Chiesa di Sant’Orsola
CENNI STORICI
Le notizie storiche riguardanti la data di
costruzione della Confraternita detta dell "Orsole", si possono
leggere a pag. 63 del libro di Andrea Leone: "Sommariva del Bosco
nella storia".
Si cita testualmente: - "anche la piazzetta,
denominata ora dal palazzo municipale, ebbe portici e, poco
più tardi, la chiesa di Sant’Orsola e Sant’Elisabetta
"(inizio secolo XVII).
Nel libro del teologo Bernardino Alasia
intitolato "Sommariva sacra, ossia cenni storici intorno a
Sommariva del Bosco principalmente sotto l’aspetto religioso", le
notizie che si possono leggere a pagg. 223 e 224, sono così
vaghe da non essere di alcuna utilità per la definizione
delle tappe costruttive.
INTERNI
Varcando un portale in legno
intagliato e scendendo due gradini, si entra nella chiesa di
Sant’Orsola.
La Cantoria posta sopra l’ingresso e poggiante su tre
arcate ribassate, sorrette da due finte colonne, crea una zona di
forte penombra che contrasta con il diffuso chiarore dell’edificio,
consistente in un’unica aula rettangolare.
Lo slancio verticale
è accentuato da pilastri che, addossati alle pareti,
accompagnano lo sguardo fin dove la trabeazione incontra le forme
curve del soffitto, interamente decorato con motivi geometrici:
cassettoni con rosette, greche, anfore azzurre con ghirlande dorate
e finti marmi sulle arcate che dividono la volta in tre parti,
ciascuna con un affresco di cui, solo quello sopra la cantoria,
reca la firma di Giovanni Maria Borri e data 1846: raffigura
"S.Orsola e compagne con i pirati".
Il pittore sommarivese è
autore probabilmente delle due allegorie monocrome dipinte sulla
controfacciata raffiguranti la "Simplicitas" e la "Mansuetudo", dei
quattro evangelisti e di altre due allegorie, la "Prudencia" e la
"Virginitas", sulle pareti della navata. Ancora del Borri sono i
dipinti del presbiterio, raffiguranti "La presentazione al tempio"
(datata 1841 e firmata) e "L’incontro di Maria con Elisabetta".
Sopra l’altare maggiore, quasi addossato alla parete di fondo del
presbiterio, è stata collocata nel 1876 la pala del pittore
monregalese Andrea Vianj (1824-1889), "S.Orsola e compagne con
Elisabetta d’Ungheria e S.Angela Maria Merici" in sostituzione di
quella più antica e sicuramente più pregevole di
"S.Orsola e compagne" con Madonna e Bambino fra nuvole e teste di
angioletti, che ancora qualche anno fa (1994) ornava la parete
sinistra della navata; al suo posto resta un trompe-l’oeil che
raffigura una curiosa tenda gialla.
Proprio di fronte e, sopra un
altare decorato a finto marmo e protetto da una balaustra curva, in
ferro battuto di pregevole lavorazione, è sistemato un
bassorilievo in stucco dedicato a Elisabetta, opera firmata di
Carlo Piazza (1816). Si accede alla sacrestia da una porticina a
sinistra dell’altare maggiore, oppure dall’esterno. Unico arredo
rimasto un bel mobile in legno, a doppio corpo, ancora presente
solo perchè saldamente ancorato al muro.
Una piccola scala
in pietra porta al pulpito ligneo o anche a una stanza posta
proprio sopra la sacrestia, in origine, luogo di ritrovo per "donne
e fanciulle" appartenenti alla confraternita.
ESTERNI
Se l’interno di S.Orsola sembra ancora resistente allo sfacelo, l’esterno cede
inesorabilmente al tempo e soprattutto all’incuria dell’Uomo.
Ciò nonostante, osservando la facciata tinta ocra, si
può cogliere il complesso gioco di piani orizzontali e
verticali che, intersecandosi, danno origine a una gran
quantità di forme rettangolari, in cui sono inserite: nella
parte superiore, nicchie vuote sormontate da piccoli timpani
triangolari e una finestra a tutto sesto con timpano a mezzo luna,
affiancato da finte semicolonne; nella parte inferiore, l’ingresso
archiviato, sormontato da un dipinto, che raffigura "S.Orsola e
S.Angela Maria Merici", il tutto ancora incorniciato da coppie di
finte semicolonne con capitelli di ispirazione ionica. Uguali
capitelli decorano anche finti pilastri che fanno da contrafforte
agli spigoli della facciata.
Un grande timpano curvo, che ha
origine dalla cornice principale e sembra proteggere una scritta
sempre meno leggibile, spezza il linearissimo ascensionale
dell’intera facciata che trova un prolungamento sul lato destro nel
leggero campanile.

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