma implica contemplazione, studio e comprensione delle
realtà spirituali di cui si fa esperienza.
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ALLE SORGENTI DELLA PREGHIERA
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558. Quali sono le sorgenti della preghiera
cristiana?
2652-2662
Esse sono:
- la Parola di Dio, che ci dà la « sublime
scienza» di Cristo (Fil 3,8); la Liturgia della
Chiesa, che annuncia, attualizza e comunica il mistero della
salvezza; le virtù teologali; le situazioni
quotidiane, perché in esse possiamo incontrare Dio.
«Vi amo, Signore, e la sola grazia che vi chiedo
è di amarvi eternamente. Mio Dio, se la mia lingua non
può ripetere, ad ogni istante, che vi amo, voglio che il mio
cuore ve lo ripeta tutte le volte che respiro» (san
Giovanni Maria Vianney).
IL CAMMINO DELLA PREGHIERA
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559. Nella Chiesa esistono diversi cammini di
preghiera?
2663
Nella Chiesa esistono diversi cammini di preghiera, legati ai
differenti contesti storici, sociali e culturali. Spetta al
Magistero discernere la loro fedeltà alla tradizione della
fede apostolica, e ai pastori e ai catechisti di spiegarne il
senso, che è sempre riferito a Gesù Cristo.
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560. Qual è la via della nostra preghiera?
2664
2680-2681
La via della nostra preghiera è Cristo, perché essa si
rivolge a Dio nostro Padre, ma giunge fino a lui solo se, almeno
implicitamente, noi preghiamo nel Nome di Gesù. La sua
umanità è, in effetti, l’unica via per la quale lo
Spirito Santo ci insegna a pregare il nostro Padre. Perciò le
preghiere liturgiche si concludono con la formula: «Per il
nostro Signore Gesù Cristo».
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561. Qual è il ruolo dello Spirito Santo nella
preghiera?
2670-2672
2680-2681
Poiché lo Spirito Santo è il Maestro interiore della
preghiera cristiana e «noi non sappiamo che cosa dobbiamo
chiedere» (Rm 8,26), la Chiesa ci esorta a invocarlo e ad
implorarlo in ogni occasione: «Vieni, Spirito
Santo!».
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562. In che cosa la preghiera cristiana è
mariana?
2673-2740
2682
Per la sua singolare cooperazione all’azione dello Spirito
Santo, la chiesa ama pregare Maria e pregare con Maria, l’Orante
perfetta, per magnificare e invocare il Signore con Lei. Maria, in
effetti, ci «mostra la via» che è Suo Figlio,
l’unico Mediatore.
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563. Come la Chiesa prega Maria?
2676-2678
2682
Anzitutto con l’Ave Maria, preghiera con cui la Chiesa chiede
l’intercessione della Vergine. Altre preghiere mariane sono
il Rosario, l’inno Acatisto, la Paraclisis,
gli inni e i cantici delle diverse tradizioni cristiane.
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GUIDE PER LA PREGHIERA
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564. In che modo i Santi sono guide per la preghiera?
2683-2684
2692-2693
I Santi sono i nostri modelli di preghiera e a loro domandiamo
anche di intercedere, presso la Santissima Trinità, per noi e
per il mondo intero. La loro intercessione è il più alto
servizio che rendono al disegno di Dio. Nella comunione dei Santi,
si sono sviluppati, lungo la storia della Chiesa, diversi tipi di
spiritualità, che insegnano a vivere e a praticare la
preghiera.
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565. Chi può educare alla preghiera?
2685-2690
2694-2695
La famiglia cristiana costituisce il primo focolare dell’educazione
alla preghiera. La preghiera familiare quotidiana è
particolarmente raccomandata, perché è la prima
testimonianza della vita di preghiera della Chiesa. La catechesi, i
gruppi di preghiera, la «direzione spirituale»
costituiscono una scuola e un aiuto alla preghiera.
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566. Quali sono i luoghi favorevoli alla preghiera?
2691
2696
Si può pregare dovunque, ma la scelta di un luogo appropriato
non è indifferente per la preghiera. La chiesa è il luogo
proprio della preghiera liturgica e dell’adorazione eucaristica.
Anche altri luoghi aiutano a pregare, come un «angolo di
preghiera» in casa; un monastero; un santuario.
CAPITOLO TERZO
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567. Quali momenti sono più indicati per la
preghiera?
2697-2698
2720
Tutti i momenti sono indicati per la preghiera, ma la Chiesa
propone ai fedeli ritmi destinati ad alimentare la preghiera
continua: preghiere del mattino e della sera, prima e dopo i pasti;
liturgia delle Ore; Eucaristia domenicale; santo Rosario; feste
dell’anno liturgico.
«È necessario ricordarsi di Dio più spesso di
quanto si respiri» (san Gregorio Nazianzeno).
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568. Quali sono le espressioni della vita di
preghiera?
2697-2699
La tradizione cristiana ha conservato tre modi per esprimere e
vivere la preghiera: la preghiera vocale, la meditazione e la
preghiera contemplativa. Il loro tratto comune è il
raccoglimento del cuore.
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LE ESPRESSIONI DELLA PREGHIERA
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569. Come si caratterizza la preghiera vocale?
2700-2704
2722
La preghiera vocale associa il corpo alla preghiera interiore
del cuore. Anche la più interiore delle preghiere non potrebbe
fare a meno della preghiera vocale. In ogni caso essa deve
sempre sgorgare da una fede personale. Con il Padre Nostro
Gesù ci ha insegnato una formula perfetta di preghiera
vocale.
570. Che cos’è la meditazione?
2705-2708
2723
La meditazione è una riflessione orante, che parte
soprattutto dalla Parola di Dio nella Bibbia. Mette in azione
l’intelligenza, l’immaginazione, l’emozione, il desiderio, per
approfondire la nostra fede, convenire il nostro cuore e
fortificare la nostra volontà di seguire Cristo. È
una tappa preliminare verso l’unione d’amore con il Signore.
571. Che cos’è la preghiera contemplativa?
2709-2719
2724
2739-2741
La preghiera contemplativa è un semplice sguardo su Dio nel
silenzio e nell’amore. E un dono di Dio, un momento di fede pura,
durante il quale l’orante cerca Cristo, si rimette alla
volontà amorosa del Padre e raccoglie il suo essere sotto
l’azione dello Spirito. Santa Teresa d’Avila la definisce un intimo
rapporto di amicizia, «nel quale ci si intrattiene spesso da
solo a solo con Dio da cui ci si sa amati».
IL COMBATTIMENTO DELLA PREGHIERA
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572. Perché la preghiera è un
combattimento?
2725
La preghiera è un dono della grazia, ma
presuppone sempre una risposta decisa da parte nostra, perché
colui che prega combatte contro se stesso, l’ambiente, e
soprattutto contro il Tentatore, che fa di tutto per distoglierlo
dalla preghiera. Il combattimento della preghiera è
inseparabile dal progresso della vita spirituale. Si prega come si
vive, perché si vive come si prega.
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573. Ci sono obiezioni alla preghiera?
2726-2728
2752-2753
Oltre a concezioni erronee, molti pensano di non avere il
tempo di pregare o che sia inutile pregare. Coloro che pregano
possono scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e agli
apparenti insuccessi. Per vincere questi ostacoli sono necessarie
l’umiltà, la fiducia e la perseveranza.
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574. Quali sono le difficoltà della preghiera?
2729-2733
2754-2755
La distrazione è la difficoltà abituale della
nostra preghiera. Essa distoglie dall’attenzione a Dio, e può
anche rivelare ciò a cui siamo attaccati. Il nostro cuore
allora deve tornare umilmente al Signore. La preghiera è
spesso insidiata dall’aridità, il cui superamento
permette nella fede di aderire al Signore anche senza una
consolazione sensibile. L’accidia è una forma di
pigrizia spirituale dovuta al rilassamento della vigilanza e alla
mancata custodia del cuore.
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575. Come fortificare la nostra confidenza
filiale?
2734-2741
2756
La confidenza filiale è messa alla prova quando pensiamo di
non essere esauditi. Dobbiamo chiederci allora se Dio è per
noi un Padre di cui cerchiamo di compiere la volontà, oppure
è un semplice mezzo per ottenere quello che vogliamo. Se la
nostra preghiera si unisce a quella di Gesù, sappiamo che egli
ci concede molto più di questo o di quel dono: riceviamo lo
Spirito Santo che trasforma il nostro cuore.
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576. È possibile pregare in ogni momento?
2742-2745
2757
Pregare è sempre possibile, perché il tempo del
cristiano è il tempo del Cristo risorto, il quale «rimane
con noi tutti i giorni» (Mt 28,20). Preghiera e vita
cristiana sono perciò inseparabili.
«È possibile, anche al mercato o durante una
passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera.
È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia
mentre vendete, o anche mentre cucinate» (san Giovanni
Crisostomo).
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577. Che cos’è la preghiera dell’Ora di
Gesù?
2604
2746-2751
2658
È chiamata così la preghiera sacerdotale di Gesù
all’Ultima Cena. Gesù, il Sommo Sacerdote della Nuova
Alleanza, la rivolge al Padre quando giunge l’Ora del
suo «passaggio» a lui, l’Ora del suo
sacrificio.
SEZIONE SECONDA
LA PREGHIERA DEL
SIGNORE
PADRE NOSTRO
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Padre Nostro
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Pater Noster
Pater noster, qui es in cælis:
sanctificétur Nomen Tuum:
advéniat Regnum Tuum:
fiat volúntas Tua,
sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum
cotidiánum da nobis hódie,
et dimítte nobis débita nostra,
sicut et nos
dimíttimus debitóribus nostris.
et ne nos indúcas in tentatiónem;
sed líbera nos a Malo.
578. Qual è l’origine della preghiera del Padre
Nostro?
2759-2760
2773
Gesù ci ha insegnato questa preghiera cristiana
insostituibile, il Padre nostro, un giorno in cui un
discepolo, vedendolo pregare, gli chiese: «Insegnaci a
pregare» (Lc 11,1). La tradizione liturgica della
Chiesa ha sempre usato il testo di san Matteo (6,9-13).
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« LA SINTESI DI TUTTO IL VANGELO
»
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579. Qual è il posto del Padre Nostro nelle
Scritture?
2761-2764
2774
Il Padre Nostro è la «sintesi di tutto il
Vangelo» (Tertulliano), «la preghiera perfettissima»
(san Tommaso d’Aquino). Situato al centro del Discorso della
Montagna (Mt 5-7), riprende sotto forma di preghiera il
contenuto essenziale del Vangelo.
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580. Perché viene chiamato «la preghiera del
Signore»?
2765-2766
2775
Il Padre Nostro è chiamato «Orazione
domenicale», cioè «la preghiera del Signore»,
perché ci è stato insegnato dallo stesso Signore
Gesù.
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581. Quale posto occupa il Padre Nostro nella
preghiera della Chiesa?
2767-2772
2776
Preghiera della Chiesa per eccellenza, il Padre Nostro
è «consegnato» nel Battesimo per manifestare la
nuova nascita alla vita divina dei figli di Dio. L’Eucaristia ne
rivela il senso pieno, poiché le sue domande, fondandosi sul
mistero della salvezza già realizzato, saranno pienamente
esaudite alla venuta del Signore. Il Padre Nostro è
parte integrante della Liturgia delle Ore.
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« PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI
»
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582. Perché possiamo «osare avvicinarci in piena
confidenza» al Padre?
2777-2778
2797
Perché Gesù, il nostro Redentore, ci introduce davanti
al Volto del Padre, e il suo Spirito fa di noi dei figli. Possiamo
così pregare il Padre Nostro con una fiducia semplice e
filiale, una gioiosa sicurezza e un’rsquo;rsquo;umile audacia, con la certezza
di essere amati ed esauditi.
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583. Com'è possibile invocare Dio come
«Padre»?
2779-2785
2789
2798-2800
Possiamo invocare il «Padre» perché il Figlio di
Dio fatto uomo ce lo ha rivelato e il suo Spirito ce lo fa
conoscere. L’invocazione del Padre ci fa entrare nel suo mistero
con uno stupore sempre nuovo, e suscita in noi il desiderio di un
comportamento filiale. Con la preghiera del Signore siamo quindi
consapevoli di essere figli del Padre nel Figlio.
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584. Perché diciamo Padre «Nostro »?
2786-2790
2801
«Nostro» esprime una relazione totalmente nuova con
Dio. Quando preghiamo il Padre, lo adoriamo e lo glorifichiamo con
il Figlio e lo Spirito. Siamo in Cristo il «suo» Popolo,
e lui è il «nostro» Dio, da ora e per
l’eternità. Diciamo, infatti, Padre «nostro»,
perché la Chiesa di Cristo è la comunione di una
moltitudine di fratelli che hanno «un cuore solo e un’rsquo;rsquo;anima
sola» (At 4,32).
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585. Con quale spirito di comunione e di missione preghiamo
Dio Padre «nostro»?
2791-2793
2801
Poiché pregare il Padre «nostro» è un bene
comune dei battezzati, questi sentono l’urgente appello di
partecipare alla preghiera di Gesù per l’unità dei suoi
discepoli. Pregare il «Padre Nostro» è pregare con
tutti gli uomini e per l’umanità intera, affinché tutti
conoscano l’unico e vero Dio e siano riuniti in unità.
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586. Che cosa significa l’espressione «che sei nei
cieli»?
2794-2796
2802
Questa espressione biblica non indica un luogo, ma un modo di
essere: Dio è al di là e al di sopra di tutto. Essa
designa la maestà, la santità di Dio, e anche la sua
presenza nel cuore dei giusti. Il cielo, o la Casa del Padre,
costituisce la vera patria verso cui tendiamo nella speranza,
mentre siamo ancora sulla terra. Noi viviamo già in essa
«nascosti con Cristo in Dio» (Col 3,3).
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LE SETTE DOMANDE
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587. Come è composta la preghiera del Signore?
2803-2806
2857
Essa contiene sette domande a Dio Padre. Le prime tre, più
teologali, ci portano verso di lui, per la sua gloria: è
proprio dell’amore pensare innanzitutto a colui che si ama. Esse
suggeriscono che cosa dobbiamo in particolare domandargli: la
santificazione del suo Nome, l’avvento del suo Regno, la
realizzazione della sua volontà. Le ultime quattro presentano
al Padre di misericordia le nostre miserie e le nostre attese. Gli
chiedono di nutrirci, di perdonarci, di sostenerci nelle tentazioni
e di liberarci dal Maligno.
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588. Che cosa significa: «Sia santificato il tuo
nome»?
2807-2812
2858
Santificare il Nome di Dio è innanzitutto una lode che
riconosce Dio come Santo. Infatti, Dio ha rivelato il suo santo
Nome a Mosè e ha voluto che il suo popolo gli fosse
consacrato come una nazione santa in cui egli dimora.
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589. Come è santificato il Nome di Dio in noi e nel
mondo?
2813-2815
Santificare il Nome di Dio che ci chiama «alla
santificazione» (1 Ts 4,7) è desiderare che la
consacrazione battesimale vivifichi tutta la nostra vita. Inoltre,
è domandare, con la nostra vita e con la nostra preghiera, che
il Nome di Dio sia conosciuto e benedetto da ogni uomo.
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590. Che cosa domanda la Chiesa pregando: «Venga il tuo
Regno»?
2816-2821
2859
La Chiesa invoca la venuta finale del Regno di Dio attraverso il
ritorno di Cristo nella gloria. Ma la Chiesa prega anche
perché il Regno di Dio cresca fin da oggi mediante la
santificazione degli uomini nello Spirito e, grazie al loro
impegno, con il servizio della giustizia e della pace, secondo le
Beatitudini. Questa domanda è il grido dello Spirito e della
Sposa: «Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22,20).
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591. Perché domandare: «Sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra»?
2822-2827
2860
La volontà del Padre è che «tutti gli uomini
siano salvati» (1 Tm 2,3). Per questo Gesù
è venuto: per compiere perfettamente la Volontà salvifica
del Padre. Noi preghiamo Dio Padre di unire la nostra volontà
a quella del Figlio suo, sull’esempio di Maria Santissima e dei
Santi. Domandiamo che il suo disegno benevolo si realizzi
pienamente sulla terra come già nel cielo. È mediante la
preghiera che possiamo «discernere la volontà di
Dio» (Rm 12,2) e ottenere la «costanza per
compierla» (Eb 10,36).
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592. Qual è il senso della domanda: «Dacci oggi il
nostro pane quotidiano»?
2828-2834
2861
Chiedendo a Dio, con l’abbandono fiducioso dei figli, il
nutrimento quotidiano necessario a tutti per la propria
sussistenza, riconosciamo quanto Dio nostro Padre sia buono al di
là di ogni bontà. Domandiamo anche la grazia di saper
agire perché la giustizia e la condivisione permettano
all’abbondanza degli uni di sopperire ai bisogni degli altri.
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593. Qual è il senso specificamente cristiano di questa
domanda?
2835-2837
2861
Poiché «l’uomo non vive soltanto di pane, ma di ogni
parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4), questa
domanda riguarda ugualmente la fame della Parola di Dio e
quella del Corpo di Cristo ricevuto nell’Eucaristia, come
pure la fame dello Spirito Santo. Noi lo domandiamo con una
confidenza assoluta, per oggi, l’oggi di Dio, e questo ci
viene dato soprattutto nell’Eucaristia, che anticipa il banchetto
del Regno che verrà.
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594. Perché diciamo: «Rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai
nostri debitori»?
2838-2839
2862
Chiedendo a Dio Padre di perdonarci, ci riconosciamo peccatori
dinanzi a lui. Ma confessiamo al tempo stesso la sua misericordia,
perché, nel Figlio suo e attraverso i sacramenti,
«riceviamo la redenzione, la remissione dei peccati»
(Col 1,14). La nostra domanda, tuttavia, verrà esaudita
solo a condizione che noi, prima, abbiamo a nostra volta
perdonato.
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595. Com'è possibile il perdono?
2840-2845
2862
La misericordia penetra nel nostro cuore solo se noi pure
sappiamo perdonare, persino ai nostri nemici. Ora, anche se per
l’uomo sembra impossibile soddisfare a questa esigenza, il cuore
che si offre allo Spirito Santo può, come Cristo, amare fino
all’estremo della carità, tramutare la ferita in compassione,
trasformare l’offesa in intercessione. Il perdono partecipa della
misericordia divina ed è un vertice della preghiera
cristiana.
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596. Che cosa significa: «Non ci indurre in
tentazione»?
2846-2849
2863
Noi domandiamo a Dio Padre di non lasciarci soli e in balia
della tentazione. Domandiamo allo Spirito di saper discernere, da
una parte, fra la prova che fa crescere nel bene e la
tentazione che conduce al peccato e alla morte, e,
dall’altra, fra essere tentati e consentire alla
tentazione. Questa domanda ci unisce a Gesù che ha vinto la
tentazione con la sua preghiera. Essa sollecita la grazia della
vigilanza e della perseveranza finale.
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597. Perché concludiamo domandando: «Ma liberaci
dal Male»?
2850-2854
2864
Il Male indica la persona di Satana, che si oppone a Dio e che
è «il seduttore di tutta la terra» (Ap 12,9).
La vittoria sul diavolo è già conseguita da Cristo. Ma
noi preghiamo affinché la famiglia umana sia liberata da
Satana e dalle sue opere. Domandiamo anche il dono prezioso della
pace e la grazia dell’attesa perseverante della venuta di Cristo,
che ci libererà definitivamente dal Maligno.
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598. Cosa significa l’Amen finale?
2855-2856
2865
«Al termine della preghiera, tu dici: Amen,
sottoscrivendo con l’Amen, che significa "Così sia", tutto
ciò che è contenuto nella preghiera, insegnata da
Dio» (san Cirillo di Gerusalemme).
A) PREGHIERE COMUNI
B) FORMULE DI DOTTRINA CATTOLICA
Segno della Croce
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo. Amen.
Gloria al Padre
Gloria al Padre
e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio,
ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Ave, Maria
Ave, o Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno,
Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen.
Angelo di Dio
Angelo di Dio,
che sei il mio custode
illumina, custodisci,
reggi e governa me
che ti fui affidato
dalla pietà celeste.
Amen.
l’Eterno riposo
l’eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.
Angelus
l’Angelo del Signore
portò l’annunzio a Maria
- Ed ella concepì
per opera dello Spirito Santo.
Ave Maria...
Eccomi, sono la serva del Signore.
- Si compia in
me
la tua parola.
Ave Maria...
E il Verbo si fece carne.
- E venne ad abitare in mezzo
a noi.
Ave Maria...
Prega per noi, santa Madre di Dio.
Perché siamo
resi degni
delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
Infondi nel nostro spirito la tua grazia,
o Padre;
tu, che nell’annunzio dell’angelo
ci hai rivelato l’incarnazione
del tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce
guidaci alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Gloria al Padre...
Regina Cæli
Regina dei cieli, rallegrati,
alleluia.
- Cristo, che hai portato nel grembo,
alleluia,
è risorto, come aveva promesso,
alleluia.
- Prega il Signore per noi,
alleluia.
Rallegrati, Vergine Maria,
alleluia.
- Il Signore è veramente risorto,
alleluia.
Preghiamo.
O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo
Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di
Maria Vergine, concedi a noi di godere la gioia della vita senza
fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Salve, Regina
Salve, Regina,
madre di misericordia,
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo,
esuli figli di Eva;
a te sospiriamo, gementi e
piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra,
rivolgi a noi gli occhi
tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo Seno.
O clemente, o pia,
o dolce Vergine Maria!
Magnificat
l’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà
della sua serva.
d’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me
l’Onnipotente e santo é il suo nome:
di generazione in generazione
la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri
del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua
misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.
Sotto la tua protezione
Sotto la tua protezione
cerchiamo rifugio,
santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.
Benedictus
Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato
e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi
una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti
d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ei odiano.
Cosi egli ha concesso misericordia
ai nostri padri
e si è ricordato
della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo,
nostro padre, di concederci,
liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,
in santità e giustizia al suo cospetto,
per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato
profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore
a preparargli le strade,
per dare al suo popolo
la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa
del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall’alto
un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno
nelle tenebre e nell’ombra
della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli.
Amen.
Te Deum
Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra sono pieni
della tua gloria.
Ti acclama
il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono
nella tua lode;
la santa Chiesa proclama
la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio,
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti
dalla Vergine Madre
per la salvezza dell’uomo.
Vincitore della morte,
hai aperto
ai credenti
il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio,
nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo
alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento
col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria
nell’assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno
ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome
per sempre.
Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi
la tua misericordia: in te abbiamo sperato.
Pietà di noi,
Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.
Vieni, o Spirito Creatore
Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.
O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell’anima.
Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.
Sii luce all’intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.
Luce d’eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore. Amen.
Vieni, Santo Spirito
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni; datare dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
raddrizza ciò ch'è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. Amen.
Anima di Cristo
Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Dentro le tue ferite nascondimi.
Non permettere che io
mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell’ora della mia morte chiamami.
Comandami di venire a te,
perché con i tuoi Santi io ti lodi.
nei secoli dei secoli. Amen.
Memorare
Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito al mondo
che alcuno abbia ricorso al tuo patrocinio, implorato il tuo aiuto,
chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato. Animato da tale
confidenza, a te ricorro, o Madre, Vergine delle Vergini, a te
vengo e, peccatore contrito, innanzi a te mi prostro.
Non volere, o Madre del Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma
ascoltami propizia ed esaudiscimi. Amen.
Rosario
Misteri della gioia
(da recitare lunedì e sabato)
l’annuncio dell’ Angelo a Maria.
La visita di Maria a Elisabetta.
La nascita di Gesù a Betlemme.
La presentazione di Gesù al Tempio.
Il ritrovamento di Gesù nel Tempio.
Misteri della luce
(da recitare giovedì)
Il battesimo di Gesù al Giordano.
l’auto-rivelazione di Gesù
alle nozze di Cana.
l’annuncio del Regno di Dio
con l’invito alla conversione.
La trasfigurazione di Gesù
sul Tabor.
l’istituzione dell’Eucaristia.
Misteri del dolore
(da recitare martedì e venerdì)
Gesù nell’orto degli ulivi.
Gesù flagellato
alla colonna.
Gesù è coronato di spine.
Gesù sale al Calvario.
Gesù muore in Croce.
Misteri della gloria
(da recitare mercoledì e domenica)
Gesù risorge da morte.
Gesù ascende al cielo.
La discesa dello Spirito Santo.
l’assunzione di Maria al cielo.
Maria, Regina del cielo e della terra.
Preghiera alla fine del S. Rosario
Prega per noi. santa Madre di Dio.
Affinché siamo
fatti degni
delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
O Dio, il tuo unico Figlio ci ha acquistato
con la sua vita, morte e risurrezione i beni della salvezza eterna:
concedi a noi che, venerando questi misteri del santo Rosario della
Vergine Maria, imitiamo ciò che contengono e otteniamo
ciò che promettono. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Preghiera dell’incenso
(Tradizione
Copta)
O Re della pace, dacci la tua pace e perdona i nostri peccati.
Allontana i nemici della Chiesa e custodiscila, affinché non
venga meno.
l’Emmanuele nostro Dio è in mezzo a noi nella gloria del Padre
e dello Spirito Santo.
Ci benedica e purifichi il nostro cuore e risani le malattie
dell’anima e del corpo.
Ti adoriamo, o Cristo, con il tuo Padre buono e lo Spirito Santo,
perché sei venuto e ci hai salvati.
Preghiera di «addio all’altare» dopo la
liturgia
(Tradizione Siro-Maronita)
Sta in pace, o Altare di Dio. L’oblazione che ho preso da te, sia
per la remissione dei debiti e il perdono dei peccati, e mi ottenga
di stare davanti al tribunale di Cristo senza dannazione e senza
confusione. Non so se mi sarà dato di ritornare e offrire
sopra di te un altro Sacrificio. Proteggimi, Signore, e conserva la
tua santa Chiesa, quale via di verità e di salvezza.
Amen.
Preghiera per i defunti
(Tradizione Bizantina)
Dio degli spiriti e di ogni carne, che calpestasti la
morte e annientasti il diavolo e la vita al tuo mondo donasti; tu
stesso o Signore, dona all’anima del tuo servo N. defunto il riposo
in un luogo luminoso, in un luogo verdeggiante, in un luogo di
freschezza, donde sono lontani sofferenza, dolore e gemito. Quale
Dio buono e benigno perdona ogni colpa da lui commessa con parola,
con opera o con la mente; poiché non v'è uomo che viva e
non pecchi; giacché tu solo sei senza peccato, e la tua
giustizia è giustizia nei secoli e la tua parola è
verità.
Poiché tu sei la risurrezione, la
vita e il riposo del tuo servo N. defunto, o Cristo nostro Dio, noi
ti rendiamo gloria, assieme al Padre tuo ingenito, con il
santissimo buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei
secoli dei secoli. Riposino in pace. Amen.
Atto di fede
Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo tutto
quello che tu hai rivelato e la Santa Chiesa ci propone a credere.
Credo in te, unico vero Dio in tre persone uguali e distinte, Padre
e Figlio e Spirito Santo.
Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto
per noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio
o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere.
Signore, accresci la mia fede. Amen.
Atto di speranza
Mio Dio, spero dalla tua bontà, per le tue promesse e per i
meriti di Gesù Cristo, nostro Salvatore, la vita eterna e le
grazie necessarie per meritarla con le buone opere, che io debbo e
voglio fare. Signore, che io possa goderti in eterno. Amen.
Atto di carità
Mio Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei
bene infinito e nostra eterna felicità; e per amar tuo amo il
prossimo come me stesso e perdono le offese ricevute. Signore, che
io ti ami sempre più. Amen.
Atto di dolore
Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più
perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere
amato sopra ogni cosa.
Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di
fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia,
perdonami.
Signum Crucis
In nómine Patris
et Filii
et Spíritus Sancii. Amen.
Gloria Patri
Glória Patri
et Fílio
et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio,
et nunc et semper
et in sǽcula sæculórum. Amen.
Ave, Maria
Ave, Maria, grátia plena,
Dóminus tecum.
Benedícta tu in muliéribus,
et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
ora pro nobis peccatóribus, nunc et in hora mortis
nostræ.
Amen.
Angele Dei
Ángele Dei,
qui custos es mei,
me, tibi commíssum pietáte supérna,
illúmina, custódi,
rege et gubérna.
Amen.
Requiem Æternam
Réquiem ætérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.
Angelus Domini
Ángelus Dómini
nuntiávit Mariæ.
Et concépit
de Spíritu Sancto.
Ave, María...
Ecce ancílla
Dómini.
Fiat mihi secúndum
verbum tuum.
Ave, María...
Et Verbum caro factum est.
Et habitávit in
nobis.
Ave, Maria...
Ora pro nobis, sancta Dei génetrix.
Ut digni
efficiámur
promissiónibus Christi.
Orémus.
Grátiam tuam, quǽsumus,
Dómine, méntibus nostris infunde;
ut qui, Ángelo nuntiánte,
Christi Fílii tui incarnatiónem
cognóvimus,
per passiónem eius et crucem,
ad resurrectiónis glóriam perducámur.
Per eúndem Christum
Dóminum nostrum. Amen.
Glória Patri...
Regina Cæli
Regína cæli lætáre,
allelúia.
Quia quelli merúisti
portáre,
allelúia.
Resurréxit, sicut dixit,
allelúia.
Ora pro nobis Deum,
allelúia.
Gaude et lætáre, Virgo María,
allelúia.
Quia surréxit Dominus vere,
allelúia.
Orémus.
Deus, qui per resurrectiónem Filii tui
Dómini nostri Iesu Christi mundum lætificáre
dignátus es, præsta, quǽsumus, ut per eius
Genetrícem Virginem Maríam perpétuæ
capiámus gáudia vitæ.
Per Christum Dóminum nostrum. Amen.
Salve, Regina
Salve, Regína,
Mater misericórdiæ,
vita, dulcédo et spes nostra, salve.
Ad te clamámus,
éxsules filii Evæ.
Ad te suspirámus geméntes et flentes
in hac lacrimárum valle.
Eia ergo, advocáta nostra,
illos tuos misericórdes óculos
ad nos convérte.
Et Iesum benedíctum fructum
ventris tui,
nobis, posi hoc exsílium, osténde.
O clemens, o pia, o dulcis Virgo María!
Magnificat
Magníficat ánima mea Dóminum,
et exsultávit spíritus meus
in Deo salvatóre meo,
quia respéxit humilitátem
ancíllæ suæ.
Ecce enim ex hoc beátam
me dicent omnes generatiónes,
quia fecit mihi magna,
qui potens est,
et sanctum nomen eius,
et misericórdia eius in progénies
et progénies timéntibus eum.
Fecit poténtiam in bráchio suo,
dispérsit supérbos mente cordis sui;
depósuit poténtes de sede
et exaltávit húmiles.
Esuriéntes implévit bonis
et divites dimisit inanes.
Suscépit Ísrael púerum suum,
recordátus misericórdiæ,
sicut locútus est ad patres nostros,
Àbraham et sémini eius in sǽcula.
Glória Patri et Fílio
et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio,
et nunc et semper,
et in sǽcula sæculórum.
Amen.
Sub tuum præsidium
Sub tuum præsídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias
in necessitátibus;
sed a perículis cunctis
líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
Benedictus
Benedíctus Dóminus, Deus Ísrael,
quia visitávit
et fecit redemptiónem plebi suæ,
et eréxit cornu salútis nobis
in domo David púeri sui,
sieut locútus est per os sanctórum,
qui a sæculo sunt, prophetárum eius,
salútem ex inimícis nostris
et de manu ómnium,
qui odérunt nos;
ad faciéndam misericórdiam
eum pátribus nostris
et memorári testaménti sui sancti,
iusiurándum, quod iurávit
ad Ábraham patrem nostrum,
datúrum se nobis,
ut sine timóre,
de manu inimicórum liberáti,
serviámus illi
in sanetitáte et iustítia coram ipso
omnibus diébus nostris.
Et tu, puer,
prophéta Altíssimi vocáberis:
præíbis enim ante fáciem Dómini
paráre vias eius,
ad dandam sciéntiam salútis
plebi eius
in remissiònem peccatòrum eòrum,
per víscera misericòrdiæ Dei nostri,
in quibus visitábit nos óriens ex alto,
illumináre his, qui in ténebris
et in umbra mortis sedent,
ad dirigéndos pedes nostros
in viam pacis.
Glória Patri et Fílio
et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio,
et nunc
et semper,
et in sǽcula sæculòrum. Amen.
Te Deum
Te Deum laudámus:
te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem,
omnis terra venerátur.
tibi omnes ángeli,
tibi cæli
et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim
incessábili voce proclámant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus,
Dòminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra
maiestátis glóriæ tuæ.
Te gloriòsus
apostolòrum chorus,
te prophetárum
laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus
laudat exércitus.
Te per orbem terrarum
sancta confitétur Ecclésia,
Patrem imménsæ maiestátis;
venerándum tuum verum
et únicum Filium;
Sanctum quoque
Paráclitum Spíritum.
Tu rex glòriæ, Christe.
Tu Patris sempitérnus es Filius.
Tu, ad liberándum susceptúrus
hóminem,
non horrúisti Virginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo,
aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes,
in glória Patris.
Iudex créderis esse ventúrus.
Te ergo quǽsumus,
tuis famulis súbveni,
quos pretiòso sanguine redemísti.
Ætérna fac curo sanctis tuis
in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine,
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, et extólle illos
usque in ætérnum.
Per síngulos dies benedícimus te;
et laudámus nomen tuum
in sǽculum, et in sǽculum sǽculi.
Dignáre, Dòmine,
die isto sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, miserére nostri.
Fiat misericórdia tua,
Dómine, super nos,
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi:
non confúndar in ætérnum.
Veni, Creator Spiritus
Veni, creátor Spíritus,
mentes tuòrum vísita,
imple supérna grátia,
quæ tu creásti péctora.
Qui díceris Paráclitus,
altíssimi donum Dei,
fons vivus, ignis, cáritas,
et spiritális únctio.
Tu septifòrmis múnere,
dígitus patérnæ déxteræ,
tu rite promíssum Patris,
sermóne ditans gúttura.
Accénde lumen sénsibus,
infúnde amórem córdibus,
infírma nostri córporis
virtúte firmans pérpeti.
Hostem repéllas lóngius
pacémque dones prótinus;
ductóre sic te prævio
vitémus omne nóxium.
Per Te sciámus da Patrem
noscámus atque Fílium,
teque utriúsque Spíritum
credámus omni témpore.
Deo Patri sit glória,
et Fílio, qui a mórtuis
surréxit, ac Parác1ito,
in sæculórum sǽcula. Amen.
Veni, Sancte Spiritus
Veni, Sancte Spíritus,
et emítte cǽlitus
lucis tuæ rádium.
Veni, pater páuperum,
veni, dator múnerum,
veni, lumen córdium.
Consolátor óptime,
dulcis hospes ánimæ,
dulce refrigérium.
In labóre réquies,
in æstu tempéries,
in fletu solácium.
O lux beatíssima,
reple cordis íntima
tuórum fidélium.
Sine tuo númine,
nihil est in hómine
nihil est innóxium.
Lava quod est sórdidum,
riga quod est áridum,
sana quod est sáueium.
Flecte quod est rígidum,
fove quod est frígidum,
rege quod est dévium.
Da tuis fidélibus,
in te confidéntibus,
sacrum septenárium.
Da virtútis méritum,
da salútis éxitum,
da perénne gáudium.
Amen.
Anima Christi
Ánima Christi, sanctífica me.
Corpus Christi, salva me.
Sanguis Christi, inébria me,
Aqua láteris Christi, lava me.
Pássio Christi, confórta me,
O bone Iesu, exáudi me.
Intra tua vúlnera abscónde me.
Ne permíttas me separári a te.
Ab hoste malígno defénde me.
In hora mortis meæ voca me.
Et iube me veníre ad te,
ut cum Sanctis tuis laudem te
in sǽcula sæculórum.
Amen.
Memorare
Memoráre, o piíssima Virgo María, non esse auditum a
sǽculo, quemquam ad tua curréntem præsidia, tua
implorántem auxilia, tua peténtem suffrágia, esse
derelíctum. Ego tali animátus confidéntia, ad te,
Virgo Virginum, Mater, curro, ad te vénio, coram te gemens
peccator assisto. Noli, Mater Verbi, verba mea despícere; sed
áudi propitia et exáudi.
Amen.
Rosarium
Mystéria gaudiosa
(in feria secunda
et sabbato)
Annuntiátio.
Visitátio.
Natívitas.
Præsentátio.
Invéntio in Tempio.
(in feria quinta)
Baptísma apud Iordánem.
Autorevelátio
apud Cananénse
matrimónium.
Regni Dei proclamátio
coniúcta cum invitaménto
ad conversiónem.
Transfigurátio.
Eucharístiæ Institútio.
Mystéria dolorósa
(in feria tertia et feria sexta)
Agonía in Hortu.
Flagellátio.
Coronátio Spinis.
Baiulátio Crucis.
Crucifíxio et Mors.
Mystéria gloriósa
(in feria quarta et Dorninica)
Resurréctio.
Ascénsio.
Descénsus Spíritus Sancti.
Assúmptio.
Coronátio in Cælo.
Oratio ad finem Rosarii dicenda
Ora pro nobis, sancta Dei génetrix.
Ut digni
efficiámur
promissiónibus Christi.
Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam,
mortem et resurrectiónem suam nobis salútis
ætérnæ prǽmia comparávit, concéde,
quǽsumus: ut hæc mystéria sacratíssimo
beátæ Maríæ Virginis Rosário
recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod
promíttunt assequámur. Per Christum Dóminum nostrum.
Amen.
Actus fidei
Dómine Deus, firma fide credo et confíteor ómnia et
síngula quæ sancta Ecclésia Cathólica
propónit, quia tu, Deus, ea ómnia revelásti, qui es
ætérna véritas et sapiéntia quæ nec
fállere nec falli potest.
In hac fíde vívere et mori státuo. Amen.
Actus spei
Dómine Deus, spero per grátiam tuam remissiónem
ómnium peccatórum, et post hanc vitam ætérnam
felicitátem me esse consecutúrum: quia tu
promisísti, qui es infiníte potens, fidélis,
benígnus, et miséricors.
In hac spe vívere et mori státuo.
Amen.
Actus caritatis
Dómine Deus, amo te super ómnia et próximum meum
propter te, quia tu es summum, infinítum, et
perfectíssimum bonum, omni dilectióne dignum. In hac
caritáte vívere et mori státuo. Amen.
Actus contritionis
Deus meus, ex toto corde pǽnitet me ómnium meórum
peccatórum, éaque detéstor, quia peccándo, non
solum pœnas a te iuste statútas proméritus sum, sed
præsértim quia offéndi te, summum bonum, ac dignum
qui super ómnia diligáris. Ideo fírmiter
propóno, adiuvánte grátia tua, de cétero me non
peccatúrum peccandíque occasiónes próximas
fugitúrum. Amen.
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B)
FORMULE DI DOTTRINA CATTOLICA
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I due comandamenti di carità
1. Amerai il Signore tuo Dio,
con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima
e con tutta la tua mente.
2. Amerai il prossimo tuo
come te stesso.
La regola d’oro (Mt 7,12)
Tutto quanto volete che gli uomini
facciano a voi,
anche voi fatelo a loro.
Le Beatitudini (Mt 5,3-12)
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame
e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di
pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i
perseguitati
per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno,
vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male
contro di voi, per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande
è la vostra ricompensa nei cieli.
I cinque precetti della Chiesa
1. Partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate e
rimanere liberi da lavori e da attività che potrebbero
impedire la santificazione di tali giorni.
2. Confessare i propri peccati almeno una volta all’anno.
3. Ricevere il sacramento dell’Eucaristia almeno a Pasqua.
4. Astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni
stabiliti dalla Chiesa.
5. Sovvenire alle necessità materiali della Chiesa stessa,
secondo le proprie possibilità.
Le sette opere
di misericordia corporale
1. Dar da
mangiare agli affamati.
2. Dar da bere agli assetati.
3. Vestire gli
ignudi.
4. Alloggiare i pellegrini.
5. Visitare gli infermi.
6. Visitare i carcerati.
7. Seppellire i morti.
Le tre virtù teologali
1.
Fede
2. Speranza
3. Carità.
Le quattro virtù cardinali
1.
Prudenza
2. Giustizia
3. Fortezza
4. Temperanza.
I sette doni dello Spirito Santo
1. Sapienza
2. Intelletto
3. Consiglio
4. Fortezza
5. Scienza
6. Pietà
7. Timor di Dio.
I dodici frutti dello Spirito Santo
1. Amore
2. Gioia
3. Pace
4. Pazienza
5. Longanimità
6. Bontà
7. Benevolenza
8. Mitezza
9. Fedeltà
10. Modestia
11. Continenza
12. Castità.
Le sette opere
di misericordia spirituale
1.
Consigliare i dubbiosi.
2. Insegnare agli
ignoranti.
3. Ammonire i peccatori.
4. Consolare gli afflitti.
5. Perdonare le offese.
6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.
I sette vizi capitali
1. Superbia
2.
