Il tempio valdese di Pramollo
La comunità di Pramollo aderì tardi alla Chiesa valdese, rimanendo per alcuni decenni un’isola cattolica
nelle Valli; essa infatti non viene menzionata nell’accordo di Cavour del 1561.
Secondo le testimonianze dell’epoca, sia di parte cattolica sia di parte valdese, la popolazione aderì
in massa alla Riforma nell’anno 1573, quando il pastore di San Germano, Francesco Garino, salito a
Pramollo una domenica, invitò il curato locale ad una disputa sul significato della messa. Il curato
non aveva molto da dire e la domenica seguente non si fece più trovare, cosicché il Garino, salito sul
pulpito, rivolse un vibrante appello alla folla e invitò coloro che volessero saperne di più a recarsi
alla sua casa ai Balmassi. Il risultato delle sue predicazioni sortì buon effetto, poiché in breve tempo
si organizzò una nuova chiesa riformata a Pramollo, anche se inizialmente priva di tempio, per cui ci
si dovette servire dei locali di culto sangermanesi.
Stranamente non fu riutilizzata la chiesa cattolica che, lasciata andare in rovina, crollò nel 1654
(verrà poi ricostruita nel XVIII secolo).
La prima notizia di un tempio a Pramollo si ha nel 1599, quando il primo pastore residente della
chiesa, Pietro Gilles (lo storico, autore di una delle prime storie dei Valdesi) dovette confrontarsi
con due frati cappuccini, entrati nel tempio durante il culto al fine di ricondurre tutti i fedeli
alla messa. Questo tempio fu probabilmente edificato durante gli anni dell’occupazione delle truppe
francesi comandate dall’ugonotto duca di Lesdiguières, che ebbe un comportamento favorevole ai Valdesi.
È probabile che i pramollini continuassero ad avere due luoghi di culto nel loro territorio per tutto
il XVII secolo, almeno fino al 1686, dato che il Vallone sarà coinvolto solo marginalmente nelle
cosiddette “Pasque Piemontesi” del 1655.
In seguito all’esilio del 1686, anche i templi di Pramollo seguirono il destino di tutti quelli delle
Valli (tranne Prali), cioè divennero un cumulo di macerie.
Dopo il rimpatrio, i culti vennero tenuti nella “grangia” di Fran??ois Plavan alla Costabella ma già
nel febbraio 1699 si ha notizia che il consiglio di Pramollo siede nella “Chiesa religionaria”; è
difficile stabilire se questa “chiesa” fosse il tempio di Ruata riedificato, oppure sempre quello di
Costabella.
L’ipotesi più probabile è che i pramollini abbiano rimesso in uso il loro vecchio tempio rovinato nel
1686, reinnalzandolo sulle sue rovine.
Tuttavia questa ricostruzione durò poco; infatti nel 1704 le truppe francesi comandate dal La Feuillade
saccheggiarono tutto il Vallone accampandosi al Lazzarà.
Dal 1704 al 1708 tutta la zona rimase teatro di operazioni belliche, con il conseguente esodo della
popolazione e la rovina di gran parte dei villaggi, mentre Pomeano divenne un caposaldo fortificato
delle truppe piemontesi affidato per l’occasione a milizie valdesi.
Il 1° gennaio 1709 un battesimo venne celebrato al tempio della Ruata, mentre, dal febbraio 1711, si
ha notizia di culti nel tempio di quartiere della Costabella. Quest’ultimo continuò a funzionare fino
alla seconda metà del XVIII secolo, quando le autorità sabaude ne imposero la chiusura, essendo esterno
ai limiti ammessi e non inserito nell’elenco del 1730.
Rimasto l’unico tempio della vallata presto risultò insufficiente per le esigenze del culto. Tanto che
nel 1826 si pensò di ampliarlo ulteriormente e l’amministrazione comunale fece i necessari passi
burocratici verso la Regia Intendenza di Pinerolo.
Nonostante una dettagliata documentazione, questo progetto non ebbe seguito, mentre fu invece ricostruito
il presbiterio, sempre su disegno dell’architetto Ghigliani.
Nel 1840 si decise di procedere alla realizzazione di un nuovo edificio, vista la disponibilità del
registro valdese del Comune, che possedeva ben “80.000 franchi” dovuti alla saggia amministrazione di
boschi e pascoli, principali ricchezze comunali.
