Ebook - Servizio Della Parola
Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300025792
Prezzo: € 7.00
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INDICE
Così credono i giovani
4. Verso un Dio personale
(P. Bignardi)
I nostri modi di dire
26. «Gesù è sempre presente»
1. Gesù è sempre presente (A. Carrara)
2. La presenza nella risurrezione (+ F.G. Brambilla)
3. Esperienze della presenza del Signore (E. Bolis)
Per una veglia di Pentecoste.
I sette doni dello Spirito
(R. Laurita)
Tempo pasquale 2021
4 aprile / 23 maggio
Domenica di Pasqua (S. Grasso, O. Marson)
2ª domenica di Pasqua (S. Grasso, O. Marson)
3ª domenica di Pasqua (S. Grasso, O. Marson)
4ª domenica di Pasqua (S. Grasso, O. Marson)
5ª domenica di Pasqua (S. Grasso, O. Marson)
6ª domenica di Pasqua (S. Grasso, O. Marson)
Ascensione del Signore (S. Grasso, O. Marson)
Domenica di Pentecoste (S. Grasso, O. Marson)
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300025747
Prezzo: € 7.00
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INDICE
Così credono i giovani
2. Dio? Un ricordo!
(P. Bignardi)
I nostri modi di dire
25. «Vincere la tentazione»
1. Spunti sul senso moderno
del «vincere la tentazione» (A. Carrara)
2. Beato l’uomo che sopporta la tentazione (A. Montanari)
3. Il travaglio di chi lotta con la tentazione (L. Pinkus)
Il sorprendente incontro con Dio
(R. Laurita)
Tempo di Quaresima 2021
17 febbraio 2021
3 aprile 2021
Mercoledì delle Ceneri (S. Grasso, R. Laurita)
1ª domenica di Quaresima (S. Grasso, R. Laurita)
2ª domenica di Quaresima (S. Grasso, R. Laurita)
3ª domenica di Quaresima (S. Grasso, R. Laurita)
4ª domenica di Quaresima (S. Grasso, R. Laurita)
5ª domenica di Quaresima (S. Grasso, R. Laurita)
Domenica delle Palme (S. Grasso, R. Laurita)
Giovedì santo (R. Laurita)
Venerdì santo (R. Laurita)
Veglia pasquale (R. Laurita)
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300025549
Prezzo: € 7.00
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INDICE
Così credono i giovani
2. In che cosa credono i giovani?
(P. Bignardi) 3
I nostri modi di dire
24. Dio ci mette alla prova 11
1. Dio ci mette alla prova (A. Carrara) 12
2. Una comunità di discepoli di Gesù
affronta la prova (F. Manzi) 17
3. L’interpretazione della “prova di Dio”
nell’Antico Testamento (G. Boscolo) 22
Epifania.
Una celebrazione con bambini e ragazzi
(R. Laurita) 27
Dalla 2ª dopo Natale alla 6ª ordinaria
3 gennaio 2021
14 febbraio 2021 41
2ª domenica dopo Natale (A. Guida, G. Osto) 43
Epifania del Signore (A. Guida, G. Osto) 61
Battesimo del Signore (A. Guida, G. Osto) 79
2ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, R. Del Riccio, V. Brunello) 97
3ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, G. Canale, V. Brunello) 118
4ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, E. Borgna, V. Brunello) 140
5ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, R. Bichi, D. Fidanza) 161
6ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, C. Torcivia, D. Fidanza)
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300025525
Prezzo: € 7.00
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INDICE
Così credono i giovani
1. Giovani: chi sono? (P. Bignardi) 3
I nostri modi di dire
23. «Siamo tutti fratelli» 11
1. Siamo tutti fratelli (A. Carrara) 12
2. La fratellanza nella fede in san Paolo (G. Benzi) 16
3. Siamo tutti fratelli? Vivere la fratellanza oggi (C. Cremonesi) 21
Traccia per la novena di Natale
(F. Negri, L. Guglielmoni) 27
Tempo di Avvento e tempo di Natale
29 novembre 2020 1 gennaio 2021 37
1ª domenica di Avvento (A. Guida, G. Osto, R. Laurita) 41
2ª domenica di Avvento (A. Guida, G. Osto, R. Laurita) 59
Immacolata Concezione (A. Guida, G. Osto, R. Laurita) 78
3ª domenica di Avvento (A. Guida, G. Osto, R. Laurita) 96
4ª domenica di Avvento (A. Guida, G. Osto, R. Laurita) 114
Natale del Signore (A. Guida, G. Osto, R. Laurita) 132
Santa Famiglia (A. Guida, G. Osto, R. Laurita) 168
Maria Madre di Dio (A. Guida, R. Laurita, G. Osto) 187
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300025464
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Sommario
La nuova traduzione del Padre nostro e del Gloria: ragioni e prospettive (C. Broccardo)
I nostri modi di dire
22. Bisogna rassegnarsi
1. “Bisogna rassegnarsi”. Come e a chi? (A. Carrara)
2. Rassegnazione, resistenza e reazione in Isaia (R. Caruso)
3. Quando si sperimenta l’impotenza (P. Bignardi)
Per una celebrazione al cimitero il giorno dei Santi (R. Laurita)
Dalla 28ª ordinaria a Cristo, Re dell’universo
11 ottobre / 22 novembre
28ª domenica ordinaria (G. Boscolo, V. Albanesi, A. Lameri)
29ª domenica ordinaria (G. Boscolo, R. Cananzi, A. Lameri)
30ª domenica ordinaria (G. Boscolo, G. De Simone, S. Riva)
Tutti i Santi (G. Boscolo, R. Laurita)
Commemorazione dei fedeli defunti (R. Laurita)
32ª domenica ordinaria (G. Boscolo, E. Caretti, A. Lameri)
33ª domenica ordinaria (G. Boscolo, M. Amadini, V. Brunello)
Gesù Cristo, Re dell’universo (G. Boscolo, S. Petrosino, S. Riva)
Rubrica
La nuova traduzione del Padre nostro e del Gloria: ragioni e prospettive
di Carlo Broccardo
Ricordo ancora piacevolmente il tardo pomeriggio di qualche anno fa quando, camminando per i chiostri del seminario, mi è capitato di incontrare uno dei responsabili della formazione permanente del clero. L’équipe incaricata aveva già organizzato e pubblicizzato alcune settimane residenziali, alle quali aveva dato un titolo bello ed evocativo, tratto dal Sal 37: «Abita la terra e vivi con fede». Poco dopo, però, era uscita la nuova traduzione ufficiale della Bibbia, la cosiddetta “CEI 2008”, che aveva cambiato completamente la frase: «Abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza» (Sal 37,3). «Come mai hanno cambiato così tanto?», mi si chiese. In realtà la CEI 2008 non ha modificato più di tanto la traduzione precedente. Certo, le differenze si notano maggiormente nei testi poetici, come i Salmi o gli inni del Nuovo Testamento; ma per il resto è addirittura probabile che molti dei nostri parrocchiani non si siano neanche accorti che c’è una traduzione nuova. Ora però, con la nuova traduzione del Messale, capiterà che verranno cambiate alcune parole del Padre nostro e del Gloria, adattandole alla CEI 2008. Finché si tratta del salmo responsoriale è un conto; ma quando si toccano testi così noti è difficile che il cambiamento passi inosservato. Non è un caso, infatti, che da quando le modifiche sono state annunciate (novembre 2018) ci sono state molte reazioni, spesso contrastanti tra di loro, e sono stati scritti anche molti articoli sia scientifici che di carattere divulgativo. Noi qui non vogliamo sviscerare tutti i risvolti del caso, né affrontare tutte le possibili traduzioni alternative. Ci proponiamo semplicemente di capire quali sono le differenze tra la precedente traduzione e la nuova, e perché sia stato utile il cambiamento.
