Ebook - Ebook - Riviste
Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300024412
Prezzo: € 10.00
Descrizione:
Indice
Linda Hogan – Michelle Becka – Joao J. Vila-Chã,
Editoriale. Fra apocalittici e integrati
Abstracts
I. Tecnologia: fra apocalisse e integrazione
1. La tecnologia: questioni fondamentali
1.1 Paul Dumouchel, L’impatto della tecnologia: fondamenti antropologici
I/ Introduzione
II/ Riflessioni sulla tecnologia
III/ Tecnologia?
IV/ Tecnologie e affordance
1.2 Benedikt Paul Göcke, Gli ideali dell’umanità alla luce della biologia di sintesi e dell’intelligenza artificiale
I/ Le potenzialità dell’intelligenza artificiale e della biologia di sintesi
1/ Le potenzialità dell’intelligenza artificiale
2/ Le potenzialità della biologia di sintesi
II/ Il ritorno alla filosofia della storia
1/ Opportunità e problematiche delle nuove tecnologie
2/ Che fare? Il ritorno alla filosofia della storia
1.3 Paolo Benanti, Intelligenze artificiali, robot,bio-ingegneria e cyborg: nuove sfide teologiche?
I/ Nuovi artefatti
1/ Machina sapiens?
2/ Vita sintetica?
3/ Superumani?
II/ Inedite sfide
1/ Una nuova realtà?
2/ Una nuova umanità?
III/ Uno sguardo conclusivo
1.4 Dominik Burkard, Scienza e Chiesa: scontro implacabile? Un parere dal punto di vista della storia della Chiesa
I/ La fisica: il “caso Galilei” e le conseguenze
II/ La medicina: il decreto e il processo romano contro le streghe come “modernizzazione”
III/ L’evoluzione: un altro peccato originale contro la scienza?
IV/ L’approccio quantitativo: un esito che fa riflettere e i tentativi di spiegarlo
V/ Conclusioni
2. Razionalità tecnologica e critica post-coloniale
2.1 Peter Kanyandago, Persistenza del colonialismo e tecnologia moderna. Una riflessione antropologica da una prospettiva africana
I/ Introduzione
II/ Tecnologia africana
III/ Le radici cristiane occidentali
della colonizzazione e della negazione
1/ Le tre bolle papali
2/ Conseguenze delle bolle
3/ Persistenza del colonialismo nella tecnologia
IV/ Soluzioni e approcci al problema
2.2 Kuruvilla Pandikattu, Tecnologia e valori culturali.Prospettive dall’India
I/ Amartya Sen su democrazia, sviluppo e tecnologia
II/ Shashi Tharoor su tradizione indiana e tecnologia
III/ Chetan Bhagat sulla cultura del call center
IV/ Pranjal Sharma sulla quarta rivoluzione industriale
V/ Attingere alla saggezza dell’India
VI/ Conclusioni
3. La tecnologia al servizio dell’umanità
3.1 Sharon A. Bong, La tecnologia al servizio dell’umanità.Prospettive su genere e inclusione
I/ L’umano al centro della creazione
II/ Decentrare l’umano rispetto alla creazione
3.2 Janina Loh, Responsabilità vecchie o responsabilità nuove? I pro e i contro
di una trasformazione della responsabilità
I/ Introduzione
II/ Diversi approcci alla responsabilità
III/ I casi più complessi e meno trasparenti
1/ Una “rete di responsabilità”?
2/ Un ripensamento più profondo del dato antropologico?
IV/ Spetta a noi decidere
3.3 Jacob Erickson, Creatività tossica, tempo profondo e piacere morale: una ecospiritualità della tecnologia .
I/ Per una spiritualità ecologica della tecnologia
II/ Riconoscere una creatività tossica
III/ Praticare una “consapevolezza temporale” profonda
IV/ Ripensare il piacere (in senso morale) di creare
II. Forum teologico
1. Enrico Galavotti, Istanze del rinnovamento teologico a partire dal Vaticano II
I/ Una teologia… conclusa
II/ Una teologia ridefinita nello statuto e nei compiti
III/ Una teologia in cammino permanente
IV/ La teologia e il tratto di strada che ancora resta da compiere
2. Leonardo Paris, Teologia in Italia oggi
I/ Contesto
II/ Caratteristiche
III/ La teologia italiana per l’Italia
IV/ La teologia italiana per la chiesa italiana
V/ La teologia italiana per l’Europa e per il mondo
3. Séamus P. Finn, Linee-guida per un investimento conforme alla fede
I/ Il contesto vaticano
II/ La prassi dell’investimento conforme alla fede
III/ Il processo in corso
IV/ Conclusioni
4. Jon Sobrino, Óscar Romero: essere umano,cristiano e arcivescovo esemplare
I/ «Monsignor Romero ha detto la verità»
II/ «Ha difeso noi poveri»
III/ «E per questo l’hanno ucciso»
III. Rassegna bibliografica internazionale
Editoriale
Fra apocalittici e integrati
L’onnipresenza e la convergenza delle tecnologie, insieme alla velocità del loro sviluppo, comportano che molti di noi non siano consapevoli della portata del loro impatto e delle sfide filosofiche e comunitarie che possono porre. Alcuni commentatori mettono in guardia rispetto a un futuro distopico, in cui gli esseri umani saranno rimpiazzati da superintelligenze e si aggraveranno la polarizzazione e la disuguaglianza. Altri anticipano un futuro di maggiore ricchezza, di superiori opportunità e di progressi scientifici significativi. Man mano che lo sviluppo tecnologico supera nuovi traguardi, quindi, è di vitale importanza che la sua valenza, la sua importanza e il suo impatto siano tenuti in considerazione. Questo richiederà forme di riflessione pluridisciplinari, dal momento che i risvolti controversi e le opportunità positive rappresentate dalla tecnologia influiscono su tutti gli aspetti della vita umana. Naturalmente gli esseri umani da molto si cimentano con la natura e l’importanza della tecnologia, e con le sue implicazioni per la comprensione del nostro posto nel mondo, pertanto queste questioni non sono del tutto nuove1. Anzi, la riflessione sulla natura di questa relazione è stata una caratteristica costante del pensiero cristiano2. Nel corso dei secoli i cristiani hanno perseguito progressi tecnologici, convinti come sono che l’aumento della conoscenza umana sia una nobile vocazione, mentre molti degli scienziati e dei tecnologi più influenti hanno tratto ispirazione e motivazione dalle loro visioni cristiane del mondo3. Tuttavia, come sosteneva Jacques Ellul, negli ultimi decenni si è assistito a un’inversione di rotta, per cui il fascino della tecnologia che si fondava su una visione del mondo cristiana è stato riordinato e ora rischia di non essere più a servizio dell’umanità. Inoltre si può sostenere che i recenti sviluppi tecnologici ci abbiano portati ai limiti estremi della comprensione umana, quindi taluni interrogativi sulla natura umana, sull’antropologia teologica e filosofica, come pure certe domande sul futuro umano e sull’escatologia, sono ora posti in modi che prima non erano contemplati. Anche le dimensioni etiche e politiche della rivoluzione tecnologica sono diventate temi di pubblico interesse. In ogni era l’etica ha dovuto cimentarsi con i limiti superiori della tecnologia. Oggi l’attenzione è sull’intelligenza artificiale, sulla manipolazione genetica e sui big data. Tuttavia i comuni cittadini dubitano di essere in grado di deliberare e di decidere su questi temi, dal momento che la nostra conoscenza è costantemente superata dai progressi tecnologici. L’uomo della strada si preoccupa anche dei valori e delle priorità che definiscono la direzione degli sviluppi tecnologici – ossia quali temi sono considerati urgenti e chi decide. Si può ancora parlare di caratteristiche vincolanti dell’essere umano quando gli sviluppi tecnologici hanno il potenziale di incidere così profondamente sull’identità e sulla personalità umana? Il futuro del lavoro subirà una rivoluzione simile a quella del XVIII e XIX secolo?
Come possono i cittadini influire sulla forma futura della società quando l’attitudine per l’innovazione tecnologica è preponderante nella proprietà privata? Gli interrogativi etici e politici sollevati dalla tecnologia non riguardano solo il futuro della scienza, ma anche fondamentalmente il modello di società cui aspiriamo e i valori in base ai quali vogliamo vivere. Questo numero di Concilium cerca di esplorare le molteplici dimensioni e sfaccettature dei progressi tecnologici attraverso una lente filosofica e teologica, prendendo in considerazione una serie di temi correlati. Si apre con un saggio di Paul Dumouchel intitolato L’impatto della tecnologia. Fondamenti antropologici. L’autore si interroga su come interpretare la tecnologia nel suo rapporto con gli esseri umani e le loro attività. Questa domanda fondamentale è stata posta e ha avuto risposte in periodi storici diversi, e nelle sue riflessioni Dumouchel evidenzia le implicazioni della lettura in chiave hegeliana di questa domanda e la sua risposta alla stessa, con particolare riferimento all’immaginario teologico e politico occidentale. Dumouchel critica le analisi che esteriorizzano la tecnologia e la trattano come un’invenzione distinta e separata dall’attività umana. La tecnologia dovrebbe essere invece concettualizzata come una forma dell’attività umana, non come un artefatto o un prodotto. Egli attinge al concetto gibsoniano di “opportunità di azione” (affordance) per sostenere che le tecnologie si possono intendere come «le varie attività attraverso le quali gli umani addomesticano e materializzano le affordance», ricalibrando così la relazione umana con la tecnologia. Inoltre egli sostiene che questa ricollocazione ha delle implicazioni non solo per il modo in cui intendiamo noi stessi come specie, ma anche per come si valutano le dimensioni etiche e politiche della tecnologia. Anzi, Dumouchel è molto critico nei confronti delle analisi etiche che vedono le questioni attraverso la lente del singolo utente, e auspica un’analisi più completa che valorizzi le dimensioni politiche ed etiche di questo aspetto dell’attività umana. Mentre Dumouchel prende in considerazione la relazione umana alla tecnologia, in senso lato, e come la si può concettualizzare, Benedikt Göcke si concentra specificamente sui recentissimi sviluppi dell’intelligenza artificiale e della biologia sintetica. Questo autore affronta la natura innovativa dei [...]
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Editore: Edizioni Messaggero
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Ean: 2484300024580
Prezzo: € 6.75
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Editoriale
Il volto della chiesa che serve
Con la promulgazione della Costituzione sulla chiesa Lumen gentium (21 novembre 1964), i padri conciliari stabilirono che «il diaconato potrà in futuro essere ristabilito come grado proprio e permanente della gerarchia» (LG 29). Così, dopo secoli di oblio, nella chiesa d’Occidente riapparve la figura ministeriale del diaconato «permanente». Come si può facilmente immaginare, non si trattò di una decisione estemporanea, ma il frutto dell’articolata riflessione che aveva preceduto i lavori del concilio. Già alcune voci della ricerca teologica più autorevole ritenevano che «un ripristino del diaconato nella chiesa fosse senz’altro auspicabile e urgente» (Karl Rahner nel 1957). Ancor prima, verso gli anni Trenta del secolo scorso, in Germania il movimento «Caritas» sosteneva la reistituzione del diaconato permanente, mentre in Francia gli studi storici e teologici concordavano nel suggerire il recupero di una figura ministeriale e di una prassi attestate fin dai primi secoli. Oltre a ciò, alcuni teologi si erano già espressi a favore del ripristino della struttura tripartita del ministero ordinato, mentre appariva sempre più stretto il legame tra servizio liturgico e prassi caritativa. Anche dal mondo missionario – a motivo della penuria di sacerdoti e delle nuove emergenze sociali e pastorali –, vescovi e operatori pastorali ne sollecitavano il ripristino.
Da più parti, dunque, si erano levate voci in favore della reistituzione del diaconato, tuttavia, come osserva Serena Noceti nel suo contributo, «i padri conciliari non hanno voluto ripristinare una prassi del primo millennio, ma riconsiderare una figura ministeriale, che contribuisse al ripensamento complessivo del ministero ordinato e che fosse rispondente ai mutati bisogni pastorali». Se un grande passo era stato compiuto, molto però restava da fare. Su diverse questioni non vi era ancora piena chiarezza: ad esempio, l’identità e lo specifico del diaconato nel mutato contesto sociale ed ecclesiale; il rapporto tra la sacramentalità del diaconato e la sua natura “laicale” e, ancora, la formazione e la condizione di vita del diacono permanente in rapporto alla scelta celibataria o matrimoniale. Anche riguardo alle funzioni dei diaconi coesistevano opinioni diverse: alcuni pensavano a un “collaboratore” del presbitero sempre più oberato di compiti amministrativi; altri individuavano come principale ambito “operativo” del diacono il suo impegno nel mondo; per altri ancora, il raggio d’azione del diacono doveva essere più ampio e spaziare dall’impegno caritativo e sociale alla catechesi, fino all’animazione di comunità cristiane in assenza di presbitero e alla sua funzione nella liturgia (matrimoni, battesimi ed esequie). Per un quadro teologico più organico e sistematico bisognò attendere l’opera collettiva Diaconia in Christo, a cura di Karl Rahner e Herbert Vorgrimler (Freiburg 1962), voluto dall’episcopato tedesco in vista del concilio, allo scopo di sostenere la richiesta del ripristino del diaconato. Il concilio dedicò molta attenzione alla questione: tre delle dieci commissioni che operarono nella fase preparatoria si interessarono al diaconato, auspicandone il ripristino. Si fronteggiarono due schieramenti opposti: l’uno decisamente contrario alla reviviscenza del diaconato, l’altro invece favorevole. Il concilio si pronunciò a favore di quest’ultima linea, inaugurando una nuova stagione ecclesiale caratterizzata dall’apporto della “nuova” figura ministeriale.
