Santuario Beata Panacea (Ghemme)
La leggenda popolare, ripresa nelle cronache di epoca
successiva, tramanda che la scelta del sito è stata determinata dagli
stessi vitelli che trasportavano il feretro della beata uccisa,
fermatisi sul retro della chiesa principale del paese (posta allora
al centro del cimitero). La leggenda la ritroviamo nei documenti
manoscritti raccolti dal sacerdote Rovida dal 1734 al 1736
relativamente alla "Istruzione per il processo da farsi in Roma
sulla Beata Panacea".
Tra l'anno 1383 e l'anno 1393, sul lato nord della
chiesa parrocchiale vengono appoggiati due muri coperti da un
semplice tetto a unico spiovente. Successivamente si trasforma
l'improvvisato oratorio in una cappella devozionale collegandola
direttamente con l'edificio parrocchiale: si aprì un foro arcuato
nella parete del presbiterio, realizzando così anche l'iniziale
sede stabile del culto panasiano.
Tra l'anno 1666 e l'anno 1674 con l'esumazione del
corpo della beata Panacea e la ricomposizione dei suoi resti in una
cassa di legno più idonea, viene demolito parzialmente il vecchio
edificio ecclesiastico e si comincia a provvedere alla realizzazione
di uno spazio specifico per la devozione.
Tra l'anno 1863 e l'anno 1919 viene iniziata
l'esecuzione dello scurolo su disegno dell'Antonelli. Al
termine, l'edifico si presenterà come una struttura circolare,
coperto da una cupola emisferica con lanterna, con doppia gradinata
che sostituisce l'originaria scala dell'altare panasiano.
Oggetto del culto:
Dalla parte opposta alle scale d'accesso dello scurolo, si
trova l'altare posto sul fondo della parete curva, sormontato da
quattro colonnine e da un elegante timpano sotto al quale è posta
l'urna della beata. All'urna si accede da due scalette
laterali.
Festività principale: Primo venerdì di maggio
Note sulle pratiche rituali particolari:
Solenne processione il giorno della festa della santa, in cui
le genti di Quarona e di Ghemme si avviano alla tomba dopo lo scambio
delle croci e il fraterno saluto tra i due arcipreti.
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