Il disegno d’amore di Dio
È la notte di Natale e siamo nella regione intorno a Betlemme, dove oggi sorge la città di Bayt-Sahur, quando un angelo del Signore annuncia ad alcuni pastori che è nato Gesù, un Salvatore, che è Cristo Signore: «E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”» (Lc 2,13-14). Tutti noi abbiamo in mente la traduzione latina: Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis, tradotta in italiano: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà». La differenza con la nuova traduzione si nota subito: da «uomini di buona volontà» si è passati a «uomini che egli ama». Su cosa si fonda tale cambiamento? Il vangelo secondo Luca usa un’espressione molto densa. Alla lettera suona così: «sulla terra pace negli uomini della benevolenza». Ora, la parola “benevolenza”, in greco eudokía, può avere due significati. Il primo è quello che troviamo per esempio in Fil 2,15: «Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri […]
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300025358
Prezzo: € 7.00
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INDEX
Per comunicare meglio
60. I casi difficili/29
Esposti in prima persona, con le proprie
vicende personali (R. Laurita)
I nostri modi di dire
20. Gesù accoglie tutti
1. «Gesù accoglie tutti». L’accoglienza,
le porte chiuse e le città murate (A. Carrara)
2. «Gesù accoglie tutti». tutti, ma proprio tutti? (D. Albarello)
3. Per un’accoglienza generosa e intelligente (M. Ambrosini)
Il giardino del mondo
Un invito a meravigliarsi, custodire, coltivare la vita (C. Cremonesi)
Dalla 16ª alla 20ª ordinaria
19 luglio / 16 agosto
16ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, M. Torcivia, M. Orizio)
17ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, P. Bignardi, M. Orizio)
18ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, + F.G. Brambilla, A. Ghersi)
19ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, L. Alici, A. Ghersi)
Assunzione della Vergine Maria (M. D’Agostino, S. Cumia)
20ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, L. Vantini, A. Ghersi)
60.
I casi difficili /29
Esposti in prima persona,
con le proprie vicende personali
di Roberto Laurita
Nella precedente puntata abbiamo sviluppato l’analisi della risposta di un prete alla lettera anonima di “un Amico” che gli era stata inviata. Ci aveva colpito il piglio diretto, la schiettezza del dialogo, il contrappunto tra il passato e il presente, il contenuto riguardante vita cristiana e ministero sacerdotale. A proposito di quest’ultimo tema potremmo domandarci: qual è la sorgente di questo modo di vedere il servizio presbiterale? Perché la coscienza dei propri limiti («non essere sempre all’altezza della missione ricevuta»), dell’alto ideale che si propone («essere prete secondo il cuore di Dio e le giuste esigenze della gente») non lo fa sprofondare nel pessimismo o nei sensi di colpa? Le ragioni sono due e vengono esplicitate da due frasi, collocate una dopo l’altra, che costituiscono un po’ i cardini di tutto il discorso:
• «So che il Signore è con me e che è Lui che mi ha chiamato ad essere prete e che non mi abbandona mai».
• «Poi trovo affetto, collaborazione, vicinanza, sostegno da molte persone e questo fa sì che non mi sento mai solo, anche nei momenti difficili e impegnativi». Così, paradossalmente, grazie a questi due punti di riferimento, accade che anche l’essere considerati «una razza in via di estinzione» non fa paura e si è «pienamente d’accordo» nel ravvisare anche nella crisi numerica dei preti «un segno di Dio» e «una provvidenza».
5. Ma c’è un altro aspetto che vorremmo segnalare ai nostri lettori e che colpisce in questo testo: l’equilibrio tra razionale e affettivo, tra intelligenza e sentimenti. Questo equilibrio è forse possibile proprio perché manca qualsiasi atteggiamento dotto, qualsiasi riferimento alla dottrina, qualsiasi citazione di documenti della gerarchia cattolica o di autori molto considerati. Le citazioni evangeliche sono ridotte all’osso. Il capitale simbolico è evocato in modo sobrio e con parole proprie. La presentazione di Gesù consiste in alcune pennellate appassionate: «dava gratis da mangiare a chi veniva ad ascoltarlo»; «stupiva con i suoi miracoli»; ma anche «chiedeva qualcosa di impegnativo »; «non demordeva»; «entrava in tutte le case, parlava a tutti dell’amore del Padre, non aveva paura di “perdere tempo”». È un Gesù, comunque, che non assicura il successo immediato, ieri come oggi. Lui stesso, infatti, ha sperimentato il calo di consenso e il fallimento: «quasi tutti si tiravano indietro e se la svignavano elegantemente, proprio come avviene adesso». Si evoca il Vangelo, certo, ma per constatare che la religione che ognuno si inventa «spesso non è la religione del Vangelo». E quando si parla della Pasqua, del Cristo risorto, si ammette che «dovrebbe rivoluzionare la nostra vita», «dovrebbe lasciare il segno ogni volta che arriva, con le sue proposte sconvolgenti». Non sfugga ai lettori, comunque, il modo in cui è presentato il Mistero pasquale. Nessuna concessione all’apologetica, ma piuttosto la presentazione delle coordinate che esso può assumere nell’esistenza quotidiana: «amate i vostri nemici»; «fate del bene a tutti»; «perdonate sempre a tutti».
Nulla di dotto, dunque, in tutto questo. C’è invece l’esercizio dell’intelligenza, che legge in profondità la propria storia individuale e quella più grande in cui si è immersi. Lo abbiamo già rilevato nei passaggi dal passato (ieri, un tempo) al presente (oggi), nel riconoscere le difficoltà, nel non ignorare pregi e difetti delle comunità in cui ci si trova a vivere, nel segnalare l’indifferenza, la fede “fai da te”, le “mille altre cose per la testa” e i “mille problemi” (con quello religioso che «non è certamente tra i primi della lista»). E anche la noia a messa («una funzione noiosa e che non dice nulla»). Non c’è solo lucidità, tuttavia, in queste analisi, c’è anche fede e speranza. Lo abbiamo segnalato proprio mettendo in luce la passione e la simpatia, l’ottimismo che trasuda dalle righe, insieme ai sentimenti. Questo prete che risponde al suo interlocutore non li nasconde perché sono parte importante del suo ministero: la contentezza («sono molto contento di essere prete»; «sono contento di essere parroco»), il rincrescimento, ma anche la fiducia («non mi abbandona mai»). E poi l’affetto, la vicinanza (fatta di collaborazione e sostegno), la gratitudine [...]
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300025402
Prezzo: € 7.00
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Per comunicare meglio
61. L’umorismo
fa bene alla comunicazione (R. Laurita)
I nostri modi di dire
21. Dio ti vede
1. L’umanità coram Deo. Un incontro di sguardi
(A. Carrara)
2. Lo sguardo di Dio. Una panoramica biblica
(P. Rota Scalabrini)
3. Tra visibile e invisibile. Educare a stare
alla presenza di Dio (A. Augelli)
Sulla soglia di una nuova partenza
Sussidio per l’inizio dell’anno pastorale
in parrocchia (R. Laurita)
Dalla 21ª alla 27ª ordinaria
23 agosto / 4 ottobre
21ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, R. Maiolini, S. Cumia)
22ª domenica ordinaria (G. Boscolo, M. Gronchi, S. Cumia)
23ª domenica ordinaria (G. Boscolo, D. Vivian, S. Cumia)
24ª domenica ordinaria (G. Boscolo, L. Eusebi, G. Tornambé)
25ª domenica ordinaria (G. Boscolo, A. Carrara, G. Tornambé)
26ª domenica ordinaria (G. Boscolo, A. Cencini, G. Tornambé)
27ª domenica ordinaria (G. Boscolo, E. Olivero, V. Brunello)
____________________________________________________________
RUBRICA
61. L’umorismo
fa bene alla comunicazione
di Roberto Laurita
Ci sono quattro virtù cristiane:
la fede, la speranza,
la carità e il buonumore
(Robert Hugh Benson, 1871 – 1914,
scrittore e presbitero inglese, proveniente dalla Chiesa anglicana)
Questa è l’ultima puntata della rubrica che ha accompagnato
per alcuni anni i lettori di Servizio della Parola e chi scrive ha
scelto di consacrarla ad un tema importante per ogni comunicazione:
l’umorismo o humour che dir si voglia. E quel procedimento
che di esso talora si nutre e che è la provocazione.
