Sinodo delle chiese valdesi e metodiste 1998
I. I Rapporti Con Le Altre Chiese Evangeliche
II. I Rapporti Con Le Chiese Ortodosse
III. I Rapporti Con La Chiesa Cattolica Romana
- Ciò Che Unisce Protestanti E Cattolici Romani
- Ciò Che Divide Protestanti E Cattolici Romani
IV. La Nostra Proposta Ecumenica
V. I Rapporti Con L’Ebraismo
VI. I Rapporti Con L’Islam
VII. I Rapporti Con Le Altre Religioni
IV. LA NOSTRA PROPOSTA ECUMENICA
46. Ecco, in breve, i principi che guidano il nostro impegno
ecumenico: l’ubbidienza alla Parola di Dio, la ricerca della
comunione conciliare, il rapporto tra unità della chiesa e
unità dell’umanità.
47. Il primo principio, fondamentale e irrinunciabile, è
l’ubbidienza alla Parola di Dio testimoniata nella Sacra Scrittura.
Poiché la Scrittura è la regola di ogni
verità, contenendo tutto ciò che è necessario
per servire Dio e per la nostra salvezza, non è lecito agli
uomini, e neppure agli angeli di aggiungere, diminuire o cambiarvi
alcunché. Ne segue che né l’antichità,
né costumi, né la moltitudine, né la sapienza
umana, né i giudizi, né le deliberazioni, né
gli editti, né i decreti, né i concili, né le
visioni né i miracoli devono essere in opposizione a questa
Scrittura ; ma al contrario ogni cosa dev'esser esaminata, regolata
e riformata in accordo ad essa. (Confessione di fede de La Rochelle
del 1559, già richiamata, in analogo contesto, dal Sinodo
valdese del 1962).
Ma proprio perché questa è la nostra posizione,
facciamo volentieri nostre anche le affermazioni con cui le
autorità civili di Berna conclusero la loro presentazione
degli Atti del Sinodo svoltosi dal 4 al 14 gennaio 1532. Dopo aver
detto che essi dovranno in futuro essere letti, spiegati e
applicati senza deroga alcuna, il testo prosegue così : Se
però dai nostri pastori o da altre parti ci verrà
proposto qualcosa che ci conduca più vicino a Cristo e che,
conformemente alla Parola di Dio, contribuisca all’amicizia
generale e all’amore cristiano meglio di quanto non faccia
l’opinione corrente, volentieri l’accoglieremo e non intralceremo
il corso dello Spirito Santo, il quale non è orientato verso
la carne, ma fa invece crescere incessantemente verso l’immagine di
Gesù Cristo, nostro Signore. Voglia egli custodire tutti
nella sua grazia. (Sinodo di Berna, 1532)
Il criterio biblico è dunque costitutivo della nostra
visione ecumenica in due sensi : anzitutto nel senso che la
comunione di tutte le chiese che insieme cerchiamo dovrà
essere in armonia e non in contrasto con la visione biblica
dell’unità ; in secondo luogo nel senso che la Bibbia
è essa stessa un modello di ecumenismo e sicuramente ci
rivelerà ancora molte cose anche per quanto concerne
l’unità della chiesa.
48. La nostra visione dell’unità della chiesa è
già stata delineata nei suoi tratti essenziali nel documento
del 1982 (dal punto 1 al 3.2, più il punto 7), che oggi
richiamiamo e confermiamo. Si tratta in sostanza della visione
dell’unità elaborata attraverso una riflessione prolungata e
corale in seno al movimento ecumenico, che oggi possiamo
raccogliere intorno a due nozioni centrali : comunione conciliare e
diversità riconciliata.