Avarizia
3. Lussuria
4. Ira
5. Gola
6. Invidia
7. Accidia.
I quattro novissimi
1. Morte
2. Giudizio
3. Inferno
4. Paradiso.
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Ap
Apocalisse di Giovanni
At
Atti degli Apostoli
Col
Lettera ai Colossesi
1 Cor
Prima lettera ai Corinzi
2 Cor
Seconda lettera ai Corinze
Dt
Deuteronomio
Eb
Lettera agli Ebrei
Ef
Lettera agli Efesini
Es
Esodo
Ez
Ezechiele
Fil
Lettera ai Filippesi
Gal
Lettera ai Galati
Gc
Lettera di Giacomo
Gn
Genesi
Gv
Vangelo secondo Giovanni
1 Gv
Prima lettera di Giovanni
Is
Isaia
Lc
Vangelo secondo Luca
2 Mac
Secondo libro dei Maccabei
Mc
Vangelo secondo Marco
Mt
Vangelo secondo Matteo
1 Pt
Prima lettera di Pietro
2 Pt
Seconda lettera di Pietro
1 Re
Primo libro dei Re
Rm
Lettera ai Romani
Sal
Salmi
1 Ts
Prima lettera ai Tessalonicesi
1 Tm
Prima lettera a Timoteo
2 Tm
Seconda lettera a Timoteo
Tt
Lettera a Tito
PARTE PRIMA - LA
PROFESSIONE DELLA FEDE
Sezione
Prima: «Io credo» - «Noi
crediamo»
Capitolo
primo: l’Uomo è «capace» di Dio
Capitolo secondo: Dio
viene incontro all’uomo
Capitolo terzo: La
risposta dell’uomo a Dio
Sezione
seconda: La professione della fede cristiana
Capitolo primo: Io credo
in Dio Padre
Capitolo secondo: Credo in Gesù Cristo, il Figlio unigenito di
Dio
Capitolo terzo: Credo
nello Spirito Santo
PARTE
SECONDA - LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO
Sezione prima: l’economia
sacramentale
Capitolo
primo: Il Mistero pasquale nel tempo della Chiesa
Capitolo
secondo: La celebrazione sacramentale del Mistero
pasquale
Sezione
seconda: I sette sacramenti della Chiesa
Capitolo
primo: I sacramenti dell’Iniziazione cristiana
Capitolo secondo: I
sacramenti di guarigione
Capitolo terzo: I sacramenti a servizio della comunione e della
missione
Capitolo quarto:
Le altre celebrazioni liturgiche
PARTE TERZA - LA VITA IN
CRISTO
Sezione
prima: La vocazione dell’uomo: La vita nello
Spirito
Capitolo
primo: La dignità della persona umana
Capitolo secondo: La
comunità umana
Capitolo
terzo: La salvezza di Dio: la legge e la grazia
Sezione seconda: I dieci
Comandamenti
Capitolo primo: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua
mente»
Capitolo
secondo: «Amerai il prossimo tuo come te
stesso»
PARTE QUARTA - LA
PREGHIERA CRISTIANA
Sezione
prima: La preghiera nella vita cristiana
Capitolo primo: La
Rivelazione della preghiera
Capitolo secondo: La
Tradizione della preghiera
Capitolo terzo: La vita di
preghiera
Sezione seconda:
La preghiera del Signore Padre nostro
Appendice
A)
Preghiere comuni
B) Formule di Dottrina
Cattolica
per l’approvazione e la pubblicazione
del Compendio
del Catechismo della Chiesa
Cattolica
Ai Venerabili Fratelli Cardinali, Patriarchi, Arcivescovi,
Vescovi,
Presbiteri, Diaconi e a tutti i Membri del Popolo di Dio
Vent’anni or sono iniziava l’elaborazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, richiesto dall’Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, in occasione del ventesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Ringrazio infinitamente il Signore Dio per aver donato alla Chiesa tale Catechismo, promulgato nel 1992 dal mio venerato e amato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II.
La grande utilità e preziosità di questo dono è confermata anzitutto dalla positiva e larga accoglienza, che esso ha avuto presso l’episcopato, al quale era primariamente indirizzato come testo di riferimento sicuro e autentico per l’insegnamento della dottrina cattolica, e in particolare per l’elaborazione dei catechismi locali. Ma è confermata anche dalla favorevole e grande accoglienza ad esso riservata da parte di tutte le componenti del Popolo di Dio, che l’hanno potuto conoscere ed apprezzare nelle oltre sessanta lingue, in cui è stato finora tradotto.
Ora con grande gioia approvo e promulgo il Compendio di tale Catechismo.
Esso era stato vivamente auspicato dai partecipanti al Congresso Catechistico Internazionale dell’ottobre 2002, che si erano fatti interpreti in tal modo di un’esigenza molto diffusa nella Chiesa. Il mio compianto Predecessore, accogliendo tale desiderio, ne decise nel febbraio 2003 la preparazione, affidandone la redazione a una ristretta Commissione di Cardinali, da me presieduta, e affiancata da alcuni esperti collaboratori. Nel corso dei lavori, un progetto di tale Compendio è stato sottoposto al giudizio di tutti gli Eminentissimi Cardinali e dei Presidenti delle Conferenze Episcopali, che nella stragrande maggioranza l’hanno favorevolmente accolto e valutato.
Il Compendio, che ora presento alla Chiesa universale, è una sintesi fedele e sicura del Catechismo della Chiesa Cattolica. Esso contiene, in modo conciso, tutti gli elementi essenziali e fondamentali della fede della Chiesa, così da costituire, come era stato auspicato dal mio Predecessore, una sorta di vademecum, che consenta alle persone, credenti e non, di abbracciare, in uno sguardo d’insieme, l’intero panorama della fede cattolica.
Rispecchia fedelmente nella struttura, nei contenuti e nel linguaggio il Catechismo della Chiesa Cattolica, che troverà in questa sintesi un aiuto e uno stimolo per essere maggiormente conosciuto ed approfondito.
Affido pertanto con fiducia questo Compendio anzitutto alla Chiesa intera e ad ogni cristiano in particolare, perché grazie ad esso possa ritrovare, in questo terzo millennio, nuovo slancio nel rinnovato impegno di evangelizzazione e di educazione alla fede, che deve caratterizzare ogni comunità ecclesiale e ogni credente in Cristo a qualunque età e nazione appartenga.
Ma questo Compendio, per la sua brevità, chiarezza e integrità, si rivolge a ogni persona, che, vivendo in un mondo dispersivo e dai molteplici messaggi, desidera conoscere la Via della Vita, la Verità, affidata da Dio alla Chiesa del Suo Figlio.
Leggendo questo autorevole strumento che è il
Compendio, possa ciascuno, grazie in particolare
all’intercessione di Maria Santissima, la Madre di Cristo e
della Chiesa, riconoscere e accogliere sempre di più
l’inesauribile bellezza, unicità e attualità del
Dono per eccellenza che Dio ha fatto all’umanità: il Suo
unico Figlio, Gesù Cristo, che è «la Via, la
Verità e la Vita» (Gv 14,6).
Dato il 28 giugno 2005, vigilia della Solennità dei SS. Pietro e Paolo, anno primo di Pontificato.
BENEDICTUS PP. XVI
torna all’indice torna all’indiceL’11 ottobre del 1992, Papa Giovanni Paolo II, consegnava ai fedeli di tutto il mondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, presentandolo come «“testo di riferimento” per una catechesi rinnovata alle vive sorgenti della fede».1 A trent’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II (1962-1965), veniva così portato a felice compimento l’auspicio espresso nel 1985 dall’Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, perché venisse composto un catechismo di tutta la dottrina cattolica sia per la fede che per la morale.
Cinque anni dopo, il 15 agosto del 1997, promulgando l’editio typica del Catechismus Catholicae Ecclesiae, il Sommo Pontefice confermava la finalità fondamentale dell’opera: «Porsi come esposizione completa e integra della dottrina cattolica, che consente a tutti di conoscere ciò che la Chiesa stessa professa, celebra, vive, prega nella sua vita quotidiana».2
2. Per una maggiore valorizzazione del Catechismo e per venire incontro a una richiesta emersa nel Congresso Catechistico Internazionale del 2002, Giovanni Paolo II istituiva nel 2003 una Commissione speciale, presieduta dal Card. Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il compito di elaborare un Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, contenente una formulazione più sintetica dei medesimi contenuti di fede. Dopo due anni di lavoro, fu preparato un progetto di compendio, che fu inviato per la consultazione ai Cardinali e ai Presidenti delle Conferenze Episcopali. Il progetto, nel suo complesso, ha avuto una valutazione positiva da parte della maggioranza assoluta di quanti hanno risposto. La Commissione ha, pertanto, proceduto alla revisione del suddetto progetto, e, tenendo conto delle proposte di miglioramento pervenute, ha approntato il testo finale dell’opera.
3. Sono tre le caratteristiche principali del Compendio: la stretta dipendenza dal Catechismo della Chiesa Cattolica; il genere dialogico; l’utilizzo delle immagini nella catechesi.
Anzitutto, il Compendio non è un’opera a sé stante e non intende in alcun modo sostituire il Catechismo della Chiesa Cattolica: piuttosto, rinvia continuamente ad esso sia con la puntuale indicazione dei numeri di riferimento sia col continuo richiamo alla sua struttura, al suo sviluppo e ai suoi contenuti. Il Compendio, inoltre, intende risvegliare un rinnovato interesse e fervore per il Catechismo, che, con la sua sapienza espositiva e con la sua unzione spirituale, resta pur sempre il testo di base della catechesi ecclesiale oggi.
Come il Catechismo, anche il Compendio si articola in quattro parti, in corrispondenza delle leggi fondamentali della vita in Cristo.
La prima parte, intitolata «La professione della fede», contiene un’opportuna sintesi della lex credendi, e cioè della fede professata dalla Chiesa Cattolica, ricavata dal Simbolo Apostolico illustrato con il Simbolo Niceno-Costantinopolitano, la cui costante proclamazione nelle assemblee cristiane mantiene viva la memoria delle principali verità della fede.
La seconda parte, intitolata «La celebrazione del mistero cristiano», presenta gli elementi essenziali della lex celebrandi. L’annuncio del Vangelo trova, infatti, la sua risposta privilegiata nella vita sacramentale. In essa i fedeli sperimentano e testimoniano in ogni momento della loro esistenza l’efficacia salvifica del mistero pasquale, per mezzo del quale Cristo ha compiuto l’opera della nostra redenzione.
La terza parte, intitolata «La vita in Cristo», richiama la lex vivendi e cioè l’impegno che i battezzati hanno di manifestare nei loro comportamenti e nelle loro scelte etiche la fedeltà alla fede professata e celebrata. I fedeli, infatti, sono chiamati dal Signore Gesù a compiere le opere che si addicono alla loro dignità di figli del Padre nella carità dello Spirito Santo.
La quarta parte, intitolata «La preghiera cristiana: Padre Nostro», offre una sintesi della lex orandi e col della vita di preghiera. Sull’esempio di Gesù, il modello perfetto di orante, anche il cristiano è chiamato al dialogo con Dio nella preghiera, una cui espressione privilegiata è il Padre nostro, la preghiera insegnataci da Gesù stesso.
4. Una seconda caratteristica del Compendio è la sua forma dialogica, che riprende un antico genere letterario catechistico, fatto di domande e risposte. Si tratta di riproporre un dialogo ideale tra il maestro e il discepolo, mediante una sequenza incalzante di interrogativi, che coinvolgono il lettore invitandolo a proseguire nella scoperta dei sempre nuovi aspetti della verità della sua fede. Il genere dialogico concorre anche ad abbreviare notevolmente il testo, riducendolo all’essenziale. Ciò potrebbe favorire l’assimilazione e l’eventuale memorizzazione dei contenuti.
5. Una terza caratteristica è data dalla presenza di alcune immagini, che scandiscono l’articolazione del Compendio. Esse provengono dal ricchissimo patrimonio dell’iconografia cristiana. Dalla secolare tradizione conciliare apprendiamo che anche l’immagine è predicazione evangelica. Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza. È un indizio questo, di come oggi più che mai, nella civiltà dell’immagine, l’immagine sacra possa esprimere molto di più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di comunicazione e di trasmissione del messaggio evangelico.
6. A quarant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e nell’anno dell’Eucaristia, il Compendio può rappresentare un ulteriore sussidio per soddisfare sia la fame di verità dei fedeli di tutte le età e condizioni, sia anche il bisogno di quanti, senza essere fedeli, hanno sete di verità e di giustizia. La sua pubblicazione avverrà nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, colonne della Chiesa universale ed evangelizzatori esemplari del Vangelo nel mondo antico. Questi apostoli hanno visto ciò che hanno predicato e hanno testimoniato la verità di Cristo fino al martirio. Imitiamoli nel loro slancio missionario e preghiamo il Signore affinché la Chiesa segua sempre l’insegnamento degli Apostoli, dai quali ha ricevuto il primo gioioso annunzio della fede.
20 marzo 2005, Domenica delle Palme.
Joseph Card. Ratzinger
Presidente della Commissione speciale
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1 Giovanni Paolo II, Cost. ap.
Fidei depositum, 11 ottobre 1992.
2 Giovanni Paolo II, Lett. ap.
Laetarum magnopere, 15 agosto 1997.
PARTE PRIMA
torna all’indiceSEZIONE PRIMA
«IO
CREDO» - «NOI CREDIAMO»
1. Qual è il disegno di Dio per l’uomo?
1-25
Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno
di pura bontà ha liberamente creato l’uomo per renderlo
partecipe della sua vita beata. Nella pienezza dei tempi, Dio Padre
ha mandato suo Figlio come redentore e salvatore degli uomini
caduti nel peccato, convocandoli nella sua Chiesa e rendendoli
figli adottivi per opera dello Spirito Santo ed eredi della sua
eterna beatitudine.
CAPITOLO PRIMO
30
«Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode [...]. Ci hai fatto per te e il nostro cuore non ha sosta finché non riposa in te» (Sant’Agostino).
2. Perché nell’uomo c'è il desiderio di Dio?
27-30
44-45
Dio stesso, creando l’uomo a propria immagine, ha iscritto nel
suo cuore il desiderio di vederlo. Anche se tale desiderio è
spesso ignorato, Dio non cessa di attirare l’uomo a sé,
perché viva e trovi in lui quella pienezza di verità e di
felicità, che cerca senza posa. Per natura e per vocazione,
l’uomo è pertanto un essere religioso, capace di entrare in
comunione con Dio. Questo intimo e vitale legame con Dio conferisce
all’uomo la sua fondamentale dignità.
3. Come si può conoscere Dio con la sola luce della ragione?
31-36
46-47
Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l’uomo, con la sola ragione, può con certezza conoscere Dio come origine e fine dell’universo e come sommo bene, verità e bellezza infinita.
torna all’indice4. Basta la sola luce della ragione per conoscere il mistero di Dio?
37-38
l’uomo, nel conoscere Dio con la sola luce della ragione,
incontra molte difficoltà. Inoltre non può entrare da
solo nell’intimità del mistero divino. Per questo, Dio l’ha
voluto illuminare con la sua Rivelazione non solo su verità
che superano la comprensione umana, ma anche su verità
religiose e morali, che, pur accessibili di per sé alla
ragione, possono essere così conosciute da tutti senza
difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza di
errore.
5. Come si può parlare di Dio?
39-43
48-49
Si può parlare di Dio, a tutti e con tutti, partendo dalle perfezioni dell’uomo e delle altre creature, le quali sono un riflesso, sia pure limitato, dell’infinita perfezione di Dio. Occorre, tuttavia, purificare continuamente il nostro linguaggio da quanto contiene di immaginoso e imperfetto, ben sapendo che non si potrà mai esprimere pienamente l’infinito mistero di Dio.
CAPITOLO SECONDO
DIO VIENE
INCONTRO ALl’UOMO
LA RIVELAZIONE DI DIO
6. Che cosa Dio rivela all’uomo?
50-53
68-69
Dio, nella sua bontà e sapienza, si rivela all’uomo. Con eventi e parole rivela Se stesso e il suo disegno di benevolenza, che ha prestabilito dall’eternità in Cristo a favore dell’umanità. Tale disegno consiste nel far partecipare, per la grazia dello Spirito Santo, tutti gli uomini alla vita divina, quali suoi figli adottivi nel suo unico Figlio.
torna all’indice7. Quali sono le prime tappe della Rivelazione di Dio?
54-58
70-71
Dio, fin dal principio, si manifesta ai progenitori, Adamo ed Eva, e li invita ad un’rsquo;rsquo;intima comunione con lui. Dopo la loro caduta, non interrompe la sua rivelazione e promette la salvezza per tutta la loro discendenza. Dopo il diluvio, stipula con Noè un’rsquo;rsquo;alleanza tra lui e tutti gli esseri viventi.
torna all’indice8. Quali sono le tappe successive della Rivelazione di Dio?
59-64;
72
Dio sceglie Abram chiamandolo fuori del suo Paese per fare di lui «il padre di una moltitudine di popoli» (Gn 17,5), e promettendogli di benedire in lui «tutte le Nazioni della terra» (Gn 12,3). I discendenti di Abramo saranno i depositari delle promesse divine fatte ai patriarchi. Dio forma Israele come suo popolo di elezione, salvando lo dalla schiavitù dell’Egitto, conclude con lui l’Alleanza del Sinai e, per mezzo di Mosè, gli dà la sua Legge. I Profeti annunziano una radicale redenzione del popolo e una salvezza che includerà tutte le Nazioni in una Alleanza nuova ed eterna. Dal popolo d’Israele, dalla stirpe del re Davide nascerà il Messia: Gesù.
torna all’indice9. Qual è la tappa piena e definitiva della Rivelazione di Dio?
65-66
73
È quella attuata nel suo Verbo incarnato, Gesù Cristo, mediatore e pienezza della Rivelazione. Egli, essendo l’Unigenito Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola perfetta e definitiva del Padre. Con l’invio del Figlio e il dono dello Spirito la Rivelazione è ormai pienamente compiuta, anche se nel corso dei secoli la fede della Chiesa dovrà coglierne gradualmente tutta la portata.
«Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, Dio ci ha detto tutto in una sola volta in questa Sua Parola e non ha più nulla da dire» (san Giovanni della Croce).
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10. Quale valore hanno le rivelazioni private?
67
Pur non appartenendo al deposito della fede, esse possono aiutare a vivere la stessa fede, purché mantengano il loro stretto orientamento a Cristo. Il Magistero della Chiesa, cui spetta il discernimento di tali rivelazioni private, non può pertanto accettare quelle che pretendono di superare o correggere la Rivelazione definitiva che è Cristo.
LA TRASMISSIONE DELLA RIVELAZIONE DIVINA
11. Perché e in qual modo la Rivelazione divina va trasmessa?
74
Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4), cioè di Gesù Cristo. Per questo è necessario che Cristo sia annunciato a tutti gli uomini, secondo il suo stesso comando: «Andate e ammaestrate tutte le Nazioni» (Mt 28,19). È quanto si realizza con la Tradizione Apostolica.
torna all’indice12. Che cos’è la Tradizione Apostolica?
75-79,
83,
96,98
La Tradizione Apostolica è la trasmissione del messaggio di Cristo, compiuta, sin dalle origini del cristianesimo, mediante la predicazione, la testimonianza, le istituzioni, il culto, gli scritti ispirati. Gli Apostoli hanno trasmesso ai loro successori, i Vescovi, e, attraverso questi, a tutte le generazioni fino alla fine dei tempi, quanto hanno ricevuto da Cristo e appreso dallo Spirito Santo.
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13. In quali modi si realizza la Tradizione Apostolica?
76
La Tradizione Apostolica si realizza in due modi: con la trasmissione viva della Parola di Dio (detta anche semplicemente la Tradizione), e con la Sacra Scrittura, che è lo stesso annuncio della salvezza messo per iscritto.
torna all’indice14. Quale rapporto esiste fra la Tradizione e la Sacra Scrittura?
80-82
97
La Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Ambedue rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo e scaturiscono dalla stessa sorgente divina: costituiscono un solo sacro deposito della fede, da cui la Chiesa attinge la propria certezza su tutte le verità rivelate.
torna all’indice15. A chi è affidato il deposito della fede?
84,91
94,99
Il deposito della fede è affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa. Tutto il popolo di Dio, con il senso soprannaturale della fede, sorretto dallo Spirito Santo e guidato dal Magistero della Chiesa, accoglie la Rivelazione divina, sempre più la comprende e la applica alla vita.
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16. A chi spetta interpretare autenticamente il deposito della
fede?
85-90
100
l’interpretazione autentica di tale deposito compete al solo
Magistero vivente della Chiesa, e cioè al Successore di
Pietro, il Vescovo di Roma, e ai Vescovi in comunione con lui. Al
Magistero, che nel servire la Parola di Dio gode del carisma certo
della verità, spetta anche definire i dogmi, che sono
formulazioni delle verità contenute nella Rivelazione divina.
Tale autorità si estende anche alle verità
necessariamente collegate con la Rivelazione.
17. Quale relazione esiste tra Scrittura, Tradizione e Magistero?
95
Essi sono tra loro così strettamente uniti, che nessuno di loro esiste senza gli altri. Insieme contribuiscono efficacemente, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l’azione dello Spirito Santo, alla salvezza degli uomini.
LA SACRA SCRITTURA
18. Perché la Sacra Scrittura insegna la verità?
105-108
135-136
Perché Dio stesso è l’autore della Sacra Scrittura:
essa è perciò detta ispirata e insegna senza errore
quelle verità, che sono necessarie alla nostra salvezza. Lo
Spirito Santo ha infatti ispirato gli autori umani, i quali hanno
scritto ciò che egli ha voluto insegnarci. La fede cristiana,
tuttavia, non è «una religione del Libro», ma della
Parola di Dio, che non è «una parola scritta e muta, ma
il Verbo incarnato e vivente» (san Bernardo di
Chiaravalle).
19. Come leggere la Sacra Scrittura?
109-119
137
La Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con l’aiuto dello Spirito Santo e sotto la guida del Magistero della Chiesa, secondo tre criteri: 1) attenzione al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura; 2) lettura della Scrittura nella Tradizione viva della Chiesa; 3) rispetto dell’analogia della fede, cioè della coesione delle verità della fede tra di loro.
torna all’indice20. Che cos’è il cànone delle Scritture?
120
138
Il cànone delle Scritture è l’elenco completo degli scritti sacri, che la Tradizione Apostolica ha fatto discernere alla Chiesa. Tale cànone comprende 46 scritti dell’ Antico Testamento e 27 del Nuovo.
torna all’indice21. Quale importanza ha l’Antico Testamento per i cristiani?
121-123
I cristiani venerano l’Antico Testamento come vera Parola di Dio: tutti i suoi scritti sono divinamente ispirati e conservano un valore perenne. Essi rendono testimonianza della divina pedagogia dell’amore salvifico di Dio. Sono stati scritti soprattutto per preparare l’avvento di Cristo Salvatore dell’universo.
torna all’indice22. Quale importanza ha il Nuovo Testamento per i cristiani?
124-127
139
Il Nuovo Testamento, il cui oggetto centrale è Gesù Cristo, ci consegna la verità definitiva della Rivelazione divina. In esso i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, essendo la principale testimonianza sulla vita e sulla dottrina di Gesù, costituiscono il cuore di tutte le Scritture e occupano un posto unico nella Chiesa.
torna all’indice23. Quale unità esiste fra Antico e Nuovo Testamento?
128-130
140
La Scrittura è una, in quanto unica è la Parola di Dio, unico il progetto salvifico di Dio, unica l’ispirazione divina di entrambi i Testamenti. L’Antico Testamento prepara il Nuovo e il Nuovo dà compimento all’Antico: i due si illuminano a vicenda.
torna all’indice24. Quale funzione ha la Sacra Scrittura nella vita della Chiesa?
131-133
141
La Sacra Scrittura dona sostegno e vigore alla vita della Chiesa. È, per i suoi figli, saldezza della fede, cibo e sorgente di vita spirituale. È l’anima della teologia e della predicazione pastorale. Dice il Salmista: essa è «lampada per i miei passi, luce sul mio cammino» (Sal 119,105). La Chiesa esorta perciò alla frequente lettura della Sacra Scrittura, perché «l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» (san Girolamo).
CAPITOLO TERZO
LA
RISPOSTA dell’UOMO A DIO
IO CREDO
25. Come risponde l’uomo a Dio che si rivela?
142-143
l’uomo, sostenuto dalla grazia divina, risponde con l’obbedienza della fede, che è affidarsi pienamente a Dio e accogliere la sua Verità, in quanto garantita da Lui, che è la Verità stessa.
torna all’indice26. Quali sono nella Sacra Scrittura i principali testimoni di obbedienza della fede?
144-149
Ci sono molti testimoni, in particolare due: Abramo, che, messo alla prova, «ebbe fede in Dio» (Rm 4,3) e sempre obbedì alla sua chiamata, e, per questo è diventato « padre di tutti quelli che credono» (Rm 4, 11,18); e la Vergine Maria, che realizzò nel modo più perfetto, durante tutta la sua vita, l’obbedienza della fede: «Fiat mihi secundum Verbum tuum - Avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).
torna all’indice27. Che cosa significa per l’uomo credere in Dio?
150-152
176-178
Significa aderire a Dio stesso, affidandosi a Lui e dando l’assenso a tutte le verità da Lui rivelate, perché Dio è la Verità. Significa credere in un solo Dio in tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo,
torna all’indice28. Quali sono le caratteristiche della fede?
153-165
179-180
183-184
La fede, dono gratuito di Dio e accessibile a quanti la chiedono umilmente, è la virtù soprannaturale necessaria per essere salvati, l’atto di fede è un atto umano, cioè un atto dell’intelligenza dell’uomo che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio, dà liberamente il proprio consenso alla verità divina. La fede, inoltre, è certa, perché fondata sulla Parola di Dio; è operosa « per mezzo della carità» (Gal 5,6); è in continua crescita, grazie all’ascolto della Parola di Dio e alla preghiera, Essa fin d’ora ci fa pregustare la gioia celeste.
torna all’indice29. Perché non ci sono contraddizioni tra fede e scienza?
159
Anche se la fede supera la ragione, non vi potrà mai essere contraddizione tra fede e scienza, perché entrambe hanno origine da Dio. È lo stesso Dio che dona all’uomo sia il lume della ragione sia la fede.
«Credi per comprendere: comprendi per credere» (Sant’Agostino).
NOI CREDIAMO
30. Perché la fede è un atto personale e insieme ecclesiale?
166-169
181
La fede è un atto personale, in quanto libera risposta dell’uomo a Dio che si rivela. Ma è nello stesso tempo un atto ecclesiale, che si esprime nella confessione: «Noi crediamo». È infatti la Chiesa che crede: essa in tal modo, con la grazia dello Spirito Santo, precede, genera e nutre la fede del singolo cristiano. Per questo la Chiesa è Madre e Maestra.
torna all’indice«Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per Madre» (san Cipriano).
torna all’indice
31. Perché le formule della fede sono importanti?
170-171
Le formule della fede sono importanti perché permettono di
esprimere, assimilare, celebrare e condividere insieme con altri le
verità della fede, utilizzando un linguaggio comune.
32. In qual modo la fede della Chiesa è una sola?
172-175
182
La Chiesa, benché formata da persone diverse per lingua,
cultura e riti, professa con voce unanime l’unica fede ricevuta da
un solo Signore e trasmessa dall’unica Tradizione Apostolica.
Professa un solo Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - e addita una
sola via di salvezza. Pertanto noi crediamo, con un cuor solo e
un’rsquo;rsquo;anima sola, quanto è contenuto nella Parola di Dio,
tramandata o scritta, ed è proposto dalla Chiesa come
divinamente rivelato.
SEZIONE SECONDA
LA PROFESSIONE
DELLA FEDE CRISTIANA
IL CREDO
Simbolo degli Apostoli
Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e
della terra.
E in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale
fu concepito di Spirito Santo nacque da Maria Vergine, patì
sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, mori e fu sepolto; discese agli
inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al
cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là
verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna..
torna all’indice
Symbolum Apostolicum
Credo in Deum Patrem omnipoténtem, Creatorem
cæli et terræ, et in Iesum Christum, Filium Eius
unicum, Dominum nostrum, qui concéptus est de Spíritu
Sancto, natus ex Maria Virgine, passus sub Póntio Piláto,
crucifixus, mórtuus, et sepúltus, descéndit ad
ínferos, tértia die resurréxit a mórtuis,
ascéndit ad cælos, sedet ad déxteram Dei Patris
omnipoténtis, inde ventúrus est iudicáre vivos et
mórtuos.
Et in Spíritum Sanctum,
sanctam Ecclésiam cathólicam,
sanctórum communiónem,
remissiónem peccatórum,
carnis resurrectiónem,
vitam ætérnam. Amen.
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Credo Niceno-Costantinopolitano
Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù
Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre
prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero
da Dio vero, generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono
state create.
Per noi uomini e per la nostra
salvezza discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo si è
incarnato nel seno della Vergine
Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio
Pilato, mori e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture, è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti, e il suo
regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita, e procede
dal Padre e dal Figlio. Con il Padre
e il Figlio è adorato e glorificato, e
ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa
cattolica e apostolica.
Professo un solo Battesimo per il
perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen.
torna all’indice
Symbolum Nicænum Costantinopolitanum
Credo in unum Deum,
Patrem omnipoténtem,
Factorem cæli et terræ,
visibílium ómnium et invisibilium
Et in unum Dóminum Iesum
Christum,
Filium Dei unigénitum
et ex Patre natum
ante ómnia sǽcula:
Deum de Deo, Lumen de Lúmine,
Deum verum de Deo vero,
génitum, non factum, consubstantiálem Patri: per quem
ómnia
facta sunt;
qui propter nos hómines
et propter nostram salútem,
descéndit de cælis, et incarnátus est
de Spíritu Sancto ex Maria Víirgine
et homo factus est, crucifíxus étiam
pro nobis sub Póntio Piláto, passus
et sepúltus est, et resurréxit tértia
die secúndum Scriptúras,
et ascéndit in cælum, sedet ad
déxteram Patris, et íterum ventúrus
est cum glória, iudicáre vivos et
mórtuos, cuius regni non erit finis.
Credo in Spíritum Sanctum, Dominum et vivificántem, qui
ex Patre
Filióque procédit, qui cum Patre et
Fílio simul adorátur et conglorificátur, qui
locútus est per prophétas.
Et unam sanctam cathólicam
et apostólicam Ecclésiam.
Confíteor unum Baptísma
in remissiónem peccatórum.
Et exspécto resurrectiónem mortuórum,
et vitam ventúri sæculi.
Amen.
CAPITOLO I
IO CREDO IN DIO PADRE
I SIMBOLI DELLA FEDE
33. Che cosa sono i Simboli della fede?
185-188
192,197
Sono formule articolate, chiamate anche «Professioni di fede» o «Credo», con cui la Chiesa, fin dalle sue origini, ha espresso sinteticamente e trasmesso la propria fede con un linguaggio normativa, comune a tutti i fedeli.
torna all’indice34. Quali sono i più antichi Simboli della fede?
189-191
Sono i Simboli battesimali. Poiché il Battesimo viene dato «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19), le verità di fede ivi professate sono articolate in riferimento alle tre Persone della Santissima Trinità.
torna all’indice35. Quali sono i più importanti Simboli della fede?
193-195
Essi sono il Simbolo degli Apostoli, che è l’antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma, e il Simbolo niceno-costantinopolitano, frutto dei primi due Concili Ecumenici di Nicea (325) e di Costantinopoli (381), ancora oggi comune a tutte le grandi Chiese d’Oriente e d’Occidente.
torna all’indice« IO CREDO IN DIO, PADRE
ONNIPOTENTE,
CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA »?
36. Perché la professione di fede inizia con: «Io credo in Dio»?
198-199
Perché l’affermazione «Io credo in Dio» è la più importante, la fonte di tutte le altre verità sull’uomo e sul mondo, e di tutta la vita di ogni credente in lui.
torna all’indice37. Perché professiamo un solo Dio?
200-202
228
Perché egli si è rivelato al popolo d’Israele come l’Unico, quando disse: «Ascolta, Israele, il Signore è uno solo» (Dt 6,4), «non ce n'è altri» (Is 45,22). Gesù stesso l’ha confermato: Dio è «l’unico Signore» (Mc 12,29). Professare che Gesù e lo Spirito Santo sono anch'essi Dio e Signore non introduce alcuna divisione nel Dio Uno.
torna all’indice38. Con quale nome Dio si rivela?
203-205
230-231
A Mosè Dio si rivela come il Dio vivente, «il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6). Allo stesso Mosè Dio rivela il suo nome misterioso: «Io Sono Colui che Sono (YHWH)». Il nome ineffabile di Dio già nei tempi dell’Antico Testamento fu sostituito dalla parola Signore. Così nel Nuovo Testamento, Gesù, chiamato Signore, appare come vero Dio.
torna all’indice39. Solo Dio «è»?
212-213
Mentre le creature hanno ricevuto da Dio tutto ciò che sono e che hanno, Dio solo è in se stesso la pienezza dell’essere e di ogni perfezione. Egli è «Colui che è», senza origine e senza fine. Gesù rivela che anch'egli porta il Nome divino: «Io sono» (Gv 8,28).
torna all’indice40. Perché è importante la rivelazione del nome di Dio?
206-213
Nel rivelare il suo nome, Dio fa conoscere le ricchezze contenute nel suo mistero ineffabile: egli solo è, da sempre e per sempre, Colui che trascende il mondo e la storia. È lui che ha fatto il cielo e la terra. È il Dio fedele, sempre vicino al suo popolo per salvarlo. È il santo per eccellenza, «ricco di misericordia» (Ef 2,4), sempre pronto a perdonare. È l’Essere spirituale, trascendente, onnipotente, eterno, personale, perfetto. È verità e amore.
«Dio è l’essere infinitamente perfetto che è la SS.ma Trinità» (santo Toribio di Mogrovejo).
41. In che senso Dio è la verità?
214-217
231
Dio è la Verità stessa e come tale non s'inganna e non può ingannare. Egli «è luce e in lui non ci sono tenebre» (1 Gv 1,5). Il Figlio eterno di Dio, Sapienza incarnata, è stato inviato nel mondo «per rendere testimonianza alla Verità» (Gv 18,37).
torna all’indice42. In qual modo Dio rivela che egli è amore?
218-221
Dio si rivela ad Israele come colui che ha un amore più forte di quello di un padre o di una madre per i suoi figli o di uno sposo per la sua sposa. Egli in se stesso «è Amore» (1 Gv 4,8.16), che si dona completamente e gratuitamente e che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,16-17). Mandando il suo Figlio e lo Spirito Santo, Dio rivela che egli stesso è eterno scambio d’amore.
torna all’indice43. Che cosa comporta credere in un solo Dio?
222-227
229
Credere in Dio, l’Unico, comporta: conoscerne la grandezza e la maestà; vivere in rendimento di grazie; fidarsi di lui sempre, anche nelle avversità; riconoscere l’unità e la vera dignità di tutti gli uomini creati a sua immagine; usare rettamente le cose da lui create.
torna all’indice44. Qual è il mistero centrale della fede e della vita cristiana?
232-237
Il mistero centrale della fede e della vita cristiana è il mistero della Santissima Trinità. I cristiani vengono battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
torna all’indice45. Il mistero della Santissima Trinità può essere conosciuto dalla sola ragione umana?
237
Dio ha lasciato qualche traccia del suo Essere trinitario nella creazione e nell’Antico Testamento, ma l’intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione umana, e anche alla fede d’Israele, prima dell’Incarnazione del Figlio di Dio e dell’invio dello Spirito Santo. Tale mistero è stato rivelato da Gesù Cristo, ed è la sorgente di tutti gli altri misteri.
torna all’indice46. Che cosa Gesù Cristo ci rivela del mistero del Padre?
240-242
Gesù Cristo ci rivela che Dio è «Padre», non solo in quanto è Creatore dell’universo e dell’uomo, ma soprattutto perché genera eternamente nel suo seno il Figlio, che è il suo Verbo, «irradiazione della sua gloria, impronta della sua sostanza» (Eb 1,3).
torna all’indice47. Chi è lo Spirito Santo, rivelato a noi da Gesù Cristo?
243-248
È la terza Persona della Santissima Trinità. È Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio. Egli «procede dal Padre» (Gv 15,26), il quale, principio senza principio, è l’origine di tutta la vita trinitaria. E procede anche dal Figlio (Filioque), per il dono eterno che il Padre ne fa al Figlio. Inviato dal Padre e dal Figlio incarnato, lo Spirito Santo guida la Chiesa «a conoscere la Verità tutta intera» (Gv 16,13).
torna all’indice48. Come la Chiesa esprime la sua fede trinitaria?
249-256
266
La Chiesa esprime la sua fede trinitaria confessando un solo Dio in tre Persone: Padre e Figlio e Spirito Santo. Le tre Persone divine sono un solo Dio perché ciascuna di esse è identica alla pienezza dell’unica e indivisibile natura divina. Esse sono realmente distinte tra loro, per le relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: il Padre genera il Figlio, il Figlio è generato dal Padre, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.
torna all’indice49. Come operano le tre Persone divine?
257-260
267
Inseparabili nella loro unica sostanza, le Persone divine sono inseparabili anche nel loro operare: la Trinità ha una sola e medesima operazione. Ma, nell’unico agire divino, ogni Persona è presente secondo il modo che le è proprio nella Trinità.
«O mio Dio, Trinità che adoro... pacifica la mia anima;fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo. Cheio non ti lasci mai sola, ma che sia lì, con tutta me stessa, tutta vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta offerta alla tua azione creatrice» (beata Elisabetta della Trinità).
50. Che cosa significa che Dio è onnipotente?
268-278
Dio si è rivelato come «il Forte, il Potente» (Sal 24,8), colui al quale «nulla è impossibile» (Lc 1,37). La sua onnipotenza è universale, misteriosa, e si manifesta nel creare il mondo dal nulla e l’uomo per amore, ma soprattutto nell’Incarnazione e nella Risurrezione del Suo Figlio, nel dono dell’adozione filiale e nel perdono dei peccati. Per questo la Chiesa rivolge la sua preghiera al «Dio onnipotente ed eterno» («Omnipotens sempiterns Deus... »).
torna all’indice51. Perché è importante affermare: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1)?
279-289
315
Perché la creazione è il fondamento di tutti i divini progetti di salvezza; manifesta l’amore onnipotente e sapiente di Dio; è il primo passo verso l’Alleanza dell’unico Dio con il suo popolo; è l’inizio della storia della salvezza culminante in Cristo; è una prima risposta agli interrogativi fondamentali dell’uomo circa la propria origine e il proprio fine.
torna all’indice52. Chi ha creato il mondo?
290-292
316
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono il principio unico e indivisibile del mondo, anche se l’opera della creazione del mondo è particolarmente attribuita a Dio Padre.
torna all’indice53. Perché è stato creato il mondo?
293-294
319
Il mondo è stato creato per la gloria di Dio, che ha voluto manifestare e comunicare la sua bontà, verità e bellezza. Il fine ultimo della creazione è che Dio, in Cristo, possa essere «tutto in tutti» (1 Cor 15,28), per la sua gloria e per la nostra felicità.
«La gloria di Dio è l’uomo vivente e la vita dell’uomo è la visione di Dio» (Sant’Ireneo)
54. Come Dio ha creato l’universo?
295-301
317-320
Dio ha creato l’universo liberamente con sapienza e amore- II mondo non è il prodotto di una necessità, di un destino cieco o del caso. Dio ha creato «dal nulla» (ex nihilo: 2Mac 7,28) un mondo ordinato e buono, che egli trascende in modo infinito. Dio conserva nell’essere la sua creazione e la sorregge, dandole la capacità di agire e conducendo la al suo compimento, per mezzo del suo Figlio e dello Spirito Santo.
torna all’indice55. In che cosa consiste la Provvidenza divina?
302-306
321
Essa consiste nelle disposizioni, con cui Dio conduce le sue creature verso la perfezione ultima, alla quale Egli le ha chiamate. Dio è l’autore sovrano del suo disegno. Ma per la sua realizzazione si serve anche della cooperazione delle sue creature. Allo stesso tempo, dona alle creature la dignità di agire esse stesse, di essere causa le une delle altre.
torna all’indice56. Come l’uomo collabora con la Provvidenza divina?
307-308
323
All’uomo Dio dona e chiede, rispettando la sua libertà, di collaborare con le sue azioni, le sue preghiere, ma anche con le sue sofferenze, suscitando in lui «il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni» (Fil 2,13).
torna all’indice57. Se Dio è onnipotente e provvidente, perché allora esiste il male?
309-310
324,400
A questo interrogativo, tanto doloroso quanto misterioso, può dare risposta soltanto l’insieme della fede cristiana. Dio non è in alcun modo, né direttamente né indirettamente, la causa del male. Egli illumina il mistero del male nel suo Figlio, Gesù Cristo, che è morto e risorto per vincere quel grande male morale, che è il peccato degli uomini e che è la radice degli altri mali.
torna all’indice58. Perché Dio permette il male?
311-314
324
La fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene. Dio questo l’ha già mirabilmente realizzato in occasione della morte e risurrezione di Cristo: infatti dal più grande male morale, l’uccisione del suo Figlio, egli ha tratto i più grandi beni, la glorificazione di Cristo e la nostra redenzione.
torna all’indiceIl cielo e la terra
torna all’indice59. Che cosa ha creato Dio?
325-327
La Sacra Scrittura dice: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1). La Chiesa, nella sua Professione di fede, proclama che Dio è il creatore di tutte le cose visibili e invisibili: di tutti gli esseri spirituali e materiali, cioè degli angeli e del mondo visibile, e in modo particolare dell’uomo.
torna all’indice60. Chi sono gli angeli?
328-333
350-351
Gli angeli sono creature puramente spirituali, incorporee, invisibili e immortali, esseri personali dotati di intelligenza e di volontà. Essi, contemplando incessantemente Dio a faccia a faccia, Lo glorificano, Lo servono e sono i suoi messaggeri nel compimento della missione di salvezza per tutti gli uomini.
torna all’indice61. In che modo gli angeli sono presenti nella vita della Chiesa?
334-336
352
La Chiesa si unisce agli angeli per adorare Dio, invoca la loro assistenza e di alcuni celebra liturgicamente la memoria.
torna all’indicetorna all’indice«Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita» (san Basilio Magna).
62. Che cosa insegna la Sacra Scrittura circa la creazione del mondo visibile?
337-344
Attraverso il racconto dei «sei giorni» della creazione, la Sacra Scrittura ci fa conoscere il valore del creato e la sua finalità di lode a Dio e di servizio all’uomo.
