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I Gôfre

Spostandosi verso l’area alpina piemontese si incontrano piatti confezionati a Natale (ma non per questo specificamente natalizi), quali ad esempio i cosiddetti Gôfre.
Gôfre
Tipici dell’area pragelatese e dell’alta val Susa, dopo aver vissuto un periodi di oblio corrispondente alla seconda metà del ‘900, essi rappresentano oggi le principali attrazioni delle feste paesane, nei paesi delle alte valli Susa, Chisone Germanasca, valli le cui testate sono tra loro confinanti.
Questo piatto tradizionale altro non è che una sorta di grossa cialda realizzata a base di farina, acqua, sale, lievito (le sue dimensioni sono circa quelle di una pizza), che deve essere consumata calda, ripiegata in due emisferi su se stessa, farcita con i companatici più disparati: dolci (miele, confettura, oggi nutella) o salati (lardo, salame, formaggi vari, prosciutto ecc. ecc.).
I Gôfre valchisonesi e valsusini, sono parenti stretti di altre preparazioni analoghe che caratterizzano tutta l’area alpina piemontese e che si ritrovano anche in Francia, Svizzera, Germania e Scandinavia. Il termine wafer, infatti, che indica un biscotto costituito da due cialde (farina, uova, burro, lievito ed acqua) che rinchiudono uno strato di crema o cioccolato, ha una denominazione che ricorda proprio i grossi dischi stampati realizzati in val Chisone. Sono simili ai Gôfre, perché realizzati con le stesse modalità di cottura e ferri non dissimili (anche se con ricette talora lievemente diverse perché caratterizzate dalla presenza di burro o uova), le Miacce valsesiane, gli Stinchett (o Amiash) ossolani ed i tortelli (Tourtelh) della val Germanasca.
Per realizzare questo alimento è comunque indispensabile il cosiddetto goufrièr, un attrezzo formato di due piastre tondeggianti in ghisa (diametro circa 30 cm), incernierate e dotate di un lungo manico, che viene generalmente fornito assieme ad un treppiede munito di un supporto capace di permettere la sua rotazione di 180°. In certi casi, soprattutto negli attrezzi costruiti tempi recenti, questo supporto, può assumere la forma di vera e propria caldaietta cilindrica, su cui la piastra viene appoggiata e dalla quale è possibile il deflusso del fumo.
Arroventato il Goufriér, l’addetto unge le sue due piastre con un grosso pezzo di lardo ammollato nell’olio, versando poi sulla parte in piano dell’attrezzo il composto, assai liquido, lasciato lievitare per alcune ore.
l’addetto unge le due piastre del Goufriér con un grosso pezzo di lardo ammollato nell’olio
versare sulla parte in piano del Goufriér il composto
Richiuso lo strumento, lo si lascia sul fuoco per alcuni minuti dall’uno e dall’altro lato.
cottura del composto nel Goufriér
In alcune aree alpine del Piemonte a Natale, ma non esclusivamente per quel giorno, vi erano alcune preparazioni particolari. Nel Pragelatese ed in alta val Susa, ad esempio si cuocevano i Gôfre. I Gôfre valchisonesi e valsusini, sono parenti stretti di altre preparazioni analoghe che caratterizzano tutta l’area alpina piemontese e che si ritrovano anche in Francia, Svizzera, Germania e Scandinavia. Il termine wafer, infatti, che indica un biscotto costituito da due cialde (farina, uova, burro, lievito ed acqua) che rinchiudono uno strato di crema o cioccolato, ha una denominazione che ricorda proprio i grossi dischi stampati realizzati in val Chisone. Sono simili ai Gôfre, perché realizzati con le stesse modalità di cottura e ferri non dissimili (anche se con ricette talora lievemente diverse perché caratterizzate dalla presenza di burro o uova), le Miacce valsesiane, gli Stinchett (o Amiash) ossolani ed i tortelli (Tourtelh) della val Germanasca.

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Testo e foto di Gian Vittorio Avondo. Pubblicato il 29.07.2022



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