Ripristinando il diaconato, il concilio non intendeva semplicemente replicare una figura antica, bensì ripensare una figura ministeriale adeguata all’oggi, che fosse in accordo sia con la tradizione sia con le mutate condizioni ecclesiali e pastorali. Come noto, riguardo al diaconato la stagione postconciliare è stata segnata da resistenze e rifiuti, insieme a una comprensione talvolta limitata e strumentale della novità in atto, anche se non sono mancate reali aperture che hanno trasformato l’azione pastorale della chiesa. Ormai a cinquant’anni dalle prime ordinazioni diaconali1, «CredereOggi » ritiene maturi i tempi per una riflessione su questa “rinata” figura ministeriale, la sua identità e la sua missione, nel tentativo di mettere in luce quanto è stato recepito dei desiderata dei padri conciliari, i nodi problematici tuttora irrisolti e soprattutto individuare il contributo dei diaconi alla crescita del popolo di Dio, in un contesto sociale e pastorale in continua evoluzione. L’approccio tiene conto di una pluralità di prospettive, non solo perché questo è lo stile della nostra rivista, ma perché sembra l’unica via da percorrere per comprendere la peculiare fisionomia del diaconato e del diacono, figura articolata e complessa, nel definire la quale entrano in gioco numerosi elementi. L’articolo di apertura offre uno sguardo panoramico sul diaconato, la sua collocazione nella chiesa italiana e alcuni dei rischi connessi alla sua ricezione, spessa contrassegnata da soluzioni di breve respiro, ripiegate sulle necessità più immediate. Il ripristino del diaconato offre, invece, la possibilità di immaginare un volto diverso della chiesa, più diaconale. Queste e altre suggestioni sono proposte da Luca Bressan, Il diaconato. Questioni aperte.
Il travagliato percorso storico del diaconato riserva non poche sorprese e permette di cogliere il carattere “profetico” della scelta compiuta dai padri conciliari che ne vollero con forza la rinascita, favorendo anche il sorgere di un nuovo modo di comprendere e vivere la diaconia della chiesa. È questo il contributo di Enzo Petrolino, Diaconi e diaconia. Una panoramica storica. Per comprendere la figura ministeriale del diaconato è imprescindibile il riferimento al concilio Vaticano II che ne ha deliberato in modo solenne il ripristino, dopo secoli dalla sua scomparsa. Diversi i testi in cui si parla della figura del diacono, delle sue relazioni fondamentali con il vescovo, i presbiteri e il popolo di Dio e delle sue funzioni nella vita ecclesiale. Un’articolata riflessione su questi aspetti è proposta da Serena Noceti, «De diaconis silere non possumus». I diaconi secondo il concilio Vaticano II. I testi e i segni racchiusi nei libri liturgici non riguardano solo la dimensione rituale, ma mettono in luce anche diversi aspetti dell’identità e della missione del diacono. In altri termini, il libro liturgico si rivela imprescindibile non solo per la celebrazione, ma anche per la vita, come ricorda nel suo contributo Manlio Sodi, Pensare il diaconato a partire dalla liturgia. A giudizio di Alphonse Borras, Il diaconato tra teoria e prassi, si può comprendere il diaconato, nel suo esercizio permanente, solo nel contesto della chiesa locale e della sua missione, e in stretto rapporto con gli altri ministeri, in primis il presbiterato. Secondo l’autore, il diaconato è ancora prigioniero di un’impropria considerazione “sacerdotale” che lascia in ombra alcune sue caratteristiche peculiari. Chi è il diacono? Di che cosa si occupa? Qual è la sua funzione? È un sostituto del prete o è un’altra cosa? A partire da un’indagine realizzata dall’Osservatorio socio-religioso Triveneto, è possibile parlare dei diaconi in modo induttivo, ricostruendo cioè l’esperienza concreta del diaconato in una chiesa diocesana particolare. È il contributo di
Monica Chilese, Input da un’indagine sul diaconato permanente realizzata nel Triveneto. L’articolo di Luca Garbinetto, La formazione dei diaconi in Italia si propone di segnalare al lettore i riferimenti fondamentali per comprendere gli itinerari formativi dei futuri diaconi nelle diocesi italiane. I documenti magisteriali sono il punto di partenza, ma un contributo prezioso proviene anche dalla ricca esperienza maturata nei decenni postconciliari dalla chiesa italiana. Oltre alla formazione iniziale, si insiste sui percorsi formativi successivi all’ordinazione, una formazione continua più che mai necessaria per una costante verifica del vissuto ministeriale. Non poteva mancare un contributo alla riflessione su una questione che vede impegnata la comunità ecclesiale, quella relativa al cosiddetto «diaconato femminile». Sullo stato della ricerca e sulle prospettive future offre un suo studio Cristina Simonelli, Donne diacono. Una singolare attualità. Nella Documentazione, Il servizio dei diaconi, Donata Horak commenta la lettera apostolica Omnium in mentem (26 ottobre 2009) di papa Benedetto XVI contenente una riformulazione dei canoni 1008-1009 del Codice di diritto canonico. I cambiamenti introdotti riflettono un modo peculiare di intendere il diaconato, soprattutto nel suo rapporto con gli altri gradi del ministero ordinato. Con l’Invito alla lettura, Enzo Petrolino consegna al lettore un’ampia rassegna bibliografica sul diaconato e alle varie questioni ad esso collegate, soprattutto quelle per le quali la discussione è ancora aperta. Si tratta di uno strumento prezioso che consente di approfondire la conoscenza di una figura ministeriale chiamata a offrire in misura sempre maggiore il proprio contributo nella vita della comunità ecclesiale. Buona lettura.
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300024450
Prezzo: € 4.50
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SOMMARIO
SENTIMENTI NELLA BIBBIA
ODIO E AVVERSIONE
Editoriale
Roberta Ronchiato
L’ODIO E LE SUE LEGGI
Luca Mazzinghi
«SE TU AVESSI ODIATO QUALCOSA,
O DIO, NON L’AVRESTI CREATA»
Piero Stefani
HO AMATO GIACOBBE E ODIATO ESAÙ
Maurizio Marcheselli
QUANDO AL DISCEPOLO
È CHIESTO DI ODIARE
Davide Arcangeli
IL SENTIMENTO DELL’ODIO
NELLA LETTERATURA GIOVANNEA
Donatella Scaiola
CARBONI ARDENTI
SULLA TESTA DEL NEMICO: È POLITICAMENTE CORRETTO?
Francesco Scanziani
ODIARE: “S-FIGURARE” L’UMANO.
PER UN DISCORSO TEOLOGICO
Valentino Bulgarelli
EVANGELIZZARE CON GESTI ELOQUENTI
DI PERDONO
Monica Cornali
ORIGINE E DINAMICHE DELL’ODIO
PER SAPERNE DI PIU
Marcello Panzanini
Agostino e Donato: amore e odio?
MEN AT WORK
Valeria Poletti
L’odio, sentimento possente e primordiale
APOSTOLATO BIBLICO
Veronica Donatello
Domenica della Parola e disabilità
VETRINA BIBLICA
ARTE
Marcello Panzanini
L’odio e la tomba. La Deposizione nel sepolcro
di Lorenzo Lotto
EDITORIALE Buffa storia quella dell’odio in ambito cristiano. Per secoli ci si affanna per liberarsene, con ardite argomentazioni teologiche e con sudati sforzi ascetici, e si finisce con il constatare che questo sentimento pervade tanto l’Antico quanto il Nuovo Testamento! Accade cosi che nell’epoca del politicamente corretto, che ha indotto a definire in ambito penale perfino aggravanti di condotte legate all’odio (hate speech, hate crimes), si proceda a togliere dalla preghiera ufficiale della chiesa cattolica, cioe la Liturgia delle Ore, passi di salmi cosiddetti imprecatori: fatti risuonare in italiano, potrebbero turbare la sensibilita di credenti, divenuti suscettibili verso qualunque espressione violenta (Donatella Scaiola). La stessa letteratura teologica attuale quasi non dedica spazio all’odio: come opportunamente rileva Francesco Scanziani, nella pubblicistica postconciliare non troviamo monografie sull’argomento ne esso compare tra le voci dei principali dizionari teologici in lingua italiana, se non con qualche richiamo nei manuali di morale. Le piccole eccezioni confermano la regola. Del resto, gia l’autore del libro della Sapienza si era premurato di allontanare da Dio il sospetto di nutrire una letale avversione nei confronti degli Egiziani, o piu in generale dei nemici dei giusti, elaborando un’articolata ed efficace teodicea (Luca Mazzinghi). Come trattare allora l’odio nei testi sacri? Piu precisamente: come interpretare quei testi che ne parlano? Il presente fascicolo cerca di formulare alcune risposte e di offrire alcuni suggerimenti. Il primo e sicuramente quello di tenere conto del vocabolario: in ebraico come in italiano, non tutte le volte che si ricorre al verbo “odiare” si intende esprimere un sentimento di astio. Basti pensare all’affermazione del profeta Malachia ripresa, capovolta, da Paolo in Rm 9,13: Ho amato Giacobbe e odiato Esau. Con essa l’Apostolo delle genti sintetizza una storia della salvezza dall’andamento paradossale ma coerente (Piero Stefani). Oppure si ricordi la moglie odiata: l’espressione, in se un ossimoro, indica quella moglie che il marito ama di meno, prediligendone un’altra, ma non necessariamente di sprezzandola. In sua difesa accorre la legislazione che cerca di canalizzare e governare un sentimento cosi impetuoso (Roberta Ronchiato). Tanto impetuoso e pervasivo che la psicologia ci insegna che esso condivide con l’amore le stesse caratteristiche: intimita (negata), passione, impegno. In base a quali di queste caratteristiche si attivano e a come si combinano, si avra un odio freddo, caldo o gelido (Monica Cornali). Da parte loro la tradizione biblica e quella spirituale insegnano che l’odio puo essere verso Dio, il prossimo, se stessi. Se questi tre assi, saldati tra loro dall’amore, configurano la struttura comunionale dell’uomo, allora l’odio si rivela come forza autodistruttiva che s-figura l’umano. Il gioco di parole non paia lezioso: Francesco Scanziani con efficacia ricorda lo sfigurarsi artistico ed esistenziale di Dorian Gray nel romanzo di Oscar Wilde. La tradizione biblica ci ricorda anche un sano odio verso se stessi. Gesu in persona lo raccomanda ai suoi discepoli: Chi odia la propria vita… la conserva per la vita eterna (Gv 12,25). Sulle valenze semantiche e teologiche di “odiare” e di “vita” in Giovanni e in Luca (14,26) si sofferma Maurizio Marcheselli. Egli sottolinea come odiare la propria esistenza in questo mondo significa non ritenerla un assoluto, non considerarla un bene che va sempre e comunque anteposto a ogni altra cosa. Infine, Valeria Poletti ci suggerisce due riletture moderne di questo sentimento possente e primordiale . La prima si ritrova nel film L’odio di Matthieu Kassovitz. La seconda nella poesia di Wisawa Szymborska dal semplice titolo L’odio, descritto all’inizio come sempre efficiente e in forma, per chiudere dicendo che ha la vista acuta del cecchino / e guarda risoluto al futuro / – lui solo. Insomma, ci offre una geniale e completa fenomenologia dell’odio… senza alcun odio. Ed e il miglior antidoto. Dunque, buona lettura! Marco Zappella
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Editore: Miscellanea Francescana
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Pagine:
Ean: 2484300024481
Prezzo: € 25.00
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INIDCE
Editoriale
STUDI FRANCESCANI
Orlando Todisco, La libertà fonte inspirativa della metafisica di G. Duns Scoto
Francesco Costa, Giovanni Pesce frate minore conventuale vescovo di Catania (1431-1447)
Giuseppe Buffon, Francescani e politica al femminile nel XVII secolo. Euristica, diplomazia e pietà
Felice Autieri, La tomba di san Francesco. Storia del bicentenario della sua scoperta (1818-2018)
STUDI BIBLICI
Dinh Anh Nhue Nguyen, Il Gesù misericordioso ma anche severo nel Vangelo di Luca. Rilievi introduttivi per una completa "cristologia della misericordia" nei vangeli
Tomasz Szymczak, La "Vetus Syra" del Vangelo di Matteo
STUDI TEOLOGICI
Francesco Scialpi, Il rito della professione religiosa in occidente. Excursus storico
Francesco Celestino, I giovani allaricerca del senso della vita. Una proposta di cammino francescano
Raffaele Di Muro, La vocazione all'amore e la pienezza della gioia cristiana
EVENTO
Fabrizio Meroni, La missio ad gentes interessa ancora? Una riflessione teologico-pastorale. Alcune osservazioni iniziali
Recensioni
Segnalazioni
Libri ricevuti
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Editore: Queriniana Edizioni
Autore:
Pagine:
Ean: 2484300024405
Prezzo: € 6.00
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INDICE
Editoriale
2 G. Tornambé
Lex orandi,lex credendi e… lex agendi
Studi
4 M. Augé
L’inculturazione dopo Magnum principium
9 G. Laiti
«La realtà è più importante dell’idea», anche in liturgia
11 G. Drouin
Nuove presidenze, nuova ecclesiologia?
19 A. Grillo
Solo abusi?
24 F. Di Molfetta
Rituali e non rituali:
«Proclamiamo la tua risurrezione»
28 D. Piazzi
Nuova eucologia: sempre un abuso?
32 C. Franco
«O altro canto approvato dall’autorità ecclesiastica»
37 M. Gallo – M. Roselli
Posso inventare riti? Catechesi e liturgia al camposcuola
Formazione
43 M. Roselli – S. Soreca
Formare gli operatori pastorali
3. Fede, liturgia e prassi
50 M. Gallo – S. Sirboni
La Messa e il Messale
3. I molti ministeri nella messa
55 D. Piazzi
«È veramente cosa buona e giusta»
3. La pienezza della gioia pasquale
Sussidi e testi
59 M. Gallo
Benedizione degli zainetti
66 A. Magnani
Celebrare la prima confessione
EDITORIALE
Gabriele Tornambé
Lex orandi, lex credendi e… lex agendi?