Ogni cosa deve la propria esistenza a Dio, dal quale riceve la propria bontà e perfezione, le proprie leggi e il proprio posto nell’universo.
torna all’indice63. Qual è il posto dell’uomo nella creazione?
343-344
353
l’uomo è il vertice della creazione visibile, in quanto è creato a immagine e somiglianza di Dio.
torna all’indice64. Che tipo di legame esiste tra le cose create?
342
354
Esiste tra le creature un’rsquo;rsquo;interdipendenza e una gerarchia, volute da Dio. Nello stesso tempo, esiste un’rsquo;rsquo;unità e solidarietà fra le creature, poiché tutte hanno il medesimo Creatore, sono da Lui amate e sono ordinate alla sua gloria. Rispettare le leggi iscritte nella creazione e i rapporti derivanti dalla natura delle cose, è quindi un principio di saggezza e un fondamento della morale.
torna all’indice65. Che relazione c'è fra l’opera della creazione e quella della redenzione?
345-349
l’opera della creazione culmina nell’opera ancora più grande della redenzione. Infatti questa dà inizio alla nuova creazione, nella quale tutto ritroverà il suo pieno senso e il suo compimento.
torna all’indicel’uomo
torna all’indice66. In che senso l’uomo è creato a «immagine di Dio»?
355-357
l’uomo è creato a immagine di Dio nel senso che è capace di conoscere e di amare, nella libertà, il proprio Creatore. È la sola creatura, su questa terra, che Dio ha voluto per se stessa e che ha chiamato a condividere, nella conoscenza e nell’amore, la sua vita divina. Egli, in quanto creato a immagine di Dio, ha la dignità di persona: non è qualcosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di donarsi liberamente e di entrare in comunione con Dio e con le altre persone.
torna all’indice67. Per quale fine Dio ha creato l’uomo?
358-359
Dio ha creato tutto per l’uomo, ma l’uomo è stato creato per conoscere, servire e amare Dio, per offrirgli, in questo mondo, tutta la creazione in rendimento di grazie ed essere elevato alla vita con Dio in cielo. Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo predestinato a riprodurre l’immagine del Figlio di Dio fatto uomo, che è la perfetta «immagine del Dio invisibile» (Col 1,15).
torna all’indice68. Perché gli uomini formano un’rsquo;rsquo;unità?
360-361
Tutti gli uomini formano l’unità del genere umano, per la comune origine che hanno da Dio. Dio, inoltre, ha creato «da uno solo tutte le nazioni degli uomini» (At 17,26). Tutti, poi, hanno un unico Salvatore e sono chiamati a condividere l’eterna felicità di Dio.
torna all’indice69. Come nell’uomo l’anima e il corpo formano un’rsquo;rsquo;unità?
362-365
382
La persona umana è un essere insieme corporeo e spirituale. Nell’uomo lo spirito e la materia formano un’rsquo;rsquo;unica natura. Questa unità è così profonda che, grazie al principio spirituale che è l’anima, il corpo, che è materiale, diventa un corpo umano e vivente, e partecipa alla dignità di immagine di Dio.
torna all’indice70. Chi dona l’anima all’uomo?
366-368
382
l’anima spirituale non viene dai genitori, ma è creata direttamente da Dio, ed è immortale. Separandosi dal corpo al momento della morte, essa non perisce; si unirà nuovamente al corpo nel momento della risurrezione finale.
torna all’indice71. Quale relazione Dio ha posto tra l’uomo e la donna?
369-373
383
l’uomo e la donna sono stati creati da Dio in uguale dignità in quanto persone umane, e, nello stesso tempo, in una reciproca complementarità, essendo maschio e femmina. Dio li ha voluti l’uno per l’altro, per una comunione di persone. Insieme sono anche chiamati a trasmettere la vita umana, formando nel matrimonio «una sola carne» (Gn 2,24), e a dominare la terra come «amministratori» di Dio.
torna all’indice72. Qual era la condizione originaria dell’uomo secondo il progetto di Dio?
374-379
384
Dio, creando l’uomo e la donna, aveva loro donato una speciale partecipazione alla propria vita divina, in santità e giustizia. Nel progetto di Dio l’uomo non avrebbe dovuto né soffrire né morire. Inoltre regnava un’rsquo;rsquo;armonia perfetta nell’uomo in se stesso, tra creatura e Creatore, tra uomo e donna, come pure tra la prima coppia umana e tutta la creazione,
torna all’indiceLa caduta
torna all’indice73. Come si comprende la realtà del peccato?
385-389
Nella storia dell’uomo è presente il peccato. Tale realtà si chiarisce pienamente soltanto alla luce della Rivelazione divina, e soprattutto alla luce di Cristo Salvatore di tutti, che ha fatto sovrabbondare la grazia proprio là dove è abbondato il peccato.
torna all’indice74. Che cos’è la caduta degli angeli?
391-395
414
Con tale espressione si indica che Satana e gli altri demoni, di cui parlano la Sacra Scrittura e la Tradizione della Chiesa, da angeli creati buoni da Dio, si sono trasformati in malvagi, perché, con libera e irrevocabile scelta, hanno rifiutato Dio e il suo Regno, dando così origine all’inferno. Essi tentano di associare l’uomo alla loro ribellione contro Dio; ma Dio afferma in Cristo la sua sicura vittoria sul Maligno.
torna all’indice75. In che cosa consiste il primo peccato dell’uomo?
396-403
415-417
l’uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, disobbedendo Gli, ha voluto diventare «come Dio» senza Dio, e non secondo Dio (Gn 3,5). Così Adamo ed Eva hanno perduto immediatamente, per sé e per tutti i loro discendenti, la grazia originale della santità e della giustizia.
torna all’indice76. Che cos’è il peccato originale?
404
419
Il peccato originale nel quale tutti gli uomini nascono è lo stato di privazione della santità e della giustizia originali. È un peccato da noi «contratto», non «commesso»; è una condizione di nascita, e non un atto personale. A motivo dell’unità di origine di tutti gli uomini, esso si trasmette ai discendenti di Adamo con la natura umana, «non per imitazione, ma per propagazione». Questa trasmissione rimane un mistero che non possiamo comprendere appieno.
torna all’indice77. Quali altre conseguenze provoca il peccato originale?
405-409
418
In conseguenza del peccato originale la natura umana, senza essere interamente corrotta, è ferita nelle sue forze naturali, è sottoposta all’ignoranza, alla sofferenza, al potere della morte, ed è incline al peccato. Tale inclinazione è chiamata concupiscenza.
torna all’indice78. Dopo il primo peccato, che cosa ha fatto Dio?
410-412
420
Dopo il primo peccato, il mondo è stato inondato di
peccati, ma Dio non ha abbandonato l’uomo in potere della morte,
ma, al contrario, gli ha predetto in modo misterioso - nel
«Protovangelo» (Gn 3,15) - che il male sarebbe
stato vinto e l’uomo sollevato dalla caduta. E il primo annuncio
del Messia redentore. Perciò la caduta sarà perfino
chiamata felice colpa, perché «ha meritato un tale
e così grande Redentore» (Liturgia della Veglia
pasquale).
CAPITOLO SECONDO
CREDO IN
GESÙ CRISTO,
IL FIGLIO UNIGENITO DI DIO
79. Qual è la Buona Novella per l’uomo?
422-424
È l’annunzio di Gesù Cristo, «il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16), morto e risorto. AI tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto, Dio ha adempiuto le promesse fatte ad Abramo e alla sua discendenza mandando «suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5).
torna all’indice80. Come si diffonde questa Buona Novella?
425-429
Fin dall’inizio i primi discepoli hanno avuto l’ardente desiderio di annunziare Gesù Cristo, allo scopo di condurre tutti alla fede in lui. Anche oggi, dall’amorosa conoscenza di Cristo nasce il desiderio di evangelizzare e catechizzare, cioè svelare nella sua persona l’intero disegno di Dio e mettere l’umanità in comunione con lui.
torna all’indice« E IN GESÙ CRISTO, SUO UNICO FIGLIO, NOSTRO SIGNORE »
torna all’indice81. Che cosa significa il nome «Gesù»?
430-435
452
Dato dall’Angelo al momento dell’Annunciazione, il nome «Gesù» significa «Dio salva». Esso esprime la sua identità e la sua missione, «perché è lui che salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Pietro afferma che «non vi è sotto il cielo altro Nome dato agli uomini nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12).
torna all’indice82. Perché Gesù è chiamato «Cristo »?
436-440
453
«Cristo» in greco, «Messia» in ebraico, significa «unto». Gesù è il Cristo perché è consacrato da Dio, unto dello Spirito Santo per la missione redentrice. È il Messia atteso da Israele, mandato nel mondo dal Padre. Gesù ha accettato il titolo di Messia precisandone tuttavia il senso: «Disceso dal cielo» (Gv 3,13), crocifisso e poi risuscitato, egli è il Servo Sofferente «che dà la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Dal nome Cristo è venuto a noi il nome di cristiani.
torna all’indice83. In che senso Gesù è il «Figlio Unigenito di Dio»?
441-445
454
Egli lo è in senso unico e perfetto. Al momento del Battesimo e della Trasfigurazione, la voce del Padre designa Gesù come suo «Figlio prediletto». Presentando se stesso come il Figlio che «conosce il Padre» (Mt 11,27), Gesù afferma la sua relazione unica ed eterna con Dio suo Padre. Egli è «il Figlio Unigenito (1Gv 4,9)» di Dio, la seconda Persona della Trinità. È il centro della predicazione apostolica: gli Apostoli hanno visto «la sua gloria, come di Unigenito dal Padre» (Gv 1,14).
torna all’indice84. Che cosa significa il titolo «Signore»?
446-451
455
Nella Bibbia, questo titolo designa abitualmente Dio Sovrano. Gesù lo attribuisce a se stesso e rivela la sua sovranità divina mediante il suo potere sulla natura, sui demoni, sul peccato e sulla morte, soprattutto con la sua Risurrezione. Le prime confessioni cristiane proclamano che la potenza, l’onore e la gloria dovuti a Dio Padre sono propri anche di Gesù: Dio «gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni altro nome» (Fil 2,9).
Egli è il Signore del mondo e della storia, il solo a cui l’uomo debba sottomettere interamente la propria libertà personale.
torna all’indice« GESÙ CRISTO
FU CONCEPITO PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO,
NACQUE DA MARIA VERGINE »
85. Perché il Figlio di Dio si è fatto uomo?
456-460
Il Figlio di Dio si è incarnato nel seno della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, per noi uomini e per la nostra salvezza, ossia: per riconciliare noi peccatori con Dio; per farci conoscere il suo amore infinito; per essere il nostro modello di santità; per farci «partecipi della natura divina» (2 Pt 1,4).
torna all’indice86. Che cosa significa la parola «Incarnazione »?
461-463
483
La Chiesa chiama «Incarnazione» il Mistero dell’ammirabile unione della natura divina e della natura umana nell’unica Persona divina del Verbo. Per realizzare la nostra salvezza, il Figlio di Dio si è fatto «carne» (Gv 1,14) diventando veramente uomo. La fede nell’Incarnazione è segno distintivo della fede cristiana.
torna all’indice87. In che modo Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo?
464-467
469
Gesù è inscindibilmente vero Dio e vero uomo, nell’unità della sua Persona divina. Egli, il Figlio di Dio, che è «generato, non creato, della stessa sostanza del Padre», si è fatto vero uomo, nostro fratello, senza con ciò cessare di essere Dio, nostro Signore.
torna all’indice88. Che cosa insegna a questo riguardo il Concilio di Calcedonia (anno 451)?
467
Il Concilio di Calcedonia insegna a confessare «un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, composto di anima razionale e di corpo, consustanziale al Padre per la divinità, consustanziale a noi per l’umanità, "simile in tutto a noi, fuorché nel peccato" (Eb 4,15), generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità e, in questi ultimi tempi, per noi e per la nostra salvezza, nato da Maria Vergine e Madre di Dio, secondo l’umanità».
torna all’indice89. Come la Chiesa esprime il Mistero dell’Incarnazione?
464-469
479-481
Lo esprime affermando che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, con due nature, la divina e l’umana, non confuse, ma unite nella Persona del Verbo. Pertanto, nell’umanità di Gesù, tutto - miracoli, sofferenza, morte - dev'essere attribuito alla sua Persona divina che agisce attraverso la natura umana assunta.
torna all’indice«O Figlio Unigenito e Verbo di Dio, tu che sei immortale, per la nostra salvezza ti sei degnato d’incarnarti nel seno della santa Madre di Dio e sempre Vergine Maria (...). Tu che sei Uno della Santa Trinità, glorificato con il Padre e lo Spirito Santo, salvaci!» (Liturgia Bizantina di san Giovanni Crisostomo).
90. Il Figlio di Dio fatto uomo aveva un’rsquo;rsquo;anima con una conoscenza umana?
470-474
482
Il Figlio di Dio ha assunto un corpo animato da un’rsquo;rsquo;anima razionale umana. Con la sua intelligenza umana Gesù ha appreso molte cose attraverso l’esperienza. Ma anche come uomo il Figlio di Dio aveva una conoscenza intima e immediata di Dio suo Padre. Penetrava ugualmente i pensieri segreti degli uomini e conosceva pienamente i disegni eterni che egli era venuto a rivelare.
torna all’indice91. Come si accordano le due volontà del Verbo incarnato?
475
482
Gesù ha una volontà divina e una volontà umana. Nella sua vita terrena, il Figlio di Dio ha umanamente voluto ciò che ha divinamente deciso con il Padre e lo Spirito Santo per la nostra salvezza. La volontà umana di Cristo segue, senza opposizione o riluttanza, la volontà divina, o, meglio, è ad essa sottoposta.
torna all’indice92. Cristo aveva un vero corpo umano?
476-477
Cristo ha assunto un vero corpo umano attraverso il quale Dio invisibile si è reso visibile. Per questa ragione Cristo può essere rappresentato e venerato nelle sante immagini.
torna all’indice93. Che cosa rappresenta il Cuore di Gesù?
478
Gesù ci ha conosciuti e amati con un cuore umano. Il suo Cuore trafitto per la nostra salvezza è il simbolo di quell’infinito amore, col quale egli ama il Padre e ciascuno degli uomini.
torna all’indice94. «Concepito per opera dello Spirito Santo... »: che cosa significa quest'espressione?
484-486
Significa che la Vergine Maria ha concepito il Figlio eterno nel suo grembo per opera dello Spirito Santo e senza la collaborazione di uomo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te» (Lc 1,35), le ha detto l’Angelo nell’ Annunciazione.
torna all’indice95. «...Nato dalla Vergine Maria »: perché Maria è veramente la Madre di Dio?
495
509
Maria è veramente Madre di Dio perché è la madre di Gesù (Gv 2,1; 19,25). In effetti, colui che è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che è diventato veramente suo Figlio, è il Figlio eterno di Dio Padre. È Dio egli stesso.
torna all’indice96. Che cosa significa «Immacolata Concezione»?
487-492
508
Dio ha scelto gratuitamente Maria da tutta l’eternità perché fosse la Madre di suo Figlio: per compiere tale missione, è stata concepita immacolata. Questo significa che, per la grazia di Dio e in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Maria è stata preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento.
torna all’indice97. Come collabora Maria al disegno divino della salvezza?
493-494
508-511
Per la grazia di Dio Maria è rimasta immune da ogni peccato personale durante l’intera sua esistenza. È la «piena di grazia» (Lc 1 ,28), la «Tutta Santa». Quando l’Angelo le annuncia che avrebbe dato alla luce «il Figlio dell’ Altissimo» (Lc 1,32), ella dà liberamente il proprio assenso con «l’obbedienza della fede» (Rm 1,5). Maria si offre totalmente alla Persona e all’opera del suo Figlio Gesù, abbracciando con tutta l’anima la volontà divina di salvezza.
torna all’indice98. Che cosa significa la concezione verginale di Gesù?
496-498
503
Significa che Gesù è stato concepito nel grembo della Vergine per la sola potenza dello Spirito Santo, senza intervento dell’uomo. Egli è Figlio del Padre celeste secondo la natura divina e Figlio di Maria secondo la natura umana, ma propriamente Figlio di Dio nelle due nature, essendoci in lui una sola Persona, quella divina.
torna all’indice99. In che senso Maria è «sempre Vergine»?
499-507
510-511
Nel senso che ella è «rimasta Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua» (Sant’Agostino). Pertanto, quando i Vangeli parlano di «fratelli e sorelle di Gesù», si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un’rsquo;rsquo;espressione adoperata nella Sacra Scrittura.
torna all’indice100. In che modo la maternità spirituale di Maria è universale?
501-507
511
Maria ha un unico Figlio, Gesù, ma in lui la sua maternità spirituale si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare. Obbediente al fianco del nuovo Adamo, Gesù Cristo, la Vergine è la nuova Eva, la vera madre dei viventi, che coopera con amore di madre alla loro nascita e alla loro formazione nell’ordine della grazia. Vergine e Madre, Maria è la figura della Chiesa, la sua più perfetta realizzazione.
torna all’indice101. In che senso tutta la vita di Cristo è Mistero?
512-521
561-562
Tutta la vita di Cristo è evento di rivelazione. Ciò che è visibile nella vita terrena di Gesù conduce al suo Mistero invisibile, soprattutto al Mistero della sua filiazione divina: «Chi vede me, vede il Padre» (Gv 14,9). Inoltre, anche se la salvezza viene compiutamente dalla Croce e dalla Risurrezione, la vita intera di Cristo è Mistero di salvezza, perché tutto ciò che Gesù ha fatto, detto e sofferto aveva come scopo di salvare l’uomo decaduto e di ristabilirlo nella sua vocazione di figlio di Dio.
torna all’indice102. Quali sono state le preparazioni ai Misteri di Gesù?
522-524
Vi è anzitutto una lunga speranza durata per molti secoli, che noi riviviamo durante la celebrazione liturgica del tempo dell’Avvento. Oltre all’oscura attesa che ha posto nel cuore dei pagani, Dio ha preparato la venuta del suo Figlio tramite l’Antica Alleanza, fino a Giovanni Battista che è l’ultimo e il più grande dei profeti.
torna all’indice103. Che cosa insegna il Vangelo sui Misteri della nascita e dell’infanzia di Gesù?
525-530
563-564
A Natale, la gloria del Cielo si manifesta nella debolezza di un bambino; la circoncisione di Gesù è segno della sua appartenenza al popolo ebraico e prefigurazione del nostro Battesimo; l’Epifania è la manifestazione del Re-Messia d’Israele a tutte le genti; nella sua presentazione al tempio, in Simeone e Anna è tutta l’attesa di Israele che viene all’incontro con il suo Salvatore; la fuga in Egitto e la strage degli innocenti annunciano che l’intera vita di Cristo sarà sotto il segno della persecuzione; il suo ritorno dall’Egitto ricorda l’Esodo e presenta Gesù come il nuovo Mosè: è lui il vero e definitivo liberatore.
torna all’indice104. Quale insegnamento ci offre la vita nascosta di Gesù a Nazaret?
533-534
564
Durante la vita nascosta a Nazaret Gesù rimane nel silenzio di una esistenza ordinaria. Ci permette così di essere in comunione con lui nella santità di una vita quotidiana intessuta di preghiera, di semplicità, di lavoro, di amore familiare. La sua sottomissione a Maria e a Giuseppe, suo padre putativo, è un’rsquo;rsquo;immagine della sua obbedienza filiale al Padre. Maria e Giuseppe, con la loro fede, accolgono il Mistero di Gesù, pur non comprendendolo sempre.
torna all’indice105. Perché Gesù riceve da Giovanni il «battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Lc 3,3)?
535-537
565
Per dare inizio alla sua vita pubblica e anticipare il «Battesimo» della sua morte: accetta così, pur essendo senza peccato, di essere annoverato tra i peccatori, lui, «l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). Il Padre lo proclama suo «Figlio prediletto» (Mt 3,17) e lo Spirito discende su di lui. Il Battesimo di Gesù è la prefigurazione del nostro Battesimo.
torna all’indice106. Che cosa rivelano le tentazioni di Gesù nel deserto?
538-540
566
Le tentazioni di Gesù nel deserto ricapitolano quella di Adamo nel paradiso e quelle d’Israele nel deserto. Satana tenta Gesù nella sua obbedienza alla missione affidatagli dal Padre. Cristo, nuovo Adamo, resiste e la sua vittoria annuncia quella della sua passione, suprema obbedienza del suo amore filiale. La Chiesa si unisce a questo Mistero in particolare nel tempo liturgico della Quaresima.
torna all’indice107. Chi è invitato a far parte del Regno di Dio, annunciato e realizzato da Gesù?
541-546
567
Gesù invita a far parte del Regno di Dio tutti gli uomini. Anche il peggior peccatore è chiamato a convertirsi e ad accettare l’infinita misericordia del Padre. Il Regno appartiene, già qui sulla terra, a coloro che lo accolgono con cuore umile. È ad essi che sono rivelati i suoi Misteri.
torna all’indice108. Perché Gesù manifesta il Regno attraverso segni e miracoli?
547-550
567
Gesù accompagna la sua parola con segni e miracoli per attestare che il Regno è presente in lui, il Messia. Sebbene egli guarisca alcune persone, non è venuto per eliminare tutti i mali quaggiù, ma per liberarci anzitutto dalla schiavitù del peccato. La cacciata dei demoni annuncia che la sua Croce sarà vittoriosa sul «principe di questo mondo» (Gv 12,31).
torna all’indice109. Nel Regno, quale autorità Gesù conferisce ai suoi Apostoli?
551-553
567
Gesù sceglie i Dodici, futuri testimoni della sua Risurrezione, e li fa partecipi della sua missione e della sua autorità per insegnare, assolvere dai peccati, edificare e governare la Chiesa. In questo Collegio Pietro riceve «le chiavi del Regno» (Mt 16,19) e occupa il primo posto, con la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli.
torna all’indice110. Quale significato ha la Trasfigurazione?
554-556
568
Nella Trasfigurazione appare anzitutto la Trinità: «Il Padre nella voce, il Figlio nell’uomo, lo Spirito nella nube brillante» (san Tommaso d’Aquino). Evocando con Mosè ed Elia la sua «dipartita» (Lc 9,31), Gesù mostra che la sua gloria passa attraverso la Croce e dà un anticipo della sua risurrezione e della sua gloriosa venuta, «che trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21).
«Tu ti sei trasfigurato sul monte e, nella misura in cui ne erano capaci, i tuoi discepoli hanno contemplato la tua Gloria, Cristo Dio, affinché, quando ti avrebbero visto crocifisso, comprendessero che la tua Passione era volontaria e annunziassero al mondo che tu sei veramente l’irradiazione del Padre» (Liturgia Bizantina).
111. Come avviene l’entrata messianica a Gerusalemme?
557-560
569-570
Nel tempo stabilito Gesù decide di salire a Gerusalemme per soffrire la sua passione, morire e risuscitare. Come Re Messia che manifesta la venuta del Regno, egli entra nella sua città sul dorso di un asino. È accolto dai piccoli, la cui acclamazione è ripresa nel Sanctus eucaristico: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna (salvaci)» (Mt 21,9), La liturgia della Chiesa dà inizio alla Settimana Santa con la celebrazione di questa entrata a Gerusalemme.
torna all’indice« GESÙ CRISTO PATÌ SOTTO PONZIO
PILATO,
FU CROCIFISSO, MORÌ E FU SEPOLTO»
112. Qual è l’importanza del Mistero pasquale di Gesù?
571-573
Il Mistero pasquale di Gesù, che comprende la sua passione,
morte, risurrezione e glorificazione, è al centro della fede
cristiana, perché il disegno salvifico di Dio si è
compiuto una volta per tutte con la morte redentrice del suo
Figlio, Gesù Cristo.
113. Con quali accuse Gesù è stato condannato?
574-576
Alcuni capi d’Israele accusarono Gesù di agire contro la Legge, contro il tempio di Gerusalemme, e in particolare contro la fede nel Dio unico, perché Egli si proclamava Figlio di Dio. Per questo lo consegnarono a Pilato, perché lo condannasse a morte.
torna all’indice114. Come si è comportato Gesù verso la Legge di Israele?
577-582
592
Gesù non ha abolito la Legge data da Dio a Mosè sul Sinai, ma l’ha portata a compimento dandone l’interpretazione definitiva. È il Legislatore divino che esegue integralmente questa Legge. Inoltre egli, il Servo fedele, offre con la sua morte espiatrice il solo sacrificio capace di redimere tutte «le colpe commesse dagli uomini sotto la prima Alleanza» (Eb 9,15).
torna all’indice115. Quale fu l’atteggiamento di Gesù verso il tempio di Gerusalemme?
583-586
593
Gesù è stato accusato di ostilità nei confronti del Tempio. Eppure l’ha venerato come «la dimora di suo Padre» (Gv 2,16) e li ha dettato una parte importante del suo insegnamento. Ma ne ha anche predetto la distruzione, in relazione con la propria morte, e si è presentato lui stesso come la dimora definitiva di Dio in mezzo agli uomini.
torna all’indice116. Gesù ha contraddetto la fede d’Israele nel Dio unico e salvatore?
587-591
594
Gesù non ha mai contraddetto la fede in un Dio unico, neppure quando compiva l’opera divina per eccellenza che adempiva le promesse messianiche e lo rivelava uguale a Dio: il perdono dei peccati. La richiesta di Gesù di credere in lui e di convertirsi permette di capire la tragica incomprensione del Sinedrio che ha stimato Gesù meritevole di morte perché bestemmiatore.
torna all’indice117. Chi è responsabile della morte di Gesù?
595-598
La passione e la morte di Gesù non possono essere imputate indistintamente né a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli altri Ebrei venuti dopo nel tempo e nello spazio. Ogni singolo peccatore, cioè ogni uomo, è realmente causa e strumento delle sofferenze del Redentore, e più gravemente colpevoli sono coloro, soprattutto se cristiani, che più spesso ricadono nel peccato o si dilettano nei vizi.
torna all’indice118. Perché la morte di Cristo fa parte del disegno di Dio?
599-605
619
Per riconciliare con sé tutti gli uomini votati alla morte a causa del peccato, Dio ha preso l’iniziativa amorevole di mandare suo Figlio perché si consegnasse alla morte per i peccatori. Annunciata nell’Antico Testamento, in particolare come sacrificio del Servo sofferente, la morte di Gesù avvenne «secondo le Scritture».
torna all’indice119. In quale modo Cristo ha offerto se stesso al Padre?
606-609
620
Tutta la vita di Cristo è libera offerta al Padre per compiere il suo disegno di salvezza. Egli dà «la sua vita in riscatto per molti» (Mc 10,45) e in tal modo riconcilia con Dio tutta l’umanità. La sua sofferenza e la sua morte manifestano come la sua umanità sia lo strumento libero e perfetto dell’Amore divino che vuole la salvezza di tutti gli uomini.
torna all’indice120. Come si esprime nell’ultima Cena l’offerta di Gesù?
610-611
620
Nell’ultima Cena con gli Apostoli alla vigilia della Passione Gesù anticipa, cioè significa e realizza in anticipo l’offerta volontaria di se stesso: «Questo è il mio corpo che è dato per voi» (Lc 22,19), «questo è il mio sangue, che è versato...» (Mt 26,28). Egli istituisce così al tempo stesso l’Eucaristia come «memoriale» (1 Cor 11,25) del suo sacrificio, e i suoi Apostoli come sacerdoti della nuova Alleanza.
torna all’indice121. Che cosa avviene nell’agonia dell’orto del Getsemani?
612
Malgrado l’orrore che procura la morte nell’umanità tutta santa di colui che è 1'«Autore della Vita» (At 3,15), la volontà umana del Figlio di Dio aderisce alla volontà del Padre: per salvarci, Gesù accetta di portare i nostri peccati nel suo corpo «facendosi ubbidiente fino alla morte» (Fil 2,8).
torna all’indice122. Quali sono gli effetti del sacrificio di Cristo sulla Croce?
613-617
622-623
Gesù ha liberamente offerto la sua vita in sacrificio espiatorio, cioè ha riparato le nostre colpe con la piena obbedienza del suo amore fino alla morte. Questo «amore fino alla fine» (Gv 13,1) del Figlio di Dio riconcilia con il Padre tutta l’umanità. Il sacrificio pasquale di Cristo riscatta quindi gli uomini in modo unico, perfetto e definitivo, e apre loro la comunione con Dio.
torna all’indice123. Perché Gesù chiama i suoi discepoli a prendere la loro croce?
618
Chiamando i suoi discepoli a prendere la loro croce e a seguirlo, Gesù vuole associare al suo sacrificio redento re quegli stessi che ne sono i primi beneficiari.
torna all’indice124. In quali condizioni era il corpo di Cristo mentre si trovava nella tomba?
624-630
Cristo ha conosciuto una vera morte e una vera sepoltura. Ma la virtù divina ha preservato il suo corpo dalla corruzione.
torna all’indice« GESÙ CRISTO DISCESE AGLI
INFERI,
RISUSCITÒ DAI MORTI IL TERZO GIORNO »
125. Che cosa sono «gli inferi », nei quali Gesù discese?
632-637
Gli «inferi» - diversi dall’inferno della dannazione - costituivano lo stato di tutti coloro, giusti e cattivi, che erano morti prima di Cristo. Con l’anima unita alla sua Persona divina Gesù ha raggiunto negli inferi i giusti che attendevano il loro Redentore per accedere infine alla visione di Dio. Dopo aver vinto, mediante la sua morte, la morte e il diavolo «che della morte ha il potere» (Eb 2,14), ha liberato i giusti in attesa del Redentore e ha aperto loro le porte del Cielo.
torna all’indice126. Che posto occupa la Risurrezione di Cristo nella nostra fede?
631,638
La Risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo e rappresenta, con la Croce, una parte essenziale del Mistero pasquale.
torna all’indice127. Quali «segni» attestano la Risurrezione di Gesù?
639-644
656-657
Oltre al segno essenziale costituito dalla tomba vuota, la Risurrezione di Gesù è attestata dalle donne che incontrarono per prime Gesù e l’annunciarono agli Apostoli. Gesù poi «apparve a Cefa (Pietro), e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta» (1 Cor 15,5-6) e ad altri ancora. Gli Apostoli non hanno potuto inventare la risurrezione, poiché questa appariva loro impossibile: infatti Gesù li ha anche rimproverati per la loro incredulità.
torna all’indice128. Perché la Risurrezione è al tempo stesso un avvenimento trascendente?
647
656-657
Pur essendo un avvenimento storico, constatabile e attestato attraverso segni e testimonianze, la Risurrezione, in quanto entrata dell’umanità di Cristo nella gloria di Dio, trascende e supera la storia, come mistero della fede. Per questo motivo, Cristo risorto non si manifestò al mondo, ma ai suoi discepoli, rendendoli suoi testimoni davanti al popolo.
torna all’indice129. Qual è lo stato del corpo risorto di Gesù?
645-646
La Risurrezione di Cristo non è stata un ritorno alla vita terrena. Il suo corpo risuscitato è quello che è stato crocifisso e porta i segni della sua Passione, ma è ormai partecipe della vita divina con le proprietà di un corpo glorioso. Per questa ragione Gesù risorto è sovranamente libero di apparire ai suoi discepoli come e dove vuole e sotto aspetti diversi.
torna all’indice130. In che modo la Risurrezione è opera della Santissima Trinità?
648-650
La Risurrezione di Cristo è un’rsquo;rsquo;opera trascendente di Dio. Le tre Persone agiscono insieme secondo ciò che è loro proprio: il Padre manifesta la sua potenza; il Figlio «riprende» la vita che ha liberamente offerto (Gv 10,17) riunendo la sua anima e il suo corpo, che lo Spirito vivifica e glorifica.
torna all’indice131. Quali sono il senso e la portata salvifica della Risurrezione?
651-655
658
La Risurrezione è il culmine dell’Incarnazione. Essa conferma la divinità di Cristo, come pure tutto ciò che Egli ha fatto e insegnato, e realizza tutte le promesse divine in nostro favore. Inoltre, il Risorto, vincitore del peccato e della morte, è il principio della nostra giustificazione e della nostra Risurrezione: fin d’ora ci procura la grazia dell’adozione filiale, che è reale partecipazione alla sua vita di Figlio unigenito; poi, alla fine dei tempi, egli risusciterà il nostro corpo.
torna all’indice« GESÙ SALÌ AL CIELO,
SIEDE ALLA DESTRA DEL PADRE ONNIPOTENTE »
132. Che cosa rappresenta l’Ascensione?
659-667
Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli sotto i tratti di un’rsquo;rsquo;umanità ordinaria, che velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre. Egli è il Signore che regna ormai con la sua umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto.
torna all’indice« DI LÀ VERRÀ A GIUDICARE I VIVI E I MORTI »
torna all’indice133. Come regna ora il Signore Gesù?
668-674
680
Signore del cosmo e della storia, Capo della sua Chiesa, Cristo glorificato permane misteriosamente sulla terra, dove il suo regno è già presente come germe e inizio nella Chiesa. Un giorno ritornerà glorioso, ma non ne conosciamo il tempo. Per questo viviamo nella vigilanza, pregando: «Vieni, Signore» (Ap 22,20).
torna all’indice134. Come si realizzerà la venuta del Signore nella gloria?
675-677
680
Dopo l’ultimo sconvolgimento cosmico di questo mondo che passa, la venuta gloriosa di Cristo avverrà con il trionfo definitivo di Dio nella Parusia e con l’ultimo Giudizio. Si compirà cosi il Regno di Dio.
torna all’indice135. Come Cristo giudicherà i vivi e i morti?
678-740
681-682
Cristo giudicherà con il potere che ha acquisito come
Redentore del mondo, venuto a salvare gli uomini. I segreti dei
cuori saranno svelati, come pure la condotta di ciascuno verso Dio
e verso il prossimo. Ogni uomo sarà colmato di vita o dannato
per l’eternità a seconda delle sue opere. Così si
realizzerà «la pienezza di Cristo» (Ef 4,13),
nella quale «Dio sarà tutto in tutti» (1 Cor
15,28).
CAPITOLO TERZO
«CREDO NELLO SPIRITO SANTO»
torna all’indice136. Che cosa vuoi dire la Chiesa quando professa: «Credo nello Spirito Santo»?
683-686
Credere nello Spirito Santo è professare la terza Persona della Santissima Trinità, che procede dal Padre e dal Figlio ed è «adorato e glorificato con il Padre e il Figlio». Lo Spirito è stato «mandato nei nostri cuori» (Gal 4,6), affinché riceviamo la nuova vita di figli di Dio.
torna all’indice137. Perché la missione del Figlio e dello Spirito sono inseparabili?
687-690
742-743
Nella Trinità indivisibile, il Figlio e lo Spirito sono distinti ma inseparabili. Dal principio alla fine dei tempi, infatti, quando il Padre invia suo Figlio, invia anche il suo Spirito che ci unisce a Cristo nella fede, affinché possiamo, da figli adottivi, chiamare Dio «Padre» (Rm 8,15). Lo Spirito è invisibile, ma noi lo conosciamo attraverso la sua azione quando ci rivela il Verbo e quando agisce nella Chiesa.
torna all’indice138. Quali sono gli appellativi dello Spirito Santo?
691-693
«Spirito Santo» è il nome proprio della terza Persona della Santissima Trinità. Gesù lo chiama anche: Spirito Paraclito (Consolatore, Avvocato) e Spirito di Verità. Il Nuovo Testamento lo chiama pure: Spirito di Cristo, del Signore, di Dio, Spirito della gloria, della promessa.
torna all’indice139. Con quali simboli si rappresenta lo Spirito Santo?
694-701
Sono numerosi: l’acqua viva, che scaturisce dal cuore trafitto di Cristo e disseta i battezzati; l’unzione con l’olio, che è il segno sacramentale della Confermazione; il fuoco, che trasforma ciò che tocca; la nube, oscura o luminosa, in cui si rivela la gloria divina; l’imposizione delle mani, per cui viene dato lo Spirito; la colomba, che scende su Cristo e rimane su di lui al battesimo.
torna all’indice140. Che cosa significa che lo Spirito «ha parlato per mezzo dei profeti»?
687-688
702-706
743
Con il termine profeti si intende quanti furono ispirati dallo Spirito Santo per parlare in nome di Dio. Lo Spirito porta le profezie dell’Antico Testamento a pieno compimento in Cristo, di cui svela il mistero nel Nuovo Testamento.
torna all’indice141. Che cosa compie lo Spirito Santo in Giovanni Battista?
717-720
Lo Spirito riempie Giovanni Battista, l’ultimo profeta dell’ Antico Testamento, il quale, sotto la sua azione, è mandato a «preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1,17) e ad annunciare la venuta di Cristo, Figlio di Dio: colui sul quale ha visto scendere e rimanere lo Spirito, «colui che battezza in Spirito» (Gv 1,33).
torna all’indice142. Qual è l’opera dello Spirito in Maria?
721-726
744
Lo Spirito Santo porta a compimento in Maria le attese e la preparazione dell’Antico Testamento alla venuta di Cristo. In maniera unica la riempie di grazia e rende la sua verginità feconda, per dare alla luce il Figlio di Dio incarnato. Fa di lei la Madre del «Cristo totale», cioè di Gesù Capo e della Chiesa suo corpo. Maria è presente fra i Dodici il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito inaugura gli «ultimi tempi» con la manifestazione della Chiesa.
torna all’indice143. Quale relazione c'è tra lo Spirito e Cristo Gesù, nella sua missione terrena?
727-730
745- 746
Il Figlio di Dio attraverso l’unzione dello Spirito è consacrato Messia nella sua umanità fin dall’Incarnazione. Egli lo rivela nel suo insegnamento, compiendo la promessa fatta ai Padri, e lo comunica alla Chiesa nascente, alitando sugli Apostoli dopo la sua Risurrezione.
torna all’indice144. Che cosa accade a Pentecoste?
731-732
738
Cinquanta giorni dopo la sua Risurrezione, a Pentecoste,
Gesù Cristo glorificato effonde lo Spirito a profusione e lo
manifesta come Persona divina, sicché la Trinità Santa
è pienamente rivelata. La Missione di Cristo e dello Spirito
diviene la Missione della Chiesa, inviata per annunziare e
diffondere il mistero della comunione trinitaria.
torna all’indice«Abbiamo visto la vera Luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la vera fede: adoriamo la Trinità indivisibile perché ci ha salvati» (Liturgia Bizantina, Tropario dei Vespri di Pentecoste).
145. Che cosa fa lo Spirito nella Chiesa?
733-741
747
Lo Spirito edifica, anima e santifica la Chiesa: Spirito d’Amore, egli ridona ai battezzati la somiglianza divina perduta a causa del peccato e li fa vivere in Cristo, della Vita stessa della Trinità Santa. Li manda a testimoniare la Verità di Cristo e li organizza nelle loro mutue funzioni, affinché tutti portino «il frutto dello Spirito» (Gal 5,22).
torna all’indice146. Come agiscono Cristo e il suo Spirito nel cuore dei fedeli?
738-741
Per mezzo dei sacramenti, Cristo comunica alle membra del suo Corpo il suo Spirito e la grazia di Dio che porta i frutti di vita nuova, secondo lo Spirito. Infine, lo Spirito Santo è il Maestro della preghiera.
torna all’indice«CREDO LA SANTA CHIESA CATTOLICA»
La Chiesa nel disegno di Dio
torna all’indice147. Che cosa significa il termine Chiesa?
751-752
777,804
Designa il popolo che Dio convoca e raduna da tutti i confini della terra, per costituire l’assemblea di quanti, per la fede e il Battesimo, diventano figli di Dio, membra di Cristo e tempio dello Spirito Santo.
torna all’indice148. Ci sono altri nomi e immagini con cui la Bibbia indica la Chiesa?
753-757
Nella Sacra Scrittura troviamo molte immagini, che evidenziano aspetti complementari del mistero della Chiesa. L’Antico Testamento privilegia immagini legate al popolo di Dio; il Nuovo Testamento quelle legate a Cristo come Capo di questo popolo, che è il suo Corpo, e quelle tratte dalla vita pastorale (ovile, gregge, pecore), agricola (campo, olivo, vigna), abitativa (dimora, pietra, tempio), familiare (sposa, madre, famiglia).
torna all’indice149. Quali sono l’origine e il compimento della Chiesa?
758-766
778
La Chiesa trova origine e compimento nel disegno eterno di Dio. Fu preparata nell’Antica Alleanza con l’elezione d’Israele, segno della riunione futura di tutte le nazioni. Fondata dalle parole e dalle azioni di Gesù Cristo, fu realizzata soprattutto mediante la sua morte redentrice e la sua risurrezione. Fu poi manifestata come mistero di salvezza mediante l’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste. Avrà il suo compimento alla fine dei tempi come assemblea celeste di tutti i redenti.
torna all’indice150. Qual è la missione della Chiesa?
767-769
La missione della Chiesa è di annunziare e instaurare in mezzo a tutte le genti il Regno di Dio inaugurato da Gesù Cristo. Essa qui sulla terra costituisce il germe e l’inizio di questo Regno salvifico.
torna all’indice151. In che senso la Chiesa è Mistero?
770-773
779
La Chiesa è Mistero in quanto nella sua realtà visibile è presente e operante una realtà spirituale, divina, che si scorge unicamente con gli occhi della fede.
torna all’indice152. Che cosa significa che la Chiesa è sacramento universale di salvezza?
774-776
780
Significa che è segno e strumento della riconciliazione e della comunione di tutta l’umanità con Dio e dell’unità di tutto il genere umano.
torna all’indiceLa Chiesa: popolo di Dio, corpo di Cristo, tempio dello Spirito
torna all’indice153. Perché la Chiesa è il popolo di Dio?
781
802-804
La Chiesa è il popolo di Dio perché a lui piacque santificare e salvare gli uomini non isolatamente, ma costituendoli in un solo popolo, adunato dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
torna all’indice154. Quali sono le caratteristiche del popolo di Dio?
