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Chiesa di San Rocco

Gabinio.Torino-Chiesa Di San Rocco, Via San Francesco D'assisi, Vista Di Scorcio Da Sud Ovest 26P5

==>San Rocco: notizie biografiche tra storia e leggenda

ANNO 1667
AUTORE Francesco Lanfranchi

RAPPORTO CON IL CONTESTO STORICO ORIGINARIO
Inserita in uno dei quartieri in cui maggiormente pulsava la vita cittadina, a pochi passi dall’Università, all’ombra della Torre del Comune che ancora svettava sulle case medievali di via Dora Grossa, l’edificio, che allora era la chiesa parrocchiale di San Gregorio, ricoprì sempre un ruolo importante riunendo intorno a sé un vasto pubblico di fedeli, composto per la maggior parte da ricchi borghesi e commercianti.
Trasformatasi nella sede dell’Arciconfraternita di San Rocco, assunse un’importanza anche più grande nei momenti di calamità, nelle varie pestilenze che afflissero a più riprese la città, dove il suo compito di dar sepoltura ai cadaveri abbandonati diveniva quanto mai importante.

USO E RAPPORTO CON L’AMBIENTE ATTUALE.
Accanto alla facciata ben più imponente di San Francesco di Assisi che, a pochi passi, attrae su di sé l’attenzione dei passanti, quella di San Rocco appare assai più dimessa: ma nonostante le apparenze, nasconde un’attività ben inserita nella vita cittadina.
Nella chiesa, infatti, si svolgono attualmente varie attività. Gruppi istriani, calabresi, valsesiani, ne fanno il loro centro di preghiera e di riunione.

DESCRIZIONE DELLA FABBRICA
Esterno
Gabinio.Torino-Chiesa Di San Rocco, Via San Francesco D'assisi 1, Particolare Della Facciata 077B138
Sono visibili solo la facciata ed il tiburio ottagonale che prospettano sulla via San Francesco d’Assisi. Costretta fra la case adiacenti, la facciata è posteriore al 1885, anno in cui si deliberò l’ampiamento della via antistante.
Ha due ordini di lesene e, ai lati dell’ingresso, due nicchie con timpani triangolari che ospitano le staute di san Rocco e Sant’Espedito; sul portale un finestrone circolare.

Interno
Domina l’aula una vasta cupola ottagonale affrescata in cui si aprono atto vetrate a piccoli riquadri bianchi e grigi, con arabeschi dorati.
Alle pareti interne della facciata due bellissimi confessionali.
Le due cappelle laterali hanno colonne in legno dipinto a finto marmo ed un frontone sopraelevato che racchiude un ovale dipinto.

Cappella di destra
Vi è conservata, in una nicchia, la statua in pietra della Madonna delle Grazie che dava il titolo alla primitiva cappella della Confraternita. Sotto l’altare la statua lignea di Sant’Aventino, protettore contro il mal di testa. La pala dell’altare rappresenta la Nascita della Vergine ed è opera di Giovanni Antonio Mari (Iimetà sec. XVII)

Cappella di familia.
L’altare ospita un pregevole gruppo ligneo con la Crocifissione: è opera di Stefano Maria Clemente (sec. XVIII)

Altare maggiore
Progettato nel 1755 dall’architetto Bernardo Antonio Vittone, è composta da marmi policromi e reca sulla cimasa quattro statuette dorate intercalate da candelabri. Le statue rappresentano quattro dottori della Chiesa. Sotto la mensa è conservata l’urna con la reliquia di san Rocco.

Presbiterio
Il pavimento è un intarsio di lastroni di marmo variamente colorati; la balaustra risale al 1745 ed è opera di Giovanni Batista Morari (fine sec. XVIII). Nella nicchia absidale campeggia la tatua lignea del santo scolpita da Pietro Botto, collocata inizialmente sulla facciata esterna (sec. XVII).
Bellissimi gli stalli del coro scolpèiti nel 1722 da Francesco Gilardi e Giuseppe Maria Bonzanigo.
Apoteosi di San Rocco-San Rocco-Torino
L’affresco dela volta rappresenta episodi della vita del Santo e si deve al pittore di origine luganese Rocco Comaneddi (1791).
Alle pareti laterali due dipinti;: uno di Giovanni Antonio Mari con la Predica di san Rocco agli appestati, l’altro con la Morte del Santo di Tarquinio Grassi (II metà sec. XVII).

Sacrestia
Piccola ma assai suggestiva, conserva un grande armadio di noce che ricopre l’intera parete ed è scolpito a colonnine, fregi e testoline di putti. Nel corridoio che la precede un lavabo in marmo del 1670 usato un tempo come fonte battesimale.

Lapidi
Oggi non sono più reperibili le numerose tombe di personaggi qui sepolti di cui vi è ricordo nel testo di Bosio. Importanti esponenti della politica e della religione qui erano depositati accanto a scienziati e benefattori, a semplici artigiani, a commercianti. Fra i sepolti dalla carità dei confratelli è ricordata una giovane cucitrice di Parigi, suicida per amore, ripescata dal PO.

CENNI STORICI
Nel sito della chiesa attuale sorgeva in precedenza la chiesa parrocchiale di San Grregorio, la quale conteneva una cappella dedicata alla Madonna delle Grazie. In questa cappella, separata dal resto della chiesa da una cancellata, furono ospitati i membri della Confraternita di San Rocco fin dalla sua costituzione: era l’anno 1598. Rivelatasi immediatamente troppo piccola per ospitarli tutti, i confratelli ottennero il permesso di ampliarla (naturalmente a loro spese); si rivolsero perciò all’architetto Carlo di Castellamonte. Questi procedette in modo da ottenere due chiese gemelle unite in un’rsquo;unica struttura, separate da un muro in senso longitudinale, con un’rsquo;unica facciata ma con due portali d’ingresso, uno per i parrocchiani e uno per i confratelli. I lavori terminarono nel 1617. Ma la confraternita e la parrocchia (da buoni viciniù) non sempre intrattennero tra di loro cordiali rapporti per cui, quando nel 1662 fu deciso dalle autorità ecclesiastiche di sopprimere la parrocchia, i confratelli l’acquisirono e decisero di trasformare le due piccole chiese in una sola più ampia. I lavori iniziarono nel marzo del 1667 su progetto dell’architetto Francesco Lanfranchi, membro egli stesso della Confraternita.
All’inizio la chiesa aveva assunto quasi del tutto l’aspetto attuale, tranne la facciata ultimata nel 1780 e rifata ulteriormente nel 1885. Nel 1717 veniva eretto l’altare della Madonna e nel 1721 si provvedeva a sopraelevare il campanile

RESTAURI
Un’accurato restauro venne fatto nel 1820 e nel 1885 i lavori per l’ampliamento della via San Francesco d’Assisi ne sportarono la parte anteriore e costrinsero al rifacimento della facciata. Durante l’ultimo conflitto, le incursioni aeree (soprattutto quella famosa del 13 luglio 1943) provocarono danni abbastanza gravi che furono però riparati con discreta sollecitudine.

REDAZIONE
Lidia Cardino Bocca

Via San Francesco d’Assisi 1

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