La via Francigena

La via chiamata " Via dei Longobardi" diventa
l’Iter Francorum, o "Via Francisca" nell’Itinerarium sancti
Willibaldi datato 725 d.C.
La " Via Francigena " è menzionata con questo nome per la
prima volta nell’Actum Clusio, una pergamena del 876 conservata
nell’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata (Toscana). E' il
principale itinerario di pellegrinaggio dell’Europa del Nord,
sempre più frequentato con l’avvento degli Anni Santi nel
1300.
Ma è nel percorso storico dell’Arcivescovo di Canterbury,
Sigerico, (effettuato nel 990 d.C.) che la Via Francigena trova una
sua unitarietà, fruibile, in termini progettuali, sia a
livello turistico che di valorizzazione dei beni culturali ad essa
afferenti.
La storia narra che Sigerico, di ritorno da Roma dove si era recato
in pellegrinaggio per ricevere direttamente dal Papa Giovanni VI il
"pallio" o mantello vescovile, lasciò uno scarno, ma preciso
elenco delle 79 tappe, o "submansiones" del viaggio compiuto dalla
sede papale fino alla costa atlantica ("de Roma usque ad mare"),
determinando la nascita di uno dei più importanti itinerari
di pellegrinaggio.
La Via Francigena parte da Canterbury, percorre la contea del Kent,
arriva alla Manica, prosegue lungo le regioni francesi Nord Pas de
Calais, Picardie, Champagne-Ardenne Franche-Comté, varca la
frontiera Svizzera nel cantone di Vaud e, in Italia, si snoda
attraverso le regioni: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria,
Emilia Romagna, Toscana e Lazio.
Va ricordato però, che non si trattava propriamente di "una"
strada, ma di un 'territorio-strada', di un insieme di percorsi
usati in tempi diversi, a secondo dei tipi di traffico, delle
vicende politiche, topografiche e climatiche delle varie
zone.
I più frequentati valichi "francigeni" attraverso le Alpi
erano il Monginevro e il Moncenisio, confluenti, nel versante
italiano, nel nodo viario di Susa. Altri punti di accesso erano il
Grande e il Piccolo S. Bernardo, il cui sbocco sul versante
italiano è la valle d’Aosta. Fra tutti questi valichi, uno
dei più frequentati dai pellegrini fu certamente quello del
Moncenisio, il cui percorso di accesso all’Italia è segnato
dall’antichissima Abbazia di Novalesa e dalla Sacra di S. Michele.
Altre tappe fondamentali furono Pavia, ex capitale longobarda,
Piacenza, nodo viario importantissimo, Fidenza, punto di snodo fra
i percorsi di pianura e il valico di Monte Bardone, e sul tratto
appenninico, le città di Fornovo e di Berceto. Al di
là degli Appennini, il percorso toccava Pontremoli e Luni.
La decadenza del porto di Luni, avvenuta a partire dal sec. VIII,
portò allo sviluppo di Sarzana, di Massa e Pietrasanta, che,
collocate lungo l’antica direttrice della via consolare Aurelia,
divennero punti fondamentali del transito francigeno. Dopo
Pietrasanta, lasciata la zona costiera, insicura a causa delle
incursioni piratesche, il percorso più frequentato toccava
Camaiore, Lucca, Altopascio, splendido esempio di centro di
assistenza ed ospitalità tra i meglio organizzati
dell’Europa medioevale. Dopo Altopascio, il tracciato della
Francigena toccava la Val d’Elsa e Siena. Da lì si innestava
sulla Cassia romana, toccando Acquapendente, Bolsena,
Montefiascone, Viterbo, Capranica, Sutri, Monterosi. Alla Storta,
nei pressi di Roma, i pellegrini preferivano lasciare la Cassia,
che attraversava zone malsane e pericolose, per seguire l’antica
Via Triumphalis ed arrivavano al Vaticano dal monte Mario, detto
Mons Gaudii ('monte della gioia'). L’accesso al piazzale della
basilica di S. Pietro avveniva dal lato destro, dalla via del
Pellegrino e dalla Porta Sancti Pellegrini lungo un tratto di
strada che, non a caso, venne a lungo chiamato "ruga francisca"
'strada dei francesi'.
La Comunità Europea ha adottato l’itinerario di Sigerico
giunto a noi in un prezioso manoscritto presso la British Library
di Londra, come itinerario ufficiale del Cammino per Roma. La Via
Francigena è dunque quella documentata da Sigerico nel X
secolo.
Nel 1994 il Consiglio d’Europa ha riconosciuto alla Via Francigena
la dignità di "Itinerario Culturale Europeo", al pari del
Cammino di Santiago diretto alla tomba dell’apostolo Giacomo,
difensore della cristianità. Si vuole così affermare,
nel senso più ampio, l’identità culturale europea
nelle sue diversità e nella sua unitarietà, in
particolare attraverso la valorizzazione del suo patrimonio
monumentale ed artistico. La Via Francigena rappresentò
l’unione e la comunicazione tra le varie culture e le idee dei
diversi paesi d’Europa, una Europa che oggi vede cadere le barriere
ma che già da allora esprimeva il desiderio e la
necessità di essere unita.
La via Francigena in Valle di Susa
Attraversando i colli del Moncenisio oppure del
Monginevro i pellegrini arrivavano a Oulx per poi
procedere verso Susa, e proprio sull’antica strada
del Moncenisio si trova l’Abbazia di Novalesa.
Successivamente si raggiungeva Bussoleno su cui
sboccano gli orridi di Chianocco e di
Foresto, gole calcaree incise nella montagna
scavate dal torrente Prebech. Da Bussoleno si proseguiva in
direzione di Avigliana da cui è già
ben visibile la Sacra di San
Michele, arroccata sul Monte Pirchiriano, per
raggiungere poi la chiesa di Sant’Antonio di
Ranverso, nei pressi di Rivoli, luogo di accoglienza e
ristoro dei pellegrini, spesso preferita a Torino. Il percorso
proseguiva verso Torino e quindi, dopo
Chieri entrava nel Monferrato in direzione di
Asti.

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