Si volle perciò un’opera appariscente e grandiosa, forse ispirata al tempio di S. Giovanni; infatti il
progetto dell’ing. Grosso del Genio Civile di Pinerolo, redatto nel novembre 1841, prevedeva un edificio
a pianta ellittica di assi rispettivamente 24 m per il maggiore e 16 m per il minore, con antistante
pronao con un fronte di 6 colonne in pietra.
La chiesa cattolica, intitolata a S. Maurizio, verrà venduta l’anno seguente (14 agosto 1843) dalla
diocesi di Pinerolo alla Tavola Valdese, con la clausola che la si utilizzasse come scuola e non per
il culto; cosa che invece puntualmente si farà, almeno in via provvisoria, fino al 1888.
Infatti i Valdesi utilizzarono immediatamente l’ex-chiesa durante la costruzione della “Rotonda”
(così venne chiamato popolarmente per la sua forma il nuovo tempio), per poter procedere alla quale
si era dovuto demolire il tempio precedente.
Nonostante la precisa e minuziosa elencazione dei lavori necessari, il nuovo tempio nacque male, in
quanto, date le sue dimensioni, fu necessario ampliare l’area occupata dal tempio demolito con terra
di riporto; il risultato fu che le fondazioni risultarono inadeguate e già pochi anni dopo il termine
della sua costruzione (1846) il tempio denunciò gravi problemi statici che, col passare degli anni,
si aggravarono rendendone pericoloso l’accedervi, in particolar modo d’inverno.
Oltretutto vi erano gravi problemi di acustica, dato che la voce del predicatore rimbombava in modo
eccessivo.
Si dovette così ritornare alla piccola ex-chiesa cattolica che, nel 1853, fu dotata di campana con
conseguenti lavori di innalzamento e rinforzo del campanile, in attesa di fondi per la riparazione
della “Rotonda”. Lavori di riparazione furono effettuati dal Comune nel 1881, ma senza grandi
risultati: la crisi statica del grande edificio era ormai irreversibile.
L’anno seguente vennero eseguite delle riparazioni anche alla chiesa di S. Maurizio. I tempi comunque
erano ormai maturi per poter procedere alla costruzione di un nuovo tempio, in sostituzione della
pericolante “Rotonda”. Il Concistoro di Pramollo nella seduta del 21 novembre 1886 propone di
abbattere la “Rotonda” recuperandone tutto il materiale possibile per poterlo riutilizzare nel nuovo
tempio, al fine di risparmiare denaro e non disperdere materiale si potrebbe adibire a scuola centrale
la ex chiesa cattolica in sostituzione di quella esistente definita “insuffisante et misérable”.
Il nuovo tempio viene ubicato a monte del presbiterio, abbandonando l’area instabile dove sorgeva
la “Rotonda”. Più semplice, è di dimensioni inferiori al precedente; mantiene il pronao riutilizzando
quattro delle sei colonne della “Rotonda. Opportunamente adattato, viene anche riutilizzato l’elaborato
pulpito con baldacchino scolpito in legno e realizzato per la “Rotonda” oltre quarant’anni prima,
su disegno dell’ing. Grosso.
Questo edificio fu inaugurato il 15 agosto 1888 alla presenza di un migliaio di persone.
La nuova costruzione non ha avuto bisogno in questi cento anni di vita di particolari cure, se non
di piccoli lavori di manutenzione, a riprova che la lezione della “Rotonda” è servita.
Dati utili
Borgata Ruata 10
tel. 0121 316025; 0121 500196
Pastore: Erika Tomassone
Pastore: Eugenio Bernardini
Come arrivare
Ruà si raggiunge da Torino, seguendo prima l’autostrada A 55, quindi la SS 23 del Sestriere fino a S. Germano Chisone, posto sulla sponda orografica ds del Chisone. Qui si attraversa il paese e, alla sua uscita verso monte, si sale in direzione di Pramollo, fino a raggiungere Ruata, ultima frazione del Comune (km 60.5 da Torino).
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Foto di Gian Vittorio Avondo. Pubblicato il 09.08.2022.
Approfondimento valdesi

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