Sinodo delle chiese valdesi e metodiste 1998
I. I Rapporti Con Le Altre Chiese Evangeliche
II. I Rapporti Con Le Chiese Ortodosse
III. I Rapporti Con La Chiesa Cattolica Romana
- Ciò Che Unisce Protestanti E Cattolici Romani
- Ciò Che Divide Protestanti E Cattolici Romani
IV. La Nostra Proposta Ecumenica
V. I Rapporti Con L’Ebraismo
VI. I Rapporti Con L’Islam
VII. I Rapporti Con Le Altre Religioni
II. I RAPPORTI CON LE CHIESE ORTODOSSE
15. E' purtroppo mancato, finora, un dialogo con l’Ortodossia, che
nel nostro paese è presente con diverse comunità, ma
in generale non di lingua italiana. Per questa ragione i rapporti
delle nostre chiese con quelle ortodosse sono stati, fino ad oggi,
soltanto sporadici e occasionali. Ci auguriamo però che essi
si intensifichino nei prossimi anni e che un dialogo permanente
venga avviato.
Un primo passo ufficiale è costituito dalla presenza per la
prima volta nella storia della nostra chiesa di un rappresentante
ortodosso, l’archimandrita Timotheos Eleftheriou dell’Archidiocesi
Ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa meridionale, al nostro
Sinodo 1997. Successivamente un analogo invito è stato
rivolto e accolto in occasione dell’Assemblea della FCEI
1997.
Possiamo ricordare nella storia due momenti significativi. Quale
cappellano dell’ambasciata olandese a Costantinopoli, il pastore
valdese Antonio Leger ebbe vari scambi epistolari e contatti con il
Patriarca di Costantinopoli Cirillo Lukaris, tra il 1628 e il 1638.
Nel nostro secolo, l’opera di accoglienza ai profughi dall’Unione
Sovietica a Villa Olanda (Torre Pellice) ha permesso per lunghi
anni un incontro fraterno con ortodossi russi.
16. Un importante terreno d’incontro tra la nostra chiesa e il
mondo ortodosso è costituito dal movimento ecumenico, e in
particolare dal Consiglio ecumenico e dalla Conferenza delle chiese
europee. Feconde occasioni d’incontro vengono offerte in Italia
dalle sessioni del Segretariato per le Attività
Ecumeniche.
Malgrado il fatto che non si siano ancora avviate commissioni di
dialogo ufficiale fra le nostre chiese e le chiese ortodosse in
Italia, vogliamo ciò nondimeno evidenziare sommariamente
alcune caratteristiche dell’Ortodossia.
17. Essa costituisce la terza (circa 150 milioni di fedeli) delle
grandi articolazioni del cristianesimo storico, impiantata
soprattutto nell’Europa orientale, ma che vive e fiorisce anche
altrove. L’Ortodossia può essere considerata la forma
più antica di cristianesimo, sia perché diversi suoi
aspetti affondano le loro radici storiche nell’epoca sub-apostolica
e nella chiesa antica, sia perché la teologia dei 'padri
della chiesa', soprattutto greci, ha svolto e svolge un ruolo
determinante nella formazione della coscienza di fede, della
spiritualità e della pietà ortodossa. Grazie al
movimento ecumenico sappiamo quali tesori siano custoditi in questa
tradizione cristiana.
18. L’Ortodossia si caratterizza per una ricerca di fedeltà
alla tradizione del primo millennio, che la oppone non solo alle
pretese egemoniche della chiesa di Roma, ma anche a tutte le
innovazioni cattoliche romane sul piano del dogma, e la rende
diffidente nei confronti di un’idea radicale di riforma come quella
attuata dal Protestantesimo. Sul piano teologico, tra Oriente e
Occidente cristiani permangono, in particolare, diverse
impostazioni e accentuazioni del rapporto tra pneumatologia e
cristologia. Per quanto riguarda il testo del Credo
niceno-costantinopolitano, riteniamo legittima la proposta che
l’ecumene cristiana lo adotti nella sua versione originaria, che
non contiene l’affermazione secondo cui lo Spirito procede anche
dal Figlio (Filioque). Ciò non significa ignorare o
abbandonare le ragioni teologiche che hanno determinato l’aggiunta
del Filioque.
19. Il centro della spiritualità ortodossa è la
liturgia, considerata la fonte a cui attingere tutte le benedizioni
e le energie spirituali, il riepilogo drammatizzato dell’intera
storia della salvezza, nella quale il credente è
direttamente coinvolto, per così dire, sul confine tra il
tempo e l’eternità, tra la terra e il cielo. Il tema del
rapporto tra la liturgia e la vita quotidiana (in particolare in
riferimento all’impegno del cristiano nel mondo) è
certamente centrale nel confronto tra riformati e ortodossi.
20. L’icona, intesa non come materializzazione del divino, ma come
divinizzazione dell’umano (theosis), come preghiera dipinta, come
trasfigurazione della materia attraverso la luce e i colori,
è una dimensione fondamentale della pietà ortodossa.
La teologia della trasfigurazione dell’umano e l’enfatizzazione
della bellezza come valore teologico che l’icona presuppone ed
esprime sono dimensioni in larga misura ignote nell’occidente
cristiano.
21. Nel novero dei dialoghi interconfessionali, l’incontro tra
chiese e teologie riformate e ortodosse ha una sua specifica
fisionomia, fatta di significative affinità e di altrettanti
significative diversità. Tra le prime ricordiamo, ad
esempio: la valorizzazione del laicato; l’importanza della
conciliarità nella vita e nella concezione della chiesa. Tra
le seconde, menzioniamo, ad esempio, le diverse nozioni di
apostolicità, con tutte le implicazioni per la concezione
del ministero e del sacramento.
Q uesta specificità rende urgente l’inizio di un dialogo tra
le nostre chiese e quelle ortodosse in Italia, al di là di
quanto già è avvenuto e avviene a livello ecumenico
internazionale.
I. I Rapporti Con Le Altre Chiese Evangeliche
II. I Rapporti Con Le Chiese Ortodosse
III. I Rapporti Con La Chiesa Cattolica Romana
- Ciò Che Unisce Protestanti E Cattolici Romani
- Ciò Che Divide Protestanti E Cattolici Romani
IV. La Nostra Proposta Ecumenica
V. I Rapporti Con L’Ebraismo
VI. I Rapporti Con L’Islam
VII. I Rapporti Con Le Altre Religioni

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