Il noto assioma di Prospero d’Aquitania (390-455), Lex orandi, lex credendi, continua a manifestare interesse nell’euristica della teologia. Una prima possibilità di lettura di questo principio va nel senso in cui è costruita l’espressione; l’interpretazione che ne segue è che la legge della preghiera determina la legge della fede. Quest’ultima trovava nell’espressione rituale e celebrativa della chiesa il suo momento fontale: d’esempio in tale ambito sono la proclamazione dei dogmi dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione di Maria. Ma esiste anche la lettura inversa che dà il primato all’aspetto dommatico; in questo secondo caso la preghiera si rivelerebbe manifestazione della fede creduta; così troviamo chiaramente affermato in Mediator Dei e in Vicesimus quintus annus. La speculazione teologica ed i documenti magisteriali hanno reso questa espressione di fatto biunivoca, sebbene non manchino, nel dibattito attuale in merito ad essa, i partigiani della prima sulla seconda maniera di leggerla ed interpretarla. La questione rischia di complicarsi quando a questi elementi ne aggiungiamo un terzo, quello della lex agendi o lex vivendi. Questi sono diventati indistintamente espressione della “prassi” della chiesa. Ma di quale prassi si tratta? C’è chi ha interpretato la lex agendi come la dimensione etica indispensabile per ogni azione celebrativa, e chi ha voluto riferirla all’agire liturgico propriamente detto, preferendo dare una colorazione etica specificamente alla lex vivendi. Senza volere entrare nel dibattito sull’uso di una o dell’altra lex, ci domandiamo se la prassi condensata nell’espressione lex agendi/vivendi non possa piuttosto essere interpretata come l’azione pastorale della chiesa nel suo declinarsi ordinario delle comunità diocesane, parrocchiali, religiose. La lex agendi/vivendi, così compresa ed articolata agli altri due elementi dell’assioma del monaco marsigliese, continuerebbe a conservare la validità dell’espressione e, soprattutto, permetterebbe ancora una lettura in entrambi i sensi fuori da ogni fuorviante interpretazione? In effetti, non mancano esempi di chi sostiene che le prassi della comunità cristiana possano essere fonte di riflessione teologica e che siano suscettibili di divenire teologia (pratica): è il metodo che si sono date alcune Università del Nord-America per la ricerca in teologia pastorale. Se consideriamo l’elemento lex agendi/vivendi come il milieu dell’agire e del vivere di una determinata comunità ecclesiale, allora saremmo portati a prendere in considerazione i diversi luoghi e culture in cui è presente la chiesa e non potremmo esimerci dal considerare i relativi processi di inculturazione in cui la fede è tradotta per risultare accessibile, e la celebrazione adattata perché i fedeli possano parteciparvi tutti pienamente. Ci sembrerebbe, allora, che la validità dell’assioma del segretario di papa Leone Magno, arricchito del terzo elemento e letto in un senso come in un altro, continuerebbe ugualmente ad esistere. Ci confortano in tale interpretazione gli sforzi d’inculturazione della celebrazione eucaristica in realtà come lo Zaire o il Brasile, dove non ci stupiamo di riscontrare che elementi culturali caratterizzanti la cultura di questi Paesi abbiano trovato spazio nei messali canonicamente approvati, e come, per ritus et preces, si riveli una teologia del popolo di Dio ed una rinnovata consapevolezza di partecipazione ed esercizio della ministerialità, di cui i documenti conciliari avevano posto le basi. Se, sempre in tale direzione, guardiamo a quanto realizzato dalle diverse Conferenze Episcopali nazionali (o linguistiche), ci accorgeremo come l’adattamento dei rituali abbia comportato l’introduzione di alcuni gesti favorendo una considerevole diversità nei riti che non ha in alcun modo compromesso la celebrazione dell’unico mistero pasquale del Cristo morto e risorto. Non sono forse queste espressioni del felice esito di nuove situazioni ed esigenze pastorali (lex agendi/ vivendi) che, con i tempi necessari per coglierle, chiarificarle ed integrarle, portano alla sintesi di nuovi linguaggi verbali e non verbali (lex orandi) illuminando in modo rinnovato la fede viva professata dall’unica chiesa presente nella pluralità delle comunità ecclesiali (lex credendi), senza negare alcun tratto della verità trasmessa e conservata nei secoli dalla chiesa?
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Editore: Queriniana Edizioni
Autore:
Pagine:
Ean: 2484300024399
Prezzo: € 4.50
Descrizione:
Editoriale
Michelangelo Priotto
L’ESODO COME MERAVIGLIA DI DIO
Luca Mazzinghi
«OSSERVA L’ARCOBALENO:
QUANTO È BELLO
NEL SUO SPLENDORE!»
Guido Benzi
LO STUPORE DI FRONTE A UN FATTO
«MAI UDITO»: IL SERVO SOFFERENTE
Paolo Mascilongo
MERAVIGLIA E STUPORE
DI FRONTE A GESÙ
Gian Luca Carrega
LA VIRTÙ CHE INVECCHIA PRESTO:
OSSERVAZIONI EVANGELICHE
SULLA GRATITUDINE
Antonio Landi
GRATITUDINE ED EUCARISTIA
NELL’EPISTOLARIO PAOLINO
Riccardo Battocchio
UNA MALATTIA
E IL SUO POSSIBILE RIMEDIO
Valentino Bulgarelli
STUPORE, TRASMISSIONE DELLA FEDE
E BELLEZZA
Monica Cornali
GRATI FINO ALLA MORTE
PER SAPERNE DI PIU
Marcello Panzanini
Dallo stupore alla vita monastica: san Longino
MEN AT WORK
Valeria Poletti
Stupore e stupori
APOSTOLATO BIBLICO
Sebastiano Pinto
La domenica della Bibbia: cosa fare
VETRINA BIBLICA
Arte
Marcello Panzanini
Le coppe, le giare, lo stupore: Le nozze di Cana
Editoriale
Tra le numerose malattie che affliggono lo spirito contemporaneo, si potrebbe annoverare anche la athaumasia, cioe quell’incapacita di stupirsi, di riconoscere che la novita e non solo possibile ma anche reale. In effetti la tecnologia potrebbe indurre a ritenere che, se qualcosa ci appare come una sorpresa, lo si deve soltanto alla nostra scarsa conoscenza delle possibilita insite nel sistema (Riccardo Battocchio). Eppure, a dare retta alle indagini demoscopiche, le persone, almeno in Italia, possiedono ancora una grande capacita di meravigliarsi, soprattutto per le piccole cose di ogni giorno. Insomma, la meraviglia fa parte del nostro quotidiano perche reazione ed emozione profondamente umana (Valeria Poletti). Del resto gia Platone e Aristotele ritenevano che gli uomini avessero cominciato a filosofare spinti dalla meraviglia, in particolare di fronte al vertiginoso problema dell’origine dell’ordine della natura. Se non puo derivare dal caso, esso dev’essere il prodotto dell’azione intelligente e finalisticamente orientata di un qualche demiurgo divino. Anche nella Bibbia la contemplazione del cosmo era motivo di stupore e di riflessione, non su un qualunque generico demiurgo divino, ma su un Dio personale preesistente al cosmo e, percio, suo creatore. I testi di alcuni Salmi, di Siracide e del libro della Sapienza lo stanno a testimoniare. L’ordine del cosmo suscita ammirazione contemplativa (da Francesco d’Assisi a papa Francesco), antidoto al pessimismo cosmico di un Giacomo Leopardi (Luca Mazzinghi). L’intervento mirabile operato alle origini si ripete, poi, nella storia di Israele, sotto forma di liberazione (del popolo in Esodo, del singolo credente nei Salmi); lo stupore paralizzante di fronte alla malvagita dell’oppressore si scioglie in grata e pubblica confessione della potenza divina (Michelangelo Priotto). I mirabilia Dei, cioe le gesta stupefacenti di Dio, possono pero manifestarsi anche attraverso figure controverse: lo sbigottimento sgorga da una lettura erroneamente negativa di un evento o di una persona. Dinanzi al Servo di Yhwh ci si mette la mano sulla bocca e si fischia di scherno considerandolo un reietto da Dio. Lo stupore diventa sconcerto: dopo aver perseguitato un innocente, lo si deve riconoscere come salvatore! I testimoni, attoniti e scornati di fronte a un fatto mai a essi raccontato e a un annuncio che mai avevano udito (Is 52,15), sono guariti proprio dal sacrificio del Servo (Guido Benzi). Lo stupore dunque collima con la fede e con il suo contrario. Ecco perche, se c’e un sentimento che i vangeli descrivono con ampiezza e intensita, questo e di certo lo stupore. Ogni evangelista tratta questa emozione secondo modalita e modulazioni proprie ma a tutti e comune la convinzione che non e con la meraviglia che si manifesta la piena adesione a Gesu. Essa, alla fine, risulta insufficiente a garantire la comprensione e la sequela di Gesu (Paolo Mascilongo). Infine, se come detto all’inizio la capacita di meravigliarsi nasce dalla consapevolezza che il mondo avrebbe anche potuto non essere voluto, ed e stato voluto perche e stato voluto e la motivazione di questa volonta sta nell’amore (Romano Guardini), allora lo stupore si accompagna sempre alla gratitudine verso Colui che ha posto in essere questo mondo e questa storia d’amore. La psicologia ci insegna che il dare con altruismo e il ricevere con riconoscenza fanno parte dello sviluppo umano. Quelle persone, che hanno attivato la capacita di essere riconoscenti, sono anche in grado di perseguire con gioia gli obiettivi che si sono proposte e sopportano meglio le difficolta che la vita presenta loro (Monica Cornali). Al biblista subito viene alla mente l’esempio di Paolo, per il quale il ringraziamento investe la sua esperienza apostolica a livello teologico, cristologico ed ecclesiale. Le primitive comunita cristiane videro nella gratitudine lo stile che le contraddistingueva sul piano personale e relazionale, tanto che arriveranno a chiamare eucharistia (ringraziamento, riconoscenza) la celebrazione fondante e fondamentale della cena del Signore (Antonio Landi). Insomma, il presente fascicolo ci propone un percorso sorprendente e ne dobbiamo essere grati ai diversi autori. Dunque, buona lettura.
Marco Zappella
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Indice
Thierry-Marie Courau – Susan Abraham – Mile Babic´,
Editoriale. Religioni e populismi
Abstracts
I. Populismo e religione
1. Alcune situazioni a livello mondiale
1.1 Mile Babic´, Populismo e religione in Bosnia-Erzegovina
I/ Che cos’è il populismo?
II/ Il populismo nei Paesi ex socialisti
III/ Le radici profonde del populismo
IV/ Ruggero Bacone: ostacoli al riconoscimento del vero
V/ La paura come base delle logiche populiste
VI/ Una risposta teologica al populismo
VII/ Conclusione
1.2 Francis Gonsalves, Populismo e nazionalismo religioso in India
I/ Introduzione
II/ Storiografia in India: muovere guerra in nome
di un passato primordiale incontaminato
III/ I simbolismi nella costruzione e nella distruzione dell’India
8 Indice
IV/ Definirsi o essere definiti? Questioni di identità
V/ Censurare la stampa, soffocare il dissenso e divinizzare il leader
VI/ La stolta trinità di neoliberismo, nazionalismo religioso e forze di polizia
VII/ Conclusione
1.3 Dilek Sarmis, Islam e populismo nella storia della Turchia. Dalla centralità del referente islamico alla sua nazionalizzazione
I/ La Turchia repubblicana
II/ Kemalismo e religione
III/ L’educazione religiosa
IV/ L’associazione tra religione e nazionalismo
V/ Conclusione
2. Due analisi
2.1 François Mabille, Il populismo religioso, nuova metamorfosi della crisi della politica
I/ Il marcatore religioso fatto proprio dalla politica
II/ La religione, gli immaginari e i simboli
III/ La figura ambivalente del tribuno
IV/ Conclusione
2.2 Susan Abraham, Populismo maschilista e cristianesimo tossico negli Stati Uniti
I/ La democrazia in pericolo
II/ Demagogia maschilista
III/ La mascolinità che dà spettacolo
IV/ Ristabilire la democrazia
3. Le sfide lanciate al populismo dalla teologia
3.1 Marida Nicolaci, Il “popolo di Dio” e i suoi idoli nell’Uno e l’Altro Testamento. Come la Scrittura sfida la retorica populista
I/ Alcuni elementi introduttivi
II/ Il “popolo di Dio” nell’orizzonte dei popoli
III/ Il popolo di Dio, le sue guide e i suoi idoli
IV/ «Noi speravamo che fosse lui
che avrebbe liberato Israele…» (Lc 24,21)
V/ Conclusione
3.2 Andreas Lob-Hüdepohl, «Ponti, non barriere». Le potenzialità della speranza cristiana contro il populismo di destra
I/ Il “massimo” contro il “minimo”…
II/ Paura dell’incertezza profonda
III/ «Non c’è da preoccuparsi…»: per una soggettività politica
carica di speranze
IV/ “Popolo di popoli”: contro i tentativi usurpatori
dei populisti a danno dei cristiani
V/ Speranza cristiana come costruzione di ponti
3.3 Franz Gmainer-Pranzl, Populismo di destra e cattolicità: un’analisi ecclesiologica
I/ Lo scontro delle civiltà come nuova “grande narrazione”?
II/ L’impronta dell’universalitatis character:
una missione di alto livello
III/ Appello a un nuovo “coraggio della cattolicità”
3.4 Carmelo Dotolo, I paradossi del populismo e il contributo della Chiesa alla democrazia. Ipotesi di percorso
I/ Democrazia e populismo: un conflitto ermeneutico
II/ Il populismo, un capitolo sui generis di teologia politica?
