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Abbazia di Santa Maria di Staffarda

Vero gioiello disperso in mezzo alla pianura, circondata da campi di soya, mais e, solo da alcuni anni, anche di riso, l’abbazia di Staffarda si profila, per chi percorre la S.S. 589 da Saluzzo in direzione di Cavour, dominata dalla imponente mole del Monviso.
Abbazia di Santa Maria di Staffarda
Abbazia di Staffarda

Classico borgo abbaziale, circondato da basse mura, con le case poste a ridosso della splendida chiesa, Staffarda conserva ancora oggi i suoi caratteri originale e, malgrado le numerose distruzioni, non ultima quella che avvenne durante la battaglia che vi si svolse nel 1690, regala tutt’oggi al visitatore splendidi momenti "full immersion" in quello che fu il mondo monastico e contadino del medioevo piemontese.
Fianco nord Abbazia di Staffarda
Fianco nord Abbazia di Staffarda

Abbazia di Staffarda - Ingresso al borgo
Ingresso al borgo

Fondata dai monaci cistecensi su terre acquitrinose ad essi donate dal Marchese di Saluzzo, l’abbazia sorse su un tempio preesistente tra l’XII e il XIII secolo. Grandi dissodatori di terre, votati alla preghiera ed al lavoro nei campi, i monaci cistercensi, che seguivano la regola benedettina, bonificarono gli acquitrini che circondavano la zona e diedero vita ad un insediamento che in breve divenne un caratteristico borgo, nel quale accanto al complesso abbaziale (chiesa, convento, foresteria), trovavano posto le abitazioni dei villani preposti, di supporto ai monaci, alla coltivazione delle terre ed alcune infrastrutture civili quali il bellissimo mercato coperto in forme gotiche (del XIII sec.), che ancora oggi fa bella mostra di sé al centro del villaggio, le cascine che facevano parte del borgo agricolo e che in alcuni casi recano ancora segni evidenti i segni della loro antica funzione, come quella su cui, per quanto murata, è ancora leggibile l’apertura della porta di accesso al borgo, sormontato da una grande croce e dalla torre di guardia. Il villaggio era dotato anche di mulini e battitoi e di magazzini granari.
Abbazia di Staffarda - Mercato del XIII sec
Abbazia di Staffarda - Mercato del XIII sec
Mercato del XIII sec.

La decadenza del cenobio iniziò già con il XIV secolo e si accentuò dopo il XVII quando, a seguito dell’acquisizione, da parte dei Savoia, del Marchesato di Saluzzo, esso venne affidato all’ordine monastico dei Foglianti. Nello stesso secolo, come già sostenuto, nei dintorni della località si svolse una sanguinosa battaglia che vide contrapposte, nel corso della Guerra della Lega d’Augusta, le truppe francesi agli ordini del famoso generale Nicolas Catinat e quelle austro-piemontesi capeggiate dal Vittorio Amedeo II. Nel corso dello scontro, che fu fatale al duca subalpino, l’abbazia subì una parziale distruzione ed in particolare ne risultò seriamente danneggiato il chiostro, che ancora oggi risulta totalmente smantellato in due dei suoi quattro bracci. Parzialmente restaurata dall’Abate commendatario Cardinale d’Estrées, la struttura si trovò nel primo `700 coinvolta in una possente campagna di bonifica, durante la quale vennero prosciugate le risaie e gli acquitrini che ancora si trovavano nei suoi dintorni, allo scopo di sconfiggere definitivamente la malaria e le altre malattie tipiche degli ambienti palustri e malsani. Nel XIX secolo, infine, la commenda relativa all’abbazia di Staffarda venne dapprima soppressa, quindi ripristinata ed affidata all’Ordine Mauriziano, cui la struttura appartiene tuttora.

Abbazia di Staffarda - Interno
Abbazia di Staffarda - Interno


Notevoli, nella chiesa e più in generale nel complesso abbaziale, innumerevoli motivi d’arte. Innanzi tutto la cosiddetta Foresteria, ove i pellegrini generalmente in marcia verso le grandi abbazie d’oltralpe e verso S. Juan de Compostella usavano sostare e consumare i pasti. Caratterizzata da enormi volte a vela, in puro stile gotico la sala del refettorio evidenzia 4 enormi colonne in laterizio, sormontate da altrettanti capitelli istoriati con motivi simili, ma diversi tra loro. Era questa una delle caratteristiche costruttive più tipiche degli edifici religiosi eretti dai Cistercensi (anche per i capitelli delle colonnine che sorreggono le ogive del chiostro può essere fatto lo stesso rilievo) e si rifaceva al principio che solo Dio è perfezione.

Abbazia di Staffarda - Foresteria
Abbazia di Staffarda - Foresteria
Foresteria.

Nella chiesa possono essere osservati uno splendido polittico (generalmente chiuso) di Pascale Oddone (sec. XVI), un gruppo ligneo policromato con le statue della Madonna e S. Giovanni, poste ai lati del Crocefisso, risalente anch’esso al primo `500 ed attribuibile ad uno scultore tedesco ed uno splendido pulpito ligneo con scala elicoidale.

Gruppo ligneo policromato con le statue della Madonna e S. Giovanni, poste ai lati del Crocefisso

La struttura stessa della chiesa, con volte a vela e pilastri a pianta cruciforme costituisce uno splendido colpo d’occhio; eccezionale l’austera sobrietà della struttura, totalmente priva di affreschi (esclusa la più recente raffigurazione, nell’abside, del sole splendente), come voleva la regola cistercense che impediva la riproduzione in immagine di Dio e dei santi.

Abbazia di Staffarda - Chiavi di volta
Chiavi di volta

Notevoli, come già detto, anche il chiostro, parzialmente distrutto, la sala capitolare (in via di restauro), il laboratorio in cui i monaci effettuavano i lavori di riparazione degli attrezzi ed una vicina sala in cui, il curioso insediamento di una nutritissima colonia di pipistrelli, ha mobilitato i ricercatori della Regione Piemonte e dell’Università di Torino che stanno conducendo studi sulle abitudini di questi animali.
Abbazia di Staffarda - Chiostro
Abbazia di Staffarda - Chiostro
Chiostro.

Accesso: Il borgo di Staffarda sorge isolato nella vasta pianura compresa tra Cavour e Saluzzo e si raggiunge attraverso la direttrice Torino - Pinerolo - (A 55) e Pinerolo - Saluzzo (SS. 589 del Laghi di Avigliana). Superato il grosso abitato di Cavour, circa 10 Km prima di Saluzzo, sulla destra, si incontra l’abbazia (Km 50 da Torino).

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Testo e foto di Gian Vittorio Avondo. Pubblicato il 24.01.2020


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