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I piatti delle festività pasquali

Con il Natale, la Pasqua rappresenta la più importante festività religiosa della Cristianità. In effetti essa è caratterizzata da notevoli motivi di assonanza con il 25 dicembre, in quanto in qualche modo anche in questa festività si festeggia non una nascita, ma una rinascita. È la festa in cui ricorre il trionfo della vita sulla morte e questo trionfo nella simbologia cristiana, tanto cattolica, quanto protestante ed ortodossa, soprattutto ortodossa, è rappresentata dall’uovo, elemento che sta ad indicare la vita e la rinascita.
uova sode
Il tradizionale uso ed in certi casi scambio di uova nel giorno di Pasqua ha origini antiche, probabilmente medievali e va collocato geograficamente soprattutto nell’area centro-orientale d’Europa, dalla Germania verso i paesi dell’est ove, ancora oggi, si suole bollire le uova in acqua cui vengono aggiunti elementi vegetali (come ad esempio la barbabietola rossa), utili a colorarle; spesso vengono addirittura decorate a mano con essenze naturali. Proprio in Germania, nel medio evo, prese avvio la tradizione di offrire in regalo uova che, se per i contadini erano classiche uova di gallina, per i sovrani ed i feudatari erano realizzate nei metalli più preziosi quali oro ed argento. L’abitudine contagiò poi gli Zar di Russia e la corona inglese, che iniziarono a commissionare gioielli di questo tipo, spesso tempestati di diamanti, ai più famosi orafi del tempo, tra cui eccelse lo svizzero Peter Carl Fabergé di cui sono famose le uova prodotte per gli Zar; il famoso Uovo di Pietro il Grande (1903) su tutti.
La rinascita pasquale però passa attraverso la morte e la morte, naturalmente induce chi rimane a mantenere un tono dimesso anche nel regime alimentare. Ecco dunque che quando si parla di piatti della tradizione pasquale, che in Piemonte non sono molti, non si può prescindere da quelli della vigilia, che rappresentano una sorta di purificazione prima della festa, durante la quale si dava fondo alle provviste e si imbandivano le tavole con cibi più nutrienti, sacrificando piccoli animali da cortile o il tradizionale agnello.
Il cibo della vigilia, va detto, non aveva alcun significato rituale, ma era determinato dall’esigenza di far penitenza e a questo proposito va detto che in certe famiglie di stretta osservanza, la penitenza consisteva nel non assumere cibo per tutto il giorno.

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Testo e foto di Gian Vittorio Avondo. Pubblicato il 29.07.2022



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