III/ Chiesa e spazio pubblico (una premessa epistemologica)
IV/ La Weltanschauung cristiana per una nuova narrazione
del mondo e della società
1/ La cura dell’éthos della comunità
2/ La relazione diritti-doveri al servizio della fraternità
3/ L’esercizio dialogico tra le culture e le religioni
4/ Un’economia attenta all’ecologia integrale
V/ Postilla non conclusiva: l’eterotopia del popolo di Dio
II Forum teologico 157
1. Cathleen Kaveny, L’estate della vergogna. I cattolici americani e l’ultima ondata della crisi degli abusi sessuali
I/ La crisi degli abusi sessuali del clero
nella coscienza cattolica americana
II/ L’estate della vergogna
III/ Un problematico cambiamento di paradigma
IV/ Fare i conti con il nuovo paradigma
2. Bruno Cadoré, Dall’ascolto al dialogo. Dopo il sinodo dei vescovi su giovani, fede e discernimento vocazionale
I/ Tre momenti del dialogo sinodale
II/ Tre problemi latenti
III/ Tre temi su cui continuare il “dialogo con i giovani”
sottolineato dal sinodo
III. Rassegna bibliografica internazionale
Editoriale
Religioni e populismi
Quando sorge il populismo? In un senso esistenziale, sorge quando le persone pensano di essere perdute, di aver perso o di stare per perdere sogni, vantaggi, statuti, posizioni, dimensioni essenziali della propria vita, interessi personali o di gruppo, spesso acquisiti attraverso lotte o sforzi precedenti, oppure quando le persone si sentono minacciate sul vivo. Il populismo sembra apparire ogni volta che emerge la percezione di una crisi di convivenza in un contesto pluralistico e/o quando degli specifici gruppi di popolazione collegati a un territorio si sentono ignorati dai sistemi politici o economici globali. Può insinuarsi la nostalgia per un passato immaginato, che va a soppiantare ogni sforzo a favore di un futuro per tutti. I gruppi serrano le proprie fila in un atteggiamento difensivo, anziché aprirsi ed accogliere gli altri. Sofferenze, frustrazioni, paure e rancori si accumulano e si intersecano, rafforzandosi a vicenda. Prende il sopravvento un senso di dolorosa ingiustizia. La lamentela diventa il modo dell’autoaffermazione. E per questi gruppi di popolazione emergono dei “salvatori”. Senz’altro dotati come oratori e come manipolatori di sistemi simbolici e mediatici, costoro sfruttano senza difficoltà i sentimenti popolari di paura e impotenza. Applicando il principio colonialista del divide et impera, questi tribuni abili nella manipolazione fanno di alcune fasce della popolazione dei capri espiatori e, usando i social media, questa diventa la loro strategia preferenziale di controllo sociale e politico. Le loro argomentazioni poggiano sulle manipolazioni semplicistiche di categorie binarie di divisione sociale e politica e sono formulate con un vocabolario elementare, scelto apposta come espressione di una leadership “che parla chiaro”. Nondimeno, si tratta anche di persone inclini a grandiosi gesti di rozzezza e violenza, gesti amplificati mille volte perché catturati da mezzi di comunicazione affamati di sensazionalismo, che li catapultano verso un livello di visibilità ancor più grande. Di conseguenza, tale comportamento sensazionalista e offensivo viene percepito come proprio del “popolo” in opposizione ad un gruppo elitario, istruito o ricco. Quanti appartengono all’élite sono presentati come corrotti1, lontani dalle realtà sociali del “popolo” e privi di contatto con la vita ordinaria. Nella critica oltraggiosa e offensiva alle élite, una sconfitta simbolica delle stesse viene rappresentata a guisa di spettacolo per la televisione: esibendosi in ingiurie e insolenze all’indirizzo delle élite, il leader populista si presenta come un’alternativa credibile allo status quo. Questi capipopolo si accreditano come salvatori di un ordine nazionale e globale facendo abilmente riferimento ad un passato aureo che può essere riesumato e a un futuro sfavillante in cui lo status quo, indiscusso, risulta trovare confermata solidità. Qui, identità, religione e culture diventano pietre miliari emotive. Forme di nativismo, di nazionalismo e di politiche identitarie vengono utilizzate allo scopo di consolidare il sentimento popolare contro bersagli facilmente indentificati: gli “stranieri” e gli immigrati. La religione nelle mani dei populisti, quindi, riveste un particolare interesse per i teologi. L’uso della religione come arnese per strutturare la collettività nativista e nazionalista si è rivelato particolarmente efficace in varie parti del mondo. Questo potere politico che sfrutta la religione attinge ad un senso tradizionalista delle religioni storiche come rappresentanti della tradizione, appunto, della stabilità e dell’identità. I leader [...]
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Editore: Queriniana Edizioni
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INDICE
RUBRICA
Per comunicare meglio
51. I casi difficili/20. Parlare di se stessi
al termine del ministero
in una comunità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
11 «La vita è una ruota»
1. «La vita è una ruota»: continuità e discontinuità
nella percezione del tempo (Alberto Carrara)
2. «La vita è una ruota»: la testimonianza biblica
di Qohelet (Flavio Dalla Vecchia)
3. La parola silenziosa e forte delle pietre (Lodovico Maule)
SUSSIDIO
Celebriamo un anno di scuola (Guido Novella)
PREPARARE LA MESSA
Dalla solennità della SS. Trinità
alla 16ª domenica del Tempo ordinario
Santissima Trinità (Alessandro Gennari, Chino Biscontin)
SS. Corpo e Sangue di Cristo (Alessandro Gennari, Chino Biscontin)
13a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Mario Torcivia, Massimo Orizio)
14a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, + Luciano Monari, Massimo Orizio)
15a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Vinicio Albanesi, Massimo Orizio)
16a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Alberto Carrara, Massimo Orizio)
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EDITORIALE
I momenti difficili che la Chiesa sta attraversando producono molta sofferenza in quanti, ogni giorno, s’impegnano a testimoniare il Vangelo nella propria vita e con le loro parole. Non è difficile dedurre che essi avvertano come sia diventato poco credibile l’annuncio a fronte delle notizie dei numerosi scandali. È per tale motivo che occorre ritrovare conforto, energia e slancio dall’esempio di uomini, come san Paolo di Tarso, per i quali la vocazione, pur tra le prevedibili e inevitabili difficoltà, è vissuta con la gioia di chi non solo partecipa alle sofferenze di Cristo, ma perfino le porta a compimento sulla propria carne, per conformarsi a lui in vista del bene dei credenti: «Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo» (2Cor 1,5-6). Con questo spirito proponiamo lo studio di SALVATORE INFANTINO, il quale individua una linea di collegamento tra il corpo di carne di Cristo e la carne dell’apostolo a vantaggio del corpo di Cristo che cammina nella storia, cioè la Chiesa. L’impegno speso affinché la Parola corra, si diffonda e sia glorificata si riscontra in progetti e azioni pastorali di tante Chiese locali, come si evince dalla nota critica di CARMINE MATARAZZO riguardante la lettera pastorale del vescovo di Teggiano-Policastro, in cui si prospetta un più deciso coinvolgimento dei laici nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Sulla medesima linea è anche l’articolo di ORESTE RINALDI, nel quale si propongono percorsi utili a far ritrovare nei giovani il gusto della partecipazione più piena e consapevole alla liturgia e, così, andare incontro al loro desiderio di cercare Dio e renderli missionari nei loro complessi mondi. L’evangelizzazione passa anche per la via della bellezza e della ricerca dei semina Verbi. La nostra Rivista vi dedica sempre molta attenzione e, infatti, pure in questo fascicolo pubblichiamo uno studio denso e documentato di ANTONIO ASCIONE dal titolo Il potere teologico della letteratura, che percorre soprattutto il dibattito svoltosi negli ultimi decenni, da cui emerge da un lato che «saper ascoltare il mistero è frutto della parola poetica, che apre l’udito dello spirito e penetra nel cuore» (p. 32) e dall’altro che «la teologia, chiamata a operare una mediazione culturale della rivelazione, non deve dunque perdere di vista la letteratura, non solo perché espressione della cultura umana, ma anche perché manifesta un potere teologico straordinario nella “parola”» (p. 34). Se la letteratura serve a esplorare l’umano, allora risulterà molto interessante la lettura del contributo, postumo, di CIRO STANZIONE su L’utopia di una società giusta in alcuni testi della letteratura greca. In questo numero ospitiamo, infine, una nota di ALFONSO LANGELLA su due recenti pubblicazioni in ambito mariologico, che esplorano tale disciplina sul versante biblico, in particolare il Vangelo dell’infanzia di Luca, e su quello magisteriale, esaminando i documenti pontifici sulla preghiera del Rosario. Ci sembra di concludere veramente bene: la Madre del Signore, infatti, ispira chi annunzia il Vangelo a essere missionario di bellezza e preghiera per il bene della Chiesa.
GAETANO DI PALMA
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Indice
Markus Büker – Alina Krause – Linda Hogan,
Editoriale. Lo sviluppo globale in un mondo
sempre più urbanizzato.
Abstracts
I. Città e sviluppo globale 23
1. L’umanità in movimento
Dirk Messner, Il secolo delle città.
Percorsi verso la sostenibilità
I/ Introduzione
II/ L’urbanizzazione e la “Grande trasformazione
verso la sostenibilità”
III/ Una indicazione normativa per la trasformazione
verso una “società di città mondiali”che sia sostenibile
2. Riflessioni teologiche sull’urbanizzazione
e le sue sfide
2.1 Martin Ebner, I primi cristiani come disturbatori
della quiete pubblica nelle città. Esperimenti e visioni
degli inizi sull’utilità della fede cristiana
per l’organizzazione della società
I/ Il battesimo abolisce le dicotomie sociali
II/ Le ecclesiae di Dio e il diritto civico dei battezzati
III/ I sogni della signoria di Cristo e l’infiltrazione sovversiva
nelle strutture imperiali romane
IV/ L’architettura della città di Dio
e le realistiche utopie cristiane
V/ Prospettive
2.2 Margit Eckholt, Imparare a vivere l’ospitalità.
Fondamenti teologici dell’annuncio di fede
nel pluralismo delle grandi città
I/ Introduzione: la fede nelle «nuove culture»
delle grandi città
II/ Conversione ecclesiale: fondamenti ecclesiologici
sulle tracce del Vaticano II e della conferenza di Medellín
1/ I reciproci richiami tra Lumen gentium e Gaudium et spes
2/ Libertà e liberazione in Gesù Cristo
3/ Una nuova teologia pubblica nello «spazio in movimento»
della città
III/ L’ospitalità nella “città d’arrivo”
2.3 Felix Wilfred, Trasformare le nostre città.
Il ruolo pubblico della fede e della teologia
I/ La città e le sue opportunità
II/ Il contesto urbano degli interventi teologici
III/ Interculturalismo e capitale sociale
IV/ Il grido dei poveri nelle città
V/ Dalla città intelligente alla città compassionevole
VI/ Città ed ecologia
VII/ Soggetti di ispirazione religiosa e soggetti non governativi
VIII/ La sfida alla teologia
IX/ Conclusione
3. Riflessioni etiche sull’urbanizzazione e le sue sfide
3.1 Michelle Becka, La città in prospettiva
di responsabilità globale.
Riflessioni etico-sociali dalla Germania
I/ La sostenibilità sia locale che globale
II/ Le reti di città come attori speciali
III/ Vivere insieme in città
IV/ L’integrazione
3.2 Daniel Franklin Pilario, Fede e religione
nelle megalopoli globalizzate. Uno sguardo da Manila
I/ Le avventure della religione nella città
II/ La vita religiosa a livello popolare
III/ La chiesa istituzionale e la religione pubblica
IV/ Conclusione
3.3 Linda Hogan, Globalizzazione, urbanizzazione
e bene comune
I/ La globalizzazione e i suoi impatti
II/ Le sfide etiche della globalizzazione
III/ Urbanizzazione e pluralismo
IV/ La costruzione di un terreno comune
4. La prassi della creazione di spazi umani
4.1 Stephan de Beer, Liberazione dello sviluppo urbano
e Chiesa sudafricana. Una riflessione critica,
in dialogo con David Korten e Gustavo Gutiérrez
I/ La città del (post-)apartheid
II/ Urbanizzazione, alloggi e problema dei senzatetto
III/ Gesù, migrante e senza fissa dimora, nei bassifondi urbani:
una questione di fede e teologia
IV/ Liberare lo sviluppo della città:
approfondire l’impatto urbano
1/ Le quattro generazioni di Korten
2/ La liberazione integrale di Gutiérrez
V/ La chiesa urbana a Tshwane
VI/ Imperativi urgenti per un programma
teologico urbano (post-)apartheid
4.2 Georg Stoll, Il contributo delle organizzazioni
della società civile alla trasformazione.
Gli effetti del lavoro delle ong: il caso di Misereor
I/ Dinamiche di cambiamento globale
II/ Le città come luoghi del cambiamento globale
e la loro conformazione trasformativa
III/ La trasformazione: cosa ci si aspetta
da una ong come Misereor
4.3 Lorena Zárate, Vivere con dignità e in pace.
La mobilitazione sociale per il diritto alla casa
e il diritto alla città
I/ Un solo mondo… con città dal doppio volto
II/ La formazione di reti internazionali,
lo sviluppo di trasformazioni locali
III/ Sfide ed opportunità davanti a noi
4.4 Marco Kusumawijaya, Il terzo Paradiso
I/ Giustizia e comunità
II/ La città è una comunità?