Condividiamo e facciamo nostra la concezione dell’unità come
comunione conciliare (Conciliar Fellowship). Essa è stata
felicemente espressa, sia pure nel contesto di un discorso diverso
dal nostro, dalla consultazione di Fede e Costituzione, Salamanca
1973: La Chiesa una dev'essere vista come una comunione conciliare
di chiese locali, che sono esse stesse realmente unite. In questa
comunione conciliare ogni chiesa locale possiede, in comunione con
le altre, la pienezza della cattolicità, testimonia della
stessa fede apostolica e, perciò, riconosce le altre come
appartenenti alla stessa chiesa di Cristo e come guidate dallo
stesso Spirito. Come l’assemblea di Nuova Delhi ha messo in luce,
esse sono collegate (bound together) perché hanno ricevuto
lo stesso battesimo e partecipano alla stessa eucaristia ; esse
riconoscono reciprocamente i loro membri e i loro ministri. Sono
unite nel loro comune impegno di confessare l’Evangelo di Cristo
predicandolo e servendo nel mondo. A questo scopo, ogni chiesa
tende a mantenere e coltivare rapporti effettivi e consistenti
(sustained) con le sue chiese sorelle, mediante incontri conciliari
ogni qual volta sia richiesto dalla loro comune vocazione. Il
valore di questa descrizione dell’unità è triplice :
anzitutto essa vede l’unità come comunione conciliare di
chiese locali (così essa fu concepita e vissuta nei primi
secoli di cristianesimo) e non come una comunione gerarchica
costruita intorno ad una istituzione o una persona che ne sarebbe
al tempo stesso il fondamento teologico-giuridico e il perno
istituzionale. In secondo luogo essa riconosce alle singole chiese
in comunione con le altre la pienezza della cattolicità,
senza attribuire quest'ultima a una chiesa soltanto. In terzo luogo
utilizza la categoria di chiese sorelle nei confronti di tutte le
chiese, e non solo di alcune.
La visione dell’unità come comunione conciliare può
essere ulteriormente perfezionata integrandola con l’idea di
diversità riconciliata. E' noto che il cristianesimo
è apparso, nel secolo apostolico, sul palcoscenico della
storia non in un’unica forma di chiesa uguale dappertutto ma in una
pluralità di forme di chiesa, che costituisce uno dei tratti
salienti e originali del fenomeno. La diversità non è
dunque un dato tardivo, che in un secondo momento è venuto a
incrinare o scomporre un ipotetico quadro uniforme delle origini,
ma, al contrario, è un dato presente fin dai primi giorni,
che ha caratterizzato come costitutivamente pluriforme
l’unità cristiana. Unità della chiesa e
diversità delle sue forme istituzionali sono dunque
contemporanee come caratteristiche della chiesa cristiana (notae
ecclesiae). Come lo Spirito Santo è unico ma dà luogo
a una varietà di doni (I Corinzi 12,4), così la
Chiesa di Gesù Cristo è una e pluriforme, non
uniforme. La diversità non è una semplice e (forse)
scomoda appendice dell’unità o un suo corollario, ma
è ciò che la costituisce e caratterizza. Tanto che
è stato detto, con ragione, che l’unità cristiana non
è solo un’unità nella diversità ma tramite la
diversità.3
Certo, non si può semplicemente equiparare la
diversità dei carismi di cui parla il Nuovo Testamento con
le diversità oggi esistenti tra le confessioni e tradizioni
cristiane. Ma il principio regolatore dell’unità cristiana
deve restare lo stesso : l’unità cristiana è
un’unità di diversi. Perciò oggi essere uniti in
senso cristiano significa superare le divisioni salvaguardando le
diversità compatibili con l’Evangelo. Una
diversità riconciliata non è una diversità
annullata. Perciò nella futura comunione ecumenica
occorrerà che le diverse chiese e confessioni siano presenti
nella loro robusta individualità storica e spirituale,
liberata da settarismi, parzialità e travisamenti.