782
Questo popolo, di cui si diviene membri mediante la fede in Cristo e il Battesimo, ha per origine Dio Padre, per capo Gesù Cristo, per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, per legge il comandamento nuovo dell’amore, per missione quella di essere il sale della terra e la luce del mondo, per fine il Regno di Dio, già iniziato in terra.
torna all’indice155. In che senso il popolo di Dio partecipa delle tre funzioni di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re?
783-786
Il popolo di Dio partecipa all’ufficio sacerdotale di Cristo, in quanto i battezzati vengono consacrati dallo Spirito Santo per offrire sacrifici spirituali; partecipa al suo ufficio profetico, in quanto con il senso soprannaturale della fede aderisce indefettibilmente ad essa, l’approfondisce e la testimonia; partecipa al suo ufficio regale col servizio, imitando Gesù Cristo, che, re dell’universo, si fece servo di tutti, soprattutto dei poveri e dei sofferenti.
torna all’indice156. In che modo la Chiesa è corpo di Cristo?
787-791
805-806
Per mezzo dello Spirito, Cristo morto e risorto unisce a sé intimamente i suoi fedeli. In tal modo i credenti in Cristo, in quanto stretti a lui soprattutto nell’Eucaristia, sono uniti tra loro nella carità, formando un solo corpo, la Chiesa, la cui unità si realizza nella diversità di membra e di funzioni.
torna all’indice157. Chi è il capo di questo corpo?
792- 795
807
Cristo «è il Capo del corpo, cioè della Chiesa» (Col 1,18). La Chiesa vive di lui, in lui e per lui. Cristo e Chiesa formano il «Cristo totale» (Sant’Agostino); «Capo e membra sono, per così dire, una sola persona mistica» (san Tommaso d’Aquino).
torna all’indice158. Perché la Chiesa è detta la sposa di Cristo?
796
808
Perché il Signore stesso si è definito come lo «Sposo» (Mc 2,19), che ha amato la Chiesa, unendola a sé con un’rsquo;rsquo;Alleanza eterna. Egli ha dato se stesso per lei, per purificarla con il suo sangue e «renderla santa» (Ef 5,26) e madre feconda di tutti i figli di Dio. Mentre il termine «corpo» evidenzia l’unità del «capo» con le membra, il termine «sposa» mette in risalto la distinzione dei due in relazione personale.
torna all’indice159. Perché la Chiesa è detta tempio dello Spirito Santo?
797-798
809-810
Perché lo Spirito Santo risiede nel corpo che è la Chiesa: nel suo Capo e nelle sue membra; egli inoltre edifica la Chiesa nella carità con la Parola di Dio, i sacramenti, le virtù e i carismi.
torna all’indice
«Quello che il nostro spirito, ossia la nostra anima, è per le nostre membra, lo stesso è lo Spirito Santo per le membra di Cristo, per il corpo di Cristo, che è la Chiesa» (Sant’Agostino).
160. Che cosa sono i carismi?
799-801
I carismi sono doni speciali dello Spirito Santo elargiti ai singoli per il bene degli uomini, per le necessità del mondo e in particolare per l’edificazione della Chiesa, al cui Magistero spetta il loro discernimento.
torna all’indiceLa Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica
torna all’indice161. Perché la Chiesa è una?
813-815
866
La Chiesa è una perché ha come origine e modello l’unità di un solo Dio nella Trinità delle Persone; come fondatore e capo Gesù Cristo, che ristabilisce l’unità di tutti i popoli in un solo corpo; come anima lo Spirito Santo, che unisce tutti i fedeli nella Comunione in Cristo. Essa ha una sola fede, una sola vita sacramentale, un’rsquo;rsquo;unica successione apostolica, una comune speranza e la stessa carità.
torna all’indice162. Dove sussiste l’unica Chiesa di Cristo?
816
870
l’unica Chiesa di Cristo, come società costituita e organizzata nel mondo, sussiste (subsistit in) nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui. Solo per mezzo di essa si può ottenere la pienezza dei mezzi di salvezza, poiché il Signore ha affidato tutti i beni della Nuova Alleanza al solo collegio apostolico, il cui capo è Pietro.
torna all’indice163. Come considerare i cristiani non cattolici?
817-819
Nelle Chiese e comunità ecclesiali, che si sono staccate dalla piena comunione della Chiesa cattolica, si trovano molti elementi di santificazione e di verità. Tutti questi beni provengono da Cristo e spingono verso l’unità cattolica. I membri di queste Chiese e Comunità sono incorporati a Cristo nel Battesimo: noi li riconosciamo perciò come fratelli.
torna all’indice164. Come impegnarsi a favore dell’unità dei cristiani?
820-822
866
Il desiderio di ristabilire l’unione di tutti i cristiani è un dono di Cristo e un appello dello Spirito. Esso riguarda tutta la Chiesa e si attua con la conversione del cuore, la preghiera, la reciproca conoscenza fraterna, il dialogo teologico.
torna all’indice165. In che senso la Chiesa è santa?
823-829
867
La Chiesa è santa, in quanto Dio Santissimo è il suo autore; Cristo ha dato se stesso per lei, per santificarla e renderla santificante; lo Spirito Santo la vivifica con la carità. In essa si trova la pienezza dei mezzi di salvezza. La santità è la vocazione di ogni suo membro e il fine di ogni sua attività. La Chiesa annovera al suo interno la Vergine Maria e innumerevoli Santi, quali modelli e intercessori. La santità della Chiesa è la sorgente della santificazione dei suoi figli, i quali, qui sulla terra, si riconoscono tutti peccatori, sempre bisognosi di conversione e di purificazione.
torna all’indice166. Perché la Chiesa è detta cattolica?
830-831
868
La Chiesa è cattolica, cioè universale, in quanto in essa è presente Cristo: «Là dove è Cristo Gesù, ivi è la Chiesa cattolica» (Sant’Ignazio di Antiochia). Essa annunzia la totalità e l’integrità della fede; porta e amministra la pienezza dei mezzi di salvezza; è inviata in missione a tutti i popoli in ogni tempo e a qualsiasi cultura appartengano.
torna all’indice167. È cattolica la Chiesa particolare?
832-835
È cattolica ogni Chiesa particolare (cioè la diocesi e l’eparchia), formata dalla comunità dei cristiani che sono in comunione nella fede e nei sacramenti, con il loro Vescovo ordinato nella successione apostolica, e con la Chiesa di Roma, che «presiede nella carità» (Sant’Ignazio di Antiochia).
torna all’indice168. Chi appartiene alla Chiesa cattolica?
836-838
Tutti gli uomini in vario modo appartengono o sono ordinati alla cattolica unità del popolo di Dio. È pienamente incorporato alla Chiesa cattolica chi, avendo lo Spirito di Cristo, è unito ad essa dai vincoli della professione di fede, dei sacramenti, del governo ecclesiastico e della comunione. I battezzati, che non realizzano pienamente tale cattolica unità, sono in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa Cattolica.
torna all’indice169. Qual è il rapporto della Chiesa cattolica con il popolo ebraico?
839-840
La Chiesa cattolica riconosce il proprio rapporto con il popolo ebraico nel fatto che Dio scelse questo popolo, primo fra tutti, ad accogliere la sua Parola. È al popolo ebraico che appartengono «l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da esso proviene Cristo secondo la carne» (Rm 9,4.5). A differenza delle altre religioni non cristiane, la fede ebraica è già risposta alla Rivelazione di Dio nell’Antica Alleanza.
torna all’indice170. Che legame c'è tra la Chiesa cattolica e le religioni non cristiane?
841-845
C'è un legame, dato anzitutto dall’origine e dal fine comuni di tutto il genere umano. La Chiesa cattolica riconosce che quanto di buono e di vero si trova nelle altre religioni viene da Dio, è raggio della sua verità, può preparare all’accoglienza del Vangelo e spingere verso l’unità dell’umanità nella Chiesa di Cristo.
torna all’indice171. Che cosa significa l’affermazione: «Fuori della Chiesa non c'è salvezza»?
846-848
Essa significa che ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa, che è il suo Corpo. Pertanto non possono essere salvati quanti, conoscendo la Chiesa come fondata da Cristo e necessaria alla salvezza, non vi entrassero e non vi perseverassero. Nello stesso tempo, grazie a Cristo e alla sua Chiesa, possono conseguire la salvezza eterna quanti, senza loro colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e, sotto l’influsso della grazia, si sforzano di compiere la sua volontà conosciuta attraverso il dettame della coscienza.
torna all’indice172. Perché la Chiesa deve annunciare il Vangelo a tutto il mondo?
849-851
Perché Cristo ha ordinato: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Questo mandato missionario del Signore ha la sua sorgente nell’amore eterno di Dio, che ha inviato il suo Figlio e il suo Spirito perché «vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4).
torna all’indice173. In che modo la Chiesa è missionaria?
852-856
Guidata dallo Spirito Santo, la Chiesa continua nel corso della storia la missione di Cristo stesso. I cristiani pertanto devono annunciare a tutti la Buona Novella portata da Cristo, seguendo la sua strada, disposti anche al sacrificio di sé fino al martirio.
torna all’indice174. Perché la Chiesa è apostolica?
857
869
La Chiesa è apostolica per la sua origine, essendo costruita sul « fondamento degli Apostoli» (Ef 2,20); per il suo insegnamento, che è quello stesso degli Apostoli; per la sua struttura, in quanto istruita, santificata e governata, fino al ritorno di Cristo, dagli Apostoli, grazie ai loro successori, i Vescovi, in comunione col successore di Pietro.
torna all’indice175. In che cosa consiste la missione degli Apostoli?
858-861
La parola Apostolo significa inviato. Gesù, l’Inviato del Padre, chiamò a sé dodici fra i suoi discepoli e li costituì come suoi Apostoli, facendo di loro i testimoni scelti della sua risurrezione e le fondamenta della sua Chiesa. Diede loro il mandato di continuare la sua missione, dicendo: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi» (Gv 20,21), e promettendo di essere con loro sino alla fine del mondo.
torna all’indice176. Che cos’è la successione apostolica?
861-865
La successione apostolica è la trasmissione, mediante il Sacramento dell’Ordine, della missione e della potestà degli Apostoli ai loro successori, i Vescovi. Grazie a questa trasmissione, la Chiesa rimane in comunione di fede e di vita con la sua origine, mentre lungo i secoli ordina, per la diffusione del Regno di Cristo sulla terra, tutto il suo apostolato.
torna all’indiceI fedeli: gerarchia, laici, vita consacrata
torna all’indice177. Chi sono i fedeli?
871-872
l fedeli sono coloro che, incorporati a Cristo mediante il Battesimo, sono costituiti membri del popolo di Dio. Resi partecipi, secondo la propria condizione, della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, sono chiamati ad attuare la missione affidata da Dio alla Chiesa. Tra loro sussiste una vera uguaglianza nella loro dignità di figli di Dio.
torna all’indice178. Com'è formato il popolo di Dio?
873
934
Nella Chiesa, per istituzione divina, vi sono i ministri sacri che hanno ricevuto il Sacramento dell’Ordine e formano la gerarchia della Chiesa. Gli altri sono chiamati laici. Dagli uni e dagli altri provengono fedeli, che si consacrano in modo speciale a Dio con la professione dei consigli evangelici: castità nel celibato, povertà e obbedienza.
torna all’indice179. Perché Cristo ha istituito la gerarchia ecclesiastica?
874-876
935
Cristo ha istituito la gerarchia ecclesiastica con la missione di pascere il popolo di Dio nel suo nome, e per questo le ha dato autorità. Essa è formata dai ministri sacri: Vescovi, presbiteri, diaconi. Grazie al Sacramento dell’Ordine, i Vescovi e i presbiteri agiscono, nell’esercizio del loro ministero, in nome e in persona di Cristo capo; i diaconi servono il popolo di Dio nella diaconia (servizio) della parola, della liturgia, della carità.
torna all’indice180. Come si attua la dimensione collegiale del ministero ecclesiale?
877
Sull’esempio dei dodici Apostoli, scelti e inviati insieme da Cristo, l’unione dei membri della gerarchia ecclesiastica è al servizio della comunione di tutti i fedeli.
Ogni Vescovo esercita il suo ministero, come membro del collegio episcopale, in comunione col Papa, diventando partecipe con lui della sollecitudine per la Chiesa universale. l sacerdoti esercitano il loro ministero nel presbiterio della Chiesa particolare, in comunione con il proprio Vescovo e sotto la sua guida.
torna all’indice181. Perché il ministero ecclesiale ha anche un carattere personale?
878-879
Il ministero ecclesiale ha anche un carattere personale, in quanto, in virtù del Sacramento dell’Ordine, ciascuno è responsabile davanti a Cristo, che lo ha chiamato personalmente, conferendogli la missione.
torna all’indice182. Qual è la missione del Papa?
881-882
936-937
Il Papa, Vescovo di Roma e successore di san Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità della Chiesa. È il vicario di Cristo, capo del collegio dei Vescovi e pastore di tutta la Chiesa, sulla quale ha, per divina istituzione, potestà piena, suprema, immediata e universale.
torna all’indice183. Qual è il compito del collegio dei Vescovi?
883-885
Il collegio dei Vescovi, in comunione con il Papa e mai senza di lui, esercita anch'esso sulla Chiesa la suprema e piena potestà.
torna all’indice184. Come i Vescovi attuano la loro missione di insegnare?
888-890
939
I Vescovi, in comunione con il Papa, hanno il dovere di annunziare a tutti fedelmente e con autorità il Vangelo, quali testimoni autentici della fede apostolica, rivestiti dell’autorità di Cristo. Mediante il senso soprannaturale della fede, il Popolo di Dio aderisce indefettibilmente alla fede, sotto la guida del Magistero vivente della Chiesa.
torna all’indice185. Quando si attua l’infallibilità del Magistero?
891
l’infallibilità si attua quando il Romano Pontefice, in virtù della sua autorità di supremo Pastore della Chiesa, o il Collegio dei Vescovi in comunione con il Papa, soprattutto riunito in un Concilio Ecumenico, proclamano con atto definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale, e anche quando il Papa e i Vescovi, nel loro ordinario Magistero, concordano nel proporre una dottrina come definitiva. A tali insegnamenti ogni fedele deve aderire con l’ossequio della fede.
torna all’indice186. Come i Vescovi esercitano il ministero di santificare?
893
I Vescovi santificano la Chiesa dispensando la grazia di Cristo con il ministero della parola e dei sacramenti, in particolare dell’Eucaristia, e anche con la loro preghiera, il loro esempio e il loro lavoro.
torna all’indice187. Come i Vescovi esercitano la funzione di governare?
894-896
Ogni Vescovo, in quanto membro del collegio episcopale, porta collegialmente la sollecitudine per tutte le Chiese particolari e per tutta la Chiesa insieme con gli altri Vescovi uniti al Papa. Il Vescovo, cui viene affidata una Chiesa particolare, la governa con l’autorità della sacra Potestà propria, ordinaria e immediata, esercitata nel nome di Cristo, buon Pastore, in comunione con tutta la Chiesa e sotto la guida del successore di Pietro.
torna all’indice188. Qual è la vocazione dei fedeli laici?
897-900
940
I fedeli laici hanno come vocazione propria quella di cercare il Regno di Dio, illuminando e ordinando le realtà temporali secondo Dio. Attuano così la chiamata alla santità e all’apostolato, rivolta a tutti i battezzati.
torna all’indice189. Come partecipano i fedeli laici all’ufficio sacerdotale di Cristo?
901-903
Essi vi partecipano nell’offrire - quale sacrificio spirituale «gradito a Dio per mezzo di Gesù Cristo» (1 Pt 2,5), soprattutto nell’Eucaristia -la propria vita con tutte le opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita familiare e il lavoro giornaliero, le molestie della vita sopportate con pazienza e il sollievo corporale e spirituale. Così, anche i laici, dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, offrono a Dio il mondo stesso.
torna all’indice190. Come partecipano al suo ufficio profetico?
904-907
942
Vi partecipano accogliendo sempre più nella fede la Parola di Cristo e annunciandola al mondo con la testimonianza della vita e con la parola, l’azione evangelizzatrice e la catechesi. Quest'azione evangelizzatrice acquista una particolare efficacia dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo.
torna all’indice191. Come partecipano al suo ufficio regale?
908-913
943
I laici partecipano alla funzione regale di Cristo, avendo da lui ricevuto il potere di vincere in se stessi e nel mondo il peccato, con l’abnegazione di sé e la santità della loro vita. Esercitano vari ministeri a servizio della comunità e impregnano di valore morale le attività temporali dell’uomo e le istituzioni della società.
torna all’indice192. Che cos’è la vita consacrata?
914-916
944
È uno stato di vita riconosciuto dalla Chiesa. È una risposta libera a una chiamata particolare di Cristo, con la quale i consacrati si dedicano totalmente a Dio e tendono verso la perfezione della carità sotto la mozione dello Spirito Santo. Tale consacrazione si caratterizza per la pratica dei consigli evangelici.
torna all’indice193. Che cosa offre la vita consacrata alla missione della Chiesa?
931-933
945
La vita consacrata partecipa alla missione della Chiesa mediante una piena dedizione a Cristo e ai fratelli, testimoniando la speranza del Regno celeste.
torna all’indiceCredo la comunione dei santi
torna all’indice194. Che cosa significa l’espressione comunione dei santi?
946-953
960
Tale espressione indica anzitutto la comune partecipazione di tutti i membri della Chiesa alle cose sante (sancta): la fede, i Sacramenti, in particolare l’Eucaristia, i carismi e gli altri doni spirituali. Alla radice della comunione c'è la carità che «non cerca il proprio interesse» (1 Cor 13,5), ma spinge il fedele «a mettere tutto in comune» (At 4,32), anche i propri beni materiali a servizio dei più poveri.
torna all’indice195. Che cosa significa ancora l’espressione comunione dei santi?
954-959
961-962
Tale espressione designa anche la comunione tra le persone sante (sancti), e cioè tra quanti per la grazia sono uniti a Cristo morto e risorto. Alcuni sono pellegrini sulla terra; altri, passati da questa vita, stanno purificando si, aiutati anche dalle nostre preghiere; altri, infine, godono già della gloria di Dio e intercedono per noi. Tutti insieme formano in Cristo una sola famiglia, la Chiesa, a lode e gloria della Trinità,
torna all’indiceMaria Madre di Cristo, Madre della Chiesa
torna all’indice196. In che senso la beata Vergine Maria è Madre della Chiesa?
963-966
973
La beata Vergine Maria è Madre della Chiesa nell’ordine della grazia perché ha dato alla luce Gesù, il Figlio di Dio, Capo del corpo che è la Chiesa. Gesù, morente in Croce, l’ha indicata come madre al discepolo con queste parole: «Ecco la tua madre» (Gv 19,27).
torna all’indice197. Come la Vergine Maria aiuta la Chiesa?
967-970
Dopo l’ascensione del suo Figlio, la Vergine Maria aiuta, con le sue preghiere, le primizie della Chiesa. Anche dopo la sua assunzione in cielo, ella continua a intercedere per i suoi figli, ad essere per tutti un modello di fede e di carità e ad esercitare su di loro un influsso salutare, che sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo. I fedeli vedono in lei un’rsquo;rsquo;immagine e un anticipo della risurrezione che li attende, e la invocano come avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice.
torna all’indice198. Che tipo di culto si rivolge alla santa Vergine?
971
È un culto singolare, ma differisce essenzialmente dal culto di adorazione, prestato soltanto alla Santissima Trinità. Tale culto di speciale venerazione trova particolare espressione nelle feste liturgiche dedicate alla Madre di Dio e nella preghiera mariana, come il santo Rosario, compendio di tutto il Vangelo.
torna all’indice199. In che modo la beata Vergine Maria è l’icona escatologica della Chiesa?
972
974-975
Guardando a Maria, tutta santa e già glorificata in corpo e anima, la Chiesa contempla in lei ciò che essa stessa è chiamata ad essere sulla terra e quello che sarà nella patria celeste.
torna all’indice«CREDO LA REMISSIONE DEI PECCATI»
torna all’indice200. Come si rimettono i peccati?
976,980
984-985
Il primo e principale sacramento per il perdono dei peccati è il Battesimo. Per i peccati commessi dopo il Battesimo, Cristo ha istituito il Sacramento della Riconciliazione o Penitenza, per mezzo del quale il battezzato è riconciliato con Dio e con la Chiesa.
torna all’indice201. Perché la Chiesa ha il potere di perdonare i peccati?
981-983
986-987
La Chiesa ha la missione e il potere di perdonare i peccati, perché Cristo stesso glielo ha conferito: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23).
torna all’indice« CREDO LA RISURREZIONE DELLA CARNE »
torna all’indice202. Che cosa si indica con il termine carne, e qual è la sua importanza?
990
1015
Il termine carne designa l’uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalità. «La carne è il cardine della salvezza» (Tertulliano). Infatti, noi crediamo in Dio creatore della carne; crediamo nel Verbo fatto carne per riscattare la carne; crediamo nella risurrezione della carne, compimento della creazione e della redenzione della carne.
torna all’indice203. Che cosa significa «risurrezione della carne»?
990
Significa che lo stato definitivo dell’uomo non sarà soltanto l’anima spirituale separata dal corpo, ma che anche i nostri corpi mortali un giorno riprenderanno vita.
torna all’indice204. Qual è il rapporto tra la Risurrezione di Cristo e la nostra?
998
1002-1003
Come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per sempre, cosi egli stesso risusciterà tutti nell’ultimo giorno, con un corpo incorruttibile: «quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna» (Gv 5,29).
torna all’indice205. Con la morte, che cosa succede al nostro corpo e alla nostra anima?
992-1004
1016-1018
Con la morte, separazione dell’anima e del corpo, il corpo cade nella corruzione, mentre l’anima, che è immortale, va incontro al giudizio di Dio e attende di ricongiungersi al corpo quando, al ritorno del Signore, risorgerà trasformato. Comprendere come avverrà la risurrezione supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto.
torna all’indice206. Che cosa significa morire in Cristo Gesù?
1005-1014
1019
Significa morire in grazia di Dio, senza peccato mortale. Il credente in Cristo, seguendo il suo esempio, può così trasformare la propria morte in un atto di obbedienza e di amore verso il Padre. «Certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui» (2 Tm 2, 11).
torna all’indice« CREDO LA VITA ETERNA »
torna all’indice207. Che cos’è la vita eterna?
1020
1051
La vita eterna è quella che inizierà subito dopo la morte. Essa non avrà fine. Sarà preceduta per ognuno da un giudizio particolare ad opera di Cristo, giudice dei vivi e dei morti, e sarà sancita dal giudizio finale.
torna all’indice208. Che cos’è il giudizio particolare?
1021-1022
1051
È il giudizio di retribuzione immediata, che ciascuno, fin dalla sua morte, riceve da Dio nella sua anima immortale, in rapporto alla sua fede e alle sue opere. Tale retribuzione consiste nell’accesso alla beatitudine del cielo, immediatamente o dopo un’rsquo;rsquo;adeguata purificazione, oppure alla dannazione eterna nell’inferno.
torna all’indice209. Che cosa s'intende per «cielo»?
1023-1026
1053
Per «cielo» s'intende lo stato di felicità suprema e definitiva. Quelli che muoiono nella grazia di Dio e non hanno bisogno di ulteriore purificazione sono riuniti attorno a Gesù e a Maria, agli Angeli e ai Santi. Formano così la Chiesa del cielo, dove essi vedono Dio «a faccia a faccia» (1 Cor 13,12), vivono in comunione d’amore con la Santissima Trinità e intercedono per noi.
torna all’indicetorna all’indice« La vita, nella sua stessa realtà e verità, è il Padre, che, attraverso il Figlio nello Spirito Santo, riversa come fonte su tutti noi i suoi doni celesti. E per la sua bontà promette veramente anche a noi uomini i beni divini della vita eterna» (san Cirillo di Gerusalemme).
210. Che cos’è il purgatorio?
1030-1031
1054
Il purgatorio è lo stato di quanti muoiono nell’amicizia di
Dio, ma, benché sicuri della loro salvezza eterna, hanno
ancora bisogno di purificazione, per entrare nella beatitudine
celeste.
211. Come possiamo aiutare la purificazione delle anime del purgatorio?
1032
In virtù della comunione dei santi, i fedeli ancora pellegrini sulla terra aiutano le anime del purgatorio offrendo per loro preghiere di suffragio, in particolare il Sacrificio eucaristico, ma anche elemosine, indulgenze e opere di penitenza.
torna all’indice212. In che cosa consiste l’inferno?
1033-1035
1056-1057
Consiste nella dannazione eterna di quanti muoiono per libera scelta in peccato mortale. La pena principale dell’inferno sta nella separazione eterna da Dio, nel quale unicamente l’uomo ha la vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle quali aspira. Cristo esprime questa realtà con le parole: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno» (Mt 25,41).
torna all’indice213. Come si concilia l’esistenza dell’inferno con l’infinita bontà di Dio?
1036-1037
Dio, pur volendo «che tutti abbiano modo di pentirsi» (2 Pt 3,9), tuttavia, avendo creato l’uomo libero e responsabile, rispetta le sue decisioni. Pertanto, è l’uomo stesso che, in piena autonomia, si esclude volontariamente dalla comunione con Dio se, fino al momento della propria morte, persiste nel peccato mortale, rifiutando l’amore misericordioso di Dio.
torna all’indice214. In che cosa consisterà il giudizio finale?
1038-1041
1058-1059
Il giudizio finale (universale) consisterà nella sentenza di vita beata o di condanna eterna, che il Signore Gesù, ritornando quale giudice dei vivi e dei morti, emetterà a riguardo «dei giusti e degli ingiusti» (At 24,15), riuniti tutti insieme davanti a lui. A seguito di tale giudizio finale, il corpo risuscitato parteciperà alla retribuzione che l’anima ha avuto nel giudizio particolare.
torna all’indice215. Quando avverrà questo giudizio?
1040
Questo giudizio avverrà alla fine del mondo, di cui solo Dio conosce il giorno e l’ora.
torna all’indice216. Che cos’è la speranza dei cieli nuovi e della terra nuova?
1042-1050
1060
Dopo il giudizio finale, lo stesso universo, liberato dalla schiavitù della corruzione, parteciperà alla gloria di Cristo con l’inaugurazione dei «nuovi cieli» e di una «terra nuova» (2 Pt 3,13). Sarà così raggiunta la pienezza del Regno di Dio, ossia la realizzazione definitiva del disegno salvifico di Dio di «ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef l, l0). Dio allora sarà «tutto in tutti» (1 Cor 15,28), nella vita eterna.
torna all’indice« Amen »
torna all’indice217. Che cosa significa l’Amen, che conclude la nostra professione di fede?
1061-1065
La parola ebraica Amen, che conclude anche l’ultimo libro della Sacra Scrittura, alcune preghiere del Nuovo Testamento e quelle liturgiche della Chiesa, significa il nostro «sì» fiducioso e totale a quanto abbiamo professato di credere, fidandoci totalmente di colui che è l’« Amen » (Ap 3,14) definitivo: Cristo Signore.
PARTE SECONDA
LA
CELEBRAZIONE
DEL MISTERO CRISTIANO
SEZIONE PRIMA
l’ECONOMIA
SACRAMENTALE
218. Che cos’è la liturgia?
1066-1070
La liturgia è la celebrazione del Mistero di Cristo e in particolare del suo Mistero pasquale. In essa, mediante l’esercizio dell’ufficio sacerdotale di Gesù Cristo, con segni si manifesta e si realizza la santificazione degli uomini e viene esercitato dal Corpo mistico di Cristo, cioè dal capo e dalle membra, il culto pubblico dovuto a Dio.
torna all’indice219. Che posto occupa la liturgia nella vita della Chiesa?
1071-1075
La liturgia, azione sacra per eccellenza, costituisce il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana la sua forza vitale. Attraverso la liturgia, Cristo continua nella sua Chiesa, con essa e per mezzo di essa, l’opera della nostra redenzione.
torna all’indice220. In che cosa consiste l’economia sacramentale?
1076
l’economia sacramentale consiste nel comunicare i frutti della redenzione di Cristo, mediante la celebrazione dei sacramenti della Chiesa, massimamente dell’Eucaristia, «finché egli venga» (1 Cor 11,26).
CAPITOLO PRIMO
IL MISTERO PASQUALE
NEL TEMPO
DELLA CHIESA
LITURGIA - OPERA DELLA SANTISSIMA
TRINITÀ
221. In che modo il Padre è la sorgente e il fine della liturgia?
1077-1083
1110
Nella liturgia il Padre ci colma delle sue benedizioni nel Figlio incarnato, morto e risorto per noi, ed egli effonde nei nostri cuori lo Spirito Santo. Nel contempo la Chiesa benedice il Padre con l’adorazione, la lode e l’azione di grazie e implora il dono del suo Figlio e dello Spirito Santo.
torna all’indice222. Qual è l’opera di Cristo nella liturgia?
1084-1090
Nella liturgia della Chiesa, Cristo significa e realizza principalmente il proprio Mistero pasquale. Donando lo Spirito Santo agli Apostoli ha concesso loro e ai loro successori il potere di attuare l’opera della salvezza per mezzo del Sacrificio eucaristico e dei Sacramenti, nei quali egli stesso agisce per comunicare la sua grazia ai fedeli di tutti i tempi e in tutto il mondo.
torna all’indice223. Nella liturgia, come opera lo Spirito Santo nei confronti della Chiesa?
1091-1109
1112
Nella liturgia si attua la più stretta cooperazione tra lo Spirito Santo e la Chiesa. Lo Spirito Santo prepara la Chiesa ad incontrare il suo Signore; ricorda e manifesta Cristo alla fede dell’assemblea; rende presente e attualizza il Mistero di Cristo; unisce la Chiesa alla vita e alla missione di Cristo e fa fruttificare in essa il dono della comunione.
torna all’indiceIL MISTERO PASQUALE NEI SACRAMENTI DELLA CHIESA
torna all’indice224. Che cosa sono i Sacramenti e quali sono?
1113-1131
I Sacramenti sono segni sensibili ed efficaci della grazia, istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa, attraverso i quali ci viene elargita la vita divina. Sono sette: il Battesimo, la Confermazione, l’Eucaristia, la Penitenza, l’Unzione degli infermi, l’Ordine e il Matrimonio.
torna all’indice225. Qual è il rapporto dei Sacramenti con Cristo?
1114-1116
I misteri della vita di Cristo costituiscono il fondamento di ciò che adesso Cristo, mediante i ministri della Chiesa, dispensa nei Sacramenti.
torna all’indicetorna all’indice«Ciò che era visibile nel nostro Salvatore è passato nei suoi sacramenti» (san Leone Magno).
226. Qual è il legame dei Sacramenti con la Chiesa?
1117-1119
Cristo ha affidato i Sacramenti alla sua Chiesa. Essi sono «della Chiesa», in un duplice significato: sono «da essa», in quanto sono azioni della Chiesa, la quale è sacramento dell’azione di Cristo; e sono «per essa», nel senso che edificano la Chiesa.
torna all’indice227. Che cos’è il carattere sacramentale?
1121
È un sigillo spirituale, conferito dai Sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordine. Esso è promessa e garanzia della protezione divina. In forza di tale sigillo il cristiano è configurato a Cristo, partecipa in vario modo al suo sacerdozio e fa parte della Chiesa secondo stati e funzioni diverse. Viene quindi consacrato al culto divino e al servizio della Chiesa. Poiché il carattere è indelebile, i Sacramenti, che lo imprimono, si ricevono una volta sola nella vita.
torna all’indice228. Qual è la relazione dei Sacramenti con la fede?
1122-1126
1133
I Sacramenti non solo suppongono la fede, ma con le parole e con gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono. Celebrando i Sacramenti, la Chiesa confessa la fede apostolica. Da qui viene l’antico detto: «Lex orandi, lex credendi», cioè la Chiesa crede come prega.
torna all’indice229. Perché i Sacramenti sono efficaci?
1127-1128
1131
I Sacramenti sono efficaci ex opere operato («per il fatto stesso che l’azione sacramentale viene compiuta»), perché è Cristo che agisce in essi e che comunica la grazia che significano, indipendentemente dalla santità personale del ministro. Tuttavia i frutti dei Sacramenti dipendono anche dalle disposizioni di chi li riceve.
torna all’indice230. Per quale motivo i Sacramenti sono necessari alla salvezza?
1129
Per i credenti in Cristo, i Sacramenti sono necessari alla salvezza, anche se non vengono dati tutti ad ogni singolo fedele, perché conferiscono le grazie sacramentali, il perdono dei peccati, l’adozione a figli di Dio, la conformazione a Cristo Signore e l’appartenenza alla Chiesa. Lo Spirito Santo guarisce e trasforma coloro che li ricevono.
torna all’indice231. Che cos’è la grazia sacramentale?
1129; 1131
1134; 2003
La grazia sacramentale è la grazia dello Spirito Santo, donata da Cristo e propria di ciascun Sacramento. Tale grazia aiuta il fedele nel suo cammino di santità, e così pure aiuta la Chiesa nella sua crescita di carità e di testimonianza.
torna all’indice232. Qual è la relazione tra i Sacramenti e la vita eterna?
1130
Nei Sacramenti la Chiesa riceve già un anticipo della vita eterna, mentre resta «nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo» (Tt 2,13).
CAPITOLO SECONDO
LA CELEBRAZIONE
SACRAMENTALE
DEL MISTERO PASQUALE
CELEBRARE LA LITURGIA DELLA CHIESA
torna all’indiceChi celebra?
torna all’indice233. Chi agisce nella liturgia?
1135-1137
1187
Nella liturgia agisce «Cristo tutto intero» («Christus Totus»), Capo e Corpo. Quale sommo Sacerdote, egli celebra con il suo Corpo, che è la Chiesa celeste e terrena.
torna all’indice234. Da chi è celebrata la liturgia celeste?
1138-1139
La liturgia celeste è celebrata dagli Angeli, dai Santi dell’Antica e della Nuova Alleanza, in particolare dalla Madre di Dio, dagli Apostoli, dai Martiri e da una «moltitudine immensa, che nessuno» può contare, «di ogni Nazione, razza, popolo e lingua» (Ap 7,9). Quando celebriamo nei Sacramenti il mistero della salvezza, partecipiamo a questa liturgia eterna.
torna all’indice235. In che modo la Chiesa in terra celebra la liturgia?
1140-1144
1188
La Chiesa in terra celebra la liturgia come popolo sacerdotale, nel quale ciascuno opera secondo la propria funzione, nell’unità dello Spirito Santo: i battezzati si offrono in sacrificio spirituale; i ministri ordinati celebrano secondo l’Ordine ricevuto per il servizio di tutti i membri della Chiesa; i Vescovi e i presbiteri operano nella persona di Cristo Capo.
torna all’indiceCome celebrare?
torna all’indice236. Come viene celebrata la liturgia?
1145
La celebrazione liturgica è intessuta di segni e di simboli, il cui significato, radicato nella creazione e nelle culture umane, si precisa negli eventi dell’ Antica Alleanza e si rivela pienamente nella Persona e nell’ opera di Cristo.
torna all’indice237. Da dove provengono i segni sacramentali?
1146-1152
1189
Alcuni provengono dal creato (luce, acqua, fuoco, pane, vino, olio); altri dalla vita sociale (lavare, ungere, spezzare il pane); altri dalla storia della salvezza nell’Antica Alleanza (i riti della Pasqua, i sacrifici, l’imposizione delle mani, le consacrazioni). Questi segni, alcuni dei quali sono normativi e immutabili, assunti da Cristo, diventano portatori dell’azione di salvezza e di santificazione.
torna all’indice238. Quale legame esiste tra le azioni e le parole nella celebrazione sacramentale?
1153-1155
1190
Nella celebrazione sacramentale azioni e parole sono strettamente congiunte. Infatti, anche se le azioni simboliche già per se stesse sono un linguaggio, è tuttavia necessario che le parole del rito accompagnino e vivifichino queste azioni. Inseparabili in quanto segni e insegnamento, le parole e le azioni liturgiche lo sono anche in quanto realizzano ciò che significano.
torna all’indice239. Con quali criteri il canto e la musica hanno una loro funzione nella celebrazione liturgica?
1156-1158
1191
Poiché il canto e la musica sono strettamente connessi con l’azione liturgica, essi devono rispettare i seguenti criteri: la conformità alla dottrina cattolica dei testi, presi di preferenza dalla Scrittura e dalle fonti liturgiche; la bellezza espressiva della preghiera; la qualità della musica; la partecipazione dell’assemblea; la ricchezza culturale del Popolo di Dio e il carattere sacro e solenne della celebrazione. «Chi canta prega due volte» (Sant’Agostino).
torna all’indice240. Qual è la finalità delle sacre immagini?
1159-1161
1192
l’immagine di Cristo è l’icona liturgica per eccellenza. Le altre, che rappresentano la Madonna e i Santi, significano Cristo, che in loro è glorificato. Esse proclamano lo stesso messaggio evangelico che la Sacra Scrittura trasmette attraverso la parola, e aiutano a risvegliare e a nutrire la fede dei credenti.
torna all’indiceQuando celebrare?
torna all’indice241. Qual è il centro del tempo liturgico?
1163-1167
1193
Il centro del tempo liturgico è la domenica, fondamento e nucleo di tutto l’anno liturgico, che ha il suo culmine nella Pasqua annuale, la festa delle feste.
torna all’indice242. Qual è la funzione dell’anno liturgico?
1168-1173
1194-1195
Nell’anno liturgico la Chiesa celebra tutto il Mistero di Cristo, dall’Incarnazione fino al suo ritorno glorioso. In giorni stabiliti, la Chiesa venera con speciale amore la beata Maria Madre di Dio e fa anche memoria dei Santi, che per Cristo sono vissuti, con Lui hanno sofferto e con Lui sono glorificati.
torna all’indice243. Che cos’è la Liturgia delle Ore?
1174-1178
1196
La Liturgia delle Ore, preghiera pubblica e comune della Chiesa, è la preghiera di Cristo con il suo corpo, la Chiesa. Per suo mezzo; il Mistero di Cristo, che celebriamo nell’Eucaristia, santifica e trasfigura il tempo di ogni giorno. Essa si compone principalmente di Salmi e di altri testi biblici, e anche di letture dei Padri e dei maestri spirituali.
torna all’indiceDove celebrare?
torna all’indice244. La Chiesa ha bisogno di luoghi per celebrare la liturgia?
1197-1198
Il culto «in spirito e verità» (Gv 4,24) della Nuova Alleanza non è legato ad alcun luogo esclusivo, perché Cristo è il vero tempio di Dio, per mezzo del quale anche i cristiani e la Chiesa intera diventano, sotto l’azione dello Spirito Santo, templi del Dio vivente. Tuttavia il Popolo di Dio, nella sua condizione terrena, ha bisogno di luoghi in cui la comunità possa riunirsi per celebrare la liturgia.
torna all’indice245. Che cosa sono gli edifici sacri?
1198-1999
Essi sono le case di Dio, simbolo della Chiesa che vive in quel luogo, nonché della dimora celeste. Sono luoghi di preghiera, nei quali la Chiesa celebra soprattutto l’Eucaristia e adora Cristo realmente presente nel tabernacolo.
torna all’indice246. Quali sono i luoghi privilegiati all’interno degli edifici sacri?
1182-1186
Essi sono: l’altare, il tabernacolo, la custodia del sacro crisma e degli altri oli sacri, la sede del Vescovo (cattedra) o del presbitero, l’ambone, il fonte battesimale, il confessionale.
torna all’indiceDIVERSITÀ LITURGICA E UNITÀ DEL MISTERO
torna all’indice247. Perché l’unico Mistero di Cristo è celebrato dalla Chiesa secondo diverse tradizioni liturgiche?
1200-1204
1207-1209
Perché l’insondabile ricchezza del Mistero di Cristo non può essere esaurita da una singola tradizione liturgica. Fin dalle origini, pertanto, questa ricchezza ha trovato, nei vari popoli e culture, espressioni caratterizzate da una mirabile varietà e complementarietà.
torna all’indice248. Qual è il criterio, che assicura l’unità nella multiformità?
1209
È la fedeltà alla Tradizione Apostolica, cioè la comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli Apostoli, comunione che è significata e garantita dalla successione apostolica. La Chiesa è cattolica: può quindi integrare nella sua unità tutte le vere ricchezze delle culture.
torna all’indice249. Nella liturgia, tutto è immutabile?
1205-1206
Nella liturgia, segnatamente in quella dei sacramenti, ci sono
elementi immutabili perché di istituzione divina, di cui la
Chiesa è fedele custode. Ci sono poi elementi suscettibili di
cambiamento, che essa ha il potere, e talvolta anche il dovere, di
adattare alle culture dei diversi popoli.
SEZIONE SECONDA
I SETTE SACRAMENTI DELLA
CHIESA
I sette Sacramenti della Chiesa
Il Battesimo
la Confermazione
l’Eucaristia,
la Penitenza,
l’Unzione degli infermi
l’Ordine
il Matrimonio.
Septem Ecclesiae Sacramenta
Baptísmum
Confirmátio
Eucharístia,
Paeniténtia,
Únctio infirmórum
Ordo
Matrimónium.
250. Come si distinguono i Sacramenti della Chiesa?
1210-1211
Si distinguono in: Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Confermazione e Eucaristia); Sacramenti della guarigione (Penitenza e Unzione degli infermi); Sacramenti al servizio della comunione e della missione (Ordine e Matrimonio). Essi toccano i momenti importanti della vita cristiana. Tutti i Sacramenti sono ordinati all’Eucaristia «come al loro specifico fine» (san Tommaso d’Aquino).
CAPITOLO PRIMO
I SACRAMENTI dell’INIZIAZIONE CRISTIANA
torna all’indice251. Come si compie l’iniziazione cristiana?
1212
1275
Essa si compie mediante i Sacramenti che pongono i fondamenti della vita cristiana: i fedeli, rinati nel Battesimo, sono corroborati dalla Confermazione e vengono nutriti dall’Eucaristia.
torna all’indiceIL SACRAMENTO DEL BATTESIMO
torna all’indice252. Quali nomi prende il primo Sacramento dell’inizia-zione?