III/ Ottimismo
4.5 Luiz Kohara, La periferia in centro
I/ La lotta dei poveri per il centro della città
II/ L’attività del Centro Gaspar Garcia
in rapporto alla periferia presente in centro
II. Forum teologico 155
Michael Seewald, Pena di morte, dottrina della Chiesa
e sviluppo del dogma. Considerazioni sulla modifica
al Catechismo proposta da papa Francesco
Introduzione
I/ La chiesa cattolica e la pena di morte: schizzi storici
1/ L’atteggiamento della chiesa verso la pena di morte
nell’ambito giuridico statale
2/ La pena di morte per i cristiani eretici
3/ La legittimità della pena di morte,
insegnamento permanente della chiesa?
II/ La decisione di Francesco: la dignità della persona
III/ La crisi della cosmesi di continuità magisteriale
Uno sguardo conclusivo
III. Rassegna bibliografica internazionale
Editoriale
Lo sviluppo globale
in un mondo
sempre più urbanizzato
L’Agenda 2030 e l’Accordo di Parigi impegnano la comunità
internazionale a compiere cambiamenti significativi e di
vasta portata per affrontare le attuali minacce alla vita e alla
coesistenza prima che sia troppo tardi. In linea di massima tutti
concordano sulla necessità di questo impegno. L’umanità sta
superando i limiti del pianeta. Per esempio: i sistemi di produzione
basati sul carbone e sull’uso intensivo delle risorse
e gli stili di vita prevalenti non sono sostenibili. La presenza
di rifugiati dal Medio Oriente e dall’Africa dimostra che i
problemi globali della guerra, del fallimento delle istituzioni
governative e della mancanza di prospettive si fanno presenti
anche nel contesto europeo. L’emergere in tutto il mondo di
governi autoritari e di movimenti populisti, e in alcuni casi
di estremismi di destra, chiama in causa la funzionalità delle
democrazie tradizionali. Come assicurare che tutti gli esseri
umani possano vivere in un ambiente naturale e sociale intatto,
e che nessuno sia lasciato indietro? Tutti – ciascuno secondo le
proprie specifiche responsabilità e i mezzi a propria disposizione
– sono chiamati a svolgere una parte nelle soluzioni comuni
che abbracciano i continenti, le religioni e gli strati sociali. Che
ruolo svolgono le religioni in questo contesto?
Per molti decenni l’impegno per gli aiuti allo sviluppo e
alla cooperazione è stato considerato una questione di giustizia
distributiva o di carità da parte di un “Nord evoluto” verso
un “Sud sottosviluppato”. Si parlava di “crescita e sviluppo
per ridurre le distanze”, nel senso che il “Sud povero” doveva
aprirsi a un modello esistente e integrarsi nel sistema prevalente
dei paesi industrializzati del cosiddetto “Nord evoluto”,
basato sul capitalismo e sul fondamentalismo commerciale.
Oggi questa interpretazione non è più sostenibile: non solo la
conoscenza dei complessi meccanismi causali che legano “sviluppo”
e “sottosviluppo” getta nuova luce sulla relazione tra
Nord e Sud, ma anzi la consapevolezza crescente degli impatti
fondamentalmente negativi di questa relazione compromette
la forza esplicativa e la legittimità del paradigma stesso dello
sviluppo – e quindi la polarità tra Nord e Sud. Problemi come
la fame, il cambiamento climatico e tutte le forme di violenza
strutturale si possono comprendere solo in un contesto globale.
L’espansione globale del meccanismo dell’esternalizzazione
attraverso il quale i paesi industrializzati “evoluti” dislocano i
costi e i rischi sociali e ambientali del proprio sviluppo in altre
regioni (nel “Sud”) e più in là nel tempo sta raggiungendo il
limite. Nella misura in cui le distanze nel tempo e nello spazio
si contraggono ed emergono mercati veramente globali, appare
evidente che il concetto di “esterno” implicato dalla “esternalizzazione”
è sempre stato un’illusione. Gli esseri umani e la
natura, il cui sfruttamento è stato ed è parte integrante dello
sviluppo del Nord, non restano più all’“esterno”. Non si può
più rispondere all’interrogativo su come operare nella nostra
vita comune per il bene di tutti e di ciascuno e di tutte le generazioni
(anche quelle future) usando una bussola il cui ago
indichi sempre il “Nord”.
Le differenze tra Nord e Sud, nondimeno, rimangono. Non
solo tra i diversi stili di vita delle persone, ma anche nelle loro
opportunità fondamentali: l’accesso alle risorse, il riconoscimento
dei diritti umani, l’alimentazione, la salute, l’educazione,
le aspettative di vita, la sicurezza e la partecipazione politica
ed economica. Inoltre queste differenze sono amplificate nel
contesto della rapida urbanizzazione che ha accompagnato la
globalizzazione e che sta trasformando le identità, gli stili di
vita e le visioni del mondo.
Che l’urbanizzazione stia trasformando il nostro mondo è
già evidente nelle statistiche ed è l’oggetto del saggio di apertura
di Dirk Messner su una “umanità che è in movimento”.
Messner sottolinea che il XXI secolo sarà il secolo delle città e
che la forza di questo slancio urbanistico influirà in primo luogo
sui paesi in via di sviluppo e sulle economie emergenti in
Asia e in Africa. Pertanto, sostiene l’autore, se si vuole affrontare
il cambiamento climatico e implementare l’Agenda 2030,
si potrà farlo solo nel contesto di prospettive e strategie urbane
nuove e diverse. I modelli di progresso, il consumo di risorse,
le forme di associazionismo politico e di governo, la natura del
lavoro, la cultura e il pluralismo [...]
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SOMMARIO
RUBRICA
Per comunicare meglio
50. I casi difficili/19. Parlare di se stessi
al termine del ministero
in una comunità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
10 «Tutto è grazia»
1. «Tutto è grazia»: oscillazione della fede
tra il banale e il tragico (Alberto Carrara)
2. Grazia e disgrazia (Francesco Miano)
3. Come identificare una grazia (Mario Torcivia)
SUSSIDIO
Una proposta di Rosario meditato (Roberto Laurita)
PREPARARE LA MESSA
Dalla domenica di Pasqua alla domenica di Pentecoste
Domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
2a domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
3a domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
4a domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
5a domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
6a domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
Ascensione del Signore (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
Domenica di Pentecoste (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
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Editoriale
2 M. Gallo
Attenzioni recuperate
Studi
4 W. Ruspi
Una comunità che accoglie
8 G. Mariani
Iniziare alla liturgia con la liturgia
16 G. Routhier
Evangelizzazione e celebrazione
21 P. E. De Prisco
Catecumeni all’assemblea
domenicale
26 G. Di Donna
«Il regno di Dio è vicino»
31 F. Marg heri
Parola e preghiera
36 J. Pinheiro
«Mantenere» nei misteri celebrati
Formazione
41 M. Roselli – S. Soreca
Formare gli operatori pastorali
2. Il modello catecumenale
48 M. Gallo – S. Sirboni
La Messa e il Messale
2. Lo spazio liturgico
54 G. Tornambè
«È veramente cosa buona e giusta»
2. La gioia della Pasqua
Sussidi e testi
60 M. Muth
Celebrazioni per catecumeni
66 F. Marg heri
La prima confessione dei neofiti
69 J. Pinheiro
I Vespri in albis deponendis
Santa Sede
73 La liturgia, via maestra
Cronaca
Marco Gallo
Attenzioni recuperate e buone pratiche liturgiche
Con una battuta, un vescovo francese raccontava di aver avuto spesso l’impressione di leggere, sul viso dei suoi preti, al presentarsi nelle loro parrocchie di un adulto che chiedeva il battesimo, lo stesso entusiasmo di quando si guasta il riscaldamento in chiesa; vi leggeva un perplesso: «Come posso risolvere la cosa il prima possibile?». Non è certamente la norma, né in Francia, né da noi. È però vero che al catecumenato occorre prestare un’attenzione crescente. L’impegno dei liturgisti non può esser limitato all’elaborazione dei rituali, del RICA e dei suoi adattamenti. Tutto il processo di evangelizzazione è un processo celebrativo. Dopo 25 anni: come sta il catecumenato in Italia? La Chiesa italiana ha celebrato nel 2018 i venticinque anni di lavoro del Servizio Nazionale per il catecumenato, aperto presso l’Ufficio Catechistico Nazionale nel 1993. In un convegno sobrio e denso (Roma, 28-29 aprile 2018), si è colta l’occasione per rileggere con i primi testimoni la storia recente e per rilanciare alcune urgenze, in ascolto dei neofiti e delle diocesi partecipanti. La presenza dei catecumeni adulti nelle comunità italiane è in costante crescita e si dimostra fonte di nuove ministerialità e linguaggi. Non solo i “nuovi italiani” bussano alle porte delle parrocchie, ma anche giovani non battezzati da bambini con genitori allontanatisi dal tessuto ecclesiale o cresciuti in altre esperienze religiose. Ad essi è offerto normalmente un serio percorso di almeno due anni, scandito in passaggi e celebrazioni, quasi ovunque strutturato sul RICA. Non mancano documenti orientativi, sussidi e testi utili elaborati negli anni1. Il servizio ha fatto tesoro di un intenso dialogo con analoghe esperienze in Europa. Comparata ad altre esperienze del catecumenato moderno, l’esperienza italiana è recente e non sembra diventata popolare, né esemplare nella pastorale, resta un’eccezione nella vita ordinaria della parrocchia. La sua presenza è percepita da alcuni pastori come un problema da risolvere in fretta, manca ancora una ministerialità sufficiente ad un vero accompagnamento, la comunità non partecipa al percorso e, dato doloroso, non di rado chi riceve Battesimo, Cresima ed accesso all’Eucaristia, presto smette di frequentare la comunità eucaristica che l’ha accolto. I battezzati adulti restano solo se … Una interessante ricerca (F. Gyombolai- Kocsis, A. Kézdy 2010, 2017) presentata nell’incontro europeo dei Servizi per il Catecumenato (Eurocat) svoltosi nel 2017 a Pécs, in Ungheria, identificava principalmente cinque aree con le quali gli adulti intervistati giustificavano la loro conversione religiosa: la conversione dopo un trauma, quella per relazione e contatto personale, la conversione compensativa rispetto a qualcosa avvertito come mancante, quella per ricerca di senso e l’ingresso in famiglie, gruppi o comunità credenti. Il dato più interessante dell’inchiesta era però relativo alla fedeltà dei neofiti dopo il battesimo. Il gruppo incomparabilmente più stabile dopo l’iniziazione cristiana è quello convertito dopo il contatto con famiglie, gruppi o comunità, seguito dagli adulti che dichiaravano di aver iniziato la conversione per una relazione personale con un credente. Anche per il numero crescente dei catecumeni tra i migranti in Europa, soprattutto nei paesi germanofoni, il legame tra stabilità ed effettiva relazione con le comunità parrocchiali è confermato – facendo del lento processo di catecumenato una sorprendente forma di integrazione anche sociale e culturale. I cantieri aperti Si tratta dunque di notare quali siano i cantieri effettivamente aperti o da aprire in rapporto al catecumenato. Prima di tutto, è necessario incoraggiare le comunità: i catecumeni sono giovani, sono portatori di domande vivificanti, suscitano con la loro presenza una insospettabile rinascita di linguaggi, ministeri e ritmi. Ogni diocesi poi, attivando un significativo Servizio per il catecumenato, può oggi fruire di strumenti per la formazione e per la condivisione di buone pratiche, così da porsi accanto con efficacia alle parrocchie. Nel percorso che si vive con i catecumeni, sono da approfondire le varie dinamiche della conversione, a partire dal non scontato coraggio di proporre la fede diventando finalmente missionari in uscita. Nel processo di evangelizzazione, quindi, sono da maturare attenzioni al linguaggio simbolico e celebrativo che non risultavano ancora del tutto a punto nella letteratura di alcuni decenni fa, e quindi assenti nei sussidi oggi in uso. In tal senso, questo numero della rivista propone non solo la riflessione a sostegno di tali pratiche ma anche diversi esempi concreti e già in atto. [...]
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300024337
Prezzo: € 4.50
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SOMMARIO
I SENTIMENTI NELLA BIBBIA
PREOCCUPAZIONE, AFFANNO, ANSIA
Editoriale
Marco Zappella
GLI AFFANNI “BEN TEMPERATI”
DELL’UOMO GIUSTO
Sebastiano Pinto
«MOLTA SAPIENZA, MOLTO AFFANNO»?
Donetalla Scaiola
PREOCCUPAZIONE E AFFANNO
NEI SALMI: QUALCHE ESEMPIO
Carlo Broccardo
«PER LA VOSTRA VITA
NON AFFANNATEVI»
Michele Marcato
LA PREOCCUPAZIONE DI PAOLO
PER L’ANNUNCIO DEL VANGELO
Annalisa Guida
I TEMPI NUOVI E LA FINE DELL’AFFANNO
Leonardo Paris
IL SOGNO DI ADAMO –
IL SOGNO DI CRISTO
Valentino Bulgarelli
GLI ANTIDOTI CONTRO
LE PREOCCUPAZIONI
Monica Cornali
L’ATTENZIONE DEL CUORE
COME ANTIDOTO ALLA PAURA
PER SAPERNE DI PIU
Marcello Panzanini
La morte del Battista: un affaire politico,
parola di Giuseppe Flavio
MEN AT WORK
Valeria Poletti
Gesù davanti alle nostre preoccupazioni e ansie
APOSTOLATO BIBLICO
Sebastiano Pinto
La domenica della Bibbia: quando celebrarla
VETRINA BIBLICA
ARTE
Marcello Panzanini
A buon intenditor basta… uno sguardo:
La predica di san Giovanni Battista, di P. Bruegel
EDITORIALE
Tra i tanti racconti o miti antropogonici, che cioe narrano l’origine dell’uomo, la tradizione latina ce ne ha trasmesso uno, che non ha avuto la medesima fortuna di altri,
ma che appare altrettanto significativo. Ci parla di quel che successe a Cura, un personaggio della mitologia romana il cui nome significa preoccupazione, inquietudine,
ansia. Mentre attraversa un fiume, vede del fango argilloso; lo afferra e, senza seguire uno schema preciso, comincia a modellare un pupazzo, che prende vita grazie
al soffio vitale insufflatogli da Giove, di passaggio da quelle parti. A quel punto i due cominciano a questionare perche ognuno vuole imporre al fantoccio il proprio
nome; a litigare con loro s’aggiunge Terra. Per ricomporre la bega, si appellano a Saturno come giudice, il quale sentenzia: Tu, Giove, gli hai dato il soffio vitale:
una volta morto, prenditi, dunque, l’anima. Tu, Terra, gli hai prestato il corpo: ricevi, dunque, le sue spoglie. Tu, Cura, l’hai plasmato per prima: lo possiederai
durante tutta la sua esistenza.