Una forza e un dono
Lo humour è una forza perché non c’è arma migliore per disarmare
la vita, in ciò che essa ha di più crudele, ma anche gli altri,
in quello che recano di più nocivo.
Avere il senso dell’umorismo vuol dire prendere le distanze,
relativizzare, cogliere innanzitutto l’aspetto divertente o assurdo
di alcuni aspetti di un’azione o di un discorso.
Ma l’umorismo è anche un dono: che cosa c’è di più bello di
far ridere? E quale ricompensa è più grande di uno scoppio di
risa?
Far ridere significa smuovere, emozionare: costituisce dunque
il segno di una comunicazione riuscita. Non è un caso se la creazione
pubblicitaria e i creativi in generale amano lo humour: in
effetti si tratta di uno dei migliori vettori di idee, uno dei mezzi di
espressione e di scambio più forti. Crea una connivenza tra l’emittente
e il destinatario e garantisce così l’impatto cercato.
L’umorismo è profondamente umano. Noi abbiamo perciò il
dovere di farne un buon uso. Nella vita come nella pubblicità.
Perché esiste anche un altro riso, questa volta crudele e violento,
e un altro humour, feroce, che è parente della derisione.
Fondato sul rifiuto dell’altro, del suo aspetto, dei suoi valori, è
un ripiegarsi su se stessi in cui lo scherno, la derisione nasconde
male la sua causa che è la paura e il rifiuto della diversità, la negazione
della differenza.
Essere credenti non è una faccenda triste
E tutti siamo invitati a scoprire che “fede” fa rima veramente
con “gioia”.
Il giorno dopo la morte di Raymond Devos, umorista franco-
belga, cabarettista e comico, venerdì 16 giugno 2006, Bruno
Frappat scriveva sul giornale La Croix: «[...] il riso dilata non “la
milza” ma lo spirito, il cuore, e fa passare un po’ di aria nei nostri
atteggiamenti chiusi, bloccati, nelle nostre posizioni troppo serie,
nel nostro modo di considerare quello che facciamo e diciamo
con eccessiva gravità. Il riso non relativizza ciò che è serio per
abbassare l’uomo, ma l’apre ad una maggiore umanità: per distendere
l’anima, donarle un maggior respiro, maggior ampiezza,
proprio come fa un trampolino». Certo, Charles Péguy ha
scritto che il Figlio di Dio non era disceso dal cielo per raccontarci
delle storielle. Ma anche le storielle possono consentirci di
entrare nella serietà dell’amore di Dio per ognuno dei suoi figli.
Interrogato sul ruolo dello humour nella vita di un papa, Benedetto
XVI ha risposto, ridendo: «Non sono il tipo che ha sempre
una storiella divertente da raccontare! Ma trovo che è molto
importante saper cogliere gli aspetti divertenti della vita e la sua
dimensione gioiosa e non prendere tutto in modo tragico, e direi
che questo è anche necessario per il mio ministero. Uno scrittore
ha detto che gli angeli possono volare perché non si prendono
troppo sul serio. E noi potremmo volare un po’ di più se non
ci dessimo delle grandi arie».
Il gusto di provocare
La provocazione fa parte integrante dell’arte di comunicare.
Interpella, risveglia chi si è addormentato ed altri sonnolenti
che campano su quella che pretendono sia l’evidenza. I pubblicitari
l’utilizzano. Tutti ricordano le differenti campagne di Benetton
che ha “giocato” con parole sensibili, come il razzismo o
l’AIDS. E, in Francia, non dimenticano la campagna della Banque
National de Paris: «Il vostro denaro m’interessa», che aveva
sia attratto che provocato reazioni di rifiuto.
a) Che cosa significa provocare?
La provocazione appartiene al grido che interpella e ridesta,
ma anche all’appello, alla richiesta di aiuto o alla resistenza.
Provocare vuol dire dunque interpellare qualcuno che avrebbe
la tendenza a non vedere, perché non si assopisca, non si
addormenti, ma è anche per l’emittente-provocatore un mezzo
per ricordare al mondo la sua esistenza, farsi intendere e far
passare un messaggio. C’è, dunque, nella provocazione, una formidabile
e insopprimibile volontà di comunicare come di essere
riconosciuti.
I provocatori sono degli artisti. Bisogna essere artista per
essere provocatore perché la provocazione è creativa, esce
dall’ordinario e rompe con esso, realizza un avvenimento.
b) Il procedimento della provocazione
Tecnicamente la provocazione è un procedimento. Mette
insieme tre funzioni del linguaggio, qui allargate alla comunicazione
(Roman Jakobson): la funzione espressiva (centrata
sull’emittente), la funzione conativa (orientata verso il destinatario),
la funzione fatica (focalizzata sul contatto).
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300025419
Prezzo: € 7.00
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INDICE
Introduzione: di Chino Biscontin .
1. La situazione
1.1 La relazione con Gesù qualifica
in modo essenziale la fede cristiana
di + Franco Giulio Brambilla
1.2 In che direzione va oggi il senso di Dio
di Lucio Pinkus .
1.3 La chiesa: via od ostacolo nel rapporto con Gesù?
di Paola Bignardi .
1.4 Il capitolo IV di Christus vivit
e l’accesso emotivo a Gesù
di Paola Bignardi .
1.5 Predicare Gesù, il Cristo. Una riflessione
a partire dall’impianto catechistico in Italia
di Roberto Laurita
2. Noi predichiamo Gesù Cristo
2.1 Noi predichiamo Gesù Cristo crocifisso e risorto
di Sergio De Marchi .
2.2 Annunciare Gesù come Salvatore, oggi
di Maurizio Gronchi .
2.3 Predicare Gesù manifestazione di Dio
di Massimo Epis
2.4 Parlare di Gesù come mediatore
tra Dio e gli uomini
di Roberto Del Riccio .
2.5 Annunciare Gesù vivente nella gloria
di Simona Segoloni Ruta
3. Come predicare Gesù Cristo
3.1 Paolo predica Gesù Cristo
di Antonio Landi
3.2 Come san Giovanni predica Gesù
di Andrea Albertin .
3.3 Atti 2 come esempio di predicazione su Gesù
di Alessandro Gennari .
3.4 Come parlare dei miracoli di Gesù
di Paolo Mascilongo
3.5 Come parlare del “fallimento”
della missione di Gesù
di Severino Dianich
3.6 Come parlare della risurrezione di Gesù, oggi!
di Andrea Toniolo
3.7 Come parlare della presenza di Gesù, oggi
di Antonio Montanari
3.8 Il predicatore consapevole
di parlare di Gesù alla sua presenza
di Luciano Manicardi .