1213-1216
1276-1277
Prende anzitutto il nome di Battesimo a motivo del rito centrale con il quale è celebrato: battezzare significa «immergere» nell’acqua. Chi viene battezzato è immerso nella morte di Cristo e risorge con lui come «nuova creatura» (2 Cor 5,17). Lo si chiama anche «lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo» (Tt 3,5), e «illuminazione», perché il battezzato diventa «figlio della luce» (Ef 5,8).
torna all’indice253. Come è prefigurato il Battesimo nell’ Antica Alleanza?
1217-1222
Nell’Antica Alleanza si trovano varie prefigurazioni del Battesimo: l’acqua, fonte di vita e di morte; l’arca di Noè, che salva per mezzo dell’acqua; il passaggio del Mar Rosso, che libera Israele dalla schiavitù egiziana; la traversata del Giordano, che introduce Israele nella terra promessa, immagine della vita eterna.
torna all’indice254. Chi porta a compimento tali prefigurazioni?
1223-1224
Gesù Cristo, il quale, all’inizio della sua vita pubblica, si fa battezzare da Giovanni Battista nel Giordano; sulla Croce, dal suo fianco trafitto, effonde sangue e acqua, segni del Battesimo e dell’Eucaristia, e dopo la sua Risurrezione affida agli Apostoli questa missione: «Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19).
torna all’indice255. Da quando e a chi la Chiesa amministra il Battesimo?
1226-1228
Dal giorno della Pentecoste la Chiesa amministra il Battesimo a chi crede in Gesù Cristo.
torna all’indice256. In che cosa consiste il rito essenziale del Battesimo?
1229-1245
1278
Il rito essenziale di questo Sacramento consiste nell’immergere nell’acqua il candidato o nel versargli dell’acqua sul capo, mentre viene invocato il Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
torna all’indice257. Chi può ricevere il Battesimo?
1246-1252
È capace di ricevere il Battesimo ogni persona non ancora battezzata.
torna all’indice258. Perché la Chiesa battezza i bambini?
1250
Perché, essendo nati col peccato originale, essi hanno bisogno di essere liberati dal potere del Maligno e di essere trasferiti nel regno della libertà dei figli di Dio.
torna all’indice259. Che cosa si richiede a un battezzando?
1253-1255
Ad ogni battezzando è richiesta la professione di fede, espressa personalmente nel caso dell’adulto, oppure dai genitori e dalla Chiesa nel caso del bambino. Anche il padrino o la madrina e l’intera comunità ecclesiale hanno una parte di responsabilità nella preparazione al Battesimo (catecumenato), come pure nello sviluppo della fede e della grazia battesimale.
torna all’indice260. Chi può battezzare?
1256; 1284
I ministri ordinari del Battesimo sono il Vescovo e il presbitero; nella Chiesa latina, anche il diacono. In caso di necessità, chiunque può battezzare, purché intenda fare ciò che fa la Chiesa. Egli versa dell’acqua sul capo del candidato e pronunzia la formula trinitaria battesimale: «Io ti battezzo nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
torna all’indice261. È necessario il Battesimo per la salvezza?
1257
Il Battesimo è necessario alla salvezza per coloro ai quali è stato annunziato il Vangelo e che hanno la possibilità di chiedere questo Sacramento.
torna all’indice262. Si può essere salvati senza Battesimo?
1258-1261
1281-1283
Poiché Cristo è morto per la salvezza di tutti, possono essere salvati anche senza Battesimo quanti muoiono a causa della fede (Battesimo di sangue), i catecumeni, e anche tutti coloro che sotto l’impulso della grazia, senza conoscere Cristo e la Chiesa, cercano sinceramente Dio e si sforzano di compiere la sua volontà (Battesimo di desiderio). Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa nella sua liturgia li affida alla misericordia di Dio.
torna all’indice263. Quali sono gli effetti del Battesimo?
1262-1274
1279-1280
Il Battesimo rimette il peccato originale, tutti i peccati personali e le pene dovute al peccato; fa partecipare alla vita divina trinitaria mediante la grazia santificante, la grazia della giustificazione che incorpora a Cristo e alla sua Chiesa; fa partecipare al sacerdozio di Cristo e costituisce il fondamento della comunione con tutti i cristiani; elargisce le virtù teologali e i doni dello Spirito Santo. Il battezzato appartiene per sempre a Cristo: è segnato, infatti, con il sigillo indelebile di Cristo (carattere).
torna all’indice264. Quale significato assume il nome cristiano ricevuto nel Battesimo?
2156-2159
2167
Il nome è importante, perché Dio conosce ciascuno per nome, cioè nella sua unicità. Con il Battesimo, il cristiano riceve nella Chiesa il proprio nome, preferibilmente quello di un santo, in modo che questi offra al battezzato un modello di santità e gli assicuri la sua intercessione presso Dio.
torna all’indiceIL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE
torna all’indice265. Qual è il posto della Confermazione nel disegno divino della salvezza?
1285-1288
1315
Nell’Antica Alleanza, i profeti hanno annunziato la comunicazione dello Spirito del Signore al Messia atteso e a tutto il popolo messianico. Tutta la vita e la missione di Gesù si svolgono in una totale comunione con lo Spirito Santo. Gli Apostoli ricevono lo Spirito Santo nella Pentecoste e annunziano «le grandi opere di Dio» (At 2,11). Essi comunicano ai neo battezzati, attraverso l’imposizione delle mani, il dono dello stesso Spirito. Lungo i secoli la Chiesa ha continuato a vivere dello Spirito e a comunicarlo ai suoi figli.
torna all’indice266. Perché si chiama Cresima o Confermazione?
1289
Si chiama Cresima (nelle Chiese Orientali: Crismazione col Santo Myron) a motivo del suo rito essenziale che è l’unzione. Si chiama Confermazione, perché conferma e rafforza la grazia battesimale.
torna all’indice267. Qual è il rito essenziale della Confermazione?
1290-1301
1318
1320-1321
Il rito essenziale della Confermazione è l’unzione con il sacro crisma (olio misto con balsamo, consacrato dal Vescovo), che si fa con l’imposizione della mano da parte del ministro che pronunzia le parole sacramentali proprie del rito. In Occidente, tale unzione viene fatta sulla fronte del battezzato con le parole: «Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono». Presso le Chiese Orientali di rito bizantino, l’unzione viene fatta anche su altre parti del corpo, con la formula: «Sigillo del dono dello Spirito Santo».
torna all’indice268. Qual è l’effetto della Confermazione?
1302-1305
1316-1317
l’effetto della Confermazione è la speciale effusione dello Spirito Santo, come quella della Pentecoste. Tale effusione imprime nell’anima un carattere indelebile e apporta una crescita della grazia battesimale: radica più profondamente nella fili azione divina; unisce più saldamente a Cristo e alla sua Chiesa; rinvigorisce nell’anima i doni dello Spirito Santo; dona una speciale forza per testimoniare la fede cristiana.
torna all’indice269. Chi può ricevere questo Sacramento?
1306-1311
1319
Può e deve riceverlo, una volta sola, chi è già stato battezzato, il quale, per riceverlo efficacemente, dev'essere in stato di grazia.
torna all’indice270. Chi è il ministro della Confermazione?
1312-1314
Ministro originario è il Vescovo. Si manifesta cosi il legame del cresimato con la Chiesa nella sua dimensione apostolica. Quando è il presbitero a conferire tale Sacramento - come avviene ordinariamente in Oriente e in casi particolari in Occidente -, il legame col Vescovo e con la Chiesa è espresso dal presbitero, collaboratore del Vescovo, e dal sacro crisma, consacrato dal Vescovo stesso.
torna all’indiceIL SACRAMENTO dell’EUCARISTIA
torna all’indice271. Che cos’è l’Eucaristia?
1322-1323
1409
È il sacrificio stesso del Corpo e del Sangue del Signore Gesù, che egli istituì per perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della Croce, affidando così alla sua Chiesa il memoriale della sua Morte e Risurrezione. È il segno dell’unità, il vincolo della carità, il convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della vita eterna.
torna all’indice272. Quando Gesù Cristo ha istituito l’Eucaristia?
1323
1337-1340
l’ha istituita il Giovedì Santo, «la notte in cui veniva tradito» (1 Cor 11,23), mentre celebrava con i suoi Apostoli l’Ultima Cena.
torna all’indice273. Come l’ha istituita?
1337-1340
1365,1406
Dopo aver radunato i suoi Apostoli nel Cenacolo, Gesù prese nelle sue mani il pane, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto per voi». Poi prese nelle sue mani il calice del vino e disse loro: «Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me».
torna all’indice274. Che cosa rappresenta l’Eucaristia nella vita della Chiesa?
1324- 1327
1407
È fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Nell’Eucaristia toccano il loro vertice l’azione santificante di Dio verso di noi e il nostro culto verso di lui. Essa racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa: lo stesso Cristo, nostra Pasqua. La comunione della vita divina e l’unità del Popolo di Dio sono espresse e prodotte dall’Eucaristia. Mediante la celebrazione eucaristica ci uniamo già alla liturgia del Cielo e anticipiamo la vita eterna.
torna all’indice275. Come viene chiamato questo Sacramento?
1328-1332
l’insondabile ricchezza di questo Sacramento si esprime con diversi nomi, che evocano suoi aspetti particolari. I più comuni sono: Eucaristia, Santa Messa, Cena del Signore, Frazione del pane, Celebrazione eucaristica, Memoriale della passione, della morte e della risurrezione del Signore, Santo Sacrificio, Santa e Divina Liturgia, Santi Misteri, Santissimo Sacramento dell’altare, Santa Comunione.
torna all’indice276. Come si colloca l’Eucaristia nel disegno divino della salvezza?
1333-1344
Nell’ Antica Alleanza l’Eucaristia è preannunziata soprattutto nella cena pasquale annuale, celebrata ogni anno dagli Ebrei con i pani azzimi, a ricordo dell’improvvisa e liberatrice partenza dall’Egitto. Gesù l’annuncia nel suo insegnamento e la istituisce celebrando con i suoi Apostoli l’Ultima Cena durante un banchetto pasquale. La Chiesa, fedele al comando del Signore: «Fate questo in memoria di me» (1 Cor 11,24), ha sempre celebrato l’Eucaristia, soprattutto la domenica, giorno della risurrezione di Gesù.
torna all’indice277. Come si svolge la celebrazione dell’Eucaristia?
1345-1355
1408
Si svolge in due grandi momenti, che formano un solo atto di culto: la liturgia della Parola, che comprende la proclamazione e l’ascolto della Parola di Dio; la liturgia eucaristica, che comprende la presentazione del pane e del vino, la preghiera o anafora, che contiene le parole della consacrazione, e la comunione.
torna all’indice278. Chi è il ministro della celebrazione dell’Eucaristia?
1348
1411
È il sacerdote (Vescovo o presbitero), validamente ordinato, che agisce nella Persona di Cristo Capo e a nome della Chiesa.
torna all’indice279. Quali sono gli elementi essenziali e necessari per realizzare l’Eucaristia?
1412
Sono il pane di frumento e il vino della vite.
torna all’indice280. In che senso l’Eucaristia è memoriale del sacrificio di Cristo?
1362-1367
l’Eucaristia è memoriale nel senso che rende presente e attuale il sacrificio che Cristo ha offerto al Padre, una volta per tutte, sulla Croce in favore dell’umanità. Il carattere sacrificale dell’Eucaristia si manifesta nelle parole stesse dell’istituzione: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi» e «Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi» (Lc 22,19-20). Il sacrificio della Croce e il sacrificio dell’Eucaristia sono un unico sacrificio. Identici sono la vittima e l’offerente, diverso è soltanto il modo di offrirsi: cruento sulla Croce, incruento nell’Eucaristia.
torna all’indice281. In quale modo la Chiesa partecipa al sacrificio eucaristico?
1368-1372
1414
Nell’Eucaristia, il sacrificio di Cristo diviene pure il sacrificio delle membra del suo Corpo. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro sono uniti a quelli di Cristo. In quanto sacrificio, l’Eucaristia viene anche offerta per tutti i fedeli vivi e defunti, in riparazione dei peccati di tutti gli uomini e per ottenere da Dio benefici spirituali e temporali. Anche la Chiesa del cielo è unita nell’offerta di Cristo.
torna all’indice282. Come Gesù è presente nell’Eucaristia?
1373-1375
1413
Gesù Cristo è presente nell’Eucaristia in modo unico e incomparabile. È presente infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità. In essa è quindi presente in modo sacramentale, e cioè sotto le specie eucaristiche del pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo.
torna all’indice283. Che cosa significa transustanziazione?
1376-1377
1413
Transustanziazione significa la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua nella preghiera eucaristica, mediante l’efficacia della parola di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le «specie eucaristiche», rimangono inalterate.
torna all’indice284. La frazione del pane divide Cristo?
1377
La frazione del pane non divide Cristo: egli è presente tutto e integro in ciascuna specie eucaristica e in ciascuna sua parte.
torna all’indice285. Fino a quando continua la presenza eucaristica di Cristo?
1377
Essa continua finché sussistono le specie eucaristiche.
torna all’indice286. Quale tipo di culto è dovuto al Sacramento dell’Euca-ristia?
1378-1381
1418
È dovuto il culto di latria, cioè di adorazione, riservato solo a Dio sia durante la celebrazione eucaristica sia al di fuori di essa. La Chiesa, infatti, conserva con la massima diligenza le Ostie consacrate, le porta agli infermi e ad altre persone impossibilitate a partecipare alla Santa Messa, le presenta alla solenne adorazione dei fedeli, le porta in processione e invita alla frequente visita e adorazione del Santissimo Sacramento conservato nel tabernacolo.
torna all’indice287. Perché l’Eucaristia è il banchetto pasquale?
1382-1384
1391-1396
l’Eucaristia è il banchetto pasquale, in quanto Cristo, realizzando sacramentalmente la sua Pasqua, ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, offerti come cibo e bevanda, e ci unisce a sé e tra di noi nel suo sacrificio.
torna all’indice288. Che cosa significa l’altare?
1383
1410
l’altare è il simbolo di Cristo stesso, presente come vittima sacrificale (altare-sacrificio della Croce) e come alimento celeste che si dona a noi (altare-mensa eucaristica).
torna all’indice289. Quando la Chiesa fa obbligo di partecipare alla santa Messa?
1389
1417
La Chiesa fa obbligo ai fedeli di partecipare alla santa Messa ogni domenica e nelle feste di precetto, e raccomanda di parteciparvi anche negli altri giorni.
torna all’indice290. Quando si deve fare la santa Comunione?
1389
La Chiesa raccomanda ai fedeli che partecipano alla santa Messa di ricevere con le dovute disposizioni anche la santa Comunione, prescrivendone l’obbligo almeno a Pasqua.
torna all’indice291. Che cosa si richiede per ricevere la santa Comunione?
1385-1389
1415
Per ricevere la santa Comunione si deve essere pienamente incorporati alla Chiesa cattolica ed essere in stato di grazia, cioè senza coscienza di peccato mortale. Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave deve ricevere il Sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione. Importanti sono anche lo spirito di raccoglimento e di preghiera, l’osservanza del digiuno prescritto dalla Chiesa e l’atteggiamento del corpo (gesti, abiti), in segno di rispetto a Cristo.
torna all’indice292. Quali sono i frutti della santa Comunione?
1391-1397
1416
La santa Comunione accresce la nostra unione con Cristo e con la sua Chiesa, conserva e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo e nella Cresima e ci fa crescere nell’amore verso il prossimo. Fortificandoci nella carità, cancella i peccati veniali e ci preserva in futuro dai peccati mortali.
torna all’indice293. Quando è possibile amministrare la santa Comunione agli altri cristiani?
1398-1401
I ministri cattolici amministrano lecitamente la santa Comunione ai membri delle Chiese Orientali che non hanno comunione piena con la Chiesa cattolica, qualora questi lo richiedano spontaneamente e siano ben disposti.
Per i membri delle altre Comunità ecclesiali, i ministri cattolici amministrano lecitamente la santa Comunione ai fedeli, che in presenza di una grave necessità lo chiedano spontaneamente, siano ben disposti e manifestino la fede cattolica circa il Sacramento.
torna all’indice294. Perché l’Eucaristia è «pegno della gloria futura»?
1402-1405
Perché l’Eucaristia ci ricolma di ogni grazia e benedizione del Cielo, ci fortifica per il pellegrinaggio di questa vita e ci fa desiderare la vita eterna, unendoci già a Cristo asceso alla destra del Padre, alla Chiesa del cielo, alla beatissima Vergine e a tutti i Santi.
torna all’indicetorna all’indiceNell’Eucaristia noi spezziamo «l’unico pane, che è farmaco d’immortalità, antidoto per non morire, ma per vivere in Gesù Cristo per sempre» (Sant’Ignazio d’Antiochia).
CAPITOLO SECONDO
295. Perché Cristo ha istituito i Sacramenti della Penitenza e dell’Unzione degli infermi?
1420-1421
1426
Cristo, medico dell’anima e del corpo, li ha istituiti perché la vita nuova, da lui donataci nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, può essere indebolita e persino perduta a causa del peccato. Perciò Cristo ha voluto che la Chiesa continuasse la sua opera di guarigione e di salvezza mediante questi due sacramenti.
torna all’indiceIL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E DELLA RICONCILIAZIONE
torna all’indice296. Come viene chiamato questo Sacramento?
1422-1424
Esso viene chiamato Sacramento della Penitenza, della Riconciliazione, del Perdono, della Confessione, della Conversione.
torna all’indice297. Perché esiste un Sacramento della Riconciliazione dopo il Battesimo?
1425-1426
1484
Poiché la vita nuova nella grazia, ricevuta nel Battesimo, non ha soppresso la debolezza della natura umana, né l’inclinazione al peccato (cioè la concupiscenza), Cristo ha istituito questo Sacramento per la conversione dei battezzati, che si sono allontanati da lui con il peccato.
torna all’indice298. Quando fu istituito questo Sacramento?
1485
Il Signore risorto ha istituito questo Sacramento quando la sera di Pasqua si mostrò ai suoi Apostoli e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23).
torna all’indice299. I battezzati hanno bisogno di convertirsi?
1427-1429
l’appello di Cristo alla conversione risuona continuamente nella vita dei battezzati. La conversione è un impegno continuo per tutta la Chiesa, che è Santa ma comprende nel suo seno i peccatori.
torna all’indice300. Che cos’è la penitenza interiore?
1430-1433
1490
È il dinamismo del «cuore contrito» (Sal 51,19), mosso dalla grazia divina a rispondere all’amore misericordioso di Dio. Implica il dolore e la repulsione per i peccati commessi, il fermo proposito di non peccare più in avvenire e la fiducia nell’aiuto di Dio. Si nutre della speranza nella misericordia divina.
torna all’indice301. In quali forme si esprime la penitenza nella vita cristiana?
1434-1439
La penitenza si esprime in forme molto varie, in particolare con il digiuno, la preghiera, l’elemosina. Queste e molte altre forme di penitenza possono essere praticate nella vita quotidiana del cristiano, in particolare nel tempo di Quaresima e nel giorno penitenziale del venerdì.
torna all’indice302. Quali sono gli elementi essenziali del Sacramento della Riconciliazione?
1440-1449
Sono due: gli atti compiuti dall’uomo, che si converte sotto l’azione dello Spirito Santo, e l’assoluzione del sacerdote, che nel Nome di Cristo concede il perdono e stabilisce le modalità della soddisfazione.
torna all’indice303. Quali sono gli atti del penitente?
1450-1460
1487-1492
Essi sono: un diligente esame di coscienza; la contrizione (o pentimento), che è perfetta quando è motivata dall’amore verso Dio, imperfetta se fondata su altri motivi, e che include il proposito di non peccare più; la confessione, che consiste nell’accusa dei peccati fatta davanti al sacerdote; la soddisfazione, ossia il compimento di certi atti di penitenza, che il confessore impone al penitente per riparare il danno causato dal peccato.
torna all’indice304. Quali peccati si devono confessare?
1456
Si devono confessare tutti i peccati gravi non ancora confessati, dei quali ci si ricorda dopo un diligente esame di coscienza. La confessione dei peccati gravi è l’unico modo ordinario per ottenere il perdono.
torna all’indice305. Quando si è obbligati a confessare i peccati gravi?
1457
Ogni fedele, raggiunta l’età della ragione, ha l’obbligo di confessare i propri peccati gravi almeno una volta all’anno, e comunque prima di ricevere la santa Comunione.
torna all’indice306. Perché i peccati veniali possono essere anch'essi oggetto della confessione sacramentale?
1458
La confessione dei peccati veniali è vivamente raccomandata dalla Chiesa, anche se non è strettamente necessaria, perché ci aiuta a formarci una retta coscienza e a lottare contro le cattive inclinazioni, per lasciarci guarire da Cristo e per progredire nella vita dello Spirito.
torna all’indice307. Chi è il ministro di questo Sacramento?
1461-1466
1495
Cristo ha affidato il ministero della riconciliazione ai suoi Apostoli, ai Vescovi loro successori e ai presbiteri loro collaboratori, i quali diventano pertanto strumenti della misericordia e della giustizia di Dio. Essi esercitano il potere di perdonare i peccati nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
torna all’indice308. A chi è riservata l’assoluzione di alcuni peccati?
1463
l’assoluzione di alcuni peccati particolarmente gravi (come quelli puniti con la scomunica) è riservata alla Sede Apostolica o al Vescovo del luogo o ai presbiteri da loro autorizzati, anche se ogni sacerdote può assolvere da qualsiasi peccato e scomunica chi è in pericolo di morte.
torna all’indice309. Il Confessore è tenuto al segreto?
1467
Data la delicatezza e la grandezza di questo ministero e il rispetto dovuto alle persone, ogni Confessore è obbligato, senza alcuna eccezione e sotto pene molto severe, a mantenere il sigillo sacramentale, cioè l’assoluto segreto circa i peccati conosciuti in confessione
torna all’indice310. Quali sono gli effetti di questo Sacramento?
1468-1470
1496
Gli effetti del Sacramento della Penitenza sono: la riconciliazione con Dio e quindi il perdono dei peccati; la riconciliazione con la Chiesa; il recupero, se perduto, dello stato di grazia; la remissione della pena eterna meritata a causa dei peccati mortali e, almeno in parte, delle pene temporali che sono conseguenze del peccato; la pace e la serenità della coscienza, e la consolazione dello spirito; l’accrescimento delle forze spirituali per il combattimento cristiano.
torna all’indice311. In alcuni casi si può celebrare questo Sacramento con la confessione generica e l’assoluzione collettiva?
1480-1484
In casi di grave necessità (come in pericolo imminente di morte), si può ricorrere alla celebrazione comunitaria della Riconciliazione con la confessione generica e l’assoluzione collettiva, nel rispetto delle norme della Chiesa e con il proposito di confessare individualmente a tempo debito i peccati gravi.
torna all’indice312. Che cosa sono le indulgenze?
1471-1479
1498
Le indulgenze sono la remissione dinanzi a Dio della pena temporale meritata per i peccati, già perdonati quanto alla colpa, che il fedele, a determinate condizioni, acquista, per se stesso o per i defunti mediante il ministero della Chiesa, la quale, come dispensatrice della redenzione, distribuisce il tesoro dei meriti di Cristo e dei Santi.
torna all’indiceIL SACRAMENTO dell’UNZIONE DEGLI INFERMI
torna all’indice313. Come è vissuta la malattia nell’Antico Testamento?
1499-1502
Nell’ Antico Testamento l’uomo durante la malattia sperimenta il proprio limite, e nello stesso tempo percepisce che la malattia è legata, in modo misterioso, al peccato. I profeti hanno intuito che essa poteva avere anche un valore redentivo per i peccati propri e altrui. Così la malattia era vissuta di fronte a Dio, dal quale l’uomo implorava la guarigione.
torna all’indice314. Quale significato ha la compassione di Gesù verso gli ammalati?
1503-1505
La compassione di Gesù verso gli ammalati e le sue numerose guarigioni di infermi sono un chiaro segno che con lui è venuto il Regno di Dio e quindi la vittoria sul peccato, sulla sofferenza e sulla morte. Con la sua passione e morte, egli dà nuovo senso alla sofferenza, la quale, se unita alla sua, può diventare mezzo di purificazione e di salvezza per noi e per gli altri.
torna all’indice315. Qual è il comportamento della Chiesa verso i malati?
1506-1513
1526-1527
La Chiesa, avendo ricevuto dal Signore l’imperativo di guarire gli infermi, si impegna ad attuarlo con le cure verso i malati, accompagnate da preghiere di intercessione. Essa soprattutto possiede un Sacramento specifico in favore degli infermi, istituito da Cristo stesso e attestato da san Giacomo: «Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio nel nome del Signore» (Gc 5,14-15).
torna all’indice316. Chi può ricevere il Sacramento dell’Unzione degli infermi?
1514-1515
1528-1529
Lo può ricevere il fedele, che comincia a trovarsi in pericolo di morte per malattia o vecchiaia. Lo stesso fedele lo può ricevere anche altre volte, quando si verifica un aggravarsi della malattia oppure quando gli capita un’rsquo;rsquo;altra malattia grave. La celebrazione di questo Sacramento deve essere possibilmente preceduta dalla confessione individuale del malato.
torna all’indice317. Chi amministra questo Sacramento?
1516
1530
Esso può essere amministrato solo dai sacerdoti (Vescovi o presbiteri).
torna all’indice318. Come si celebra questo Sacramento?
1517-1519
1531
La celebrazione di questo Sacramento consiste essenzialmente nell’ Unzione con l’olio, benedetto possibilmente dal Vescovo, sulla fronte e sulle mani del malato (nel rito romano, o anche su altre parti del corpo in altri riti), accompagnata dalla preghiera del sacerdote, che implora la grazia speciale di questo Sacramento.
torna all’indice319. Quali sono gli effetti di questo Sacramento?
1520-1523
1532
Esso conferisce una grazia particolare, che unisce più intimamente il malato alla Passione di Cristo, per il suo bene e per quello di tutta la Chiesa, donandogli conforto, pace, coraggio, e anche il perdono dei peccati, se il malato non ha potuto confessarsi. Questo Sacramento consente talvolta, se Dio lo vuole, anche il recupero della salute fisica. In ogni caso, questa Unzione prepara il malato al passaggio nella Casa del Padre.
torna all’indice320. Che cos’è il Viatico?
1524-1525
È l’Eucaristia ricevuta da coloro che stanno per lasciare la vita terrena e si preparano al passaggio alla vita eterna. Ricevuta al momento del passaggio da questo mondo al Padre, la Comunione al Corpo e al Sangue di Cristo morto e risorto è seme di vita eterna e potenza di risurrezione.
CAPITOLO TERZO
I
SACRAMENTI AL SERVIZIO
DELLA COMUNIONE E DELLA MISSIONE
321. Quali sono i Sacramenti al servizio della comunione e della missione?
1533-1535
Due Sacramenti, l’Ordine e il Matrimonio, conferiscono una grazia speciale per una missione particolare nella Chiesa a servizio dell’edificazione del popolo di Dio. Essi contribuiscono in particolare alla comunione ecclesiale e alla salvezza degli altri.
torna all’indiceIL SACRAMENTO dell’ORDINE
torna all’indice322. Che cos’è il Sacramento dell’Ordine?
1536
È il Sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa, sino alla fine dei tempi.
torna all’indice323. Perché si chiama Sacramento dell’Ordine?
1537-1538
Ordine indica un corpo ecclesiale, di cui si entra a far parte mediante una speciale consacrazione (Ordinazione), che, per un particolare dono dello Spirito Santo, permette di esercitare una sacra potestà a nome e con l’autorità di Cristo a servizio del Popolo di Dio.
torna all’indice324. Come si colloca il Sacramento dell’Ordine nel disegno divino della salvezza?
1539-1546
1590-1591
Nell’Antica Alleanza sono prefigurazioni di tale Sacramento il servizio dei Leviti, come pure il sacerdozio di Aronne e l’istituzione dei settanta «Anziani» (Nm 11,25). Tali prefigurazioni trovano il loro compimento in Cristo Gesù, il quale, col sacrificio della sua Croce, è l’ «unico [...] mediatore tra Dio e gli uomini» (1 Tm 2,5), il «sommo Sacerdote alla maniera di Melchisedech» (Eb 5, l0). L’unico sacerdozio di Cristo è reso presente dal sacerdozio ministeriale.
torna all’indice«Solo Cristo è il vero sacerdote, gli altri sono i suoi ministri» (san Tommaso d’Aquino).
325. Di quanti gradi si compone il Sacramento dell’Ordine?
1554
1593
Esso si compone di tre gradi, che sono insostituibili per la struttura organica della Chiesa: l’episcopato, il presbiterato e il diaconato.
torna all’indice326. Qual è l’effetto dell’Ordinazione episcopale?
1557-1558
1594
l’Ordinazione episcopale conferisce la pienezza del Sacramento dell’Ordine, fa del Vescovo illegittimo successore degli Apostoli, lo inserisce nel Collegio episcopale, condividendo con il Papa e gli altri Vescovi la sollecitudine per tutte le Chiese, e gli consegna gli uffici di insegnare, santificare e governare.
torna all’indice327. Qual è l’ufficio del Vescovo nella Chiesa particolare a lui affidata?
1560-1561
Il Vescovo, a cui viene affidata una Chiesa particolare, è il principio visibile e il fondamento dell’unità di tale Chiesa, verso la quale adempie, quale vicario di Cristo, l’ufficio pastorale, coadiuvato dai propri presbiteri e diaconi.
torna all’indice328. Qual è l’effetto dell’Ordinazione presbiterale?
1562-1567
1595
l’unzione dello Spirito segna il presbitero con un carattere spirituale indelebile, lo configura a Cristo sacerdote e lo rende capace di agire nel Nome di Cristo Capo. Essendo cooperatore dell’Ordine episcopale, egli è consacrato per predicare il Vangelo, per celebrare il culto divino, soprattutto l’Eucaristia da cui trae forza il suo ministero, e per essere il Pastore dei fedeli.
torna all’indice329. Come il presbitero esercita il proprio ministero?
1568
Pur essendo ordinato per una missione universale, egli la esercita in una Chiesa particolare, in fraternità sacramentale con gli altri presbiteri che formano il «presbiterio» e che, in comunione con il Vescovo e in dipendenza da lui, portano la responsabilità della Chiesa particolare.
torna all’indice330. Qual è l’effetto dell’Ordinazione diaconale?
1569-1571
1596
Il diacono, configurato a Cristo servo di tutti, viene ordinato per il servizio della Chiesa, che egli compie sotto l’autorità del proprio Vescovo, a riguardo del ministero della Parola, del culto divino, della guida pastorale e della carità.
torna all’indice331. Come si celebra il Sacramento dell’Ordine?
1572-1574
1597
Per ciascuno dei tre gradi, il Sacramento dell’Ordine è conferito mediante l’imposizione delle mani sul capo dell’ordinando da parte del Vescovo, che pronunzia la solenne preghiera consacratoria. Con essa il Vescovo invoca da Dio per l’ordinando la speciale effusione dello Spirito Santo e dei suoi doni, in vista del ministero.
torna all’indice332. Chi può conferire questo Sacramento?
1575-1576
1600
Spetta ai Vescovi validamente ordinati, in quanto successori degli Apostoli, conferire i tre gradi del Sacramento dell’Ordine.
torna all’indice333. Chi può ricevere questo Sacramento?
1577-1578
1598
Può riceverlo validamente soltanto il battezzato di sesso maschile: la Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Nessuno può esigere di ricevere il Sacramento dell’Ordine, ma deve essere considerato adatto al ministero dall’autorità della Chiesa
torna all’indice334. È richiesto il celibato a chi riceve il Sacramento dell’Ordine?
1579-1580
1599
Per l’episcopato è sempre richiesto il celibato. Per il presbiterato, nella Chiesa latina sono ordinariamente scelti uomini credenti che vivono da celibi e che intendono conservare il celibato «per il regno dei cieli» (Mt 19,12); nelle Chiese Orientali non è consentito sposarsi dopo aver ricevuto l’ordinazione. Al diaconato permanente possono accedere anche uomini già sposati.
torna all’indice335. Quali sono gli effetti del Sacramento dell’Ordine?
1581-1589
Questo Sacramento dona una speciale effusione dello Spirito Santo, che configura l’ordinato a Cristo nella sua triplice funzione di Sacerdote, Profeta e Re, secondo i rispettivi gradi del Sacramento. L’ordinazione conferisce un carattere spirituale indelebile: perciò non può essere ripetuta né conferita per un tempo limitato.
torna all’indice336. Con quale autorità viene esercitato il sacerdozio ministeriale?
1547-1553
1592
I sacerdoti ordinati, nell’esercizio del ministero sacro, parlano e agiscono non per autorità propria e neppure per mandato o per delega della comunità, ma in Persona di Cristo Capo e a nome della Chiesa. Pertanto il sacerdozio ministeriale si differenzia essenzialmente, e non solo per grado, dal sacerdozio comune dei fedeli, a servizio del quale Cristo l’ha istituito.
torna all’indiceIL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO
torna all’indice337. Qual è il disegno di Dio sull’uomo e sulla donna?
1601-1605
Dio, che è amore e che ha creato l’uomo per amore, l’ha chiamato ad amare. Creando l’uomo e la donna, li ha chiamati nel Matrimonio a un’rsquo;rsquo;intima comunione di vita e di amore fra loro, «così che non sono più due, ma una carne sola» (Mt 19,6). Benedicendoli, Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi» (Gn 1,28).
torna all’indice338. Per quali fini Dio ha istituito il Matrimonio?
1659-1660
l’unione matrimoniale dell’uomo e della donna, fondata e strutturata con leggi proprie dal Creatore, per sua natura è ordinata alla comunione e al bene dei coniugi e alla generazione ed educazione dei figli. L’unione matrimoniale, secondo l’originario disegno divino, è indissolubile, come afferma Gesù Cristo: «Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» (Mc 10,9).
torna all’indice339. In qual modo il peccato minaccia il Matrimonio?
1606-1608
A causa del primo peccato, che ha provocato anche la rottura della comunione tra l’uomo e la donna, donata dal Creatore, l’unione matrimoniale è molto spesso minacciata dalla discordia e dall’infedeltà. Tuttavia Dio, nella sua infinita misericordia, dona all’uomo e alla donna la sua grazia per realizzare l’unione delle loro vite secondo l’originario disegno divino.
torna all’indice340. Che cosa insegna l’Antico Testamento sul Matrimonio?
1609-1611
Dio, soprattutto attraverso la pedagogia della Legge e dei profeti, aiuta il suo popolo a maturare progressivamente la coscienza dell’unicità e dell’indissolubilità del Matrimonio. L’alleanza nuziale di Dio con Israele prepara e prefigura l’Alleanza nuova compiuta dal Figlio di Dio, Gesù Cristo, con la sua sposa, la Chiesa.
torna all’indice341. Qual è la novità donata da Cristo al Matrimonio?
1612-1617
1661
Gesù Cristo non solo ristabilisce l’ordine iniziale voluto da Dio, ma dona la grazia per vivere il Matrimonio nella nuova dignità di Sacramento, che è il segno del suo amore sponsale per la Chiesa: «Voi mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa» (Ef 5,25).
torna all’indice342. Il Matrimonio è un obbligo per tutti?
1618-1620
Il Matrimonio non è un obbligo per tutti. In particolare Dio chiama alcuni uomini e donne a seguire il Signore Gesù nella via della verginità o del celibato per il Regno dei cieli, rinunciando al gran bene del Matrimonio per preoccuparsi delle cose del Signore e cercare di piacerGli, diventando segno dell’assoluto primato dell’amore di Cristo e dell’ardente attesa della sua venuta gloriosa.
torna all’indice343. Come si celebra il Sacramento del Matrimonio?
1621-1624
Poiché il Matrimonio stabilisce i coniugi in uno stato pubblico di vita nella Chiesa, la sua celebrazione liturgica è pubblica, alla presenza del sacerdote (o del testimone qualificato della Chiesa) e degli altri testimoni.
torna all’indice344. Che cosa è il consenso matrimoniale?
1625-1632
1662-1663
Il consenso matrimoniale è la volontà, espressa da un uomo e da una donna, di donarsi mutuamente e definitivamente, allo scopo di vivere un’rsquo;rsquo;alleanza di amore fedele e fecondo. Poiché il consenso fa il Matrimonio, esso è indispensabile e insostituibile. Per rendere valido il Matrimonio, il consenso deve avere come oggetto il vero Matrimonio ed essere un atto umano, cosciente e libero, non determinato da violenza o costrizioni.
torna all’indice345. Che cosa si richiede quando uno degli sposi non è cattolico?
1633-1637
Per essere leciti, i matrimoni misti (fra cattolico e battezzato non cattolico) richiedono la licenza dell’autorità ecclesiastica. Quelli con disparità di culto (fra cattolico e non battezzato) per essere validi hanno bisogno di una dispensa. In ogni caso, è essenziale che i coniugi non escludano l’accettazione dei fini e delle proprietà essenziali del Matrimonio, e che il coniuge cattolico confermi gli impegni, conosciuti anche dall’altro coniuge, di conservare la fede e di assicurare il Battesimo e l’educazione cattolica dei figli.
torna all’indice346. Quali sono gli effetti del Sacramento del Matrimonio?
1638-1642
Il Sacramento del Matrimonio genera tra i coniugi un vincolo perpetuo ed esclusivo. Dio stesso suggella il consenso degli sposi. Pertanto il Matrimonio concluso e consumato tra battezzati non può essere mai sciolto. Inoltre questo Sacramento conferisce agli sposi la grazia necessaria per raggiungere la santità nella vita coniugale e per l’accoglienza responsabile dei figli e la loro educazione.
torna all’indice347. Quali sono i peccati gravemente contrari al Sacramento del Matrimonio?
1645-1648
Essi sono: l’adulterio; la poligamia, in quanto contraddice la pari dignità tra l’uomo e la donna, l’unicità e l’esclusività dell’amore coniugale; il rifiuto della fecondità, che priva la vita coniugale del dono dei figli; e il divorzio, che contravviene all’indissolubilità.
torna all’indice348. Quando la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi?
1629
1649
La Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi quando la loro coabitazione è divenuta per motivi gravi praticamente impossibile, anche se auspica una loro riconciliazione. Ma essi, finché vive il coniuge, non sono liberi di contrarre una nuova unione, a meno che il loro Matrimonio sia nullo, e tale venga dichiarato dall’autorità ecclesiastica.
torna all’indice349. Qual è l’atteggiamento della Chiesa verso i divorziati risposati?
1650-1651
1665
Fedele al Signore, la Chiesa non può riconoscere come Matrimonio l’unione dei divorziati risposati civilmente. «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’rsquo;rsquo;altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio» (Mc 10,11-12). Verso di loro la Chiesa attua un’rsquo;rsquo;attenta sollecitudine, invitandoli a una vita di fede, alla preghiera, alle opere di carità e all’educazione cristiana dei figli. Ma essi non possono ricevere l’Assoluzione sacramentale, né accedere alla Comunione eucaristica, né esercitare certe responsabilità ecclesiali, finché perdura tale situazione, che oggettivamente contrasta con la legge di Dio.
torna all’indice350. Perché la famiglia cristiana è chiamata anche Chiesa domestica?
1655-1658
1666
Perché la famiglia manifesta e attua la natura comunionale e familiare della Chiesa come famiglia di Dio. Ciascun membro, secondo il proprio ruolo, esercita il sacerdozio battesimale, contribuendo a fare della famiglia una comunità di grazia e di preghiera, una scuola delle virtù umane e cristiane, il luogo del primo annuncio della fede ai figli.
CAPITOLO QUARTO
LE ALTRE CELEBRAZIONI LITURGICHE
torna all’indiceI SACRAMENTALI
torna all’indice351. Che cosa sono i Sacramentali?
1667-1672
1677-1678
Sono segni sacri istituiti dalla Chiesa, per mezzo dei quali vengono santificate alcune circostanze della vita. Essi comportano una preghiera accompagnata dal segno della croce e da altri segni. Fra i Sacramentali, occupano un posto importante le benedizioni, che sono una lode di Dio e una preghiera per ottenere i suoi doni, le consacrazioni di persone e le dedicazioni di cose al culto di Dio.
torna all’indice352. Che cos’è un esorcismo?
1673
Si ha un esorcismo quando la Chiesa domanda con la sua autorità, in nome di Gesù, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influsso del Maligno e sottratto al suo dominio. Viene praticato in forma ordinaria nel rito del Battesimo. l’esorcismo solenne, chiamato il grande esorcismo, può essere effettuato solo da un presbitero autorizzato dal Vescovo.
torna all’indice353. Quali forme di pietà popolare accompagnano la vita sacramentale della Chiesa?
1674-1676
1740
Il senso religioso del popolo cristiano ha sempre trovato diverse espressioni nelle varie forme di pietà che accompagnano la vita sacramentale della Chiesa, quali la venerazione delle reliquie, le visite ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la «Via crucis», il Rosario. La Chiesa con la luce della fede illumina e favorisce le forme autentiche di pietà popolare
torna all’indiceLE ESEQUIE CRISTIANE
torna all’indice354. Quale rapporto esiste tra i Sacramenti e la morte del cristiano?
1680-1683
Il cristiano che muore in Cristo giunge, al termine della sua esistenza terrena, al compimento della nuova vita iniziata con il Battesimo, rafforzata dalla Confermazione e nutrita dall’Eucaristia, anticipazione del banchetto celeste. Il senso della morte del cristiano si manifesta alla luce della Morte e della Risurrezione di Cristo, nostra unica speranza; il cristiano che muore in Cristo Gesù, va ad «abitare presso il Signore» (2 Cor 5,8).
torna all’indice355. Che cosa esprimono le esequie?