Per quanto riguarda il nome, si chiamera uomo (homo) perche dal terreno (humus) e stato formato. Il racconto proietta alle origini e collega al volere degli dei una
dimensione squisitamente umana: cioe la preoccupazione, l’inquietudine, l’ansia. Con Heidegger, la filosofia contemporanea parla della cura come della struttura
fondamentale dell’esistenza sotto forma di prendersi cura, degli oggetti, e di avere cura, degli altri. La psicologia e le neuroscienze ci mostrano come lo stress
sia funzionale al mantenimento dell’equilibrio tra organismo e ambiente, ma possa diventare disfunzionale quando la sollecitazione e troppo lunga, fino a generare
psicopatologie.
Quello che oggi viviamo con consapevolezza “scientifica” e stato vissuto e descritto nella Bibbia con accenti e prospettive diverse, ma collocabili su due direttrici: una
preoccupazione nei confronti del presente e una nei confronti del futuro. Alla prima vanno ricondotte le vicissitudini di Tobi (Marco Zappella), le situazioni degli oranti
del Salterio (Donatella Scaiola), le riflessioni sapienziali di Qoelet (Sebastiano Pinto), le esortazioni di Gesu dal carattere sapienziale-filosofico (Carlo Broccardo): tutte
trovano in Dio il loro punto di soluzione. Affidare a Lui la propria esistenza equivale a trovarle un senso, cioe un significato e una direzione; deporre in Lui ogni
preoccupazione aiuta a recuperare quella leggerezza di vivere che il salmista traduce con il dono (divino!) del sonno, perche l’ansia prosciuga ogni leggerezza
(Valeria Poletti).
Il Nuovo Testamento ha il suo detonatore nella persona di Gesu profeta del Regno, cioe la proposta divina che fa intersecare la linea del futuro con quella del presente.
E proprio su questa direttrice si collocano quei passi (di Atti e di Apocalisse) in cui si invita a guardare al futuro non come tempo del giudizio disperante, ma come
tempo del ristoro, della consolazione, quando si potra sentire di nuovo la freschezza sui volti arsi dal dolore e dalla sofferenza (Annalisa Guida e inserto di Marco Tibaldi).
In questo orizzonte va collocata la preoccupazione di Paolo non solo di annunciare la salvezza nel Crocifisso risorto, ma anche di presentare ogni sua comunita al Signore
che viene come vergine casta (Michele Marcato). Nella rilettura teologica offerta da Leonardo Paris si evidenzia come preoccupazione, affanno e ansia non siano in se
male. Anzi, concernono anche il Dio di Gesu. Nella vicenda di quest’ultimo si percepisce l’ansia del Padre perche nessuno vada perduto. Dio non e il meno, ma il piu
coinvolto. Per cui l’ideale cristiano non e quello di un uomo e una donna tranquilli e inscalfibili; il cristiano e bene che sia preoccupato, che corra e si affanni. Cio che
muove questa corsa pero dev’essere non la disperazione, ma il riflesso dello sguardo paterno e materno di Dio che per tutti si preoccupa. In altri termini, il vero
antidoto alla paura sta nell’amore (Monica Cornali). Non si tratta solo di prendere coscienza dei nostri vissuti e degli schemi mentali con cui percepiamo e reagiamo
alla realta; bisogna trovare un itinerario del cuore, cosi che il cuore trovi il suo tesoro: Nell’amore non c’e timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perche il
timore suppone un castigo e chi teme non e perfetto nell’amore (1 Gv 4,18).
Dunque, buona lettura.
Marco Zappella
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300024290
Prezzo: € 7.00
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INDICE
Per comunicare meglio
49. I casi difficili/18. Parlare di se stessi al termine del ministero
in una comunità (Roberto Laurita) 3
DOSSIER
I nostri modi di dire
9 «Disprezzare il mondo»
1. Pro e contro il disprezzo del mondo (Alberto Carrara) 13
2. «Disprezzare il mondo»: un ideale di perfezione? (Ezio Bolis) 16
3. Disprezzare il mondo? Uno sguardo positivo
sul presente e sul futuro (Savino Pezzotta) 20
SUSSIDIO
Le sette parole di Gesù in croce (Pier Giordano Cabra) 27
PREPARARE LA MESSA
Dal Mercoledì delle ceneri alla Veglia pasquale 49
Mercoledì delle ceneri (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 51
1ª domenica di quaresima (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 68
2ª domenica di quaresima (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 85
3ª domenica di quaresima (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 103
4ª domenica di quaresima (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 121
5ª domenica di quaresima (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 140
Domenica delle palme (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 158
Triduo Pasquale (Pierino Boselli) 173
Giovedì santo (Pierino Boselli) 174
Venerdì santo (Pierino Boselli) 181
Veglia Pasquale (Pierino Boselli) 187VAI ALLA SCHEDA PRODOTTO
Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300024313
Prezzo: € 6.00
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INDICE
Editoriale
2 R. Barile
Il male tra spiegazioni e mistero
Studi
5 C. Doglio
Il male nell’Antico Testamento
9 G .L. Carrega
Il male nel Nuovo Testamento
13 A . Mastantuono
Le maschere del male
18 G . Di Donna
La lotta luminosa: il catecumenato
24 A . Lameri
Liberati dal giogo del male:
Quaresima e Tempo pasquale
30 D. Messina
Il male nel Rito della Penitenza
35 P. Sorc i
Il male: l’unzione degli infermi
40 R. Barile
Il male: gli esorcismi
Nota
45 V. Mignozzi
Preghiere e messe di guarigione
Formazione
48 M. Roselli – S. Soreca
Formare gli operatori pastorali
1. Il male nella liturgia
55 M. Gallo – S. Sirboni
La Messa e il Messale
1. Laboratori per iniziare
61 D. Piazzi
«È veramente cosa buona e giusta»
1. Celebrare rinnovati
il mistero pasquale
Sussidi e testi
67 E . Sapori (a cura di)
La comunione ai malati
EDITORIALE
Il male tra spiegazioni e mistero
Partiamo dall’icona della prima evangelizzazione di Gesù con annuncio
della parola, guarigione delle malattie, azione di scacciare i demoni (cfr.
Mt 4,23-24; 9,35; Mc 1,39; Lc 6,17-18). Non solo il secondo e il terzo intervento
sono rimedio ad un male: loè anche il ministero della parola, dal
momento che secondo Mt 4,14-17 l’epifania di Gesù è luce per chi abita
nelle tenebre e nell’ombra di morte. Il CCC, che sta a mezzo tra l’opera
di Gesù Cristo e la sua continuazione nella chiesa, fa apparire il male prima
come fisico e poi come morale: il che corrisponde alla nostra esperienza e
permette di inquadrare l’azione della liturgia nonché gli articoli di questo
numero.
Il male fisico
La questione del male scatta con la creazione e con la domanda: se tutto
è stato creato da Dio e con sapienza, perché il male? Il male fisico permette
una prima definizione come assenza di bene. È la posizione di Tommaso: «Si
può cominciare a parlare del male partendo dal concetto di bene (...) e non
resta che dire che con male si intende assenza di bene»; «il male in se stesso
non è qualcosa», «non può che essere nel bene (...) il soggetto del male è il
bene»; anche i demoni sono naturaliter buoni e sono diventati cattivi solo per
un atto di volontà (Sth I, q. 48, a. 1; I, q. 48, a. 3; De Malo q. 1, a. 2; q. 16, a
2; D 800. Cfr. anche Lateranense IV nel 1215). Precisare la non consistenza
ontologica del male non è pedanteria, altrimenti si spalanca la porta alla soluzione
dei due principi alla pari, tentazione avvincente e facile.
Tornando alle citazioni bibliche, va segnalato che i vangeli riportano un
intervento di Gesù sugli elementi materiali: la tempesta sedata e il cammino
sulle acque (Mt 8,23-27; Mc 4,35-41; Lc 8,22-25; Mt 14,25; Mc 6,45-50; Gv
6,19); inoltre si dà una certa relazione fuori dell’ordinario tra le cose di questo
mondo e il ministero del Signore. Si considerino il fico seccato (Mt 21,18-
19; Mc 11,20-21), la moltiplicazione [...]
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Editore: Queriniana Edizioni
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Pagine:
Ean: 2484300024283
Prezzo: € 4.50
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INDICE
Editoriale 2
Mario Cucca
DALLA PADRONANZA ALL’ALTERITÀ,
DAL GODIMENTO AL DESIDERIO 4
Cristiano D’Angelo
LA PROFEZIA DI FRONTE AL DELIRIO
DEI POTENTI (1 RE 21) 10
Benedetta Rossi
LA PASSIONE PER LA PAROLA
(GER 20,7-18) 16
Donatella Scaiola
LA SEDUZIONE, ESPRESSIONE
DEL DESIDERIO? 21
Davide Arcangeli
IL PERCORSO DEL DESIDERIO
IN GESÙ DI NAZARET 27
Stefano Romanello
LA VOLONTÀ DEBILITATA:
RM 7,7-25 32
Lucia Vantini
DESIDERIO E PASSIONI:
SINTESI TEOLOGICA 37
Valentino Bulgarelli
LA CATECHESI PER UN RISVEGLIO
DEL DESIDERIO DI DIO 41
Monica Cornali
DESIDERARE CON PASSIONE 45
PER SAPERNE DI PIÙ
Marcello Panzanini
Quando il desiderio ci viene dall’alto:
La vita in Cristo di Nicola Cabasilas 50
MEN AT WORK
Valeria Poletti
Appassionanti passioni 52
APOSTOLATO BIBLICO
Sebastiano Pinto
La domenica della Bibbia 54
VETRINA BIBLICA 55
ARTE
Marcello Panzanini
Una passione sconvolgente:
il Noli me tangere di Tiziano 59
EDITORIALE
Prosegue il lungo e articolato percorso di illustrazione
dei sentimenti nella Bibbia, che si
chiuderà con l’ultimo numero di quest’anno.
Mettere a fuoco il desiderio equivale a
confrontarsi con uno dei sentimenti umani più ambigui.
Basta sfogliare un dizionario dei sinonimi, per
accorgersi di come «desiderare» può caricarsi di valenze
semantiche (con i conseguenti risvolti comportamentali)
assai diversificate: appetire, ambire, bramare,
agognare, amare; oppure: smaniare, anelare, sospirare
per, aspirare a.
Anche nell’Antico Testamento traspare questa ambivalenza.
Nel rapporto di coppia il desiderio può distorcersi
in presa di possesso dell’uno sull’altra (Gen
2,23) oppure evolversi in relazione tra i due soggetti
(Cantico dei cantici). Il passaggio, non solo linguistico
ma anche relazionale, dal monologo (Adamo) al
dialogo (gli amanti), è condizione indispensabile per
preservare e rafforzare l’alterità dei soggetti in campo
(Mario Cucca). Si contempla poi il caso di una coppia
dominata da una tale brama di possesso da schiacciare,
anche fisicamente, ogni alterità: lo si può notare
nella vicenda di Nabot e la sua vigna, prede di
Acab e Gezabele, a loro volta prede assetate di potere
e inebriate da esso. A contrastarli si erge il profeta
Elia, munito della forza di Yhwh e, perciò, unico
argine alla cupidigia dei potenti (Cristiano D’Angelo).
Per sua natura il profeta è portavoce della parola divina
ma anche «portato» da essa. Geremia, per esempio,
dà voce e corpo al suo innamoramento della Parola,
che come fuoco lo consuma: nella sua vicenda,
testimoniata in modo vibrante in Ger 20,7-18, attrazione
e seduzione si alternano a forza e sopraffazione
(Benedetta Rossi). Ben diverse sono le dinamiche che
regolano il gioco della seduzione femminile come risposta
al desiderio maschile. Figure di eroine come
Tamar e Giuditta disinnescano con astuzia i disegni
di Giuda e di Oloferne, mettendo la propria persona
a repentaglio per la discendenza e sopravvivenza
di Israele. Rut e la donna di valore dell’encomio finale
del libro dei Proverbi mostrano inoltre una donna
che non è desiderabile tanto per la sua avvenenza,
quanto per la sua intraprendenza (Donatella Scaiola). [...]
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Editore: Frati Editori di Quaracchi
Autore: FRANÇOIS DELMAS-GOYON
Pagine:
Ean: 2484300024092
Prezzo: € 5.00
Descrizione:Otto anni dopo la pubblicazione di François d’Assise. Écrits, Vies, témoignages, una gran parte dei progressi fatti da Jacques Dalarun, Sylvain Piron e l’autore riguardo l’identificazione dei documenti inviati dai tre compagni l’11 agosto 1246, la struttura della Compilazione di Assisi e gli sviluppi dei ricordi annotati da fra Leone, rimangono ancora sconosciuti nella comunità scientifica. Questo articolo espone questi progressi e risponde alle critiche che sono state avanzate alla nuova edizione francese delle Fonti Francescane. Evidenzia inoltre le notevoli conseguenze derivanti dal ricorso ad un «setaccio extrafino» nell’analisi letteraria della Compilazione di Assisi, che consente di proporre un’interpretazione innovativa della natura e del significato delle narrazioni che comprendono l’espressione: nos qui cum eo fuimus.