Questa è, a grandi linee, la nostra visione
dell’unità. Nel quadro del movimento ecumenico tendere verso
tale obiettivo implica che ci si immetta in un processo conciliare
di rinnovamento e cambiamento che coinvolge ogni singola chiesa e
comunità locale: l’unità cristiana non
risulterà dalla somma delle chiese esistenti, ma dalla loro
conversione a Cristo.
49. Le profonde divisioni che, con le loro conseguenze fatali, oggi
attraversano e lacerano il corpo dell’umanità sono
più gravi ancora delle divisioni tra le chiese, per quanto
scandalose queste ultime possano essere. Perciò nell’ambito
del movimento ecumenico la ricerca dell’unità tra le chiese
è da tempo accompagnata dalla ricerca dell’unità
della comunità umana. Ciò che divide
l’umanità, divide anche, talvolta in maniera invisibile,
talaltra in maniera flagrante, le chiese. Questioni etniche e
identità nazionali, disponibilità economiche e
appartenenze razziali, convinzioni politiche, formazioni culturali
e le differenze sessuali possono dividere e di fatto dividono le
chiese non meno che questioni morali o dottrinali. Perciò,
nella nostra visione, l’unità delle chiese è
strettamente collegata al superamento delle divisioni presenti
nella società, prima fra tutte quella tra ricchi e poveri.
Per questa ragione l’impegno ecumenico dei cristiani non può
essere circoscritto all’ambito teologico e liturgico ma
comprenderà anche iniziative politico-sociali nell’ambito
dei diritti umani, della giustizia, della pace e della salvaguardia
del creato.
50. Detto questo, riteniamo che nel quadro e nello spirito del
movimento ecumenico ogni chiesa è chiamata ad esercitare il
discernimento degli spiriti (I Corinzi 12,10) e a provare gli
spiriti, per sapere se sono da Dio (I Giovanni 4,1) anzitutto nei
confronti di se stessa. Anche Gesù ci ha messo in guardia
sui rischi connessi con il giudicare gli altri e sulla
necessità di togliere prima la trave dal nostro occhio per
poter scorgere la pagliuzza nell’occhio dell’altro (Matteo 7,1-5).
Nei loro rapporti reciproci le chiese potrebbero utilmente seguire
la regola dell’apostolo Paolo là dove egli dice : Se uno
pensa di esser qualcosa pur non essendo nulla, egli inganna se
stesso. Ciascuno esamini invece l’opera propria; così
avrà modo di vantarsi in rapporto a se stesso, e non
perché si paragona agli altri (Galati 6,3-4).
Ogni chiesa è dunque chiamata a misurarsi non sulle altre ma
sul Signore. E' Lui l’unità di misura di tutte e di
ciascuna. E' a Lui che ogni chiesa dovrà render conto del
modo, più o meno degno, con cui sta rispondendo alla
vocazione ricevuta.
Nessuna chiesa è giunta alla perfezione o ha già
ottenuto il premio (Filippesi 3,12). Tutte sono in cammino verso
una patria migliore (Ebrei 11,14-16). In questo cammino esse
possono esercitare a vicenda un ministero di correzione fraterna le
une nei confronti delle altre, affinché ci sbarazziamo di
tutto ciò che è di peso e del peccato che così
facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci
è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che
crea la fede e la rende perfetta (Ebrei 12,1-2).
I. I Rapporti Con Le Altre Chiese Evangeliche
II. I Rapporti Con Le Chiese Ortodosse
III. I Rapporti Con La Chiesa Cattolica Romana
- Ciò Che Unisce Protestanti E Cattolici Romani
- Ciò Che Divide Protestanti E Cattolici Romani
IV. La Nostra Proposta Ecumenica
V. I Rapporti Con L’Ebraismo
VI. I Rapporti Con L’Islam
VII. I Rapporti Con Le Altre Religioni
Ciao,
mi chiamo Stefano.
Piemonte Sacro è la mia passione dal 2001.
AIUTA il progetto Piemonte Sacro a crescere
DONA SOLO 2 euro! Te ne sarò GRATO .