1684-1685
Le esequie, pur celebrando si secondo differenti riti rispondenti alle situazioni e alle tradizioni delle singole regioni, esprimono il carattere pasquale della morte cristiana nella speranza della risurrezione, e il senso della comunione con il defunto particolarmente mediante la preghiera per la purificazione della sua anima.
torna all’indice356. Quali sono i momenti principali delle esequie?
1686-1690
Solitamente le esequie comprendono quattro momenti principali: l’accoglienza della salma da parte della comunità con parole di conforto e di speranza, la liturgia della Parola, il sacrificio eucaristico e «l’addio», col quale l’anima del defunto viene affidata a Dio, fonte di vita eterna, mentre il suo corpo viene sepolto in attesa della risurrezione.
torna all’indicePARTE TERZA
SEZIONE PRIMA
LA VOCAZIONE
dell’UOMO:
LA VITA NELLO SPIRITO
357. Come la vita morale cristiana è legata alla fede e ai
Sacramenti?
1691-1698
Ciò che il Simbolo della fede professa, i Sacramenti lo comunicano. Infatti, con essi i fedeli ricevono la grazia di Cristo e i doni dello Spirito Santo, che li rendono capaci di vivere la nuova vita di figli di Dio nel Cristo accolto con la fede.
«Riconosci, o cristiano, la tua dignità» (san Leone Magno).
CAPITOLO PRIMO
LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA
torna all’indicel’UOMO IMMAGINE DI DIO
358. Qual è la radice della dignità umana?
1699-1715
La dignità della persona umana si radica nella creazione ad immagine e somiglianza di Dio. Dotata di un’rsquo;rsquo;anima spirituale e immortale, d’intelligenza e di libera volontà la persona umana è ordinata a Dio e chiamata, con la sua anima e il suo corpo, alla beatitudine eterna.
torna all’indiceLA NOSTRA VOCAZIONE ALLA BEATITUDINE
torna all’indice359. Come raggiunge l’uomo la beatitudine?
1716
l’uomo raggiunge la beatitudine in virtù della grazia di Cristo, che lo rende partecipe della vita divina. Cristo nel Vangelo indica ai suoi la strada che porta alla felicità senza fine: le Beatitudini. La grazia di Cristo opera anche in ogni uomo che, seguendo la retta coscienza, cerca e ama il vero e il bene, ed evita il male.
torna all’indice360. Perché le Beatitudini sono importanti per noi?
1716-1717
1725-1726
Le Beatitudini sono al centro della predicazione di Gesù, riprendono e portano a perfezione le promesse di Dio, fatte a partire da Abramo. Dipingono il volto stesso di Gesù, caratterizzano l’autentica vita cristiana e svelano all’uomo il fine ultimo del suo agire: la beatitudine eterna.
torna all’indice361. In che rapporto sono le Beatitudini col desiderio di felicità dell’uomo?
1718-17l9
Esse rispondono all’innato desiderio di felicità che Dio ha posto nel cuore dell’uomo per attirarlo a sé e che solo lui può saziare.
torna all’indice362. Che cos’è la beatitudine eterna?
1720-1724
1727-1729
È la visione di Dio nella vita eterna, in cui noi saremo pienamente «partecipi della natura divina» (2 Pt 1,4), della gloria di Cristo e del godimento della vita trinitaria. La beatitudine oltrepassa le capacità umane: è un dono soprannaturale e gratuito di Dio, come la grazia che ad essa conduce. La beatitudine promessa ci pone di fronte a scelte morali decisive riguardo ai beni terreni, stimolandoci ad amare Dio al di sopra di tutto.
torna all’indiceLA LIBERTÀ dell’UOMO
torna all’indice363. Che cos’è la libertà?
1730-1733
1743-1744
È il potere donato da Dio all’uomo di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stesso azioni deliberate. La libertà caratterizza gli atti propriamente umani. Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. La libertà raggiunge la propria perfezione quando è ordinata a Dio, sommo Bene e nostra Beatitudine. La libertà implica anche la possibilità di scegliere tra il bene e il male. La scelta del male è un abuso della libertà, che conduce alla schiavitù del peccato.
torna all’indice364. Quale relazione esiste tra libertà e responsabilità?
1734-1737
1745-1746
La libertà rende l’uomo responsabile dei suoi atti nella misura in cui sono volontari, anche se l’imputabilità e la responsabilità di un’rsquo;rsquo;azione possono essere sminuite e talvolta annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza subita, dal timore, dagli affetti smodati, dalle abitudini.
torna all’indice365. Perché ogni uomo ha diritto all’esercizio della libertà?
1738
1747
Il diritto all’esercizio della libertà è proprio d’ogni uomo, in quanto è inseparabile dalla sua dignità di persona umana. Pertanto tale diritto va sempre rispettato, particolarmente in campo morale e religioso, e deve essere civilmente riconosciuto e tutelato nei limiti del bene comune e del giusto ordine pubblico.
torna all’indice366. Come si colloca la libertà umana nell’ordine della salvezza?
1739-1742
1748
La nostra libertà è indebolita a causa del primo peccato. L’indebolimento è reso più acuto dai peccati successivi. Ma Cristo «ci ha liberati perché restassimo liberi» (Gal 5, 1). Con la sua grazia lo Spirito Santo ci conduce alla libertà spirituale, per farci suoi liberi collaboratori nella Chiesa e nel mondo.
torna all’indice367. Quali sono le fonti della moralità degli atti umani?
1749-1754
1757-1758
La moralità degli atti umani dipende da tre fonti: dall’oggetto scelto, ossia un bene vero o apparente; dall’intenzione del soggetto che agisce, e cioè dal fine per cui egli compie l’azione; dalle circostanze dell’azione, ivi comprese le conseguenze.
torna all’indice368. Quando l’atto è moralmente buono?
1755-1756
1759-1760
l’atto è moralmente buono quando suppone ad un tempo la bontà dell’oggetto, del fine e delle circostanze. L’oggetto scelto può da solo viziare tutta un’rsquo;rsquo;azione, anche se l’intenzione è buona. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene. Un fine cattivo può corrompere l’azione, anche se il suo oggetto, in sé, è buono. Invece un fine buono non rende buono un comportamento che per il suo oggetto è cattivo, in quanto il fine non giustifica i mezzi. Le circostanze possono attenuare o aumentare la responsabilità di chi agisce, ma non possono modificare la qualità morale degli atti stessi, non rendono mai buona un’rsquo;rsquo;azione in sé cattiva.
torna all’indice369. Vi sono atti che sono sempre illeciti?
1756
1761
Vi sono atti, la cui scelta è sempre illecita a motivo del loro oggetto (ad esempio la bestemmia, l’omicidio, l’adulterio). La loro scelta comporta un disordine della volontà, cioè un male morale, che non può essere giustificato con il ricorso ai beni che eventualmente ne potrebbero derivare.
torna all’indiceLA MORALITÀ DELLE PASSIONI
370. Che cosa sono le passioni?
1762-1766
1771-1772
Le passioni sono gli affetti, le emozioni o i moti della sensibilità - componenti naturali della psicologia umana - che spingono ad agire o a non agire in vista di ciò che è percepito come buono o come cattivo. Le principali sono l’amore e l’odio, il desiderio e il timore, la gioia, la tristezza, la collera. Passione precipua è l’amore, provocato dall’attrattiva del bene. Non si ama che il bene, vero o apparente.
torna all’indice371. Le passioni sono moralmente buone o cattive?
1767-1770
1773-1775
Le passioni, in quanto moti della sensibilità, non sono né buone né cattive in se stesse: sono buone quando contribuiscono ad un’rsquo;rsquo;azione buona; sono cattive in caso contrario. Esse possono essere assunte nelle virtù o pervertite nei vizi.
torna all’indiceLA COSCIENZA MORALE
torna all’indice372. Che cos’è la coscienza morale?
1776-1780
1795-1797
La coscienza morale, presente nell’intimo della persona, è un giudizio della ragione, che, al momento opportuno, ingiunge all’uomo di compiere il bene e di evitare il male. Grazie ad essa, la persona umana percepisce la qualità morale di un atto da compiere o già compiuto, permettendole di assumerne la responsabilità. Quando ascolta la coscienza morale, l’uomo prudente può sentire la voce di Dio che gli parla.
torna all’indice373. Che cosa implica la dignità della persona nei confronti della coscienza morale?
1780-1782
1798
La dignità della persona umana implica la rettitudine della coscienza morale (che cioè sia in accordo con ciò che è giusto e buono secondo la ragione e la Legge divina). A motivo della stessa dignità personale, l’uomo non deve essere costretto ad agire contro coscienza e non si deve neppure impedirgli, entro i limiti del bene comune, di operare in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso.
torna all’indice374. Come si forma la coscienza morale perché sia retta e veritiera?
1783-1788
1799-1800
La coscienza morale retta e veritiera si forma con l’educazione, con l’assimilazione della Parola di Dio e dell’insegnamento della Chiesa. È sorretta dai doni dello Spirito Santo e aiutata dai consigli di persone sagge. Inoltre giovano molto alla formazione morale la preghiera e l’esame di coscienza.
torna all’indice375. Quali norme la coscienza deve sempre seguire?
1789
Ce ne sono tre più generali: 1) non è mai consentito fare il male perché ne derivi un bene; 2) la cosiddetta Regola d’oro: « Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12); 3) la carità passa sempre attraverso il rispetto del prossimo e della sua coscienza, anche se questo non significa accettare come un bene ciò che è oggettivamente un male.
torna all’indice376. La coscienza morale può emettere giudizi erronei?
1790-1794
1801-1802
La persona deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza, ma può emettere anche giudizi erronei, per cause non sempre esenti da colpevolezza personale. Non è però imputabile alla persona il male compiuto per ignoranza involontaria, anche se esso resta oggettivamente un male. È quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.
torna all’indiceLE VIRTÙ
torna all’indice377. Che cos’è la virtù?
1803,1833
La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. «Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simile a Dio» (san Gregorio di Nissa). Vi sono virtù umane e virtù teologali.
torna all’indice378. Che cosa sono le virtù umane?
1804
1810-1811
1834,1839
Le virtù umane sono perfezioni abituali e stabili dell’intelligenza e della volontà, che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e indirizzano la nostra condotta in conformità alla ragione e alla fede. Acquisite e rafforzate per mezzo di atti moralmente buoni e ripetuti, sono purificate ed elevate dalla grazia divina.
torna all’indice379. Quali sono le virtù umane principali?
1805
1834
Sono le virtù denominate cardinali, che raggruppano tutte le altre e che costituiscono i cardini della vita virtuosa. Esse sono: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.
torna all’indice380. Che cos’è la prudenza?
1806
1835
La prudenza dispone la ragione a discernere, in ogni circostanza, il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per attuarlo. Essa guida le altre virtù, indicando loro regola e misura.
torna all’indice381. Che cos’è la giustizia?
1807
1836
La giustizia consiste nella volontà costante e ferma di dare agli altri ciò che è loro dovuto. La giustizia verso Dio è chiamata «virtù della religione».
torna all’indice382. Che cos’è la fortezza?
1808
1837
La fortezza assicura la fermezza nelle difficoltà e la costanza nella ricerca del bene, giungendo fino alla capacità dell’eventuale sacrificio della propria vita per una giusta causa.
torna all’indice383. Che cos’è la temperanza?
1809
1838
La temperanza modera l’attrattiva dei piaceri, assicura il dominio della volontà sugli istinti e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati.
torna all’indice384. Che cosa sono le virtù teologali?
1812-1813
1840-1841
Sono le virtù che hanno come origine, motivo e oggetto immediato Dio stesso. Infuse nell’uomo con la grazia santificante, esse rendono capaci di vivere in relazione con la Trinità e fondano e animano l’agire morale del cristiano, vivificando le virtù umane. Sono il pegno della presenza e dell’azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell’essere umano.
torna all’indice385. Quali sono le virtù teologali?
1813
Le virtù teologali sono la fede, la speranza e la carità.
torna all’indice386. Che cos’è la fede?
1814-1816
1842
La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo a Dio e a tutto ciò che egli ci ha rivelato e che la Chiesa ci propone di credere, perché Dio è la stessa Verità. Con la fede l’uomo si abbandona a Dio liberamente. Perciò colui che crede cerca di conoscere e fare la volontà di Dio, perché «la fede opera per mezzo della carità» (Gal 5,6).
torna all’indice387. Che cos’è la speranza?
1817-1821
1843
La speranza è la virtù teologale per la quale noi desideriamo e aspettiamo da Dio la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci all’aiuto della grazia dello Spirito Santo per meritarla e perseverare sino alla fine della vita terrena.
torna all’indice388. Che cos’è la carità?
1822-1829
1844
La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio al di sopra di tutto e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. Gesù fa di essa il comandamento nuovo, la pienezza della Legge. Essa è «il vincolo della perfezione» (Col 3,14) e il fondamento delle altre virtù, che anima, ispira e ordina: senza di essa «io non sono nulla» e «niente mi giova» (1 Cor 13,1-3).
torna all’indice389. Che cosa sono i doni dello Spirito Santo?
1830-1831
1845
I doni dello Spirito Santo sono disposizioni permanenti che rendono l’uomo docile a seguire le ispirazioni divine. Essi sono sette: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.
torna all’indice390. Che cosa sono i frutti dello Spirito Santo?
1832
I frutti dello Spirito Santo sono perfezioni plasmate in noi come primizie della gloria eterna. La tradizione della Chiesa ne enumera dodici: «Amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza, castità» (Gal 5,22-23 volg.).
torna all’indiceIL PECCATO
391. Che cosa comporta per noi l’accoglienza della misericordia di Dio?
1846-1848
1870
Essa comporta che riconosciamo le nostre colpe, pentendoci dei nostri peccati. Dio stesso con la sua Parola e il suo Spirito svela i nostri peccati, ci dona la verità della coscienza e la speranza del perdono.
torna all’indice392. Che cos’è il peccato?
1849-1851
1871-1872
Il peccato è «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna» (Sant’Agostino). È un’rsquo;rsquo;offesa a Dio, nella disobbedienza al suo amore. Esso ferisce la natura dell’uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua misericordia.
torna all’indice393. Esiste una varietà dei peccati?
1852-1853
1873
La varietà dei peccati è grande. Essi possono essere distinti secondo il loro oggetto o secondo le virtù o i comandamenti ai quali si oppongono. Possono riguardare direttamente Dio, il prossimo o noi stessi. Si possono inoltre distinguere in peccati di pensiero, di parola, di azione e di omissione.
torna all’indice394. Come si distingue il peccato, quanto alla gravità?
1854
Si distingue in peccato mortale e veniale
torna all’indice395. Quando si commette il peccato mortale?
1855-1861
1874
Si commette il peccato mortale quando ci sono nel contempo materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso. Questo peccato distrugge in noi la carità, ci priva della grazia santificante, ci conduce alla morte eterna dell’inferno se non ci si pente. Viene perdonato in via ordinaria mediante i Sacramenti del Battesimo e della Penitenza o Riconciliazione.
torna all’indice396. Quando si commette il peccato veniale?
1862-1864
1875
Il peccato veniale, che si differenzia essenzialmente dal peccato mortale, si commette quando si ha materia leggera, oppure anche grave, ma senza piena consapevolezza o totale consenso. Esso non rompe l’alleanza con Dio, ma indebolisce la carità; manifesta un affetto disordinato per i beni creati; ostacola i progressi dell’anima nell’esercizio delle virtù e nella pratica del bene morale; merita pene purificatorie temporali.
torna all’indice397. Come prolifera in noi il peccato?
1865,1876
Il peccato trascina al peccato, e la sua ripetizione genera il vizio.
torna all’indice398. Che cosa sono i vizi?
1866-1867
I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono abitudini perverse che ottenebrano la coscienza e inclinano al male. I vizi possono essere collegati ai sette peccati cosiddetti capitali, che sono: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, pigrizia o accidia.
torna all’indice399. Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri?
1868
Esiste questa responsabilità, quando vi cooperiamo colpevol-mente.
torna all’indice400. Che cosa sono le strutture di peccato?
1869
Sono situazioni sociali o istituzioni contrarie alla legge divina, espressione ed effetto di peccati personali.
torna all’indiceCAPITOLO SECONDO
torna all’indiceLA PERSONA E LA SOCIETÀ
torna all’indice401. In che cosa consiste la dimensione sociale dell’uomo?
1877-1880
1890-1891
Insieme alla chiamata personale alla beatitudine, l’uomo ha la dimensione sociale come componente essenziale della sua natura e della sua vocazione. Infatti: tutti gli uomini sono chiamati al medesimo fine, Dio stesso; esiste una certa somiglianza tra la comunione delle Persone divine e la fraternità che gli uomini devono instaurare tra loro nella verità e nella carità; l’amore del prossimo è inseparabile dall’amore per Dio.
torna all’indice402. Qual è il rapporto tra la persona e la società?
1881-1882
1892-1893
Principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali è e deve essere la persona. Alcune società, quali la famiglia e la comunità civica, sono ad essa necessarie. Sono utili anche altre associazioni, tanto all’interno delle comunità politiche quanto sul piano internazionale, nel rispetto del principio di sussidiarietà.
torna all’indice403. Che cosa indica il principio di sussidiarietà?
1883-1885
1894
Tale principio indica che una società di ordine superiore non deve assumere il compito spettante a una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità.
torna all’indice404. Che cos’altro richiede un’rsquo;rsquo;autentica convivenza umana?
1886-1889
1895-1896
Richiede di rispettare la giustizia e la giusta gerarchia dei valori, come pure di subordinare le dimensioni materiali e istintive a quelle interiori e spirituali. In particolare, là dove il peccato perverte il clima sociale, occorre far appello alla conversione dei cuori e alla grazia di Dio, per ottenere cambiamenti sociali che siano realmente al servizio di ogni persona e di tutta la persona. La carità, che esige e rende capaci della pratica della giustizia, è il più grande comandamento sociale.
torna all’indiceLA PARTECIPAZIONE ALLA VITA SOCIALE
torna all’indice405. Su che cosa si fonda l’autorità nella società?
1897-1902
1918-1920
Ogni comunità umana ha bisogno di un’rsquo;rsquo;autorità legittima, che assicuri l’ordine e contribuisca all’attuazione del bene comune. Tale autorità trova il proprio fondamento nella natura umana, perché corrisponde all’ordine stabilito da Dio.
torna all’indice406. Quando l’autorità è esercitata in modo legittimo?
1901
1903-1904
1921-1922
l’autorità è esercitata in modo legittimo quando agisce per il bene comune e per conseguirlo usa mezzi moralmente leciti. Perciò i regimi politici devono essere determinati dalla libera decisione dei cittadini e devono rispettare il principio dello «Stato di diritto», nel quale è sovrana la legge, e non la volontà arbitraria degli uomini. Le leggi ingiuste e le misure contrarie all’ordine morale non sono obbliganti per le coscienze.
torna all’indice407. Che cos’è il bene comune?
1905-1906
1924
Per bene comune si intende l’insieme di quelle condizioni di vita sociale che permettono ai gruppi e ai singoli di realizzare la propria perfezione.
torna all’indice408. Che cosa comporta il bene comune?
1907-1909
1925
Il bene comune comporta: il rispetto e la promozione dei diritti fondamentali della persona; lo sviluppo dei beni spirituali e temporali delle persone e della società; la pace e la sicurezza di tutti.
torna all’indice409. Dove si realizza in maniera più rilevante il bene comune?
1910-1912
1927
La realizzazione più completa del bene comune si trova in quelle comunità politiche, che difendono e promuovono il bene dei cittadini e dei ceti intermedi, senza dimenticare il bene universale della famiglia umana.
torna all’indice410. Come l’uomo partecipa alla realizzazione del bene comune?
1913-1917
1926
Ogni uomo, secondo il posto e il ruolo che ricopre, partecipa a promuovere il bene comune, rispettando le leggi giuste e facendosi carico dei settori di cui ha la responsabilità personale, quali la cura della propria famiglia e l’impegno nel proprio lavoro. I cittadini inoltre, per quanto è possibile, devono prendere parte attiva alla vita pubblica.
torna all’indiceLA GIUSTIZIA SOCIALE
torna all’indice411. Come la società assicura la giustizia sociale?
1928-1933
1943-1944
La società assicura la giustizia sociale quando rispetta la dignità e i diritti della persona, fine proprio della società stessa. Inoltre la società persegue la giustizia sociale, che è connessa con il bene comune e l’esercizio dell’autorità, quando realizza le condizioni che consentono alle associazioni e agli individui di conseguire ciò a cui hanno diritto.
torna all’indice412. Su che cosa si fonda l’uguaglianza tra gli uomini?
1934-1935
1945
Tutti gli uomini godono di eguale dignità e diritti fondamentali, in quanto, creati a immagine dell’unico Dio e dotati di una medesima anima razionale, hanno la stessa natura e origine, e sono chiamati, in Cristo unico salvatore, alla medesima beatitudine divina.
torna all’indice413. Come valutare le disuguaglianze tra gli uomini?
1936-1938
1946-1947
Ci sono delle disuguaglianze inique, economiche e sociali, che colpiscono milioni di esseri umani; esse sono in aperto contrasto con il Vangelo, contrarie alla giustizia, alla dignità delle persone, alla pace. Ma ci sono anche differenze tra gli uomini, causate da vari fattori, che rientrano nel piano di Dio. Infatti, Egli vuole che ciascuno riceva dagli altri ciò di cui ha bisogno, e che coloro che hanno «talenti» particolari li condividano con gli altri. Tali differenze incoraggiano e spesso obbligano le persone alla magnanimità, alla benevolenza e alla condivisione, e spingono le culture a mutui arricchimenti.
torna all’indice414. Come si esprime la solidarietà umana?
1939-1942
1948
La solidarietà, che scaturisce dalla fraternità umana e cristiana, si esprime anzitutto nella giusta ripartizione dei beni, nella equa remunerazione del lavoro e nell’impegno per un ordine sociale più giusto. La virtù della solidarietà attua anche la condivisione dei beni spirituali della fede, ancor più importanti di quelli materiali.
torna all’indiceCAPITOLO TERZO
LA SALVEZZA DI DIO: LA LEGGE E LA GRAZIA
torna all’indiceLA LEGGE MORALE
torna all’indice415. Che cos’è la legge morale?
1950-1953;
1975-1978
La legge morale è opera della Sapienza divina. Prescrive all’uomo le vie, le norme di condotta che conducono alla beatitudine promessa e vietano le strade che allontanano da Dio.
torna all’indice416. In che cosa consiste la legge morale naturale?
1954-1960;
1978-1979
La legge naturale, iscritta dal Creatore nel cuore di ogni uomo, consiste in una partecipazione alla sapienza e alla bontà di Dio ed esprime il senso morale originario, che permette all’uomo di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male. Essa è universale e immutabile e pone la base dei doveri e dei diritti fondamentali della persona, nonché della comunità umana e della stessa legge civile.
torna all’indice417. È percepita da tutti tale legge?
1960
A causa del peccato, la legge naturale non sempre e non da tutti viene percepita con uguale chiarezza e immediatezza.
torna all’indicePer questo Dio « ha scritto sulle tavole della Legge quanto gli uomini non riuscivano a leggere nei loro cuori» (Sant’Agostino).
418. Qual è il rapporto tra la legge naturale e la Legge antica?
1961-1962
1980
La Legge antica è il primo stadio della Legge rivelata. Essa esprime molte verità che sono naturalmente accessibili alla ragione e che si trovano così affermate e autenticate nelle Alleanze della salvezza. Le sue prescrizioni morali, che sono riassunte nei Dieci Comandamenti del Decalogo, pongono i fondamenti della vocazione dell’uomo, vietano ciò che è contrario all’amore di Dio e del prossimo, e prescrivono ciò che gli è essenziale.
torna all’indice419. Come si colloca la Legge antica nel piano della salvezza?
1963-1964
1982
La Legge antica permette di conoscere molte verità accessibili alla ragione, indica ciò che si deve o non si deve fare, e soprattutto, come fa un saggio pedagogo, prepara e dispone alla conversione e all’accoglienza del Vangelo. Tuttavia, pur essendo santa, spirituale e buona, la Legge antica è ancora imperfetta, poiché non dona da se stessa la forza e la grazia dello Spirito per osservarla.
torna all’indice420. Che cos’è la nuova Legge o Legge evangelica?
1965-1972
1983-1985
La nuova Legge o Legge evangelica, proclamata e realizzata da Cristo, è la pienezza e il compimento della Legge divina, naturale e rivelata. Essa è riassunta nel comandamento di amare Dio e il prossimo, e di amarci come Cristo ci ha amato; è anche una realtà interiore all’uomo: la grazia dello Spirito Santo che rende possibile un tale amore. È «la legge della libertà» (Gc 1,25), perché porta ad agire spontaneamente sotto l’impulso della carità.
«La nuova legge è principalmente la stessa grazia dello Spirito Santo, che è data ai credenti in Cristo» (san Tommaso d’ Aquino).
421. Dove si trova la Legge nuova?
1971-1974
1986
La Legge nuova si trova in tutta la vita e la predicazione di Cristo e nella catechesi morale degli Apostoli: il Discorso della Montagna ne è la principale espressione.
torna all’indiceGRAZIA E GIUSTIFICAZIONE
torna all’indice422. Che cos’è la giustificazione?
1987-1995
2017-2020
La giustificazione è l’opera più eccellente dell’amore di Dio. È l’azione misericordiosa e gratuita di Dio, che cancella i nostri peccati e ci rende giusti e santi in tutto il nostro essere. Ciò avviene per mezzo della grazia dello Spirito Santo, che ci è stata meritata dalla passione di Cristo e ci è donata nel Battesimo. La giustificazione dà inizio alla libera risposta dell’uomo, cioè alla fede in Cristo e alla collaborazione con la grazia dello Spirito Santo.
torna all’indice423. Che cos’è la grazia che giustifica?
1996-1998,
2005
2021
La grazia è il dono gratuito che Dio ci dà per renderci partecipi della sua vita trinitaria e capaci di agire per amor suo, È chiamata grazia abituale, o santificante o deificante, perché ci santifica e ci divinizza. È soprannaturale, perché dipende interamente dall’iniziativa gratuita di Dio e supera le capacità dell’intelligenza e delle forze dell’uomo. Sfugge quindi alla nostra esperienza.
torna all’indice424. Quali altri tipi di grazia ci sono?
1999-2000
2003-2004
2023-2024
Oltre alla grazia abituale, ci sono: le grazie attuali (doni circostanziati); le grazie sacramentali (doni propri di ciascun sacramento); le grazie speciali o carismi (aventi come fine il bene comune della Chiesa), tra cui le grazie di stato, che accompagnano l’esercizio dei ministeri ecclesiali e delle responsabilità della vita.
torna all’indice425. Qual è il rapporto tra la grazia e la libertà dell’uomo?
2001-2002
La grazia previene, prepara e suscita la libera risposta dell’uomo. Essa risponde alle profonde aspirazioni della libertà umana, la invita a cooperare e la conduce alla sua perfezione
torna all’indice426. Che cos’è il merito?
2006-2010,
2025-2026
Il merito è ciò che dà diritto alla ricompensa per un’rsquo;rsquo;azione buona. Nei confronti di Dio, l’uomo, di per sé, non può meritare nulla, avendo tutto da lui gratuitamente ricevuto. Tuttavia, Dio gli dona la possibilità di acquistare meriti per l’unione alla carità di Cristo, sorgente dei nostri meriti davanti a Dio. I meriti delle opere buone devono perciò essere attribuiti anzitutto alla grazia di Dio e poi alla libera volontà dell’uomo,
torna all’indice427. Quali beni possiamo meritare?
2010-2011;
2027
Sotto la mozione dello Spirito Santo possiamo meritare, per noi stessi e per gli altri, le grazie utili per santificarci e per giungere alla vita eterna, come pure i beni temporali a noi convenienti secondo il disegno di Dio. Nessuno può meritare la grazia prima, quella che sta all’origine della conversione e della giustificazione.
torna all’indice428. Siamo tutti chiamati alla santità cristiana?
2012-2016
2028-2029
Tutti i fedeli sono chiamati alla santità cristiana. Essa è pienezza della vita cristiana e perfezione della carità, e si attua nell’unione intima con Cristo, e, in lui, con la Santissima Trinità. Il cammino di santificazione del cristiano, dopo essere passato attraverso la Croce, avrà il suo compimento nella Risurrezione finale dei giusti, nella quale Dio sarà tutto in tutte le cose.
torna all’indiceLA CHIESA, MADRE E MAESTRA
torna all’indice429. In qual modo la Chiesa nutre la vita morale del cristiano?
2030-2031
2047
La Chiesa è la comunità dove il cristiano accoglie la Parola di Dio e gli insegnamenti della «Legge di Cristo» (Gal 6,2); riceve la grazia dei sacramenti; si unisce all’offerta eucaristica di Cristo, in modo che la sua vita morale sia un culto spirituale; apprende l’esempio di santità della Vergine Maria e dei Santi.
torna all’indice430. Perché il Magistero della Chiesa interviene nel campo morale?
2032-2040
2049-2051
Perché è compito del Magistero della Chiesa predicare la fede da credere e da praticare nella vita. Tale compito si estende anche alle prescrizioni specifiche della legge naturale, perché la loro osservanza è necessaria per la salvezza.
torna all’indice431. Quali finalità hanno i precetti della Chiesa?
2041
2048
I cinque precetti della Chiesa hanno come fine di garantire ai fedeli il minimo indispensabile dello spirito di preghiera, della vita sacramentale, dell’impegno morale e della crescita dell’amore di Dio e del prossimo.
torna all’indice432. Quali sono i precetti della Chiesa?
2042-2043
Essi sono: 1) partecipare alla Messa la domenica e le altre
feste comandate e rimanere liberi da lavori e da attività che
potrebbero impedire la santificazione di tali giorni; 2) confessare
i propri peccati, ricevendo il Sacramento della Riconciliazione
almeno una volta all’anno; 3) accostarsi al Sacramento
dell’Eucaristia almeno a Pasqua; 4) astenersi dal mangiare carne e
osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa; 5)
sovvenire alle necessità materiali della Chiesa, ciascuno
secondo le proprie possibilità.
433. Perché la vita morale dei cristiani è indispensabile per l’annunzio del Vangelo?
2044-2046
Perché con la loro vita conforme al Signore Gesù i cristiani attirano gli uomini alla fede nel vero Dio, edificano la Chiesa, informano il mondo con lo spirito del Vangelo e affrettano la venuta del Regno di Dio.
torna all’indiceSEZIONE SECONDA
I DIECI COMANDAMENTI
Esodo
20,2-17
Io sono il Signore tuo Dio,
che ti ho fatto uscire
dal paese d’Egitto,
dalla condizione
di schiavitù
Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né
immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo,
né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di
ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai
davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono
il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli
fino alla terza e alla quarta generazione per coloro che mi odiano,
ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per coloro
che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio, perché il
Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Sei giorni
faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il
sabato in onore del Signore, tuo Dio. Tu non farai alcun lavoro,
né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo
schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né
il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il
Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in
essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il
Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato
sacro.
Onora tuo padre e tua madre
perché si prolunghino i tuoi
giorni nel paese che ti dà il
Signore, tuo Dio.
Non uccidere.
Non commettere
adulterio.
Non rubare.
Non pronunciare falsa
testimonianza contro il tuo
prossimo.
Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie
del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava,
né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che
appartenga al tuo prossimo.
Deuteronomio
5,6-21
Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese
d’Egitto, dalla condizione servile.
Non avere altri dèi di fronte a me...
Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio.
Osserva il giorno di sabato per santificarlo.
Onora tuo padre e tua madre.
Non uccidere.
Non commettere adulterio.
Non rubare.
Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare alcuna
delle cose che sono del tuo prossimo.
Formula
catechistica
Io sono il Signore tuo Dio:
1. Non avrai altro Dio fuori di me.
2. Non nominare il nome di Dio invano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora tuo padre e tua madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d’altri.
10. Non desiderare la roba d’altri.
434. «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?» (Mt 19,16).
2052-2054
2075-2076
Al giovane che gli rivolge questa domanda Gesù risponde: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i Comandamenti», e poi aggiunge: «Vieni e seguimi» (Mt 19,16.21). Seguire Gesù implica l’osservanza dei Comandamenti. La Legge non è abolita, ma l’uomo è invitato a ritrovarla nella persona del divino Maestro, che la realizza perfettamente in se stesso, ne rivela il pieno significato e ne attesta la perennità.
torna all’indice435. Come Gesù interpreta la Legge?
2055
Gesù la interpreta alla luce del duplice e unico Comandamento della carità, pienezza della Legge: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei Comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due Comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,37-40).
torna all’indice436. Che cosa significa «Decalogo»?
2056-2057
Decalogo significa «dieci parole» (Es 34,28). Queste parole riassumono la Legge donata da Dio al popolo d’Israele nel contesto dell’Alleanza mediante Mosè. Esso, nel presentare i Comandamenti dell’amore di Dio (i primi tre) e del prossimo (gli altri sette), traccia, per il popolo eletto e per ciascuno in particolare, il cammino di una vita liberata dalla schiavitù del peccato.
torna all’indice437. Qual è il legame del Decalogo con l’Alleanza?
2058-2063
2077
Il Decalogo si comprende alla luce dell’ Alleanza, nella quale Dio si rivela, facendo conoscere la sua volontà. Nell’osservare i Comandamenti, il popolo esprime la propria appartenenza a Dio e risponde con gratitudine alla sua iniziativa d’amore.
torna all’indice438. Quale importanza dà la Chiesa al Decalogo?
2064-2068
Fedele alla Scrittura e all’esempio di Gesù, la Chiesa riconosce al Decalogo un’rsquo;rsquo;importanza e un significato basilari. I cristiani sono obbligati ad osservarlo.
torna all’indice439. Perché il Decalogo costituisce un’rsquo;rsquo;unità organica?
2069; 2079
I dieci Comandamenti costituiscono un insieme organico e indissociabile, perché ogni Comandamento rimanda agli altri e a tutto il Decalogo. Perciò trasgredire un Comandamento è infrangere l’intera Legge.
torna all’indice440. Perché il Decalogo obbliga gravemente?
2072-2073
2081
Perché enuncia i doveri fondamentali dell’uomo verso Dio e verso il prossimo.
torna all’indice441. È possibile osservare il Decalogo?
2074
2082
Sì, perché Cristo, senza il quale nulla possiamo fare,
ci rende capaci di osservarlo, con il dono del suo Spirito e della
sua grazia.
CAPITOLO PRIMO
«AMERAI IL SIGNORE DIO TUO CON TUTTO IL TUO CUORE,
CON TUTTA LA TUA ANIMA E CON TUTTA LA TUA MENTE»
IL PRIMO COMANDAMENTO: IO SONO IL SIGNORE DIO
TUO.
NON AVRAI ALTRO DIO FUORI DI ME
442. Che cosa implica l’affermazione di Dio: «lo sono il Signore Dio tuo» (Es 20,2)?
2083-2094
2133-2134
Implica per il fedele di custodire e attuare le tre virtù teologali e di evitare i peccati che vi si oppongono. La fede crede in Dio e respinge ciò che le è contrario, come ad esempio, il dubbio volontario, l’incredulità, l’eresia, l’apostasia, lo scisma. La speranza attende fiduciosamente la beata visione di Dio e il suo aiuto, evitando la disperazione e la presunzione. La carità ama Dio al di sopra di tutto: vanno dunque respinte l’indifferenza, l’ingratitudine, la tiepidezza, l’accidia o indolenza spirituale, e l’odio di Dio, che nasce dall’orgoglio.
torna all’indice443. Che cosa comporta la Parola del Signore: «Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto» (Mt 4,10)?
2095-2105
2135-2136
Essa comporta: adorare Dio come Signore di tutto ciò che esiste; rendergli il culto dovuto individualmente e comunitariamente; pregarlo con espressioni di lode, di ringraziamento e di supplica; offrirgli sacrifici, soprattutto quello spirituale della propria vita, in unione con il sacrificio perfetto di Cristo; mantenere le promesse e i voti a Lui fatti.
torna all’indice444. In qual modo la persona attua il proprio diritto a rendere culto a Dio nella verità e nella libertà?
2104-2109
2137
Ogni uomo ha il diritto e il dovere morale di cercare la verità, specialmente in ciò che riguarda Dio e la sua Chiesa, e, una volta conosciuta, di abbracciarla e custodirla fedelmente, rendendo a Dio un culto autentico. Nello stesso tempo, la dignità della persona umana richiede che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la propria coscienza, né impedito, entro i giusti limiti dell’ordine pubblico, di agire in conformità ad essa, privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata.
torna all’indice445. Che cosa proibisce Dio quando comanda: «Non avrai altri dèi di fronte a me» (Es 20,2)?
2110-2128
2138-2140
Questo Comandamento proibisce:
- il politeismo e l’idolatria che divinizza una creatura, il potere, il denaro, perfino il demonio;
- la superstizione, che è una deviazione del culto dovuto al vero Dio e che si esprime anche nelle varie forme di divinazione, magia, stregoneria e spiritismo;
- l’irreligione, che si esprime nel tentare Dio con parole o atti; nel sacrilegio, che profana persone o cose sacre soprattutto l’Eucaristia; nella simonia, che è la volontà di acquistare o vendere le realtà spirituali;
- l’ateismo, che respinge l’esistenza di Dio, fondandosi spesso su una falsa concezione dell’autonomia umana;
- l’agnosticismo, per cui nulla si può sapere su Dio, e che comprende l’indifferentismo e l’ateismo pratico.
torna all’indice446. Il comando di Dio: «Non ti farai alcuna immagine scolpita...»(Es 20,3) proibisce il culto delle immagini?
2129-2132
2141
Nell’Antico Testamento con tale comando si proibiva di rappresentare il Dio assolutamente trascendente. A partire dall’Incarnazione del Figlio di Dio, il culto cristiano delle sacre immagini è giustificato (come afferma il secondo Concilio di Nicea del 787), poiché si fonda sul Mistero del Figlio di Dio fatto uomo, nel quale il Dio trascendente si rende visibile. Non si tratta di un’rsquo;rsquo;adorazione dell’immagine, ma di una venerazione di chi in essa è rappresentato: Cristo, la Vergine, gli Angeli e i Santi.
torna all’indiceIL SECONDO COMANDAMENTO:
NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO
447. Come si rispetta la santità del Nome di Dio?
2142-2149
2160-2162
Il Nome santo di Dio si rispetta invocandolo, benedicendolo,
lodandolo e glorificandolo. Vanno dunque evitati l’abuso di
appellarsi al Nome di Dio per giustificare un crimine e ogni uso
sconveniente del suo Nome, come la bestemmia, che per sua
natura è un peccato grave; le imprecazioni e
l’infedeltà alle promesse fatte nel Nome di Dio.
448. Perché è proibito il falso giuramento?
2150-2151
2163-2164
Perché cosi si chiama in causa Dio, che è la stessa verità, come testimone di una menzogna.
torna all’indice«Non giurare né per il Creatore, né per la creatura, se non con verità, per necessità e con riverenza» (Sant’Ignazio di Loyola).
449. Che cos’è lo spergiuro?
2152-2155
Lo spergiuro è fare, sotto giuramento, una promessa con l’intenzione di non mantenerla, oppure violare la promessa fatta sotto giuramento. È un peccato grave contro Dio, che è sempre fedele alle sue promesse.
torna all’indiceIL TERZO COMANDAMENTO:
RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE
450. Perché Dio «ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro» (Es 20,11)?
2168-2172
2189
Perché in giorno di sabato si fa memoria del riposo di Dio nel settimo giorno della creazione, come pure della liberazione d’Israele dalla schiavitù d’Egitto e dell’Alleanza che Dio ha sancito con il suo popolo.
torna all’indice451. Come si comporta Gesù nei confronti del sabato?
2173
Gesù riconosce la santità del sabato e con autorità divina ne dà l’interpretazione autentica: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato» (Mc 2,27).
torna all’indice452. Per quale motivo, per i cristiani, il sabato è stato sostituito dalla domenica?
2174-2176
2190-2191
Perché la domenica è il giorno della Risurrezione di Cristo. Come «primo giorno della settimana» (Mc 16,2), essa richiama la prima creazione; come «ottavo giorno», che segue il sabato, significa la nuova creazione inaugurata con la Risurrezione di Cristo. E diventata così, per i cristiani, il primo di tutti i giorni e di tutte le feste: il giorno del Signore, nel quale egli, con la sua Pasqua, porta a compimento la verità spirituale del sabato ebraico ed annuncia il riposo eterno dell’uomo in Dio.
torna all’indice453. Come si santifica la domenica?
2177-2185
2192-2193
I cristiani santificano la domenica e le altre feste di precetto partecipando all’Eucaristia del Signore, e astenendosi anche da quelle attività che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o la necessaria distensione della mente e del corpo. Sono consentite le attività legate a necessità familiari o a servizi di grande utilità sociale, purché non creino abitudini pregiudizievoli alla santificazione della domenica, alla vita di famiglia e alla salute.
torna all’indice454. Perché è importante riconoscere civilmente la domenica come giorno festivo?
2186-2188
2194-2195
Perché a tutti sia data la reale possibilità di godere di sufficiente riposo e di tempo libero che permettano loro di curare la vita religiosa, familiare, culturale e sociale; di disporre di un tempo propizio per la meditazione, la riflessione, il silenzio e lo studio; di dedicarsi alle opere di bene, in particolare a favore dei malati e degli anziani.
CAPITOLO SECONDO
«AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO»
torna all’indiceIL QUARTO COMANDAMENTO:
ONORA TUO PADRE E TUA MADRE
455. Che cosa comanda il quarto Comandamento?
2196-2200
2247-2248
Esso comanda di onorare e rispettare i nostri genitori e coloro che Dio, per il nostro bene, ha rivestito della sua autorità.
torna all’indice456. Qual è la natura della famiglia nel piano di Dio?