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Editore: Frati Editori di Quaracchi
Autore: SYLVAIN PIRON
Pagine:
Ean: 2484300024108
Prezzo: € 5.00
Descrizione:Questa breve nota amplia la riflessione proposta nel precedente articolo di F. Delmas-Goyon (cf. AFH 111 [2018] 317-364) sul rapporto tra i tre firmatari della Lettera di Greccio, un testo collettivo che enuncia un’azione e una volontà comune e che avrà un unico redattore, fra Leone. Questa lettera era accompagnata da un dossier di documenti contenenti i «fiori più belli», ovvero i ricordi dei primi compagni, annotati da fra Leone su fogli di pergamena cuciti successivamente insieme, e la Leggenda dei tre compagni, trasmessa da fra Rufino. Nell’ultima parte del testo, l’A. mostra che Leone e Rufino contribuirono, ciascuno per la sua parte e con metodi diversi, allo stesso progetto, che doveva ricordare quale fosse stata la presenza fisica di Francesco, in vista dell’«edificazione di coloro che vogliono imitare il suo esempio».
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Editore: Frati Editori di Quaracchi
Autore: GERARD PIETER FREEMAN
Pagine:
Ean: 2484300024115
Prezzo: € 5.00
Descrizione:Recto assumpto tramite (RectoAT) è una lettera papale ‘misteriosa’ del 1253 di cui non esiste nessuna copia. L’unica nostra conoscenza dei suoi contenuti risale ad un riassunto contenuto nei Firmamenta trium ordinum (1512) che però propone delle affermazioni storicamente insostenibili. Lo storico L. Oliver aveva dichiarato nel 1912 che la RectoAT doveva essere un falso. Nessuno ha mai contraddetto lo storico francescano fino ad oggi, quando una clarissa irlandese ha recentemente segnalato l’esistenza di una traduzione inglese della RectoAT, presente in due piccole collezioni di scritti normativi del 1658 e 1665 e destinate alle clarisse di Gravelines. L’articolo esamina il testo, concludendo che si tratta probabilmente di un’accurata traduzione di una autentica lettera papale. Abbozza poi i diversi ruoli che questo documento ‘misterioso’ ha svolto dal 1512 fino ai nostri giorni.
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Ean: 2484300024306
Prezzo: € 7.50
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Editoriale
Ogni anno donatoci dalla grazia del Signore si valuta facendone un bilancio
ponderato. Poniamo nella colonna delle entrate tutti gli avvenimenti
positivi, che hanno recato vantaggio, prestigio, guadagno economico, avanzamento
di carriera, mentre nella colonna delle uscite collochiamo le battute
d’arresto, gli incidenti di percorso, qualche problema di salute…
Chiudendo questo fascicolo doppio di Asprenas per darlo alle stampe e
trovandoci al termine di un anno come il 2018, non possiamo pure noi non
tracciare un breve bilancio, dal quale risulta ancora una volta che la teologia
non rimane alla finestra, ma si cala nelle ansie, nelle gioie, nei dolori e
nelle speranze della chiesa intera. L’anno ormai al termine, infatti, è stato
senz’altro colmo di amarezze e di sconcerto per le numerosissime e gravissime
colpe di tanti uomini, perfino ai più alti livelli, che avrebbero dovuto servire
Dio e il suo popolo con dedizione e disinteresse. Nella Prima Lettera di
Pietro si esortano i “presbiteri” con queste parole: «Pascete il gregge di Dio
a voi affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace
a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come
padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E
quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che
non appassisce» (5,2-4).
Sarebbe ingeneroso, tuttavia, marcare quest’anno in maniera così negativa,
perché lo Spirito ha donato molteplici situazioni e occasioni in cui il
volto della chiesa può risplendere nella sua più luminosa bellezza. È il caso
della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema
I giovani, la fede e il discernimento vocazionale (Roma, 3-28 ottobre). È
stata una grande testimonianza data dalla chiesa al mondo intero, che non
si occupa dei giovani se non per sfruttarli, per proporne un’immagine falsa
di giovanilismo, orientato solo al consumismo, all’imposizione di mode poco
rispettose della decenza, senza invece ascoltarne la voce, le vere esigenze
esistenziali, il loro bisogno di esprimere la loro creatività per la trasformazione
del mondo.
Aver coinvolto i giovani per prendere coscienze delle loro istanze, dei
loro sogni, ma anche del loro autentico desiderio di costruire una società a
misura di uomo e una chiesa più fedele ai suoi ideali evangelici, rappresenta
una proposta profetica in questo mondo nel quale la tecnocrazia prende il
sopravvento e diminuiscono gli spazi di democrazia. Ci auguriamo con il
nuovo anno di vedere ancora la chiesa essere protagonista, facendo risuonare
la parola del Vangelo alle orecchie dell’umanità, bisognosa di ritrovare la
pace, la solidarietà, la fraternità e di contemplare lo splendore del volto paterno di Dio.
Per realizzare questo, è necessario che la comunità ecclesiale torni a impegnarsi
seriamente a educare al gusto dei valori etici ed estetici testimoniati
dalla Bibbia, considerando il ruolo, la diffusione che essa ha avuto e,
in prospettiva, il potenziale positivo che ha ancora per il bene della popolazione
nel nostro Paese. È quanto propone il contributo di Ernesto BORGHI,
Leggere i Vangeli in una prospettiva di educazione all’umano. L’autore,
prendendo spunto da alcuni brani del Vangelo di Matteo, ne fa un confronto
basato su interrogativi con i quali, dopo un necessario inquadramento
esegetico, si cerca di far emergere orizzonti compatibili con la vita quotidiana
a livello comunitario e individuale, in vista di una maturazione educativa
cristiana nella logica della libertà e della responsabilità[...]
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Editore: Edizioni Messaggero
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Ean: 2484300024238
Prezzo: € 6.75
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INDICE
Editoriale: La riflessione continua 3-7
ROBERTO TAMANTI
A cinquant’anni da Humanae vitae: continuità e novità 9-24
LUISA E PAOLO BENCIOLINI
La ricezione di Humanae vitae tra il popolo di Dio 25-39
RAMÓN LUCAS LUCAS
A cinquant’anni dall’Humanae vitae: la questione antropologica
rimane aperta 41-59
PIETRO COGNATO
Significato unitivo e generativo dell’amore coniugale.
Per un’etica della responsabilità 61-76
STEFANO ZAMBONI
Il magistero per il discernimento: Humanae vitae e Amoris laetitia 77-94
NADIA TOSCHI VESPASIANI
«Sub luce Evangelii et humanae experientiae». La ricezione
di Humanae vitae in alcuni manuali di teologia morale 95-128
ANTONIO GIRALDO FIDALGO
Humanae vitae. Approccio in prospettiva latinoamericana 129-142
LUCIA VANTINI
Asimmetria tra maternità e paternità.
Riflessioni a partire dall’Humanae vitae 143-154
Documentazione: «Amore coniugale e rinnovamento conciliare» -
«L’amore fecondo e responsabile» - «La sessualità
umana nella Humanae vitae» (Roberto Tamanti)
EDITORIALE
La riflessione continua
Non solo una ricorrenza formale. A cinquant’anni dalla sua pubblicazione
da parte di Paolo VI (25 luglio 1968), la lettera enciclica
Humanae vitae sul gravissimo dovere di trasmettere la vita umana
continua a far discutere. Dopo una gestazione lunga e complessa,
l’enciclica fu accolta all’insegna della critica. Fin dai suoi primi passi,
infatti, il cammino di ricezione di Humanae vitae è stato tutt’altro che
lineare: contestazioni, polemiche, distinguo su numerosi punti, insieme
a prese di distanza anche da parte di alcuni episcopati nazionali. Nata
come riflessione sui principi fondamentali riguardanti il matrimonio e
la procreazione, l’enciclica si trasformò ben presto in «segno di contraddizione
», vero e proprio terreno di scontro tra chi ne affermava il valore
profetico e coloro invece che ne denunciavano i limiti e le incongruenze.
Il contesto culturale in cui fu proposta – gli albori della contestazione
del Sessantotto – non favorì l’accoglienza serena ed equilibrata di un
documento che affrontava un tema controverso, ma decisivo per il futuro
dell’umanità.
In ambito pastorale, la situazione si è rivelata altrettanto problematica,
facendo registrare in molti casi un evidente scollamento tra le
indicazioni del magistero e la vita concreta dei fedeli, chiamati alla
trasmissione della vita nel contesto familiare cristiano, ma spesso lontani
o ignari dello spirito più autentico di Humanae vitae. Alcuni commentatori
hanno parlato anche di uno «scisma sommerso» all’interno della
chiesa cattolica o almeno in alcuni suoi settori, critici verso i contenuti
specifici dell’Humanae vitae (ad esempio, la ribadita immoralità
dell’uso degli anticoncezionali e il ricorso esclusivo ai metodi naturali),
come sull’opportunità di un intervento magisteriale su una questione
per la quale non sembrava essere in gioco la relazione immediata con
Dio. Cinquant’anni dopo, molte cose sono cambiate: mutamenti profondi
e imprevedibili hanno investito tutti gli ambiti della vita umana,
dal piano sociale e culturale a quello economico, politico e tecnologico.
La stessa chiesa e la teologia hanno compiuto un lungo cammino
dopo Humanae vitae: sui temi affrontati dall’enciclica, vi sono stati
ulteriori interventi del magistero, fino all’ultimo in ordine di tempo,
l’esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco, che pur non
trattando in modo specifico della procreazione della coppia colloca la
riflessione su questo tema a partire da un approccio nuovo alla teologia
e alla pastorale della famiglia.
In occasione di questo importante anniversario, la nostra rivista
offre una riflessione articolata e multidisciplinare, in cui si mettono
a fuoco alcuni dei punti nevralgici che hanno segnato il dibattito su
Humanae vitae, insieme a una lettura che colloca l’enciclica nel contesto
odierno, caratterizzato da dinamiche ecclesiali e sociali con un
impatto molto diverso rispetto al tempo della sua pubblicazione, come
ad esempio il diverso ruolo assunto dalle donne e il notevole sviluppo
delle scienze nel campo del dominio dei processi naturali. La riflessione
si sofferma anche sull’insegnamento di Humanae vitae per il futuro,
segnalando sfide, opportunità e possibili evoluzioni.
È l’auspicio di Benedetto XVI nel quarto decennale dell’enciclica:
«Quanto era vero ieri, rimane vero anche oggi, […] ma la chiesa
non può esonerarsi dal riflettere in maniera sempre nuova e appro
fondita sui principi fondamentali che riguardano il matrimonio e la
procreazione»1.
Il primo contributo intitolato A cinquant’anni da Humanae vitae:
continuità e novità è di Roberto Tamanti. Si tratta di un bilancio
su questo testo magisteriale, alla ricerca delle acquisizioni ormai «definitive
» della dottrina sulla teologia del matrimonio e la sua finalità
procreativa, insieme alla riflessione su alcuni aspetti ancora oggetto di
dibattito.
Dall’esperienza maturata presso un consultorio familiare, proviene
il contributo di Luisa e Paolo Benciolini, La ricezione di Humanae
vitae tra il popolo di Dio. Due i momenti nella vita ecclesiale presi
in esame: gli anni immediatamente precedenti e successivi all’Humanae
vitae (1968) e la fase preparatoria al primo dei due sinodi sulla
famiglia (2014).
Humanae vitae non pone solo questioni morali e pastorali, ma
anche e soprattutto antropologiche. In questa prospettiva, per alcuni
commentatori l’enciclica ha rappresentato un’involuzione antropologica
rispetto alla linea personalista del concilio Vaticano II, mentre per altri
vi si troverebbero problematiche ormai superate. Di diverso avviso
è Ramón Lucas Lucas, A cinquant’anni dall’Humanae vitae: la
questione antropologica rimane aperta.
La riflessione sul significato dell’amore coniugale rappresenta sicuramente
uno dei contributi più significativi di Humanae vitae. Nel
suo articolo: Significato unitivo e generativo dell’amore coniugale.
Per un’etica della responsabilità, Pietro Cognato entra nel vivo del
dibattito e propone un approccio fenomenologico-analitico come via per
rendere comprensibile la verità dell’amore coniugale, individuandone
gli addentellati con la fede cristiana. [...]
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Editore: Edizioni Messaggero
Autore:
Pagine:
Ean: 2484300024269
Prezzo: € 6.75
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INDICE
Editoriale: Dalla proscrizione al discernimento 3-7
CRISTINA SIMONELLI
Eresia: all’incrocio di molte vie 9-22
GABRIELE BOCCACCINI
Eresia? Una prospettiva ebraica 23-39
PASQUALE BASTA
L’Evangelo quadriforme come forma dell’ortodossia 41-54
PIERO STEFANI
Gesù eretico 55-67
WALTER MAGNONI
Eresie. Non solo idee 68-80
CRISTINA SIMONELLI
Evidentemente eretici. Procedimenti di costruzione dell’altro 81-92
SIMONE MORANDINI
Il dialogo ecumenico: decostruire «eresia»? 93-108
LUCIA VANTINI
Sospettare nel bene e nel male 109-121
Documentazione: Logiche escludenti (Cristina Simonelli) 123-130
Invito alla lettura (Aleksander Horowski) 131-139
EDITORIALE
Dalla proscrizione al discernimento
In necessariis unitas,
in dubiis libertas,
in omnibus caritas.
