Il tempio valdese di Torino
Durante il XVIII secolo, la piccola colonia di stranieri protestanti, stabiliti a Torino per esercitare
i mestieri del commercio e delle armi, trovò la possibilità di esercitare il proprio culto sotto
la protezione della Legazione britannica, che aveva cappellani residenti oppure riceveva visite
sporadiche dai pastori valdesi provenienti dalle Valli, malgrado le proteste del clero e di parte
della popolazione torinese che mal tollerava la presenza di concorrenti provenienti dall’estero negli
affari.
Soltanto nel 1825 il ministro plenipotenziario del re di Prussia presso la Corte sabauda,
conte Waldburg-Truchsess, ottenne dal governo piemontese il permesso di fondare una Cappella delle
Legazioni protestanti, prussiana, inglese e olandese, posta presso la propria ambasciata, dapprima in
ia dell’Ospedale e dal 1848 nel Palazzo Bellora tra la via della Meridiana e il viale del Re,
attualmente via Carlo Alberto e corso Vittorio Emanuele II.
I ministri delle Legazioni chiesero alla Tavola valdese l’invio di un pastore delle Valli che
adempiesse la funzione di cappellano: Jean Pierre Bonjour dal 1827 al 1832 e Amedée Bert dal 1832
fino al 1849, quando fu costituita la Chiesa valdese, ricoprirono questo incarico.
La Cappella era riservata esclusivamente al personale diplomatico, agli stranieri e ai valdesi
residenti nella città, ed era formalmente interdetta la presenza di cattolici ai culti.
Le Lettere Patenti del 17 febbraio 1848 con cui il re Carlo Alberto concedeva ai valdesi i diritti
civili e politici, pur sottolineando che l’esercizio dei culti diversi da quello cattolico erano
solamente tollerati, provocò sentimenti di grande riconoscenza ed entusiasmo, soprattutto tra i
membri della Comunità evangelica di Torino; i passi successivi furono la richiesta di aggregazione
della comunità alla Chiesa valdese, fusione che avvenne non senza discussioni, e la decisione di
costruire un tempio in una zona centrale della città.
Le prime richieste di poter avere un luogo di culto pubblico proposte dei valdesi non furono prese
in considerazione dal governo, e soltanto alla fine del 1850 il re Vittorio Emanuele II concesse
l’autorizzazione all’acquisto del terreno e all’edificazione del tempio nel quartiere detto della
Meridiana, accanto al Valentino.
Il generale anglicano inglese Charles Beckwith e l’industriale valdese Malan si incaricarono di
realizzare il progetto, sia contribuendo generosamente alla raccolta dei fondi, sia seguendo i lavori
della costruzione, il cui progetto fu affidato all’architetto Luigi Formento e la realizzazione
all’impresario biellese Eugenio Gastaldi, sia informando puntualmente la Tavola dei progressi dell’opera.
Il 29 ottobre 1851 fu posta la prima pietra dell’edificio, con una cerimonia a cui partecipò il
corpo diplomatico, la comunità protestante, i membri della Tavola valdesi e numerosi pastori
delle Valli, e due anni dopo, il 15 dicembre 1853 il tempio fu inaugurato.
Il tempio Valdese è un edifico insolito nel panorama dell’eclettismo torinese, dove due altissime
torri poligonali, concluse da pinnacoli, stringono una facciata divisa orizzontalmente in due parti
da una cornice in terracotta: superiormente si trovano un rosone ed una polifora a sette luci,
inferiormente un portale con profonda strombatura.
Il motivo della torre con pinnacolo è ripreso sulle facciate laterali, in proporzioni minori,
fino a diventare una serie di tozzi contrafforti.
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Foto di Gian Vittorio Avondo. Pubblicato il 09.08.2022.
Approfondimento valdesi
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