2201-2205
2249
Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme ai loro figli una famiglia. Dio ha istituito la famiglia e l’ha dotata della sua costituzione fondamentale. Il matrimonio e la famiglia sono ordinati al bene degli sposi, e alla procreazione e all’educazione dei figli. Tra i membri di una stessa famiglia si stabiliscono relazioni personali e responsabilità primarie. In Cristo la famiglia diventa Chiesa domestica, perché è comunità di fede, di speranza e di amore.
torna all’indice457. Quale posto occupa la famiglia nella società?
2207-2208
La famiglia è la cellula originaria della società umana e precede qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica autorità. I principi e i valori familiari costituiscono il fondamento della vita sociale. La vita di famiglia è un’rsquo;rsquo;iniziazione alla vita della società.
torna all’indice458. Quali doveri ha la società nei confronti della famiglia?
2209-2213
2250
La società ha il dovere di sostenere e consolidare il matrimonio e la famiglia, nel rispetto anche del principio di sussidiarietà. I pubblici poteri devono rispettare, proteggere e favorire la vera natura del matrimonio e della famiglia, la morale pubblica, i diritti dei genitori e la prosperità domestica.
torna all’indice459. Quali sono i doveri dei figli verso i genitori?
2214-2220
2251
Verso i genitori, i figli devono rispetto (pietà filiale), riconoscenza, docilità e obbedienza, contribuendo così, anche con le buone relazioni tra fratelli e sorelle, alla crescita dell’armonia e della santità di tutta la vita familiare. Qualora i genitori si trovassero in situazioni di indigenza, di malattia, di solitudine o di vecchiaia, i figli adulti debbono loro aiuto morale e materiale.
torna all’indice460. Quali sono i doveri dei genitori verso i figli?
2221-2231
Partecipi della paternità divina, i genitori sono per i figli i primi responsabili dell’educazione e i primi annunciatori della fede. Essi hanno il dovere di amare e di rispettare i figli come persone e come figli di Dio, e di provvedere, per quanto possibile, ai loro bisogni materiali e spirituali, scegliendo per loro una scuola adeguata e aiutandoli con prudenti consigli nella scelta della professione e dello stato di vita. In particolare hanno la missione di educarli alla fede cristiana.
torna all’indice461. Come i genitori educano i loro figli alla fede cristiana?
2252-2253
Principalmente con l’esempio, la preghiera, la catechesi familiare e la partecipazione alla vita ecclesiale.
torna all’indice462. I legami familiari sono un bene assoluto?
2232-2233
I vincoli familiari, sebbene importanti, non sono assoluti perché la prima vocazione del cristiano è di seguire Gesù, amandolo: «Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama la figlia o il figlio più di me, non è degno di me» (Mt 10,37). I genitori devono favorire con gioia la sequela di Gesù da parte dei loro figli, in ogni stato di vita, anche nella vita consacrata o nel ministero sacerdotale.
torna all’indice463. Come va esercitata l’autorità nei vari ambiti della società civile?
2234-2237
2254
Va sempre esercitata come un servizio, rispettando i diritti fondamentali dell’uomo, una giusta gerarchia dei valori, le leggi, la giustizia distributiva e il principio di sussidiarietà. Ognuno, nell’esercizio dell’autorità, deve ricercare l’interesse della comunità anziché il proprio, e deve ispirare le sue decisioni alla verità su Dio, sull’uomo e sul mondo.
torna all’indice464. Quali sono i doveri dei cittadini nei confronti delle autorità civili?
2238-2241
2255
Coloro che sono sottomessi all’autorità devono considerare i loro superiori come rappresentanti di Dio, offrendo loro leale collaborazione per il buon funzionamento della vita pubblica e sociale. Ciò comporta l’amore e il servizio della patria, il diritto e il dovere di voto, il versamento delle imposte, la difesa del paese e il diritto a una critica costruttiva.
torna all’indice465. Quando il cittadino non deve obbedire alle autorità civili?
2242-2243
2256
Il cittadino non deve in coscienza obbedire quando le leggi delle autorità civili si oppongono alle esigenze dell’ordine morale: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5,29).
torna all’indiceIL QUINTO COMANDAMENTO: NON UCCIDERE
torna all’indice466. Perché la vita umana va rispettata?
2258-2262
2318-2320
Perché è sacra. Fin dal suo inizio essa comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. A nessuno è lecito distruggere direttamente un essere umano innocente, essendo ciò gravemente contrario alla dignità della persona e alla santità del Creatore. «Non far morire l’innocente e il giusto» (Es 23,7).
torna all’indice467. Perché la legittima difesa delle persone e delle società non va contro tale norma?
2263-2265
Perché con la legittima difesa si attua la scelta di difendersi e si valorizza il diritto alla vita, propria o altrui, e non la scelta di uccidere. La legittima difesa, per chi ha responsabilità della vita altrui, può essere anche un grave dovere. Tuttavia, essa non deve comportare un uso della violenza maggiore del necessario.
torna all’indice468. A che serve una pena?
2266
Una pena, inflitta da una legittima autorità pubblica, ha lo scopo di riparare il disordine introdotto dalla colpa, di difendere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, di contribuire alla correzione del colpevole.
torna all’indice469. Quale pena si può infliggere?
2267
La pena inflitta deve essere proporzionata alla gravità del delitto. Oggi,a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere il crimine rendendo inoffensivo il colpevole, i casi di assoluta necessità di pena di morte «sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti» (Evangelium vitae). Quando i mezzi incruenti sono sufficienti, l’autorità si limiterà a questi mezzi, perché questi corrispondono meglio alle condizioni concrete del bene comune, sono più conformi alla dignità della persona e non tolgono definitivamente al colpevole la possibilità di redimersi.
torna all’indice470. Che cosa proibisce il quinto Comandamento?
2268-2283
2321-2326
Il quinto Comandamento proibisce come gravemente contrari alla legge morale:
- l’omicidio diretto e volontario, e la cooperazione ad esso;
- l’aborto diretto, voluto come fine o come mezzo, nonché la cooperazione ad esso, pena la scomunica, perché l’essere umano, fin dal suo concepimento, va rispettato e protetto in modo assoluto nella sua integrità;
- l’eutanasia diretta, che consiste nel mettere fine, con un atto o l’omissione di un’rsquo;rsquo;azione dovuta, alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte;
- il suicidio e la cooperazione volontaria ad esso, in quanto è un’rsquo;rsquo;offesa grave al giusto amore di Dio, di sé e del prossimo: quanto alla responsabilità, essa può essere aggravata in ragione dello scandalo o attenuata da particolari disturbi psichici o da gravi timori.
torna all’indice471. Quali procedure mediche sono consentite, quando la morte è considerata imminente?
2278-2279
Le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. Sono legittimi invece l’uso di analgesici, non finalizzati alla morte, e la rinuncia «all’accanimento terapeutico», cioè all’utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di esito positivo.
torna all’indice472. Perché la società deve proteggere ogni embrione?
2273-2274
Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano, fin dal suo concepimento, è un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione. Quando lo Stato non mette la sua forza al servizio dei diritti di tutti e in particolare dei più deboli, tra i quali i concepiti ancora non nati, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto.
torna all’indice473. Come si evita lo scandalo?
2284-2287
Lo scandalo, che consiste nell’indurre altri a compiere il male, si evita rispettando l’anima e il corpo della persona. Se deliberatamente si induce altri a peccare gravemente, si commette una colpa grave.
torna all’indice474. Quale dovere abbiamo verso il corpo?
2288-2291
Dobbiamo avere una ragionevole cura della salute fisica, propria ed altrui, evitando tuttavia il culto del corpo e ogni sorta di eccessi. Vanno inoltre evitati l’uso di stupefacenti, che causano gravissimi danni alla salute e alla vita umana, e anche l’abuso dei cibi, dell’alcool, del tabacco e dei medicinali.
torna all’indice475. Quando sono moralmente legittime le sperimentazioni scientifiche, mediche o psicologiche, sulle persone o sui gruppi umani?
2292-2295
Sono moralmente legittime se sono a servizio del bene integrale della persona e della società, senza rischi sproporzionati per la vita e l’integrità fisica e psichica dei soggetti, opportunamente informati e consenzienti.
torna all’indice476. Sono consentiti il trapianto e la donazione di organi, prima e dopo la morte?
2296
Il trapianto di organi è moralmente accettabile col consenso del donatore e senza rischi eccessivi per lui. Per il nobile atto della donazione degli organi dopo la morte deve essere pienamente accertata la morte reale del donatore.
torna all’indice477. Quali pratiche sono contrarie al rispetto dell’integrità corporea della persona umana?
2297-2298
Esse sono: i rapimenti e i sequestri di persona, il terrorismo, la tortura, le violenze, la sterilizzazione diretta. Le amputazioni e le mutilazioni di una persona sono moralmente consentite solo per indispensabili fini terapeutici della medesima.
torna all’indice478. Quale cura si deve avere per i moribondi?
2299
I moribondi hanno diritto a vivere con dignità gli ultimi momenti della loro vita terrena, soprattutto con il sostegno della preghiera e dei Sacramenti che preparano all’incontro con il Dio vivente.
torna all’indice479. Come devono essere trattati i corpi dei defunti?
2300-2301
I corpi dei defunti devono essere trattati con rispetto e carità. La loro cremazione è permessa se attuata senza mettere in questione la fede nella risurrezione dei corpi.
torna all’indice480. Che cosa chiede il Signore ad ogni persona a riguardo della pace?
2302-2303
Il Signore, che proclama «beati gli operatori di pace» (Mt 5,9), chiede la pace del cuore e denuncia l’immoralità dell’ira, che è desiderio di vendetta per il male ricevuto, e dell’odio, che porta a desiderare il male per il prossimo. Questi atteggiamenti, se volontari e consentiti in cose di grande importanza, sono peccati gravi contro la carità.
torna all’indice481. Che cos’è la pace nel mondo?
2304-2305
La pace nel mondo, la quale è richiesta per il rispetto e lo sviluppo della vita umana, non è semplice assenza della guerra o equilibrio di forze contrastanti, ma è «la tranquillità dell’ordine» (Sant’Agostino), «frutto della giustizia» (Is 32,17) ed effetto della carità. La pace terrena è immagine e frutto della pace di Cristo.
torna all’indice482. Che cosa richiede la pace nel mondo?
2304
2307-2308
Essa richiede l’equa distribuzione e la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica della giustizia e della fratellanza.
torna all’indice483. Quando è moralmente consentito l’uso della forza militare?
2307-2310
l’uso della forza militare è moralmente giustificato dalla presenza contemporanea delle seguenti condizioni: certezza di un durevole e grave danno subito; inefficacia di ogni alternativa pacifica; fondate possibilità di successo; assenza di mali peggiori, considerata l’odierna potenza dei mezzi di distruzione.
torna all’indice484. In caso di minaccia di guerra, a chi spetta la valutazione rigorosa di tali condizioni?
2309
Essa spetta al giudizio prudente dei governanti, cui compete anche il diritto di imporre ai cittadini l’obbligo della difesa nazionale, fatto salvo il diritto personale all’obiezione di coscienza, da attuarsi con altra forma di servizio alla comunità umana.
torna all’indice485. In caso di guerra, che cosa chiede la legge morale?
2312-2314
2328
La legge morale rimane sempre valida, anche in caso di guerra. Essa chiede che si trattino con umanità i non combattenti, i soldati feriti e i prigionieri. Le azioni deliberatamente contrarie al diritto delle genti e le disposizioni che le impongono sono dei crimini che l’obbedienza cieca non serve a scusare. Si devono condannare le distruzioni di massa come pure lo sterminio di un popolo o di una minoranza etnica, che sono peccati gravissimi: si è moralmente in obbligo di fare resistenza agli ordini di chi li comanda.
torna all’indice486. Che cosa bisogna fare per evitare la guerra?
2315-2317
2327-2330
Si deve fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile per evitare in ogni modo la guerra, dati i mali e le ingiustizie che essa provoca. In particolare, bisogna evitare l’accumulo e il commercio delle armi non debitamente regolamentati dai poteri legittimi; le ingiustizie soprattutto economiche e sociali; le discriminazioni etniche e religiose; l’invidia, la diffidenza, l’orgoglio e lo spirito di vendetta. Quanto si fa per eliminare questi ed altri disordini aiuta a costruire la pace e ad evitare la guerra.
torna all’indiceIL SESTO COMANDAMENTO: NON COMMETTERE ADULTERIO
torna all’indice487. Quale compito ha la persona umana nei confronti della propria identità sessuale?
2331-2336
2392-2393
Dio ha creato l’uomo maschio e femmina, con uguale dignità personale, e ha iscritto in lui la vocazione dell’amore e della comunione. Spetta a ciascuno accettare la propria identità sessuale, riconoscendone l’importanza per tutta la persona, la specificità e la complementarità.
torna all’indice488. Che cosa è la castità?
2337-2338
La castità è la positiva integrazione della sessualità nella persona. La sessualità diventa veramente umana quando è integrata in modo giusto nella relazione da persona a persona. La castità è una virtù morale, un dono di Dio, una grazia, un frutto dello Spirito.
torna all’indice489. Che cosa comporta la virtù della castità?
2339-2341
Essa comporta l’acquisizione del dominio di sé, come espressione di libertà umana finalizzata al dono di sé. È necessaria, a tal fine, un’rsquo;rsquo;integrale e permanente educazione, che si attua in tappe di crescita graduale.
torna all’indice490. Quali sono i mezzi che aiutano a vivere la castità?
2340-2347
Sono numerosi i mezzi a disposizione: la grazia di Dio, l’aiuto dei sacramenti, la preghiera, la conoscenza di sé, la pratica di un’rsquo;rsquo;ascesi adatta alle varie situazioni, l’esercizio delle virtù morali, in particolare della virtù della temperanza, che mira a far guidare le passioni dalla ragione.
torna all’indice491. In quale modo tutti sono chiamati a vivere la castità?
2348-2350
2394
Tutti, seguendo Cristo modello di castità, sono chiamati a condurre una vita casta secondo il proprio stato: gli uni vivendo nella verginità o nel celibato consacrato, un modo eminente di dedicarsi più facilmente a Dio con cuore indiviso; gli altri, se sposati, attuando la castità coniugale; se non sposati, vivendo la castità nella continenza.
torna all’indice492. Quali sono i principali peccati contro la castità?
2351-2359
2396
Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura del proprio oggetto: l’adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali. Questi peccati sono espressione del vizio della lussuria. Commessi su minori, tali atti sono un attentato ancora più grave contro la loro integrità fisica e morale.
torna all’indice493. Perché il sesto Comandamento, benché reciti «non commettere adulterio», vieta tutti i peccati contro la castità?
2336
Benché nel testo biblico del Decalogo si legga «non commettere adulterio» (Es 20,14), la Tradizione della Chiesa segue complessivamente gli insegnamenti morali dell’Antico e del Nuovo Testamento, e considera il sesto Comandamento come inglobante tutti i peccati contro la castità.
torna all’indice494. Qual è il compito delle autorità civili nei confronti della castità?
2354
Esse, in quanto tenute a promuovere il rispetto della dignità della persona, devono contribuire a creare un ambiente favorevole alla castità, anche impedendo, con leggi adeguate, la diffusione di talune delle suddette gravi offese alla castità, per proteggere soprattutto i minori e i più deboli.
torna all’indice495. Quali sono i beni dell’amore coniugale, al quale è ordinata la sessualità?
2360-2361
2397-2398
I beni dell’amore coniugale, che per i battezzati è santificato dal Sacramento del Matrimonio, sono: unità, fedeltà, indissolubilità e apertura alla fecondità.
torna all’indice496. Quale significato ha l’atto coniugale?
2362-2367
l’atto coniugale ha un duplice significato: unitivo (la mutua donazione dei coniugi) e procreativo (l’apertura alla trasmissione della vita). Nessuno deve rompere la connessione inscindibile che Dio ha voluto tra i due significati dell’atto coniugale, escludendo l’uno o l’altro di essi.
torna all’indice497. Quando è morale la regolazione delle nascite?
2368-2369
2399
La regolazione delle nascite, che rappresenta uno degli aspetti della paternità e maternità responsabili, è oggettivamente conforme alla moralità quando è attuata dagli sposi senza imposizioni esterne, non per egoismo, ma per seri motivi e con metodi conformi ai criteri oggettivi della moralità, e cioè con la continenza periodica e il ricorso ai periodi infecondi.
torna all’indice498. Quali sono i mezzi immorali per la regolazione delle nascite?
2370-2372
È intrinsecamente immorale ogni azione - come, per esempio, la sterilizzazione diretta o la contraccezione -, che, o in previsione dell’atto coniugale o nel suo compimento o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione.
torna all’indice499. Perché l’inseminazione e la fecondazione artificiali sono immorali?
2373-2377
Sono immorali perché dissociano la procreazione dall’atto con cui gli sposi si donano mutuamente, instaurando così un dominio della tecnica sull’origine e sul destino della persona umana. Inoltre l’inseminazione e la fecondazione eterologa, con il ricorso a tecniche che coinvolgono una persona estranea alla coppia coniugale, ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una madre conosciuti da lui, legati tra loro dal matrimonio e aventi il diritto esclusivo a diventare genitori soltanto l’uno attraverso l’altro.
torna all’indice500. Come va considerato un figlio?
2378
Il figlio è un dono di Dio, il dono più grande del matrimonio. Non esiste un diritto ad avere figli («il figlio dovuto, ad ogni costo»). Esiste invece il diritto del figlio di essere il frutto dell’atto coniugale dei suoi genitori e anche il diritto di essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento.
torna all’indice501. Che cosa possono fare gli sposi, quando non hanno figli?
2379
Qualora il dono del figlio non fosse loro concesso, gli sposi, dopo aver esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, possono mostrare la loro generosità mediante l’affido o l’adozione, oppure compiendo servizi significativi a favore del prossimo. Realizzano così una preziosa fecondità spirituale.
torna all’indice502. Quali sono le offese alla dignità del matrimonio?
2380-2391
2400
Esse sono: l’adulterio, il divorzio, la poligamia, l’incesto, la libera unione (convivenza, concubinato), l’atto sessuale prima o al di fuori del matrimonio.
torna all’indiceIL SETTIMO COMANDAMENTO: NON RUBARE
torna all’indice503. Che cosa enuncia il settimo Comandamento?
2401-2402
Esso enuncia la destinazione e la distribuzione universale e la proprietà privata dei beni e il rispetto delle persone, dei loro beni e dell’integrità della creazione. La Chiesa trova fondata in questo Comandamento anche la sua dottrina sociale, che comprende il retto agire nell’attività economica e nella vita sociale e politica, il diritto e il dovere del lavoro umano, la giustizia e la solidarietà tra le nazioni, l’amore per i poveri.
torna all’indice504. A quali condizioni esiste il diritto alla proprietà privata?
2403
Il diritto alla proprietà privata esiste purché sia acquisita o ricevuta in modo giusto e purché resti primaria la destinazione universale dei beni alla soddisfazione delle necessità fondamentali di tutti gli uomini.
torna all’indice505. Qual è il fine della proprietà privata?
2404-2406
Il fine della proprietà privata è garantire la libertà e la dignità delle singole persone, aiutandole a soddisfare i bisogni fondamentali propri di coloro di cui si ha la responsabilità e anche di altri che vivono nella necessità.
torna all’indice506. Che cosa prescrive il settimo Comandamento?
2407
2450-2451
Il settimo Comandamento prescrive il rispetto dei beni altrui, attraverso la pratica della giustizia e della carità, della temperanza e della solidarietà. In particolare, esige il rispetto delle promesse fatte e dei contratti stipulati; la riparazione dell’ingiustizia commessa e la restituzione del maltolto; il rispetto dell’integrità della creazione mediante l’uso prudente e moderato delle risorse minerali, vegetali e animali che sono nell’universo, con speciale attenzione verso le specie minacciate di estinzione.
torna all’indice507. Quale comportamento l’uomo deve avere verso gli animali?
2416-2418
2457
l’uomo deve trattare gli animali, creature di Dio, con benevolenza, evitando sia l’eccessivo amore nei loro confronti, sia il loro uso indiscriminato, soprattutto per sperimentazioni scientifiche effettuate al di fuori di limiti ragionevoli e con inutili sofferenze per gli animali stessi.
torna all’indice508. Che cosa proibisce il settimo Comandamento?
2408-2413
2453-2455
Il settimo Comandamento proibisce anzitutto il furto, che è l’usurpazione del bene altrui contro la ragionevole volontà del proprietario. Ciò si verifica anche nel pagare salari ingiusti; nello speculare sul valore dei beni per trarre vantaggio a danno di altri; nel contraffare assegni o fatture. Proibisce inoltre di commettere frodi fiscali o commerciali, di arrecare volontariamente un danno alle proprietà private o pubbliche, Proibisce anche l’usura, la corruzione, l’abuso privato di beni sociali, i lavori colpevolmente male eseguiti, lo sperpero.
torna all’indice509. Qual è il contenuto della dottrina sociale della Chiesa?
2419-2423
La dottrina sociale della Chiesa, quale sviluppo organico della verità del Vangelo sulla dignità della persona umana e sulla sua dimensione sociale, contiene principi di riflessione, formula criteri di giudizio, offre norme e orientamenti per l’azione.
torna all’indice510. Quando la Chiesa interviene in materia sociale?
2420
2458
La Chiesa interviene dando un giudizio morale in materia economica e sociale, quando ciò è richiesto dai diritti fondamentali della persona, dal bene comune o dalla salvezza delle anime.
torna all’indice511. Come va esercitata la vita sociale ed economica?
2459
Va esercitata, secondo i propri metodi, nell’ambito dell’ordine morale, al servizio dell’uomo nella sua integralità e di tutta la comunità umana, nel rispetto della giustizia sociale. Essa deve avere l’uomo come autore, centro e fine.
torna all’indice512. Che cosa si oppone alla dottrina sociale della Chiesa?
2424-2425
Si oppongono alla dottrina sociale della Chiesa i sistemi economici e sociali, che sacrificano i diritti fondamentali delle persone, o che fanno del profitto la loro regola esclusiva o il loro fine ultimo. Per questo la Chiesa rifiuta le ideologie associate nei tempi moderni al «comunismo» o alle forme atee e totalitarie di «socialismo». Inoltre, essa rifiuta, nella pratica del «capitalismo», l’individualismo e il primato assoluto della legge del mercato sul lavoro umano.
torna all’indice513. Che significato ha il lavoro per l’uomo?
2426-2428
2460-2461
Il lavoro per l’uomo è un dovere e un diritto, mediante il quale egli collabora con Dio creatore. Infatti, lavorando con impegno e competenza, la persona attualizza capacità iscritte nella sua natura, esalta i doni del Creatore e i talenti ricevuti, sostenta se stesso e i suoi familiari, serve la comunità umana. Inoltre, con la grazia di Dio, il lavoro può essere mezzo di santificazione e di collaborazione con Cristo per la salvezza degli altri.
torna all’indice514. A quale tipo di lavoro ha diritto ogni persona?
2429
2433-2434
l’accesso a un sicuro e onesto lavoro deve essere aperto a tutti, senza ingiusta discriminazione, nel rispetto della libera iniziativa economica e di un’rsquo;rsquo;equa retribuzione.
torna all’indice515. Qual è la responsabilità dello Stato circa il lavoro?
2431
Allo Stato spetta di procurare la sicurezza circa le garanzie delle libertà individuali e della proprietà, oltre che una moneta stabile e servizi pubblici efficienti; di sorvegliare e guidare l’esercizio dei diritti umani nel settore economico. In rapporto alle circostanze, la società deve aiutare i cittadini a trovare lavoro.
torna all’indice516. Quale compito hanno i dirigenti di imprese?
2432
I dirigenti di imprese hanno la responsabilità economica ed ecologica delle loro operazioni. Devono considerare il bene delle persone e non soltanto l’aumento dei profitti, anche se questi sono necessari per assicurare gli investimenti, l’avvenire delle imprese, l’occupazione e il buon andamento della vita economica.
torna all’indice517. Quali doveri hanno i lavoratori?
2435
Essi devono compiere il loro lavoro con coscienza, competenza e dedizione, cercando di risolvere le eventuali controversie con il dialogo. Il ricorso allo sciopero non violento è moralmente legittimo quando appare come lo strumento necessario, in vista di un vantaggio proporzionato e tenendo conto del bene comune.
torna all’indice518. Come si attua la giustizia e la solidarietà tra le nazioni?
2437-2441
A livello internazionale, tutte le nazioni e le istituzioni devono operare nella solidarietà e sussidiarietà, al fine di eliminare o almeno ridurre la miseria, la disuguaglianza delle risorse e dei mezzi economici, le ingiustizie economiche e sociali, lo sfruttamento delle persone, l’accumulo dei debiti dei paesi poveri, i meccanismi perversi che ostacolano lo sviluppo dei paesi meno progrediti.
torna all’indice519. In che modo i cristiani partecipano alla vita politica e sociale?
2442
I fedeli laici intervengono direttamente nella vita politica e sociale, animando, con spirito cristiano, le realtà temporali e collaborando con tutti, da autentici testimoni del Vangelo e operatori di pace e di giustizia.
torna all’indice520. A che cosa si ispira l’amore per i poveri?
2443-2449
2462-2463
l’amore per i poveri si ispira al Vangelo delle beatitudini e all’esempio di Gesù nella sua costante attenzione per i poveri. Gesù ha detto: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). L’amore per i poveri si attua attraverso l’impegno contro la povertà materiale e anche contro le numerose forme di povertà culturale, morale e religiosa. Le opere di misericordia, spirituali e corporali, e le numerose istituzioni benefiche sorte lungo i secoli, sono una concreta testimonianza dell’amore preferenziale per i poveri che caratterizza i discepoli di Gesù.
torna all’indicel’OTTAVO COMANDAMENTO: NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA
torna all’indice521. Quale dovere ha l’uomo verso la verità?
2464-2470
2504
Ogni persona è chiamata alla sincerità e alla veracità nell’agire e nel parlare. Ognuno ha il dovere di cercare la verità e di aderirvi, ordinando tutta la propria vita secondo le esigenze della verità. In Gesù Cristo la verità di Dio si è manifestata interamente: egli è la Verità. Chi segue lui vive nello Spirito di verità, e rifugge la doppiezza, la simulazione e l’ipocrisia.
torna all’indice522. Come si rende testimonianza alla verità?
2471-2474
2505-2506
Il cristiano deve testimoniare la verità evangelica in tutti i campi della sua attività pubblica e privata, anche, se necessario, col sacrificio della propria vita. Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede.
torna all’indice523. Che cosa proibisce l’ottavo Comandamento?
2475-2487
2507-2509
l’ottavo Comandamento proibisce:
- la falsa testimonianza, lo spergiuro, la menzogna, la cui gravità si commisura alla verità che essa deforma, alle circostanze, alle intenzioni del mentitore e ai danni subiti dalle vittime;
- il giudizio temerario, la maldicenza, la diffamazione, la calunnia che diminuiscono o distruggono la buona reputazione e l’onore, a cui ha diritto ogni persona;
- la lusinga, l’adulazione o compiacenza, soprattutto se finalizzate a peccati gravi o al conseguimento di vantaggi illeciti.
Una colpa commessa contro la verità comporta la riparazione, se ha procurato un danno ad altri.
torna all’indice524. Che cosa chiede l’ottavo Comandamento?
2488-2492
2510-2511
l’ottavo Comandamento chiede il rispetto della verità, accompagnato dalla discrezione della carità: nella comunicazione e nell’informazione, che devono valutare il bene personale e comune, la difesa della vita privata, il pericolo di scandalo; nel riserbo dei segreti professionali, che vanno sempre mantenuti tranne in casi eccezionali per gravi e proporzionati motivi. Cosi pure è richiesto il rispetto delle confidenze fatte sotto il sigillo del segreto.
torna all’indice525. Come deve essere l’uso dei mezzi di comunicazione sociale?
2493-2499
2512
l’informazione mediatica deve essere al servizio del bene comune e nel suo contenuto dev'essere sempre vera e, salve la giustizia e la carità, anche integra. Deve inoltre esprimersi in modo onesto e conveniente, rispettando scrupolosamente le leggi morali, i legittimi diritti e la dignità della persona.
torna all’indice526. Quale relazione esiste tra verità, bellezza e arte sacra?
2500-2503
2513
La verità è bella per se stessa. Essa comporta lo splendore della bellezza spirituale. Esistono, oltre alla parola, numerose forme di espressione della verità, in particolare le opere artistiche. Sono frutto di un talento donato da Dio e dello sforzo dell’uomo. l’arte sacra, per essere vera e bella, deve evocare e glorificare il Mistero di Dio apparso in Cristo e condurre all’adorazione e all’amore di Dio Creatore e Salvatore, Bellezza eccelsa di Verità e di Amore.
torna all’indiceIL NONO COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA DONNA d’ALTRI
torna all’indice527. Che cosa richiede il nono Comandamento?
2514-2516
2528-2530
Il nono Comandamento richiede di vincere la concupiscenza carnale nei pensieri e nei desideri. La lotta contro tale concupiscenza passa attraverso la purificazione del cuore e la pratica della virtù della temperanza.
torna all’indice528. Che cosa proibisce il nono Comandamento?
2517-2519
2531-2532
Il nono Comandamento proibisce di coltivare pensieri e desideri relativi alle azioni proibite dal sesto Comandamento.
torna all’indice529. Come si giunge alla purezza del cuore?
2520
Il battezzato, con la grazia di Dio e lottando contro i desideri disordinati, giunge alla purezza del cuore mediante la virtù e il dono della castità, la limpidezza d’intenzione, la trasparenza dello sguardo esteriore ed interiore, la disciplina dei sentimenti e dell’immaginazione, la preghiera.
torna all’indice530. Quali altre esigenze ha la purezza?
2521-2527
2533
La purezza esige il pudore, che, custodendo l’intimità della persona, esprime la delicatezza della castità, e regola sguardi e gesti in conformità alla dignità delle persone e della loro comunione. Essa libera dal diffuso erotismo e tiene lontano da tutto ciò che favorisce la curiosità morbosa. Richiede anche una purificazione dell’ambiente sociale, mediante una lotta costante contro la permissività dei costumi, basata su un’rsquo;rsquo;erronea concezione della libertà umana.
torna all’indiceIL DECIMO COMANDAMENTO: NON DESIDERARE LA ROBA d’ALTRI
torna all’indice531. Che cosa richiede e che cosa proibisce il decimo Comandamento?
2534-2540
2551-2554
Questo Comandamento, che completa il precedente, richiede un atteggiamento interiore di rispetto nei confronti della proprietà altrui e proibisce l’avidità, la cupidigia sregolata dei beni degli altri e l’invidia, che consiste nella tristezza provata davanti ai beni altrui e nel desiderio smodato di appropriarsene.
torna all’indice532. Che cosa chiede Gesù con la povertà del cuore?
2544-2547
2556
Ai suoi discepoli Gesù chiede di preferire Lui a tutto e a tutti. Il distacco dalle ricchezze - secondo lo spirito della povertà evangelica - e l’abbandono alla provvidenza di Dio, che ci libera dall’apprensione per il domani, preparano alla beatitudine dei «poveri in spirito, perché a loro appartiene già il regno dei cieli» (Mt 5,3).
torna all’indice533. Qual è il più grande desiderio dell’uomo?
2548-2550
2557
Il più grande desiderio dell’uomo è vedere Dio. Questo è il grido di tutto il suo essere: «Voglio vedere Dio!». L’uomo realizza la sua vera e piena felicità nella visione e nella beatitudine di Colui che lo ha creato per amore e lo attira a sé con il suo infinito amore.
torna all’indicetorna all’indice«Chi vede Dio, ha conseguito tutti i beni che si possono concepire» (san Gregorio di Nissa).
PARTE QUARTA
SEZIONE PRIMA
LA PREGHIERA
NELLA VITA CRISTIANA
534. Che cos’è la preghiera?
2558-2505
2590
La preghiera è l’elevazione dell’anima a Dio
o la domanda a Dio di beni conformi alla sua volontà. Essa
è sempre dono di Dio che viene ad incontrare l’uomo. La
preghiera cristiana è relazione personale e viva dei figli di
Dio con il loro Padre infinitamente buono, con il Figlio suo
Gesù Cristo e con lo Spirito Santo che abita nel loro
cuore.
CAPITOLO PRIMO
LA
RIVELAZIONE DELLA PREGHIERA
535. Perché esiste una chiamata universale alla preghiera?
2566-2567
Perché Dio, per primo, tramite la creazione, chiama ogni essere dal nulla, e, anche dopo la caduta, l’uomo continua ad essere capace di riconoscere il suo Creatore conservando il desiderio di Colui che l’aveva chiamato all’esistenza. Tutte le religioni, e in modo particolare tutta la storia della salvezza, testimoniano questo desiderio di Dio da parte dell’uomo, ma è Dio il primo ad attrarre incessantemente ogni persona all’incontro misterioso della preghiera.
torna all’indiceLA RIVELAZIONE DELLA PREGHIERA NELl’ANTICO TESTAMENTO
torna all’indice536. In che cosa Abramo è un modello di preghiera?
2570-2573
2592
Abramo è un modello di preghiera perché cammina alla presenza di Dio, lo ascolta e gli obbedisce. La sua preghiera è un combattimento della fede perché egli continua a credere nella fedeltà di Dio anche nei momenti della prova. Inoltre, dopo aver ricevuto nella propria tenda la visita del Signore che gli confida il proprio disegno, Abramo osa intercedere per i peccatori con audace confidenza.
torna all’indice537. Come pregava Mosè?
2574-2577
2593
La preghiera di Mosè è tipica della preghiera contemplativa: Dio, che chiama Mosè dal Roveto ardente, s'intrattiene spesso e a lungo con lui «faccia a faccia, come un uomo con il suo amico» (Es 33,11). Da questa intimità con Dio, Mosè attinge la forza per intercedere con tenacia a favore del popolo: la sua preghiera prefigura così l’intercessione dell’unico mediatore, Cristo Gesù.
538. Quali rapporti hanno nell’Antico Testamento il tempio e il
re con la preghiera?
2578-2580
2594
All’ombra della dimora di Dio — l’Arca dell’Alleanza, poi il tempio — si sviluppa la preghiera del Popolo di Dio sotto la guida dei suoi pastori. Fra loro, Davide è il re «secondo il cuore di Dio», il pastore che prega per il suo popolo. La sua preghiera è un modello per la preghiera del popolo, poiché è adesione alla promessa divina e fiducia, colma d’amore, in Colui che è il solo Re e Signore.
torna all’indice539. Qual è il ruolo della preghiera nella missione dei profeti?
2581-2584
I profeti attingono dalla preghiera luce e forza per esortare il popolo alla fede e alla conversione del cuore. Entrano in una grande intimità con Dio e intercedono per i fratelli, ai quali annunciano quanto hanno visto e udito dal Signore. Elia è il padre dei profeti, di coloro cioè che cercano il Volto di Dio. Sul Monte Carmelo egli ottiene il ritorno del popolo alla fede grazie all’intervento di Dio, da lui supplicato così: «Rispondimi, Signore, rispondimi!» (1 Re 18,37).
torna all’indice540. Qual è l’importanza dei Salmi nella preghiera?
2579
2585-2589
2596-2597
I Salmi sono il vertice della preghiera nell’Antico Testamento: la Parola di Dio diventa preghiera dell’uomo. Inseparabilmente personale e comunitaria, questa preghiera, ispirata dallo Spirito Santo, canta le meraviglie di Dio nella creazione e nella storia della salvezza. Cristo ha pregato i Salmi e li ha portati a compimento. Per questo essi rimangono un elemento essenziale e permanente della preghiera della Chiesa, adatti agli uomini di ogni condizione e di ogni tempo.
torna all’indiceLA PREGHIERA È PIENAMENTE RIVELATA E ATTUATA IN GESÙ
torna all’indice541. Da chi Gesù ha imparato a pregare?
2599
2620
Gesù, secondo il suo cuore di uomo, ha imparato a pregare da sua Madre e dalla tradizione ebraica. Ma la sua preghiera sgorga da una sorgente più segreta, poiché è il Figlio eterno di Dio che, nella sua santa umanità, rivolge a suo Padre la preghiera filiale perfetta.
torna all’indice542. Quando pregava Gesù?
2600-2604
2620
Il Vangelo mostra spesso Gesù in preghiera. Lo vediamo ritirarsi in solitudine, anche la notte. Prega prima dei momenti decisivi della sua missione o di quella degli Apostoli. Di fatto, tutta la sua vita è preghiera, poiché è in costante comunione d’amore con il Padre.
torna all’indice543. Come ha pregato Gesù nella sua passione?
2605-2606
2620
La preghiera di Gesù durante la sua agonia nell’Orto del
Getsemani e le sue ultime parole sulla Croce rivelano la
profondità della sua preghiera filiale: Gesù porta a
compimento il disegno d’amore del Padre e prende su di sé
tutte le angosce dell’umanità, tutte le domande e le
intercessioni della storia della salvezza. Egli le presenta al
Padre che le accoglie e le esaudisce, al di là di ogni
speranza, risuscitandolo dai morti.
544. Come Gesù ci insegna a pregare?
2608-2014
2621
Gesù ci insegna a pregare, non solo con la preghiera del Padre nostro, ma anche quando prega. In questo modo, oltre al contenuto, ci mostra le disposizioni richieste per una vera preghiera: la purezza del cuore, che cerca il Regno e perdona i nemici; la fiducia audace e filiale, che va al di là di ciò che sentiamo e comprendiamo; la vigilanza, che protegge il discepolo dalla tentazione.
torna all’indice545. Perché è efficace la nostra preghiera?
2615-2616
La nostra preghiera è efficace, perché è unita nella fede a quella di Gesù. In lui la preghiera cristiana diventa comunione d’amore con il Padre. Possiamo in tal caso presentare le nostre richieste a Dio e venire esauditi: «Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena» (Gv 16,24).
torna all’indice546. Come pregava la Vergine Maria?
2617; 2018
2622; 2674
2740
La preghiera di Maria è caratterizzata dalla sua fede e dall’offerta generosa di tutto il suo essere a Dio. La Madre di Gesù è anche la Nuova Eva, la «Madre dei viventi»: essa prega Gesù, suo Figlio, per i bisogni degli uomini.
torna all’indice547. Esiste nel Vangelo una preghiera di Maria?
2619
Oltre all’intercessione di Maria a Cana di Galilea, il Vangelo
ci consegna il Magnificat (Lc 1,46-55), che è il cantico della
Madre di Dio e quello della Chiesa, il grazie gioioso che sale dal
cuore dei poveri perché la loro speranza è realizzata dal
compimento delle promesse divine.
LA PREGHIERA NEL TEMPO DELLA CHIESA
torna all’indice548. Come pregava la prima comunità cristiana di Gerusalemme?
2623-2624
All’inizio degli Atti degli Apostoli è scritto che nella prima comunità di Gerusalemme, educata dallo Spirito Santo alla vita di preghiera, i credenti «erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli, e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2,42).
torna all’indice549. Come interviene lo Spirito Santo nella preghiera della Chiesa?
2623; 2625
Lo Spirito Santo, Maestro interiore della preghiera cristiana, forma la Chiesa alla vita di preghiera e la fa entrare sempre più profondamente nella contemplazione e nell’unione con l’insondabile mistero di Cristo. Le forme di preghiera, quali sono espresse negli Scritti apostolici e canonici, rimarranno normative per la preghiera cristiana.
torna all’indice550. Quali sono le forme essenziali della preghiera cristiana?
2643-2644
Sono la benedizione e l’adorazione, la preghiera di domanda e l’intercessione, il ringraziamento e la lode. L’Eucaristia contiene ed esprime tutte le forme di preghiera.
torna all’indice551. Che cos’è la Benedizione?
2626-2627
2645
La Benedizione è la risposta dell’uomo ai doni di Dio: noi benediciamo l’Onnipotente che per primo ci benedice e ci colma dei suoi doni.
torna all’indice552. Come si può definire l’adorazione?
2628
l’adorazione è la prosternazione dell’uomo, che si riconosce creatura davanti al suo Creatore tre volte santo.
torna all’indice553. Quali sono le diverse forme della preghiera di domanda?
2629-2633
2646
Può essere una domanda di perdono o anche una richiesta umile e fiduciosa per tutti i nostri bisogni sia spirituali che materiali. Ma la prima realtà da desiderare è l’avvento del Regno.
torna all’indice554. In cosa consiste l’intercessione?
2634-2636
2647
l’intercessione consiste nel chiedere in favore di un altro. Essa ci conforma e ci unisce alla preghiera di Gesù, che intercede presso il Padre per tutti gli uomini, in particolare per i peccatori. L’intercessione deve estendersi anche ai nemici.
torna all’indice555. Quando si rende a Dio l’azione di grazie?
2637-2638
2648
La Chiesa rende grazie a Dio incessantemente, soprattutto celebrando l’Eucaristia, in cui Cristo la fa partecipare alla sua azione di grazie al Padre. Ogni avvenimento diventa per il cristiano motivo d’azione di grazie.
torna all’indice556. Che cos’è la preghiera di lode?
2639-2043
2649
La lode è la forma di preghiera che più immediatamente
riconosce che Dio è Dio. É completamente disinteressata:
canta Dio per se stesso e gli rende gloria perché egli
è.
CAPITOLO SECONDO
torna all’indice557. Qual è l’importanza della Tradizione in rapporto
alla preghiera?
2050-2051
Nella Chiesa è attraverso la Tradizione vivente che lo Spirito Santo insegna a pregare ai figli di Dio. Infatti, la preghiera non si riduce allo spontaneo manifestarsi di un impulso interiore, ma implica contemplazione, studio e comprensione delle realtà spirituali di cui si fa esperienza.
torna all’indiceALLE SORGENTI DELLA PREGHIERA
torna all’indice558. Quali sono le sorgenti della preghiera cristiana?
2652-2662
Esse sono:
- la Parola di Dio, che ci dà la « sublime
scienza» di Cristo (Fil 3,8); la Liturgia della
Chiesa, che annuncia, attualizza e comunica il mistero della
salvezza; le virtù teologali; le situazioni
quotidiane, perché in esse possiamo incontrare Dio.