Eresia è un termine che evoca antiche controversie dottrinali, contrapposizioni
che hanno segnato il cammino del pensiero cristiano, già
a partire dai primi secoli. La storia ci ha consegnato figure eminenti
che in nome della fedeltà alla vera fede hanno accettato lo scontro con
coloro che la negavano o la mettevano in dubbio, giungendo anche
a subire la persecuzione, l’esilio, addirittura la morte. Ma quello di
«eretico» è anche l’epiteto con cui, in modo semplicistico e sbrigativo, si
è qualificato l’avversario di turno. Non soltanto, dunque, la custodia
dei significati evangelici, di ciò che è essenziale e irrinunciabile, ma
anche uno spauracchio da agitare per mettere a tacere voci scomode o
semplicemente non allineate con il pensiero dominante.
Il termine ha diversi significati. Nel pensiero greco-ellenistico, hairesis
indicava scelta, scuola di pensiero, via specifica di sapienza, ma
anche opzione pratica, percorso di vita. Nel mondo giudaico, secondo
la testimonianza di Giuseppe Flavio, il termine designava invece i
partiti o i movimenti (esseni, farisei, sadducei) che caratterizzavano il
panorama religioso al tempo di Gesù (I secolo d.C.). Assente nei vangeli,
il termine «eresia» compare negli Atti degli Apostoli (5,17; 26,5), ma
è soprattutto a partire dall’epistolario paolino che assume una connotazione
negativa, come fattore divisivo nella comunità cristiana (1Cor
11,18-19; Gal 5,20). Nella Lettera a Tito (3,9-11) e nella seconda
Lettera di Pietro (2,1), il termine «eresia» assunse, invece, il significato
di deviazione perniciosa del pensiero. Con questa nuova accezione ebbe
inizio una copiosa letteratura antieretica, come testimoniato, ad esempio,
dalle opere di Giustino (Trattato contro tutte le eresie), Ireneo
(Esposizione e confutazione della falsa gnosi [noto come Adversus
haereses]), Tertulliano (La prescrizione contro gli eretici), ecc.
È ancora questa l’idea prevalente nella mentalità odierna: l’eresia
intesa come «deviazione dottrinale», in contrapposizione a un nucleo
essenziale, rappresentato da ciò che è ritenuto come ortodossia. La ricerca,
tuttavia, ha evidenziato una realtà più complessa e articolata.
A lungo si è ritenuto che all’origine del fenomeno, prima ci fosse l’ortodossia,
da cui solo in un secondo momento, come deviazione colpevole
o deliberata, si sarebbe distaccata l’eresia. Il tradizionale modello
«luce-ombra» (precedenza della retta dottrina che di riflesso porta con
sé la denuncia dell’errore) fu criticato da Walter Bauer (1934), il quale
interpretò l’eresia come un fenomeno complesso nel quale intervengono
più fattori, anche se non dello stesso valore o peso (cf. Cristina Simonelli).
L’osservazione dello studioso tedesco fece comprendere che di fronte
all’eresia occorre muoversi con intelligenza evangelica, con capacità
critica, con attitudine ermeneutica o detto altrimenti con profondo
discernimento.
Non di rado invece si è affrontata la questione dell’eresia ricorrendo
a indebite semplificazioni. Ciò è accaduto nell’antichità, ma anche,
per motivi diversi, in epoca moderna e contemporanea, dove – alla luce
della cultura del sospetto – il fenomeno è stato archiviato come operazione
ideologica, compiuta dalle strutture ecclesiastiche, interessate unicamente
ad affermare il proprio potere. Come ha ricordato Giovanni
Paolo II, in occasione del grande giubileo dell’anno 2000, la storia ha
registrato anche violenze pubbliche nella lotta contro le eresie. D’altro
canto, però, non sono mancati esempi positivi, se non illuminanti, come
nel caso del processo che ha portato alla formazione del canone delle
Scritture. Riguardo ai vangeli, il processo è stato «plurale, inclusivo,
ma non equivoco» (Cristina Simonelli), salvaguardando l’originalità
di ogni vangelo, senza mettere in secondo piano l’eccedenza dell’evento
Cristo rispetto alle testimonianze dei singoli autori.
Discernimento è allora la parola chiave: si tratta di allargare lo
sguardo su molteplici piani e considerare la vita cristiana nel suo insieme,
senza respingere le domande né l’interrogazione costante, nella
consapevolezza del carattere provvisorio e perfettibile delle formule e
delle regole. È quanto insegnato da Tommaso d’Aquino per il quale
l’atto della fede non è rivolto agli enunciati, ma alla realtà creduta2.
Ed è quanto si propone il presente fascicolo: presentare una riflessione
ampia e articolata sull’eresia, tema da non rubricare semplicemente
come retaggio del passato, ma che richiede un approccio attento alla
complessità, investigando non solo sulle forme che essa ha assunto nel
corso dei secoli, ma cercando anche di comprenderne le cause profonde
e le declinazioni nel contesto culturale ed ecclesiale dei nostri giorni. [...]
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Editore: Edizioni Messaggero
Autore:
Pagine:
Ean: 2484300024252
Prezzo: € 6.75
Descrizione:
INDICE
Editoriale: Denaro, dimensione spirituale e sostenibilità 3-7
ALESSANDRA SMERILLI
Di cosa vive la chiesa oggi: tra teologia, pastorale e sostenibilità 9-24
ENNIO APECITI
La storia del «sovvenire» letta in parallelo con la storia della chiesa
nel fondamento della parola di Dio 25-40
GIUSEPPE DE VIRGILIO
Paolo e la sostenibilità economica delle «sue» comunità 41-55
ITALO DE SANDRE
Chiesa, denaro, solidarietà: intenzioni e responsabilità 57-70
GIULIO CARPI
La raccolta di fondi come evangelizzazione: il fundraising 71-83
GIOVANNI DALPIAZ
Crescita e declino nella presenza sociale degli istituti di vita consacrata 84-96
MARTÍN CARBAJO NÚÑEZ
Sostenibilità economica della famiglia francescana 97-114
VANNA CERETTA - GABRIELE PIPINATO
La gestione economica, luogo di annuncio credibile 115-131
Documentazione: Bilancio: comunicazione e trasparenza
(Vanna Ceretta - Germano Scaglioni) 133-139
Invito alla lettura (Oreste Bazzichi) 141-150
EDITORIALE
Denaro,
dimensione spirituale e sostenibilità
Il mondo oggi non richiede alla comunità ecclesiale di non avere
beni, ma di gestirli nella trasparenza, nel rispetto delle leggi e a servizio
delle diverse forme di povertà. È anche quanto sostiene papa Francesco:
«La trasparente e professionale gestione delle risorse economiche è
immagine di una vera famiglia che cammina nella corresponsabilità
e solidarietà tra i suoi membri e con i poveri»1. Come dimostra la
cronaca, la gestione dei beni è un banco di prova per la chiesa, chiamata
a testimoniare il Vangelo anche nell’amministrazione economica,
consapevole che si tratta non di una questione marginale, ma di un
vero e proprio luogo di annuncio e di verifica della propria credibilità.
Nulla di nuovo. Il primo dissidio all’interno della comunità cristiana
negli Atti degli Apostoli non fu di ordine dottrinale, ma di
carattere economico, come ricorda la vicenda di Anania e Saffìra (At
5,1-11). La fede in Gesù Cristo e l’annuncio del Vangelo furono gli
elementi distintivi della comunità di Gerusalemme, ma ben presto i
primi cristiani impararono che non era possibile ignorare la dimensione
economica, in concreto l’attenzione alla comunione dei beni, senza che
ciò generasse disagi e tensioni (l’assistenza quotidiana alle vedove di
lingua greca: At 6,1-2).
Non basta dunque offrire “servizi spirituali”, operare in gratuità o
essere animati da nobili intenzioni: sono necessarie trasparenza e ragionevolezza
nel legare mezzi e fini, rendendo conto delle proprie scelte,
delle azioni concrete e dei risultati ottenuti. Solo così potrà nascere e
consolidarsi una cultura della corresponsabilità e della fiducia verso gli
organismi che agiscono nella chiesa o a suo nome, soprattutto quando
sono in gioco la solidarietà e la carità cristiana.
Talvolta in ambito ecclesiale (ma non solo), sul denaro e l’economia
prevalgono invece giudizi morali generici e superficiali che ignorano le
dinamiche etiche e comunicative dell’agire economico: nel modo in cui
si dispone concretamente dei beni si producono messaggi non verbali
che pesano, segnali forti rispetto ai quali le spiegazioni verbali possono
risultare superflue, e spesso non essere nemmeno credute (cf. Italo De
Sandre). Nella prassi ordinaria della chiesa questi aspetti rimangono
in gran parte non esplicitati, non chiariti, pensando che si tratti di
questioni di competenza delle autorità canoniche o dei soli addetti ai
lavori, tenuti peraltro al segreto d’ufficio.
La questione non riguarda solo i “vertici”. Tra i fedeli il senso di
appartenenza è spesso fragile e i rapporti con l’istituzione ecclesiastica,
ad esempio la parrocchia, sono spesso on demand, cioè limitati a una
prestazione da richiedere (la celebrazione di una messa, un battesimo,
un funerale, ecc.). Il riconoscimento di far parte di un “noi” concreto,
una comunità precisa, solo in rari casi si traduce in corresponsabilità
che preveda la partecipazione ai costi e ai benefici di ciò che la comunità
è o fa. Alcuni vescovi e parroci hanno avviato processi di condivisione
nel progettare, decidere, realizzare e valutare le azioni pastorali,
ma non si tratta ancora di una prassi diffusa: laddove, però, questo è
avvenuto, sembra che l’atteggiamento della comunità ecclesiale abbia
iniziato a mutare, prendendo coscienza di un nuovo modo di percepire
e vivere l’esperienza della fede in senso più comunitario.
La scarsa trasparenza delle organizzazioni ecclesiastiche, unita alla
prassi impersonale di sostegno delle confessioni religiose in Italia, ha
contribuito invece alla creazione di una distanza non facile da superare,
nonostante i progressi da parte degli organi competenti (ad esempio,
la comunicazione della Conferenza episcopale italiana in merito alla
gestione del gettito derivante dall’ottoxmille). La sfida consiste nel tener
insieme gli ideali, la gratuità e la sostenibilità. In altre parole, si
tratta di realizzare la propria missione, crescendo e sviluppandosi senza
soffocare le motivazioni ideali. Non è semplice, ma neppure impossibile:
armonizzare sostenibilità e fedeltà ai propri ideali richiede uno
sguardo ampio che abbia ben chiara la meta cui tendere, con un’idea
sullo sviluppo delle opere, senza snaturare elementi fondamentali come
la gratuità e l’attenzione ai più poveri.
La rivista dedica questo fascicolo monografico alla sostenibilità economica
della chiesa, nella convinzione che riflettere sul rapporto tra
denaro-economia e vita quotidiana della chiesa sia un impegno non
più dilazionabile, ma da affrontare con intelligenza evangelica, capacità
critica e professionalità. Ogni realtà ecclesiastica, quando valuta
e decide come disporre delle proprie risorse economiche, non può venir
meno alla fedeltà al messaggio evangelico: è in gioco la credibilità stessa
del ministero pastorale e della testimonianza di fede.
Il movente economico non è all’origine dell’agire ecclesiale e delle sue
diverse articolazioni organizzative, ma queste non possono durare nel
tempo senza una buona gestione delle risorse. In un mondo complesso
e in rapido mutamento, si tratta di cogliere ciò che tiene insieme gli
ideali e la sostenibilità, con scelte di governance coerenti con la propria
missione. È quanto sostiene Alessandra Smerilli, Di che cosa vive
la chiesa oggi: tra teologia, pastorale e sostenibilità. [...]
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Editore: Frati Editori di Quaracchi
Autore: CLARA M. FUSCIELLO, OSC
Pagine:
Ean: 2484300024139
Prezzo: € 5.00
Descrizione:The “Buon Gesù” in Orvieto, founded in 1559, is an example of a Poor Clare monastery of the Modern Age, in a town belonging to the Papal States. The monastery was born out of an initiative of the municipal administration for poor young girls; it experienced a long period of growth and prosperity thanks to an endowment by Muzio Cappelletti. His bequest was meant to provide dowries for young girls taking the veil without financial means, yet these dowries were actually given to Orvieto’s eminent families. The article highlights, by means of archival sources, the close ties between Orvieto’s leading classes and the monastery, which had become an alternative solution within the strategies of marital alliances. Yet, these same links exposed the “Buon Gesù” to the dialectic of the political and economic interests of the local power. These dynamics have been sufficiently studied. It then gives an outline of the internal life from an economic and liturgical point of view, highlighting practices which differed from the ecclesiastical norm
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Editore: Queriniana Edizioni
Autore:
Pagine:
Ean: 2484300023842
Prezzo: € 7.00
Descrizione:
INDICE
Per comunicare meglio
47. I casi difficili/16. Parlare di se stessi all’inizio del ministero
in una comunità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
7 «È nato Gesù Bambino»
1. «È nato Gesù Bambino». Natale: la differenza cristiana
(Alberto Carrara)
2. È nato per noi un Bambino, un figlio ci è stato donato
(Doriano Locatelli)
3. Come parlare in modo corretto e comprensibile oggi
di “incarnazione”? (Roberto Ferrari)
SUSSIDIO
Per attuare il Natale. Tre racconti (Roberto Laurita)
PREPARARE LA MESSA
Tempo di Avvento e tempo di Natale
1ª domenica di Avvento (Antonio Landi, Pierino Boselli)
Immacolata Concezione (Antonio Landi, Pierino Boselli)
2ª domenica di Avvento (Antonio Landi, Pierino Boselli)
3ª domenica di Avvento (Antonio Landi, Pierino Boselli)
4ª domenica di Avvento (Antonio Landi, Pierino Boselli)
Natale del Signore (Antonio Landi, Pierino Boselli)
Santa Famiglia (Antonio Landi, Pierino Boselli)
Maria Madre di Dio (Antonio Landi, Pierino Boselli)
Epifania del Signore (Antonio Landi, Pierino Boselli)
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