3.9 Uno stile celebrativo
che apra all’incontro con Gesù
di Paolo Tomatis
INTRODUZIONE
di Chino Biscontin
Quando ci siamo riuniti, come Consiglio di Direzione di questa nostra rivista, la situazione in cui ci trovavamo non lasciava nemmeno lontanamente prevedere quello che sta accadendo ora, mentre scrivo questa introduzione. Siamo nel pieno di una terribile pandemia che fa ammalare, uccide, altera le relazioni, interviene sui servizi, sulla produzione di beni, sul contesto sociale, sulla politica, sulle relazioni internazionali. Tutto fa temere che la pandemia non cesserà molto presto, anche se schiere di ricercatori stanno indagando e lavorando su interventi farmacologici e su possibili vaccini. Anche la predicazione ha dovuto e deve ancora fare i conti con questo scombussolamento, che sta facendo traballare certezze, modi di pensare, scale di valori, e che inoltre interviene sui nostri sentimenti, anche quelli più profondi. E non solo la predicazione, ma l’intero apparato di ricomprensione del Vangelo e delle sue conseguenze va rimesso in cantiere. Solo per fare qualche cenno: sarà urgente ricomprendere alla luce dell’insegnamento e del comportamento di Gesù in che cosa consista la “salvezza” di cui parliamo: bisognerà dilatare di molto la comprensione. Sarà urgente una robusta riflessione su come dobbiamo andare verso Dio: con quali immagini, a partire da quali esperienze, con quali comprensioni. Il che esigerà una maniera diversa di attingere luce dalle Scritture. Dal punto di vista della comprensione della Chiesa, della sua missione, di
come svolgerla, di come comprendere quella che chiamiamo salvezza e altro ancora, bisognerà dilatare gli orizzonti tenendo conto che l’azione di Dio riguarda il Regno annunciato da Gesù, che va oltre i confini della Chiesa, che in essa può anche trovare ostacoli e che riguarda quei beni ai quali nella Chiesa non si dà sempre un’importanza adeguata. Che dire nel frattempo? La prima cosa che mi viene in mente è che dobbiamo contrastare con decisione ed energia chi afferma che questa pandemia è un castigo di Dio e che Dio, dunque, avrebbe in essa una parte attiva. È una bestemmia e come tale va trattata (papa Francesco). Così pure va contrastato ogni tentativo di andare a trovare nella Bibbia “profezie” riguardo a ciò che ci sta capitando, quasi che la cosa fosse prestabilita e programmata da tempo. La seconda cosa è che questa infezione è un male e come tale va considerata. Sarebbe stato meglio che non ci fosse mai stata. Non condivido il modo di parlarne di chi la interpreta come un’occasione positiva, un’opportunità di un qualche bene che ci è data. Dal male può venire solo del male che, se trova in noi una qualche alleanza, anche sotto forma di minimizzazione o di mancato impegno per farvi fronte, può anche dilatarsi e diventare un male ancora più grande. Perciò non è ben indirizzato lo sforzo di chi cerca un senso a ciò che ci sta capitando, se per “senso” si intende qualcosa di positivo, di buono. Il male può essere simboleggiato dal buio, e dal buio non ci si può attendere luce. Stiamo vivendo una sfida radicale e le domande sensate sono quelle che indirizzano la ricerca, le motivazioni, l’azione per farvi fronte, per far indietreggiare l’immensa valanga di male che ci è rovinata addosso. Certo, essa pone delle domande fondamentali sul piano della fede, che possono essere riassunte in queste due: Perché Dio permette tutto questo? Perché Dio non interviene? Se con la parola “permette” si intende che Dio avrebbe potuto impedire tutto questo e non lo ha fatto, si ritorna alla bestemmia di cui sopra. Per cui la vera domanda è la seconda: Perché Dio non è intervenuto e non interviene?
La risposta va cercata nell’interazione tra la libertà di Dio e la libertà degli uomini. Dio ci ha creati liberi e lealmente rispetta la nostra libertà. E noi possiamo usare male la libertà, provocando il male. Da parte di Dio, il suo impegno è la sua azione nelle nostre coscienze mediante lo Spirito Santo. Qui sta l’impegno di Dio nel passato e nel presente: ispirazione, sostegno, ripresa in seguito a delle nostre scelte sbagliate, perdono e non castigo, e così via. Chi ha occhi di fede, vede il suo impegno in questo senso, che è immenso, fedele e costante: la Bibbia è testimonianza di questo. Vedo l’impegno di Dio nell’eroismo sorprendente che stanno dimostrando medici, infermieri, tecnici, dirigenti e tanti altri ancora per curare i malati, per frenare il contagio, per trovare un rimedio. Non è casuale che papa Francesco continuamente volga e faccia volgere lo sguardo in quella direzione: la trasparenza verso Gesù di tutti costoro, agli occhi di chi vede, è del tutto evidente. L’impegno di Dio che qui si vede, mediato dalle libertà di chi, consapevole o meno, lo asseconda, è davvero grandissimo. Un’ulteriore domanda potrebbe essere questa: affidando la libertà agli uomini, Dio non ha corso un rischio troppo grande? Chi risponde di sì a questa domanda deve assumersi la responsabilità di dire che sarebbe stato meglio non creare gli esseri umani. Personalmente rifiuto questo modo di pensare, perché lo vedo suggerito dal male e non dall’amore verso la gente o da un modo corretto di pensare Dio. La misericordia di Dio consiste nel restare fedele all’umanità anche quando molti uomini fanno del male, e questa sua fedeltà nel volerci bene nonostante tutto ispira un grande amore per l’umanità, nonostante tutto. È quello che si vede nei medici, negli infermieri e in tutti gli altri di cui ho parlato. Il male nel quale ci troviamo, oltre che nell’inevitabile fragilità di esseri limitati quali noi siamo, ha le sue radici in comportamenti sbagliati da parte nostra. Alcune di queste radici possiamo vederle e le abbiamo viste anche in queste settimane negli opportunismi e nei calcoli fatti sulla pelle delle persone, da parte di chi ama il proprio denaro e il proprio potere più di quanto
abbia a cuore la sorte degli altri. Altre radici si infilano dentro i meandri dei secoli, dentro la vastità dell’umanità, e non sono individuabili. È su questo punto che il male che ci sta colpendo sfida la nostra reazione. È dalla nostra reazione, non dal male, che può venire un qualche bene. Reazione di riconsiderazione generale del nostro modo di pensare, di valutare, di decidere, di comportarci. Ma su questo punto mi pare che le riflessioni si moltiplichino e che molte di esse vadano nella direzione giusta: riconsiderare il nostro rapporto con Dio, riconsiderare il rapporto tra di noi, riconsiderare il rapporto con l’ambiente naturale, i rapporti sociali, politici, internazionali. È certo che una fede limpida, vissuta con sincerità e lealtà, riflettuta responsabilmente ha molti doni da fare. Anzitutto quello della bontà disposta a pagare un prezzo alto per il prossimo, il rispetto rigoroso per gli altri in tutti i rapporti sociali, una speranza che non viene meno anche in mezzo a tante difficoltà, pericoli e di fronte alla paura. Dio non ha impedito quel male terribile che è stata l’uccisione di Gesù; ma egli l’ha sostenuto, perché avesse la forza di consegnare agli uomini il proprio insegnamento, con le parole e con l’esempio, e con esso un’apertura totale alla fede in Dio. La sfida «scendi dalla croce» è sulla bocca di chi non amava e non capiva Gesù, e non era aperto a Dio. Naturalmente va escluso che l’uccisione di Gesù, in quanto male, sia stata voluta e programmata da Dio, come “castigo” per i peccati degli uomini. Non è l’uccisione di Gesù che manifesta l’opera di Dio, al contrario manifesta il suo rifiuto; è la volontà di Gesù di portarci il dono che Dio aveva messo nelle sue mani, dono indispensabile perché la storia degli uomini non fosse un insensato cumulo di cattiverie e di vittoria del male nelle sue mille e mille forme, che lo ha portato a non tirarsi indietro quando per farlo si esponeva a rischi mortali; l’opera di Dio si manifesta in questa eroica fedeltà nella bontà di Gesù. Un’ulteriore possibile domanda riguarda i miracoli. Dio li ha compiuti, Gesù li ha compiuti, attraverso i santi sono avvenuti. Perché Dio non usa i miracoli? È una domanda alla quale non
