Sinodo delle chiese valdesi e metodiste 1998
I. I Rapporti Con Le Altre Chiese Evangeliche
II. I Rapporti Con Le Chiese Ortodosse
III. I Rapporti Con La Chiesa Cattolica Romana
- Ciò Che Unisce Protestanti E Cattolici Romani
- Ciò Che Divide Protestanti E Cattolici Romani
IV. La Nostra Proposta Ecumenica
V. I Rapporti Con L’Ebraismo
VI. I Rapporti Con L’Islam
VII. I Rapporti Con Le Altre Religioni
III. I RAPPORTI CON LA CHIESA CATTOLICA ROMANA
22. La frattura tra cattolicesimo e protestantesimo è senza
dubbio la più profonda tra quelle sin qui verificatesi nei
venti secoli di storia cristiana. Conseguentemente la
riconciliazione tra cattolicesimo e protestantesimo è il
compito ecumenico più arduo che ci sia. Da chi si impegna
nel dialogo si esige non solo una conoscenza approfondita dei veri
termini delle questioni controverse, ma anche una particolare
maturità evangelica e intelligenza spirituale descritte
dall’apostolo Paolo come la mente di Cristo (I Corinzi 2,16),
capace di professare la verità nell’amore (Efesini 4,15). La
difficoltà dell’impresa è accresciuta dal fatto che
oltre a serie divergenze di carattere teologico e a differenze
profonde di mentalità e cultura, potremmo dire di
civiltà, pesano su di essa l’eredità negativa di
oltre quattro secoli di polemica accanita e spregiudicata e la
memoria ancora viva di una storia dolorosa e delittuosa intessuta
di prepotenze e violenze imposte e subite, con le quali si è
tradito Cristo nel momento stesso in cui si pretendeva di
propugnare la sua verità e di difendere l’onore del suo
nome. Ma per quanto difficile, l’impresa è possibile.
23. Per secoli cattolicesimo e protestantesimo si sono fronteggiati
e anche scontrati, in particolare nel nostro paese, come se non
avessero nulla in comune. In realtà il loro contrasto
avveniva proprio intorno alle questioni centrali della fede
cristiana condivisa da tutti, ma intesa e vissuta in modi diversi
e, in più punti, antitetici. Si potrebbe dire che,
paradossalmente, essi erano divisi da ciò che li univa. Ma
la fierezza degli animi, la durezza dello scontro e la
rigidità delle posizioni contrapposte erano tali da far
perdere completamente di vista ciò che i contendenti avevano
in comune a vantaggio di ciò che li opponeva. Avere in
comune è un’espressione generica che può descrivere
situazioni e rapporti molto diversi : può significare
condividere qualcosa con un altro in piena armonia e comunione ; ma
può anche significare aver parte con altri a una medesima
realtà, intendendola però e vivendola in maniera
talmente diversa da dar luogo a una comunione più di forma
che di sostanza. Con la Chiesa cattolica romana condividiamo
pienamente alcune realtà cristiane fondamentali (ad esempio
la concezione trinitaria di Dio o la fede in Cristo vero Dio e vero
uomo) ; altre realtà le abbiamo in comune ma le intendiamo
in modo diverso, talvolta molto diverso (ad esempio la Cena del
Signore oppure il carattere e la funzione del ministero) ; altre
realtà, infine, non le abbiamo in comune perché
mentre il cattolicesimo le considera parti integranti della fede e
della vita cristiana, noi, al contrario, le consideriamo devianti
rispetto a questa fede, così come essa è illustrata e
confessata dalla chiesa primitiva, la cui testimonianza è
stata raccolta - per servire da canone alle generazioni future -
nel Nuovo Testamento.
24. Qual è dunque oggi il nostro rapporto con il
cattolicesimo romano ? Già alla vigilia del Concilio
Vaticano II, nel 1962, il Sinodo valdese si era rallegrato, in un
messaggio alle chiese, per il nuovo clima di dialogo e di incontro
che si andava affermando, e nello stesso tempo aveva espresso la
necessità che tutto venisse sottoposto al criterio biblico :
sì dunque al dialogo, all’incontro e al confronto, ma
è sulla base del principio della fedeltà alla Parola
che vogliamo muoverci. Ciò significa essere sempre
disponibili alle sollecitazioni dello Spirito e pronti a lasciarsi
riformare dalla Parola del Signore. Ma significa anche confrontare
seriamente ogni orientamento ed ogni decisione con quella stessa
Parola, per essere da essa sola giudicati.
Vent'anni dopo, nel 1982, il Sinodo elaborò un documento
più ampio e articolato, dedicato all’ecumenismo, ma che per
più della metà trattava del cattolicesimo romano e
del nostro rapporto con esso. Si diceva che cattolicesimo e
protestantesimo, pur richiamandosi allo stesso Signore, sono due
modi diversi di intendere e vivere il cristianesimo e si constatava
che, malgrado i grandi e rallegranti progressi compiuti nei
rapporti reciproci, il dialogo non ha potuto rimuovere il motivo
centrale del dissenso: un modo diverso di concepire la presenza di
Dio nel mondo, e quindi un modo diverso di essere chiesa.
I progressi sensibili del movimento ecumenico nel nostro paese e
una serie di fatti accaduti nel frattempo consigliano una ripresa
del discorso, che ha bisogno di periodici aggiornamenti. Lo
articoleremo in due sezioni, cercando anzitutto di mettere in luce
ciò che abbiamo in comune con la Chiesa cattolica romana,
dicendo poi ciò che da essa ci divide.
25. Non è così facile isolare i fattori di
unità e di divisione presenti nelle dottrine e nelle
realtà di fede che le diverse confessioni cristiane hanno o
non hanno in comune le une con le altre. Vi sono motivi di
differenza, o di divergenza o anche di divisione in ciò che
ci unisce. Vi sono elementi di almeno parziale condivisione in
ciò che ci separa.
Cattolicesimo e protestantesimo sono uniti in quanto entrambi
espressioni del cristianesimo, che essi però intendono e
vivono in modo alquanto diverso: non c'è nessun motivo di
velare - quasi vergognandosene - la realtà di questa
diversità, così come il Nuovo Testamento non fa velo,
poniamo, alla diversità tra Paolo e Giacomo né se ne
adonta.
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