«Vi amo, Signore, e la sola grazia che vi chiedo è di amarvi eternamente. Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere, ad ogni istante, che vi amo, voglio che il mio cuore ve lo ripeta tutte le volte che respiro» (san Giovanni Maria Vianney).
IL CAMMINO DELLA PREGHIERA
torna all’indice559. Nella Chiesa esistono diversi cammini di preghiera?
2663
Nella Chiesa esistono diversi cammini di preghiera, legati ai differenti contesti storici, sociali e culturali. Spetta al Magistero discernere la loro fedeltà alla tradizione della fede apostolica, e ai pastori e ai catechisti di spiegarne il senso, che è sempre riferito a Gesù Cristo.
torna all’indice560. Qual è la via della nostra preghiera?
2664
2680-2681
La via della nostra preghiera è Cristo, perché essa si rivolge a Dio nostro Padre, ma giunge fino a lui solo se, almeno implicitamente, noi preghiamo nel Nome di Gesù. La sua umanità è, in effetti, l’unica via per la quale lo Spirito Santo ci insegna a pregare il nostro Padre. Perciò le preghiere liturgiche si concludono con la formula: «Per il nostro Signore Gesù Cristo».
torna all’indice561. Qual è il ruolo dello Spirito Santo nella preghiera?
2670-2672
2680-2681
Poiché lo Spirito Santo è il Maestro interiore della preghiera cristiana e «noi non sappiamo che cosa dobbiamo chiedere» (Rm 8,26), la Chiesa ci esorta a invocarlo e ad implorarlo in ogni occasione: «Vieni, Spirito Santo!».
torna all’indice562. In che cosa la preghiera cristiana è mariana?
2673-2740
2682
Per la sua singolare cooperazione all’azione dello Spirito Santo, la chiesa ama pregare Maria e pregare con Maria, l’Orante perfetta, per magnificare e invocare il Signore con Lei. Maria, in effetti, ci «mostra la via» che è Suo Figlio, l’unico Mediatore.
torna all’indice563. Come la Chiesa prega Maria?
2676-2678
2682
Anzitutto con l’Ave Maria, preghiera con cui la Chiesa chiede
l’intercessione della Vergine. Altre preghiere mariane sono
il Rosario, l’inno Acatisto, la Paraclisis,
gli inni e i cantici delle diverse tradizioni cristiane.
GUIDE PER LA PREGHIERA
torna all’indice564. In che modo i Santi sono guide per la preghiera?
2683-2684
2692-2693
I Santi sono i nostri modelli di preghiera e a loro domandiamo
anche di intercedere, presso la Santissima Trinità, per noi e
per il mondo intero. La loro intercessione è il più alto
servizio che rendono al disegno di Dio. Nella comunione dei Santi,
si sono sviluppati, lungo la storia della Chiesa, diversi tipi di
spiritualità, che insegnano a vivere e a praticare la
preghiera.
565. Chi può educare alla preghiera?
2685-2690
2694-2695
La famiglia cristiana costituisce il primo focolare dell’educazione
alla preghiera. La preghiera familiare quotidiana è
particolarmente raccomandata, perché è la prima
testimonianza della vita di preghiera della Chiesa. La catechesi, i
gruppi di preghiera, la «direzione spirituale»
costituiscono una scuola e un aiuto alla preghiera.
566. Quali sono i luoghi favorevoli alla preghiera?
2691
2696
Si può pregare dovunque, ma la scelta di un luogo appropriato
non è indifferente per la preghiera. La chiesa è il luogo
proprio della preghiera liturgica e dell’adorazione eucaristica.
Anche altri luoghi aiutano a pregare, come un «angolo di
preghiera» in casa; un monastero; un santuario.
CAPITOLO TERZO
torna all’indice567. Quali momenti sono più indicati per la preghiera?
2697-2698
2720
Tutti i momenti sono indicati per la preghiera, ma la Chiesa
propone ai fedeli ritmi destinati ad alimentare la preghiera
continua: preghiere del mattino e della sera, prima e dopo i pasti;
liturgia delle Ore; Eucaristia domenicale; santo Rosario; feste
dell’anno liturgico.
torna all’indice«È necessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si respiri» (san Gregorio Nazianzeno).
568. Quali sono le espressioni della vita di preghiera?
2697-2699
La tradizione cristiana ha conservato tre modi per esprimere e vivere la preghiera: la preghiera vocale, la meditazione e la preghiera contemplativa. Il loro tratto comune è il raccoglimento del cuore.
torna all’indiceLE ESPRESSIONI DELLA PREGHIERA
torna all’indice569. Come si caratterizza la preghiera vocale?
2700-2704
2722
La preghiera vocale associa il corpo alla preghiera interiore
del cuore. Anche la più interiore delle preghiere non potrebbe
fare a meno della preghiera vocale. In ogni caso essa deve
sempre sgorgare da una fede personale. Con il Padre Nostro
Gesù ci ha insegnato una formula perfetta di preghiera
vocale.
570. Che cos’è la meditazione?
2705-2708
2723
La meditazione è una riflessione orante, che parte
soprattutto dalla Parola di Dio nella Bibbia. Mette in azione
l’intelligenza, l’immaginazione, l’emozione, il desiderio, per
approfondire la nostra fede, convenire il nostro cuore e
fortificare la nostra volontà di seguire Cristo. È
una tappa preliminare verso l’unione d’amore con il Signore.
571. Che cos’è la preghiera contemplativa?
2709-2719
2724
2739-2741
La preghiera contemplativa è un semplice sguardo su Dio nel
silenzio e nell’amore. E un dono di Dio, un momento di fede pura,
durante il quale l’orante cerca Cristo, si rimette alla
volontà amorosa del Padre e raccoglie il suo essere sotto
l’azione dello Spirito. Santa Teresa d’Avila la definisce un intimo
rapporto di amicizia, «nel quale ci si intrattiene spesso da
solo a solo con Dio da cui ci si sa amati».
IL COMBATTIMENTO DELLA PREGHIERA
torna all’indice572. Perché la preghiera è un combattimento?
2725
La preghiera è un dono della grazia, ma presuppone sempre una risposta decisa da parte nostra, perché colui che prega combatte contro se stesso, l’ambiente, e soprattutto contro il Tentatore, che fa di tutto per distoglierlo dalla preghiera. Il combattimento della preghiera è inseparabile dal progresso della vita spirituale. Si prega come si vive, perché si vive come si prega.
torna all’indice573. Ci sono obiezioni alla preghiera?
2726-2728
2752-2753
Oltre a concezioni erronee, molti pensano di non avere il tempo di pregare o che sia inutile pregare. Coloro che pregano possono scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e agli apparenti insuccessi. Per vincere questi ostacoli sono necessarie l’umiltà, la fiducia e la perseveranza.
torna all’indice574. Quali sono le difficoltà della preghiera?
2729-2733
2754-2755
La distrazione è la difficoltà abituale della nostra preghiera. Essa distoglie dall’attenzione a Dio, e può anche rivelare ciò a cui siamo attaccati. Il nostro cuore allora deve tornare umilmente al Signore. La preghiera è spesso insidiata dall’aridità, il cui superamento permette nella fede di aderire al Signore anche senza una consolazione sensibile. L’accidia è una forma di pigrizia spirituale dovuta al rilassamento della vigilanza e alla mancata custodia del cuore.
torna all’indice575. Come fortificare la nostra confidenza filiale?
2734-2741
2756
La confidenza filiale è messa alla prova quando pensiamo di non essere esauditi. Dobbiamo chiederci allora se Dio è per noi un Padre di cui cerchiamo di compiere la volontà, oppure è un semplice mezzo per ottenere quello che vogliamo. Se la nostra preghiera si unisce a quella di Gesù, sappiamo che egli ci concede molto più di questo o di quel dono: riceviamo lo Spirito Santo che trasforma il nostro cuore.
torna all’indice576. È possibile pregare in ogni momento?
2742-2745
2757
Pregare è sempre possibile, perché il tempo del
cristiano è il tempo del Cristo risorto, il quale «rimane
con noi tutti i giorni» (Mt 28,20). Preghiera e vita
cristiana sono perciò inseparabili.
torna all’indice«È possibile, anche al mercato o durante una passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera. È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate» (san Giovanni Crisostomo).
577. Che cos’è la preghiera dell’Ora di Gesù?
2604
2746-2751
2658
È chiamata così la preghiera sacerdotale di Gesù all’Ultima Cena. Gesù, il Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, la rivolge al Padre quando giunge l’Ora del suo «passaggio» a lui, l’Ora del suo sacrificio.
SEZIONE SECONDA
LA PREGHIERA DEL
SIGNORE
PADRE NOSTRO
Padre Nostro
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Pater Noster
Pater noster, qui es in cælis:
sanctificétur Nomen Tuum:
advéniat Regnum Tuum:
fiat volúntas Tua,
sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum
cotidiánum da nobis hódie,
et dimítte nobis débita nostra,
sicut et nos
dimíttimus debitóribus nostris.
et ne nos indúcas in tentatiónem;
sed líbera nos a Malo.
578. Qual è l’origine della preghiera del Padre Nostro?
2759-2760
2773
Gesù ci ha insegnato questa preghiera cristiana insostituibile, il Padre nostro, un giorno in cui un discepolo, vedendolo pregare, gli chiese: «Insegnaci a pregare» (Lc 11,1). La tradizione liturgica della Chiesa ha sempre usato il testo di san Matteo (6,9-13).
torna all’indice« LA SINTESI DI TUTTO IL VANGELO »
torna all’indice579. Qual è il posto del Padre Nostro nelle Scritture?
2761-2764
2774
Il Padre Nostro è la «sintesi di tutto il Vangelo» (Tertulliano), «la preghiera perfettissima» (san Tommaso d’Aquino). Situato al centro del Discorso della Montagna (Mt 5-7), riprende sotto forma di preghiera il contenuto essenziale del Vangelo.
torna all’indice580. Perché viene chiamato «la preghiera del Signore»?
2765-2766
2775
Il Padre Nostro è chiamato «Orazione domenicale», cioè «la preghiera del Signore», perché ci è stato insegnato dallo stesso Signore Gesù.
torna all’indice581. Quale posto occupa il Padre Nostro nella preghiera della Chiesa?
2767-2772
2776
Preghiera della Chiesa per eccellenza, il Padre Nostro è «consegnato» nel Battesimo per manifestare la nuova nascita alla vita divina dei figli di Dio. L’Eucaristia ne rivela il senso pieno, poiché le sue domande, fondandosi sul mistero della salvezza già realizzato, saranno pienamente esaudite alla venuta del Signore. Il Padre Nostro è parte integrante della Liturgia delle Ore.
torna all’indice« PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI »
torna all’indice582. Perché possiamo «osare avvicinarci in piena confidenza» al Padre?
2777-2778
2797
Perché Gesù, il nostro Redentore, ci introduce davanti al Volto del Padre, e il suo Spirito fa di noi dei figli. Possiamo così pregare il Padre Nostro con una fiducia semplice e filiale, una gioiosa sicurezza e un’rsquo;rsquo;umile audacia, con la certezza di essere amati ed esauditi.
torna all’indice583. Com'è possibile invocare Dio come «Padre»?
2779-2785
2789
2798-2800
Possiamo invocare il «Padre» perché il Figlio di Dio fatto uomo ce lo ha rivelato e il suo Spirito ce lo fa conoscere. L’invocazione del Padre ci fa entrare nel suo mistero con uno stupore sempre nuovo, e suscita in noi il desiderio di un comportamento filiale. Con la preghiera del Signore siamo quindi consapevoli di essere figli del Padre nel Figlio.
torna all’indice584. Perché diciamo Padre «Nostro »?
2786-2790
2801
«Nostro» esprime una relazione totalmente nuova con Dio. Quando preghiamo il Padre, lo adoriamo e lo glorifichiamo con il Figlio e lo Spirito. Siamo in Cristo il «suo» Popolo, e lui è il «nostro» Dio, da ora e per l’eternità. Diciamo, infatti, Padre «nostro», perché la Chiesa di Cristo è la comunione di una moltitudine di fratelli che hanno «un cuore solo e un’rsquo;rsquo;anima sola» (At 4,32).
torna all’indice585. Con quale spirito di comunione e di missione preghiamo Dio Padre «nostro»?
2791-2793
2801
Poiché pregare il Padre «nostro» è un bene comune dei battezzati, questi sentono l’urgente appello di partecipare alla preghiera di Gesù per l’unità dei suoi discepoli. Pregare il «Padre Nostro» è pregare con tutti gli uomini e per l’umanità intera, affinché tutti conoscano l’unico e vero Dio e siano riuniti in unità.
torna all’indice586. Che cosa significa l’espressione «che sei nei cieli»?
2794-2796
2802
Questa espressione biblica non indica un luogo, ma un modo di essere: Dio è al di là e al di sopra di tutto. Essa designa la maestà, la santità di Dio, e anche la sua presenza nel cuore dei giusti. Il cielo, o la Casa del Padre, costituisce la vera patria verso cui tendiamo nella speranza, mentre siamo ancora sulla terra. Noi viviamo già in essa «nascosti con Cristo in Dio» (Col 3,3).
torna all’indiceLE SETTE DOMANDE
torna all’indice587. Come è composta la preghiera del Signore?
2803-2806
2857
Essa contiene sette domande a Dio Padre. Le prime tre, più teologali, ci portano verso di lui, per la sua gloria: è proprio dell’amore pensare innanzitutto a colui che si ama. Esse suggeriscono che cosa dobbiamo in particolare domandargli: la santificazione del suo Nome, l’avvento del suo Regno, la realizzazione della sua volontà. Le ultime quattro presentano al Padre di misericordia le nostre miserie e le nostre attese. Gli chiedono di nutrirci, di perdonarci, di sostenerci nelle tentazioni e di liberarci dal Maligno.
torna all’indice588. Che cosa significa: «Sia santificato il tuo nome»?
2807-2812
2858
Santificare il Nome di Dio è innanzitutto una lode che riconosce Dio come Santo. Infatti, Dio ha rivelato il suo santo Nome a Mosè e ha voluto che il suo popolo gli fosse consacrato come una nazione santa in cui egli dimora.
torna all’indice589. Come è santificato il Nome di Dio in noi e nel mondo?
2813-2815
Santificare il Nome di Dio che ci chiama «alla santificazione» (1 Ts 4,7) è desiderare che la consacrazione battesimale vivifichi tutta la nostra vita. Inoltre, è domandare, con la nostra vita e con la nostra preghiera, che il Nome di Dio sia conosciuto e benedetto da ogni uomo.
torna all’indice590. Che cosa domanda la Chiesa pregando: «Venga il tuo Regno»?
2816-2821
2859
La Chiesa invoca la venuta finale del Regno di Dio attraverso il ritorno di Cristo nella gloria. Ma la Chiesa prega anche perché il Regno di Dio cresca fin da oggi mediante la santificazione degli uomini nello Spirito e, grazie al loro impegno, con il servizio della giustizia e della pace, secondo le Beatitudini. Questa domanda è il grido dello Spirito e della Sposa: «Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22,20).
torna all’indice591. Perché domandare: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra»?
2822-2827
2860
La volontà del Padre è che «tutti gli uomini siano salvati» (1 Tm 2,3). Per questo Gesù è venuto: per compiere perfettamente la Volontà salvifica del Padre. Noi preghiamo Dio Padre di unire la nostra volontà a quella del Figlio suo, sull’esempio di Maria Santissima e dei Santi. Domandiamo che il suo disegno benevolo si realizzi pienamente sulla terra come già nel cielo. È mediante la preghiera che possiamo «discernere la volontà di Dio» (Rm 12,2) e ottenere la «costanza per compierla» (Eb 10,36).
torna all’indice592. Qual è il senso della domanda: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano»?
2828-2834
2861
Chiedendo a Dio, con l’abbandono fiducioso dei figli, il nutrimento quotidiano necessario a tutti per la propria sussistenza, riconosciamo quanto Dio nostro Padre sia buono al di là di ogni bontà. Domandiamo anche la grazia di saper agire perché la giustizia e la condivisione permettano all’abbondanza degli uni di sopperire ai bisogni degli altri.
torna all’indice593. Qual è il senso specificamente cristiano di questa domanda?
2835-2837
2861
Poiché «l’uomo non vive soltanto di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4), questa domanda riguarda ugualmente la fame della Parola di Dio e quella del Corpo di Cristo ricevuto nell’Eucaristia, come pure la fame dello Spirito Santo. Noi lo domandiamo con una confidenza assoluta, per oggi, l’oggi di Dio, e questo ci viene dato soprattutto nell’Eucaristia, che anticipa il banchetto del Regno che verrà.
torna all’indice594. Perché diciamo: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori»?
2838-2839
2862
Chiedendo a Dio Padre di perdonarci, ci riconosciamo peccatori dinanzi a lui. Ma confessiamo al tempo stesso la sua misericordia, perché, nel Figlio suo e attraverso i sacramenti, «riceviamo la redenzione, la remissione dei peccati» (Col 1,14). La nostra domanda, tuttavia, verrà esaudita solo a condizione che noi, prima, abbiamo a nostra volta perdonato.
torna all’indice595. Com'è possibile il perdono?
2840-2845
2862
La misericordia penetra nel nostro cuore solo se noi pure sappiamo perdonare, persino ai nostri nemici. Ora, anche se per l’uomo sembra impossibile soddisfare a questa esigenza, il cuore che si offre allo Spirito Santo può, come Cristo, amare fino all’estremo della carità, tramutare la ferita in compassione, trasformare l’offesa in intercessione. Il perdono partecipa della misericordia divina ed è un vertice della preghiera cristiana.
torna all’indice596. Che cosa significa: «Non ci indurre in tentazione»?
2846-2849
2863
Noi domandiamo a Dio Padre di non lasciarci soli e in balia della tentazione. Domandiamo allo Spirito di saper discernere, da una parte, fra la prova che fa crescere nel bene e la tentazione che conduce al peccato e alla morte, e, dall’altra, fra essere tentati e consentire alla tentazione. Questa domanda ci unisce a Gesù che ha vinto la tentazione con la sua preghiera. Essa sollecita la grazia della vigilanza e della perseveranza finale.
torna all’indice597. Perché concludiamo domandando: «Ma liberaci dal Male»?
2850-2854
2864
Il Male indica la persona di Satana, che si oppone a Dio e che è «il seduttore di tutta la terra» (Ap 12,9). La vittoria sul diavolo è già conseguita da Cristo. Ma noi preghiamo affinché la famiglia umana sia liberata da Satana e dalle sue opere. Domandiamo anche il dono prezioso della pace e la grazia dell’attesa perseverante della venuta di Cristo, che ci libererà definitivamente dal Maligno.
torna all’indice598. Cosa significa l’Amen finale?
2855-2856
2865
«Al termine della preghiera, tu dici: Amen, sottoscrivendo con l’Amen, che significa "Così sia", tutto ciò che è contenuto nella preghiera, insegnata da Dio» (san Cirillo di Gerusalemme).
A) PREGHIERE COMUNI
B) FORMULE DI DOTTRINA CATTOLICA
Segno della Croce
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo. Amen.
Gloria al Padre
Gloria al Padre
e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio,
ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Ave, Maria
Ave, o Maria, piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno,
Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen.
Angelo di Dio
Angelo di Dio,
che sei il mio custode
illumina, custodisci,
reggi e governa me
che ti fui affidato
dalla pietà celeste.
Amen.
l’Eterno riposo
l’eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.
Angelus
l’Angelo del Signore
portò l’annunzio a Maria
- Ed ella concepì
per opera dello Spirito Santo.
Ave Maria...
Eccomi, sono la serva del Signore.
- Si compia in
me
la tua parola.
Ave Maria...
E il Verbo si fece carne.
- E venne ad abitare in mezzo
a noi.
Ave Maria...
Prega per noi, santa Madre di Dio.
Perché siamo
resi degni
delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
Infondi nel nostro spirito la tua grazia,
o Padre;
tu, che nell’annunzio dell’angelo
ci hai rivelato l’incarnazione
del tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce
guidaci alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Gloria al Padre...
Regina Cæli
Regina dei cieli, rallegrati,
alleluia.
- Cristo, che hai portato nel grembo,
alleluia,
è risorto, come aveva promesso,
alleluia.
- Prega il Signore per noi,
alleluia.
Rallegrati, Vergine Maria,
alleluia.
- Il Signore è veramente risorto,
alleluia.
Preghiamo.
O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo
Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di
Maria Vergine, concedi a noi di godere la gioia della vita senza
fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Salve, Regina
Salve, Regina,
madre di misericordia,
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo,
esuli figli di Eva;
a te sospiriamo, gementi e
piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra,
rivolgi a noi gli occhi
tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo Seno.
O clemente, o pia,
o dolce Vergine Maria!
Magnificat
l’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà
della sua serva.
d’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me
l’Onnipotente e santo é il suo nome:
di generazione in generazione
la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri
del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua
misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.
Sotto la tua protezione
Sotto la tua protezione
cerchiamo rifugio,
santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.
Benedictus
Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato
e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi
una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti
d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ei odiano.
Cosi egli ha concesso misericordia
ai nostri padri
e si è ricordato
della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo,
nostro padre, di concederci,
liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,
in santità e giustizia al suo cospetto,
per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato
profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore
a preparargli le strade,
per dare al suo popolo
la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa
del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall’alto
un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno
nelle tenebre e nell’ombra
della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli.
Amen.
Te Deum
Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra sono pieni
della tua gloria.
Ti acclama
il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono
nella tua lode;
la santa Chiesa proclama
la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio,
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti
dalla Vergine Madre
per la salvezza dell’uomo.
Vincitore della morte,
hai aperto
ai credenti
il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio,
nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo
alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento
col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria
nell’assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno
ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome
per sempre.
Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi
la tua misericordia: in te abbiamo sperato.
Pietà di noi,
Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.
Vieni, o Spirito Creatore
Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.
O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell’anima.
Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.
Sii luce all’intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.
Luce d’eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore. Amen.
Vieni, Santo Spirito
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni; datare dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
raddrizza ciò ch'è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. Amen.
Anima di Cristo
Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Dentro le tue ferite nascondimi.
Non permettere che io
mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell’ora della mia morte chiamami.
Comandami di venire a te,
perché con i tuoi Santi io ti lodi.
nei secoli dei secoli. Amen.
Memorare
Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito al mondo
che alcuno abbia ricorso al tuo patrocinio, implorato il tuo aiuto,
chiesto la tua protezione e sia stato abbandonato. Animato da tale
confidenza, a te ricorro, o Madre, Vergine delle Vergini, a te
vengo e, peccatore contrito, innanzi a te mi prostro.
Non volere, o Madre del Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma
ascoltami propizia ed esaudiscimi. Amen.
Rosario
Misteri della gioia
(da recitare lunedì e sabato)
l’annuncio dell’ Angelo a Maria.
La visita di Maria a Elisabetta.
La nascita di Gesù a Betlemme.
La presentazione di Gesù al Tempio.
Il ritrovamento di Gesù nel Tempio.
Misteri della luce
(da recitare giovedì)
Il battesimo di Gesù al Giordano.
l’auto-rivelazione di Gesù
alle nozze di Cana.
l’annuncio del Regno di Dio
con l’invito alla conversione.
La trasfigurazione di Gesù
sul Tabor.
l’istituzione dell’Eucaristia.
Misteri del dolore
(da recitare martedì e venerdì)
Gesù nell’orto degli ulivi.
Gesù flagellato
alla colonna.
Gesù è coronato di spine.
Gesù sale al Calvario.
Gesù muore in Croce.
Misteri della gloria
(da recitare mercoledì e domenica)
Gesù risorge da morte.
Gesù ascende al cielo.
La discesa dello Spirito Santo.
l’assunzione di Maria al cielo.
Maria, Regina del cielo e della terra.
Preghiera alla fine del S. Rosario
Prega per noi. santa Madre di Dio.
Affinché siamo
fatti degni
delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
O Dio, il tuo unico Figlio ci ha acquistato
con la sua vita, morte e risurrezione i beni della salvezza eterna:
concedi a noi che, venerando questi misteri del santo Rosario della
Vergine Maria, imitiamo ciò che contengono e otteniamo
ciò che promettono. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Preghiera dell’incenso
(Tradizione
Copta)
O Re della pace, dacci la tua pace e perdona i nostri peccati.
Allontana i nemici della Chiesa e custodiscila, affinché non
venga meno.
l’Emmanuele nostro Dio è in mezzo a noi nella gloria del Padre
e dello Spirito Santo.
Ci benedica e purifichi il nostro cuore e risani le malattie
dell’anima e del corpo.
Ti adoriamo, o Cristo, con il tuo Padre buono e lo Spirito Santo,
perché sei venuto e ci hai salvati.
Preghiera di «addio all’altare» dopo la
liturgia
(Tradizione Siro-Maronita)
Sta in pace, o Altare di Dio. L’oblazione che ho preso da te, sia
per la remissione dei debiti e il perdono dei peccati, e mi ottenga
di stare davanti al tribunale di Cristo senza dannazione e senza
confusione. Non so se mi sarà dato di ritornare e offrire
sopra di te un altro Sacrificio. Proteggimi, Signore, e conserva la
tua santa Chiesa, quale via di verità e di salvezza.
Amen.
Preghiera per i defunti
(Tradizione Bizantina)
Dio degli spiriti e di ogni carne, che calpestasti la
morte e annientasti il diavolo e la vita al tuo mondo donasti; tu
stesso o Signore, dona all’anima del tuo servo N. defunto il riposo
in un luogo luminoso, in un luogo verdeggiante, in un luogo di
freschezza, donde sono lontani sofferenza, dolore e gemito. Quale
Dio buono e benigno perdona ogni colpa da lui commessa con parola,
con opera o con la mente; poiché non v'è uomo che viva e
non pecchi; giacché tu solo sei senza peccato, e la tua
giustizia è giustizia nei secoli e la tua parola è
verità.
Poiché tu sei la risurrezione, la
vita e il riposo del tuo servo N. defunto, o Cristo nostro Dio, noi
ti rendiamo gloria, assieme al Padre tuo ingenito, con il
santissimo buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei
secoli dei secoli. Riposino in pace. Amen.
Atto di fede
Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo tutto
quello che tu hai rivelato e la Santa Chiesa ci propone a credere.
Credo in te, unico vero Dio in tre persone uguali e distinte, Padre
e Figlio e Spirito Santo.
Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto
per noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio
o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere.
Signore, accresci la mia fede. Amen.
Atto di speranza
Mio Dio, spero dalla tua bontà, per le tue promesse e per i
meriti di Gesù Cristo, nostro Salvatore, la vita eterna e le
grazie necessarie per meritarla con le buone opere, che io debbo e
voglio fare. Signore, che io possa goderti in eterno. Amen.
Atto di carità
Mio Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei
bene infinito e nostra eterna felicità; e per amar tuo amo il
prossimo come me stesso e perdono le offese ricevute. Signore, che
io ti ami sempre più. Amen.
Atto di dolore
Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più
perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere
amato sopra ogni cosa.
Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di
fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia,
perdonami.
Signum Crucis
In nómine Patris
et Filii
et Spíritus Sancii. Amen.
Gloria Patri
Glória Patri
et Fílio
et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio,
et nunc et semper
et in sǽcula sæculórum. Amen.
Ave, Maria
Ave, Maria, grátia plena,
Dóminus tecum.
Benedícta tu in muliéribus,
et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
ora pro nobis peccatóribus, nunc et in hora mortis
nostræ.
Amen.
Angele Dei
Ángele Dei,
qui custos es mei,
me, tibi commíssum pietáte supérna,
illúmina, custódi,
rege et gubérna.
Amen.
Requiem Æternam
Réquiem ætérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.
Angelus Domini
Ángelus Dómini
nuntiávit Mariæ.
Et concépit
de Spíritu Sancto.
Ave, María...
Ecce ancílla
Dómini.
Fiat mihi secúndum
verbum tuum.
Ave, María...
Et Verbum caro factum est.
Et habitávit in
nobis.
Ave, Maria...
Ora pro nobis, sancta Dei génetrix.
Ut digni
efficiámur
promissiónibus Christi.
Orémus.
Grátiam tuam, quǽsumus,
Dómine, méntibus nostris infunde;
ut qui, Ángelo nuntiánte,
Christi Fílii tui incarnatiónem
cognóvimus,
per passiónem eius et crucem,
ad resurrectiónis glóriam perducámur.
Per eúndem Christum
Dóminum nostrum. Amen.
Glória Patri...
Regina Cæli
Regína cæli lætáre,
allelúia.
Quia quelli merúisti
portáre,
allelúia.
Resurréxit, sicut dixit,
allelúia.
Ora pro nobis Deum,
allelúia.
Gaude et lætáre, Virgo María,
allelúia.
Quia surréxit Dominus vere,
allelúia.
Orémus.
Deus, qui per resurrectiónem Filii tui
Dómini nostri Iesu Christi mundum lætificáre
dignátus es, præsta, quǽsumus, ut per eius
Genetrícem Virginem Maríam perpétuæ
capiámus gáudia vitæ.
Per Christum Dóminum nostrum. Amen.
Salve, Regina
Salve, Regína,
Mater misericórdiæ,
vita, dulcédo et spes nostra, salve.
Ad te clamámus,
éxsules filii Evæ.
Ad te suspirámus geméntes et flentes
in hac lacrimárum valle.
Eia ergo, advocáta nostra,
illos tuos misericórdes óculos
ad nos convérte.
Et Iesum benedíctum fructum
ventris tui,
nobis, posi hoc exsílium, osténde.
O clemens, o pia, o dulcis Virgo María!
Magnificat
Magníficat ánima mea Dóminum,
et exsultávit spíritus meus
in Deo salvatóre meo,
quia respéxit humilitátem
ancíllæ suæ.
Ecce enim ex hoc beátam
me dicent omnes generatiónes,
quia fecit mihi magna,
qui potens est,
et sanctum nomen eius,
et misericórdia eius in progénies
et progénies timéntibus eum.
Fecit poténtiam in bráchio suo,
dispérsit supérbos mente cordis sui;
depósuit poténtes de sede
et exaltávit húmiles.
Esuriéntes implévit bonis
et divites dimisit inanes.
Suscépit Ísrael púerum suum,
recordátus misericórdiæ,
sicut locútus est ad patres nostros,
Àbraham et sémini eius in sǽcula.
Glória Patri et Fílio
et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio,
et nunc et semper,
et in sǽcula sæculórum.
Amen.
Sub tuum præsidium
Sub tuum præsídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias
in necessitátibus;
sed a perículis cunctis
líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.
Benedictus
Benedíctus Dóminus, Deus Ísrael,
quia visitávit
et fecit redemptiónem plebi suæ,
et eréxit cornu salútis nobis
in domo David púeri sui,
sieut locútus est per os sanctórum,
qui a sæculo sunt, prophetárum eius,
salútem ex inimícis nostris
et de manu ómnium,
qui odérunt nos;
ad faciéndam misericórdiam
eum pátribus nostris
et memorári testaménti sui sancti,
iusiurándum, quod iurávit
ad Ábraham patrem nostrum,
datúrum se nobis,
ut sine timóre,
de manu inimicórum liberáti,
serviámus illi
in sanetitáte et iustítia coram ipso
omnibus diébus nostris.
Et tu, puer,
prophéta Altíssimi vocáberis:
præíbis enim ante fáciem Dómini
paráre vias eius,
ad dandam sciéntiam salútis
plebi eius
in remissiònem peccatòrum eòrum,
per víscera misericòrdiæ Dei nostri,
in quibus visitábit nos óriens ex alto,
illumináre his, qui in ténebris
et in umbra mortis sedent,
ad dirigéndos pedes nostros
in viam pacis.
Glória Patri et Fílio
et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio,
et nunc
et semper,
et in sǽcula sæculòrum. Amen.
Te Deum
Te Deum laudámus:
te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem,
omnis terra venerátur.
tibi omnes ángeli,
tibi cæli
et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim
incessábili voce proclámant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus,
Dòminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra
maiestátis glóriæ tuæ.
Te gloriòsus
apostolòrum chorus,
te prophetárum
laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus
laudat exércitus.
Te per orbem terrarum
sancta confitétur Ecclésia,
Patrem imménsæ maiestátis;
venerándum tuum verum
et únicum Filium;
Sanctum quoque
Paráclitum Spíritum.
Tu rex glòriæ, Christe.
Tu Patris sempitérnus es Filius.
Tu, ad liberándum susceptúrus
hóminem,
non horrúisti Virginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo,
aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes,
in glória Patris.
Iudex créderis esse ventúrus.
Te ergo quǽsumus,
tuis famulis súbveni,
quos pretiòso sanguine redemísti.
Ætérna fac curo sanctis tuis
in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine,
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, et extólle illos
usque in ætérnum.
Per síngulos dies benedícimus te;
et laudámus nomen tuum
in sǽculum, et in sǽculum sǽculi.
Dignáre, Dòmine,
die isto sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, miserére nostri.
Fiat misericórdia tua,
Dómine, super nos,
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi:
non confúndar in ætérnum.
Veni, Creator Spiritus
Veni, creátor Spíritus,
mentes tuòrum vísita,
imple supérna grátia,
quæ tu creásti péctora.
Qui díceris Paráclitus,
altíssimi donum Dei,
fons vivus, ignis, cáritas,
et spiritális únctio.
Tu septifòrmis múnere,
dígitus patérnæ déxteræ,
tu rite promíssum Patris,
sermóne ditans gúttura.
Accénde lumen sénsibus,
infúnde amórem córdibus,
infírma nostri córporis
virtúte firmans pérpeti.
Hostem repéllas lóngius
pacémque dones prótinus;
ductóre sic te prævio
vitémus omne nóxium.
Per Te sciámus da Patrem
noscámus atque Fílium,
teque utriúsque Spíritum
credámus omni témpore.
Deo Patri sit glória,
et Fílio, qui a mórtuis
surréxit, ac Parác1ito,
in sæculórum sǽcula. Amen.
Veni, Sancte Spiritus
Veni, Sancte Spíritus,
et emítte cǽlitus
lucis tuæ rádium.
Veni, pater páuperum,
veni, dator múnerum,
veni, lumen córdium.
Consolátor óptime,
dulcis hospes ánimæ,
dulce refrigérium.
In labóre réquies,
in æstu tempéries,
in fletu solácium.
O lux beatíssima,
reple cordis íntima
tuórum fidélium.
Sine tuo númine,
nihil est in hómine
nihil est innóxium.
Lava quod est sórdidum,
riga quod est áridum,
sana quod est sáueium.
Flecte quod est rígidum,
fove quod est frígidum,
rege quod est dévium.
Da tuis fidélibus,
in te confidéntibus,
sacrum septenárium.
Da virtútis méritum,
da salútis éxitum,
da perénne gáudium.
Amen.
Anima Christi
Ánima Christi, sanctífica me.
Corpus Christi, salva me.
Sanguis Christi, inébria me,
Aqua láteris Christi, lava me.
Pássio Christi, confórta me,
O bone Iesu, exáudi me.
Intra tua vúlnera abscónde me.
Ne permíttas me separári a te.
Ab hoste malígno defénde me.
In hora mortis meæ voca me.
Et iube me veníre ad te,
ut cum Sanctis tuis laudem te
in sǽcula sæculórum.
Amen.
Memorare
Memoráre, o piíssima Virgo María, non esse auditum a
sǽculo, quemquam ad tua curréntem præsidia, tua
implorántem auxilia, tua peténtem suffrágia, esse
derelíctum. Ego tali animátus confidéntia, ad te,
Virgo Virginum, Mater, curro, ad te vénio, coram te gemens
peccator assisto. Noli, Mater Verbi, verba mea despícere; sed
áudi propitia et exáudi.
Amen.
Rosarium
Mystéria gaudiosa
(in feria secunda
et sabbato)
Annuntiátio.
Visitátio.
Natívitas.
Præsentátio.
Invéntio in Tempio.
(in feria quinta)
Baptísma apud Iordánem.
Autorevelátio
apud Cananénse
matrimónium.
Regni Dei proclamátio
coniúcta cum invitaménto
ad conversiónem.
Transfigurátio.
Eucharístiæ Institútio.
Mystéria dolorósa
(in feria tertia et feria sexta)
Agonía in Hortu.
Flagellátio.
Coronátio Spinis.
Baiulátio Crucis.
Crucifíxio et Mors.
Mystéria gloriósa
(in feria quarta et Dorninica)
Resurréctio.
Ascénsio.
Descénsus Spíritus Sancti.
Assúmptio.
Coronátio in Cælo.
Oratio ad finem Rosarii dicenda
Ora pro nobis, sancta Dei génetrix.
Ut digni
efficiámur
promissiónibus Christi.
Orémus.
Deus, cuius Unigénitus per vitam,
mortem et resurrectiónem suam nobis salútis
ætérnæ prǽmia comparávit, concéde,
quǽsumus: ut hæc mystéria sacratíssimo
beátæ Maríæ Virginis Rosário
recoléntes, et imitémur quod cóntinent, et quod
promíttunt assequámur. Per Christum Dóminum nostrum.
Amen.
Actus fidei
Dómine Deus, firma fide credo et confíteor ómnia et
síngula quæ sancta Ecclésia Cathólica
propónit, quia tu, Deus, ea ómnia revelásti, qui es
ætérna véritas et sapiéntia quæ nec
fállere nec falli potest.
In hac fíde vívere et mori státuo. Amen.
Actus spei
Dómine Deus, spero per grátiam tuam remissiónem
ómnium peccatórum, et post hanc vitam ætérnam
felicitátem me esse consecutúrum: quia tu
promisísti, qui es infiníte potens, fidélis,
benígnus, et miséricors.
In hac spe vívere et mori státuo.
Amen.
Actus caritatis
Dómine Deus, amo te super ómnia et próximum meum
propter te, quia tu es summum, infinítum, et
perfectíssimum bonum, omni dilectióne dignum. In hac
caritáte vívere et mori státuo. Amen.
Actus contritionis
Deus meus, ex toto corde pǽnitet me ómnium meórum
peccatórum, éaque detéstor, quia peccándo, non
solum pœnas a te iuste statútas proméritus sum, sed
præsértim quia offéndi te, summum bonum, ac dignum
qui super ómnia diligáris. Ideo fírmiter
propóno, adiuvánte grátia tua, de cétero me non
peccatúrum peccandíque occasiónes próximas
fugitúrum. Amen.
B) FORMULE DI DOTTRINA CATTOLICA
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I due comandamenti di carità
1. Amerai il Signore tuo Dio,
con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima
e con tutta la tua mente.
2. Amerai il prossimo tuo
come te stesso.
La regola d’oro (Mt 7,12)
Tutto quanto volete che gli uomini
facciano a voi,
anche voi fatelo a loro.
Le Beatitudini (Mt 5,3-12)
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame
e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di
pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i
perseguitati
per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno,
vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male
contro di voi, per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande
è la vostra ricompensa nei cieli.
I cinque precetti della Chiesa
1. Partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate e
rimanere liberi da lavori e da attività che potrebbero
impedire la santificazione di tali giorni.
2. Confessare i propri peccati almeno una volta all’anno.
3. Ricevere il sacramento dell’Eucaristia almeno a Pasqua.
4. Astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni
stabiliti dalla Chiesa.
5. Sovvenire alle necessità materiali della Chiesa stessa,
secondo le proprie possibilità.
Le sette opere
di misericordia corporale
1. Dar da
mangiare agli affamati.
2. Dar da bere agli assetati.
3. Vestire gli
ignudi.
4. Alloggiare i pellegrini.
5. Visitare gli infermi.
6. Visitare i carcerati.
7. Seppellire i morti.
Le tre virtù teologali
1.
Fede
2. Speranza
3. Carità.
Le quattro virtù cardinali
1.
Prudenza
2. Giustizia
3. Fortezza
4. Temperanza.
I sette doni dello Spirito Santo
1. Sapienza
2. Intelletto
3. Consiglio
4. Fortezza
5. Scienza
6. Pietà
7. Timor di Dio.
I dodici frutti dello Spirito Santo
1. Amore
2. Gioia
3. Pace
4. Pazienza
5. Longanimità
6. Bontà
7. Benevolenza
8. Mitezza
9. Fedeltà
10. Modestia
11. Continenza
12. Castità.
Le sette opere
di misericordia spirituale
1.
Consigliare i dubbiosi.
2. Insegnare agli
ignoranti.
3. Ammonire i peccatori.
4. Consolare gli afflitti.
5. Perdonare le offese.
6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.
I sette vizi capitali
1. Superbia
2.
Avarizia
3. Lussuria
4. Ira
5. Gola
6. Invidia
7. Accidia.
I quattro novissimi
1. Morte
2. Giudizio
3. Inferno
4. Paradiso.
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Ap | Apocalisse di Giovanni |
At | Atti degli Apostoli |
Col | Lettera ai Colossesi |
1 Cor | Prima lettera ai Corinzi |
2 Cor | Seconda lettera ai Corinze |
Dt | Deuteronomio |
Eb | Lettera agli Ebrei |
Ef | Lettera agli Efesini |
Es | Esodo |
Ez | Ezechiele |
Fil | Lettera ai Filippesi |
Gal | Lettera ai Galati |
Gc | Lettera di Giacomo |
Gn | Genesi |
Gv | Vangelo secondo Giovanni |
1 Gv | Prima lettera di Giovanni |
Is | Isaia |
Lc | Vangelo secondo Luca |
2 Mac | Secondo libro dei Maccabei |
Mc | Vangelo secondo Marco |
Mt | Vangelo secondo Matteo |
1 Pt | Prima lettera di Pietro |
2 Pt | Seconda lettera di Pietro |
1 Re | Primo libro dei Re |
Rm | Lettera ai Romani |
Sal | Salmi |
1 Ts | Prima lettera ai Tessalonicesi |
1 Tm | Prima lettera a Timoteo |
2 Tm | Seconda lettera a Timoteo |
Tt | Lettera a Tito |