trovo risposta, dato il fatto che i miracoli non risultano la maniera ordinaria di Dio per darci una mano, ma “segnali” che, nonostante tutto, la nostra situazione non gli è sfuggita di mano. In questo senso non vedo i miracoli come qualcosa di “magico” che noi possiamo provocare, se siamo capaci di realizzare certe condizioni; né vedo in essi una linea logica che ci possa far intravedere come afferrarne la forza. Rimangono unicamente nelle mani di Dio come “segni”. Alla fine, come tutti gli interrogativi posti alla fede dal male, qualunque esso sia, la speranza ci è data dalla partecipazione del Figlio di Dio alle nostre tragedie umane e dalla risurrezione di Colui che era stato crocifisso: aveva affidato la sua vita nelle mani del Padre prima di spirare, quelle mani si sono dimostrate affidabili. Il “miracolo” della risurrezione di Gesù è il “segnale” supremo che, anche quando siamo immersi in un male più grande, anche quando dobbiamo affrontare la malattia, anche quando si affaccia la morte, possiamo dire a Dio: «Padre, nelle tue mani è la mia vita». È questo l’atto più alto, più limpido e supremo della fede: un totale affidamento a Dio, cosicché non vi sia più alcuna ombra tra lui e noi. Personalmente fra le tante immagini che mi aiutano a pensare Dio nella fede e a pregare, è il vederlo come un’immensa, infinita risorsa di positività: di vita, di amore, di coraggio, di speranza, di perdono e di tutto ciò che è umanamente bene, di tutto ciò che può far fronte a ciò che è umanamente male. Gesù, il Figlio di Dio sorto come uomo in mezzo a noi, partecipe leale della nostra esistenza, anche nella sua esposizione alla sofferenza, anche nella sua esposizione alla morte, lui come rivelazione suprema di chi Dio vuole essere per noi e di chi noi siamo per lui, lui come Signore risuscitato da Dio e vivente, lui personalmente è la nostra “salvezza” nel senso più pieno della parola, in tutte, proprio tutte, le dimensioni in cui come esseri umani abbiamo bisogno di essere salvati.
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59. I casi difficili/28.
Esposti in prima persona, con le proprie
vicende personali (R. Laurita)
I nostri modi di dire
19. «Dio vede e provvede»
1. La provvidenza, ovvero un Dio sempre vicino (A. Carrara)
2. Tensione verso l’essenziale (P. Rota Scalabrini)
3. Libertà e provvidenza. Una lettura cristologica (M. Aliotta)
La rivoluzione della tenerezza
Celebrazione in onore del Sacro Cuore
L. Guglielmoni – F. Negri
Dalla SS. Trinità
alla 15ª ordinaria
7 giugno / 12 luglio
Santissima Trinità (M. D’Agostino, S. Cumia)
SS. Corpo e Sangue di Cristo (M. D’Agostino, S. Cumia)
12ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, I. Siviglia, M. Gallo)
13ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, R. Mancini, M. Gallo)
14ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, E. Olivero, M. Gallo)
15ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, E. Caretti, M. Orizio)
59.
I casi difficili /28
Esposti in prima persona,
con le proprie vicende personali
di Roberto Laurita
Nella precedente puntata avevamo presentato la lettera di un anonimo (“Un Amico”) al suo parroco. Forniamo oggi la risposta che il destinatario ha voluto preparare e rendere pubblica. Risponde don … Carissimo Amico, ho letto e riletto varie volte la tua lettera. L’ho molto gradita, per la tua schiettezza e soprattutto perché mi sento molto in sintonia con quanto tu scrivi. L’ho messa sul tavolo della scrivania, così me la trovo ogni giorno davanti e la rileggo con attenzione. Vorrei solo fare alcune sottolineature e osservazioni. Tu dici «anche voi preti state attraversando un periodo non troppo bello». È vero solo in parte, perché la nostra è sempre stata una scelta un po’ controcorrente. Un tempo si era riveriti e la parola del prete era “vangelo”, oggi la stima e la fiducia bisogna conquistarsele. Una volta il prete era una persona un po’ lontana e staccata dalla gente. Oggi generalmente il parroco è una persona della comunità, senza più privilegi o piedistalli, aperto a tutte le critiche e trasparente in tutte le sue attività. Certamente è più difficile fare il prete oggi che cento o soltanto cinquanta anni fa, ma è molto più bello e stimolante. Personalmente sono molto contento di essere prete, perché so di compiere un compito molto alto e importante: portare Cristo all’uomo d’oggi che sta cercando chi dia vero senso alla sua vita, senso che solo in Cristo può trovare. Sono contento di essere parroco a San …… di ………… e a San …….. di ….., due comunità diverse una dall’altra, con pregi e difetti da ambedue le parti, ma dove è facile entrare in contatto con tutti e dove sono ancora ampie le possibilità di fare del bene e migliorare. Porto con me il rincrescimento di non essere sempre all’altezza della missione ricevuta, constato che essere prete secondo il cuore di Dio e le giuste esigenze della gente è un compito alto, umanamente impossibile. So che il Signore è con me e che è Lui che mi ha chiamato ad essere prete e che non mi abbandona mai. Poi trovo affetto, collaborazione, vicinanza, sostegno da molte persone e questo fa sì che non mi sento mai solo, anche nei momenti difficili e impegnativi. Continui nella tua lettera: «oggi viviamo in un mondo praticamente pagano, che ha solo una cornice di cristianesimo: chi ascolta ancora la vostra voce?». Anche questo è vero solo in parte: indubbiamente oggi c’è molta indifferenza, tanti si sono costruiti una fede “fai da te”, dove ognuno si inventa una sua religione, che spesso non è la religione del Vangelo. Si fa fatica a parlare di Gesù Cristo a ragazzi che hanno mille altre cose per la testa, ai quali la Cresima, come sacramento, interessa ben poco e la messa è una funzione noiosa e che non dice nulla. Si fa ancora più fatica a parlare ai genitori che alzano le orecchie solo quando si parla di soldi, a cui interessa solo fare bella figura, che sono presi da mille problemi e quello religioso non è certamente tra i primi nella lista. Però c’è anche tanto bene tra la nostra gente, che non appare e non fa notizia. Ci sono molte persone che pregano, ci sono giovani che sono sinceramente alla ricerca, con cui si può avere un [...]
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RUBRICA
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58. I casi difficili/27.
Esposti in prima persona, con le proprie vicende personali (R. Laurita)
I nostri modi di dire
18. «Essere testimoni del Vangelo»
1. «Essere testimoni del Vangelo»: i significati impliciti di una frase nota (A. Carrara)
2. «Essere testimoni del Vangelo»: punto di vista teologico (M. Vergottini)
3. Essere testimoni del Vangelo con la vita (D. Rocchetti)
In cammino con Maria
C. Cremonesi
Tempo pasquale 2020
12 aprile / 31 maggio
Domenica di Pasqua (M. Bonelli, S. Toffolon, R. Laurita)
2ª domenica di Pasqua (M. Bonelli, S. Toffolon, R. Laurita)
3ª domenica di Pasqua (M. Bonelli, S. Toffolon, R. Laurita)
4ª domenica di Pasqua (M. Bonelli, S. Toffolon, R. Laurita)
5ª domenica di Pasqua (M. Bonelli, S. Toffolon, R. Laurita)
6ª domenica di Pasqua (M. Bonelli, S. Toffolon, R. Laurita)
Ascensione del Signore (M. Bonelli, S. Toffolon, R. Laurita)
Domenica di Pentecoste (M. Bonelli, S. Toffolon, R. Laurita)
58.
I casi difficili /27
Esposti in prima persona,
con le proprie vicende personali
di Roberto Laurita
Affrontando il tema della funzione espressiva e del posto dell’«io» nella catechesi, Xavier Thévenot («L’etica dell’atto catechistico. Etica e funzione del linguaggio in catechesi», in Aa.Vv., La morale in catechesi, problematiche e prospettive, Paoline, Milano 1991, pp. 81-106) ricorda che «preoccuparsi di dar testimonianza è preoccuparsi dell’aspettativa degli altri» (p. 90). Ma, paradossalmente, proprio questo far posto all’altro rischia di essere «una manifestazione bella e buona di ciò che alcuni chiamano la ‘malattia dell’idealismo’». Infatti, «quando nella testimonianza l’aspettativa degli altri è instaurata come criterio della qualità di vita del testimone, questi altri si trasformano in oggetti-specchio a servizio dell’immagine ideale del testimone e non in soggetti di comunicazione portatori di una novità di domanda» (p. 91).
• Ecco perché una testimonianza autentica è quella che nasce da una dialettica di rinuncia-scoperta: «rinunciare ad un’immagine totalmente idealizzata di se stessi per scoprire che l’io si sviluppa sempre nell’ambivalenza; rinunciare all’illusione secondo la quale la distanza tra il dire e il fare può essere totalmente abolita per scoprire che la vita umana e cristiana è un’avventura rischiosa in cui io sono incapace di fare tutto quello che dico e di dire tutto quello che faccio; rinunciare a guardarsi nella propria pseudo “profonda indegnità” per scoprire che io sono certamente peccatore, ma peccatore reintegrato da Cristo nella sua dignità di figlio e di figlio di Dio» (ibid.).
• Accettare questa realtà, sempre in divenire, mai compiuta, e vivere la condizione per certi aspetti paradossale dell’esistenza cristiana non è facile. Non lo è neppure per un ministro della Chiesa. Ecco perché è apprezzabile lo sforzo dell’autore della “lettera” che abbiamo fornito nella precedente puntata.
• Ammettere i propri limiti è un’operazione che ci consegna agli occhi degli altri nella nostra nudità e ci sottrae alla facile tentazione di creare una “statua” di noi stessi, senza difetti e senza incrinature, nel vano tentativo di corrispondere pienamente alle loro attese impossibili.
• Detto questo, però, non possiamo fare a meno di notare come il testo analizzato rimanga forse troppo nel generico e si sottragga alla possibilità di dare un nome concreto, circostanziato, alle “lentezze”, ai “ritardi”, alle “inadempienze”. È chiedere troppo? Porterebbe a pronunziare una confessione pubblica in piena regola? Certo è che più nebulose sono le ammissioni, meno disagevole risulta il modo di procedere perché tutto appare avvolto da una genericità che funge da cortina fumogena. Il dubbio che abbiamo espresso, in ogni caso, nulla toglie al pregio di un tentativo riuscito di chiedere scusa in modo esplicito per i propri difetti e le proprie fragilità.
*** Abbiamo già avuto modo di affermarlo molte volte nel corso di questa rubrica: il prete, nel suo ministero, è inevitabilmente una persona che vive sotto i riflettori, esposto alle curiosità, alle osservazioni, alle critiche della gente. Le scelte che adotta, le decisioni che prende – da quelle più minute a quelle più importanti – sono tutte sottoposte al vaglio dei suoi parrocchiani, che non sempre si mostrano benevoli e che, in ogni caso, esprimono criteri contrastanti di valutazione. Non di rado un prete si trova, nella cassetta della posta, la lettera di un fedele che esprime richieste, manifesta dissenso, provoca con giudizi taglienti o con qualche rimprovero molto diretto. Per lo più si tratta di comunicazioni anonime. Chi le ha costruite non ha neppure il coraggio di firmarsi, di uscire allo scoperto, di dichiarare la sua identità. Gli basta aver procurato un po’ di sofferenza. Non gli interessa un confronto, un dialogo franco e adulto. Ma qualche volta si ha modo di imbattersi in qualcuno che non si limita a denunciare qualcosa che non va, ma dà prova di un’attenzione benevola perché vede i cambiamenti accaduti e quelli in corso, la situazione complessa e non sempre facile con cui ogni prete si deve misurare quotidianamente. A titolo esemplificativo abbiamo scelto, allora, di proporre uno scambio epistolare tra un parroco e quello che si definisce “un amico”. Ci aiuta a fare un utile esercizio a proposito di comunicazione. Lettera di un fedele e risposta di don ……. Carissimi, poco tempo fa ho ricevuto una bella lettera che ritengo utile e interessante pubblicare. Di seguito la trascrivo unitamente alla mia risposta. Vi invito a leggerle: penso possano essere per tutti uno spunto di riflessione. Carissimo don ….., è da molto tempo che voglio scriverti questa lettera e finalmente ci sono riuscito. Non sapevo da dove cominciare, perché avevo tante cose in mente che volevo dirti e non sapevo quali scegliere e da dove iniziare. Innanzitutto ti devo dire subito che non ho molta simpatia per [...]
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57. I casi difficili/26.
Esposti in prima persona, con le
proprie vicende personali (R. Laurita)
I nostri modi di dire
17. «... A posto con Dio»
1. «A posto con Dio» (A. Carrara)
2. «A posto con Dio»: il punto di vista biblico (+ Luciano Monari)
3. È possibile sentirsi a posto con Dio? (A. Gaino)
Per scoprire il senso del digiuno
R. Laurita
Tempo di Quaresima 2020
26 febbraio / 11 aprile
Mercoledì delle Ceneri (L. Rossi, M. Della Bianca, R. Laurita)
1ª domenica di Quaresima (L. Rossi, M. Della Bianca, R. Laurita)
2ª domenica di Quaresima (L. Rossi, M. Della Bianca, R. Laurita)
3ª domenica di Quaresima (L. Rossi, M. Della Bianca, R. Laurita)
4ª domenica di Quaresima (L. Rossi, M. Della Bianca, R. Laurita)
5ª domenica di Quaresima (L. Rossi, M. Della Bianca, R. Laurita)
Domenica delle Palme (L. Rossi, M. Della Bianca, R. Laurita)
Giovedì santo (R. Laurita, M. Della Bianca)
Venerdì santo (R. Laurita, M. Della Bianca)
Veglia pasquale (R. Laurita, M. Della Bianca)
57.
I casi difficili /26
Esposti in prima persona,
con le proprie vicende personali
di Roberto Laurita
In questa puntata proseguiamo l’analisi di un racconto, rintracciato sul sito online di un settimanale diocesano, per poi affrontare un tema spinoso: Come esprimersi quando chi scrive è esposto in prima persona, con le sue vicende personali? Avevamo lasciato la cronaca della seduta del Consiglio Pastorale Parrocchiale (d’ora in poi: CPP) nel momento in cui rilevava come una comunità senza la presenza del prete rischia sia un impoverimento che una disgregazione interna fra i tanti gruppi di volontariato. Ecco perché i membri del CPP invitano a “ritardare” l’istituzione dell’Unità Pastorale, al fine di “preparare meglio il futuro”. Una proposta dettata da saggezza? Chi scrive vi scorge, assieme al suo amico, anche qualcos’altro… E lo fa emergere nel terzo paragrafo: ritardare può diventare un espediente per affossare il progetto. Ecco perché, interpellati, i due “esterni” rispondono bloccando sul nascere quello che potrebbe assurgere a diversivo: «dati i tempi, il progetto appare come improrogabile». Ma non può bastare raggiungere il consenso su questa affermazione. I membri del CPP si spingono oltre: «prepararsi e anche preparare il terreno, con una proficua gradualità, già fin d’ora e concretamente per un nuovo tipo di organizzazione». A questo punto la domanda del parroco, presidente del CPP, fa da detonatore ad un progetto preciso: «Che cosa si può proporre nell’immediato?». Prende così corpo quello che costituisce un vero e proprio vademecum per arrivare all’istituzione di un’Unità Pastorale. Eccone le tappe: • continuare il rapporto di collaborazione tra le parrocchie; • potenziarlo e consolidarlo, superando le resistenze dei parroci (da “catechizzare”); • riunire i consigli pastorali e i consigli degli affari economici in sedute congiunte «per armonizzare bene la vita pastorale» e «mettere le basi per un insieme di pratiche e di usanze che coinvolgono tutte le parrocchie»; • affidare ad uno dei parroci l’incarico di «coordinatore del gregge e delle attività comuni». A questo percorso manca, tuttavia, una tappa decisiva: «attuare incontri con le comunità coinvolte per informarle, creare consenso, indicare gli organismi importanti e necessari…». Ai nostri lettori non sfuggirà che nel testo si invoca due volte l’intervento di qualcuno che vigili. Non si tratta, infatti, di un processo spontaneo. I due estensori non esitano ad indicare il ruolo dei superiori (che evocano con stile dichiaratamente pretesco: “i nostri superiori”), ma anche qualcuno che assicuri un sostegno e un indirizzo alle riunioni proposte. La conclusione mette il sigillo a tutto il componimento: «Francamente, noi due, il Belsito e io, siamo convinti di aver partecipato a un signor momento di Chiesa». Sì, arrivati alla fine, tutti i nostri lettori se ne saranno accorti: siamo dentro una fiction, che non è fantasia [...]
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56. I casi difficili/25.
Presentare una novità (R. Laurita)
I nostri modi di dire
16. «Il Signore ha voluto così»
1. «Dio ha voluto così»: dal Dio assente e lontano al Dio presente e vicino (A. Carrara)
2. Dio ha voluto così!
Una sfida alla nostra immagine di Dio (P. Bignardi)
3. La Provvidenza: in che modo Dio ha a che fare con gli eventi della nostra vita? (A. Cozzi)
Giocare d’anticipo
Celebriamo il sistema preventivo
di don Bosco (G. Novella)
Epifania – 7ª ordinaria
6 Gennaio / 23 febbraio
Epifania del Signore (G.L. Carrega, R. Laurita)
Battesimo del Signore (G.L. Carrega, R. Laurita)
2ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, G. Zanchi, V. Brunello)
3ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, L. Manicardi, V. Brunello)
Presentazione del Signore (M. D’Agostino, V. Brunello)
5ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, P. Bignardi, A. Andretto)
6ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, C. Zuccaro, A. Andretto)
7ª domenica ordinaria (M. D’Agostino, V. Soncini, A. Andretto)
56. I casi difficili /25 Presentare una novità di Roberto Laurita
Dopo la lettera «Ai parrocchiani rimasti senza prete» (del COP, Centro di Orientamento Pastorale) nella puntata precedente abbiamo proposto un testo apparso su un bollettino parrocchiale: «Ecco la “nuova” parrocchia di……». Chi scrive è un laico, il presidente del Consiglio Pastorale Parrocchiale (d’ora in poi: CPP). A dire il vero, stando al can. 536 del Codice di Diritto canonico, a presiedere il CPP dovrebbe essere il parroco. A un laico si affida solitamente il ruolo di vice-presidente. Quali sono gli obiettivi di questo scritto? • «Raccontare la nuova situazione»; • «provare a spiegare come stiamo operando e come ci siamo organizzati». In effetti: • la prima parte del documento è dedicata a narrare i «notevoli sconvolgimenti» e le «tante novità» che hanno interessato “la comunità” (probabilmente si allude a quella civile) e “la parrocchia”. I fatti sono indicati in modo semplice e diretto: – «non abbiamo più tra noi un parroco residente»; – e tuttavia c’è «un parroco responsabile» che sta «conducendo sapientemente» la parrocchia. È «il nostro parroco, nominato direttamente dall’arcivescovo». È «il nostro Pastore ed ha la responsabilità assoluta, sia spirituale che amministrativa, della nostra parrocchia»; • la seconda parte della lettera, molto più consistente, è invece consacrata all’organizzazione della parrocchia dopo gli avvenimenti che ne hanno mutato il volto abituale. Si tratta, infatti, di mostrare «come funzionerà adesso la nostra parrocchia ». Non casualmente si esprime la preoccupazione «che il tutto funzioni al meglio» e si parla di «organigramma parrocchiale, stilato e realizzato con la supervisione del parroco». Veniamo così a conoscere dettagliatamente le mansioni di coloro che potremmo designare come il personale religioso: il parroco e due sacerdoti che “collaborano” con lui e “cooperano” con la parrocchia. C’è chi celebra i funerali e si rende disponibile per le confessioni, chi presiede la messa prefestiva e collabora nella catechesi, fungendo anche – il termine usato non è molto nobile – da “tampone” nelle emergenze. A questi va aggiunto un terzo collaboratore che celebra le messe della domenica. Ci sono quindi le suore – quattro – alle quali è affidata la liturgia della Parola e il momento di preghiera quotidiano, la distribuzione della Comunione ai malati, ma anche il decoro della chiesa, il catechismo e i bambini della Scuola dell’infanzia. Non mancano gli apprezzamenti rivolti a preti e suore. Di queste ultime si dice che costituiscono una «presenza viva, importantissima, insostituibile». Del parroco si apprezza la sapienza con cui sta conducendo la parrocchia. Il suo ruolo ci sembra venga un po’ enfatizzato, allo scopo forse di rendere meno difficile l’assenza del predecessore che era residente («nominato direttamente dall’arcivescovo »; «è il nostro Pastore»; «ha la responsabilità assoluta »). Del terzo collaboratore si mette in evidenza il tentativo di inserirsi «nel tessuto sociale del paese» (anche attraverso il «momento di socializzazione post-messa»), tanto da essere considerato «uno dei nostri». A questo proposito come non notare il bisogno di potere instaurare, almeno con uno dei s
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INDEX
Per comunicare meglio
54. I casi difficili/23. Presentare una novità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
14 «Il nostro fratello è già in paradiso»
1. «Il nostro fratello è già in paradiso»
(Alberto Carrara)
2. Il “paradiso”: prospettiva teologica (Giovanni Ancona)
3. La predicazione sui “novissimi” (Giacomo Canobbio)
SUSSIDIO
Chi cerca la felicità?. «Si avvicinarono a Lui...»
(Massimo Pirovano)
PREPARARE LA MESSA
Dalla 29ª domenica ordinaria alla solennità di Cristo, Re dell’universo
29a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, + Gianni Ambrosio, Michele Roselli)
30a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Paola Bignardi, Michele Roselli)
Tutti i Santi (Alessandro Gennari, Martino Della Bianca)
Commemorazione dei fedeli defunti (Martino Della Bianca)
31a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Cecilia Cremonesi, Daniele Piazzi)
32a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Ina Siviglia, Daniele Piazzi)
33a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Maria Agnese Moro, Gabriele Tornambé)
Gesù Cristo, Re dell’universo
(Alessandro Gennari, Michele Nicoletti, Gabriele Tornambé)
Per comunicare meglio
54. I casi difficili /23
Presentare una novità
di Roberto Laurita
Nel testo presentato nella puntata precedente, avevamo rilevato come i problemi connessi con la nascita di un’Unità pastorale di fatto non appaiano.
Naturalmente la gran parte dello spazio di quell’intervista è consacrato ad illustrare le ragioni ideali che stanno alla base dell’Unità pastorale, che è «una forma di comunione, collaborazione e corresponsabilità tra due o più parrocchie». Il patrimonio simbolico mobilitato è di tutto rispetto (1 Cor 12 e Ef 4,12-16), con citazioni anche corpose (alcune righe). Gli obiettivi sono decisamente cristologici: comunione «innanzitutto con il Signore Gesù»; corresponsabilità come modo per volgere «le pluralità di attitudini a svilupparsi nell’armonia dell’unico intento: andare a Cristo e condurre a Cristo». Anche l’impianto ecclesiologico è solido. Il fine è «il sostegno e la valorizzazione di tutti i cristiani» perché ognuno «ha un dono “particolare” per il bene di tutti» e si tratta di «diventare più cristiani insieme», prendendosi cura gli uni degli altri. Del resto la Chiesa è «un corpo vivo e vivente». Che cosa pensare globalmente di questo documento?
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SOMMARIO
Per comunicare meglio
55. I casi difficili/24.
Presentare una novità (R. Laurita) 3
I nostri modi di dire
15. «Annunciare a tutti la buona novella» 11
1. «Annunciare a tutti la buona novella»:
il dramma dell’annuncio cristiano (A. Carrara) 13
2. «Annunciare a tutti la buona novella»:
il significato dell’espressione (M. Menin) 17
3. L’essenziale dell’annuncio cristiano (M. Aliotta) 21
Festa delle famiglie
Celebriamo gli anniversari (R. Laurita) 29
Avvento - Natale 2019
1 dicembre / 5 Gennaio
1ª domenica di Avvento (G.L. Carrega, R. Laurita) 57
Immacolata Concezione (G.L. Carrega, R. Laurita) 78
3ª domenica di Avvento (G.L. Carrega, R. Laurita) 100
4ª domenica di Avvento (G.L. Carrega, R. Laurita) 121
Natale del Signore (G.L. Carrega, R. Laurita) 142
Santa Famiglia (G.L. Carrega, R. Laurita) 179
Maria Madre di Dio (G.L. Carrega, R. Laurita) 201
2ª domenica dopo Natale (G.L. Carrega, R. Laurita) 221
55.
I casi difficili /24
Presentare una novità
di Roberto Laurita
Abbiamo terminato la puntata precedente esaminando un
documento episcopale che introduce un nuovo assetto pastorale
che comporta il riordino dei vicariati (foranie) e l’istituzione
delle Unità pastorali.
Abbiamo già fatto notare che queste non provocano problemi
tra i fedeli quando, al di là di alcune nuove collaborazioni,
lasciano intatta la situazione per quanto riguarda la presenza
dei preti. È il caso di due parrocchie che vengono a formare
un’Unità pastorale, ma mantenendo ognuna il proprio parroco
residente.
Le cose vanno diversamente quando viene a mancare il parroco
residente e quindi è giocoforza che i cristiani di una comunità
usufruiscano del ministero del prete in modo diverso, accordandosi
con le esigenze di altre parrocchie.
In tale frangente un momento di smarrimento è più che comprensibile.
Come reagire? Quali parole usare per aiutare a superare
un momento difficile, che tuttavia può diventare anche
un’occasione di crescita?
Al proposito vorremmo presentare ai nostri lettori due documenti
molto diversi tra loro. Entrambi, però, non possono essere
ricondotti alla penna di un prete o solo ad essa.
Il Centro di Orientamento Pastorale (COP) è nato dalla vivacità
intellettuale di mons. Grazioso Ceriani e dell’ambiente
cattolico milanese ed è legato alla realtà della parrocchia e della
pastorale italiana. È attualmente costituito da un gruppo di
“amici” vescovi, sacerdoti e laici strutturati in assemblea, consiglio,
presidenza. Il COP cerca di contribuire allo sviluppo della
ricerca e dello studio pastorale in Italia, propone opzioni pastorali,
aiuta la vita delle parrocchie e delle Unità pastorali, incoraggiando
lo sviluppo degli organismi di partecipazione (dalla
scheda della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali).
Nel 2010 il COP ha trattato il tema delle ‘nuove comunità cristiane’.
Al termine dei lavori, oltre al libro degli Atti del convegno
è stata pubblicata questa lettera.
Ai parrocchiani rimasti senza prete
Carissimi,
siete rimasti senza prete. Vi siete accorti subito, anche se da una
vita non andavate in chiesa, perché in casa c’è sempre una nonna
che, ogni mattina, lascia tutto e va a messa finché le gambe la reggono,
oppure perché il paese è piccolo e si sa sempre tutto di tutti,
anche se non vi interessa più di tanto. Il governo taglia di tutto:
insegnanti, ufficio postale, servizi di trasporto… e la chiesa taglia
sui preti. Cercheremo di sopravvivere; vorrà dire che come dobbiamo
andare al supermercato a fondo valle ci andremo anche a
fare qualche festa in qualche chiesa.
Alcuni di voi però hanno ancora un filino di fede, e sono dispiaciuti
perché il prete era sempre [...]
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Editore: Queriniana Edizioni
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Ean: 2484300024443
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Ripensare l’omelia
anno LI
Introduzione: L’omelia va curata
di Chino Biscontin .
1. Dalla parte di chi ascolta:
impressioni, valutazioni, richieste
di Cecilia Cremonesi
2. Tra i propositi del predicatore
e le aspettative degli ascoltatori
di Roberto Laurita .
3. La genesi del genere omiletico
di + Francesco Lambiasi
4. Alcuni esempi di predicazione
4.1 I molti volti della predicazione
negli Atti degli apostoli
di Carlo Broccardo .
4.2 L’ars homiletica di Gregorio Magno
di Guido Innocenzo Gargano
4.3 Antonio di Padova l’egregius predicator
di Luciano Bertazzo .
4.4 «La verità è sempre alla portata di tutti».
La predicazione di don Primo Mazzolari
di Bruno Bignami .
4.5. Papa Francesco e l’omelia
di Giovanni Gennari .
5. La natura sacramentale della predicazione liturgica
Alla luce della Verbum Domini e del Direttorio omiletico
di Silvano Sirboni .
6. La predicazione nell’orizzonte dell’ecclesiologia
del popolo di Dio in Evangelii Gaudium
di Giovanni Rota .
7. Omelia e attualizzazione delle Scritture
di Carmelo Torcivia .
8. L’omelia nel contesto liturgico di cui è parte
di Doriano Locatelli
9. L’omelia nel contesto della pastorale parrocchiale
di Ezio Caretti
10. Dieci accorgimenti per una buona omelia
di Vittorio Peri
11. Parlerò al suo cuore. Predicazione, racconto, fede
di Giuliano Zanchi
12. Omelia e immagini
di Ermes Ronchi .
13. Omelia e linguaggio che comunica
di Simona Borello
14. L’omelia e i suoi obiettivi
di Chino Biscontin .
15. Suggerimenti pratici in Evangelii Gaudium
di Chino Biscontin .
16. Del buon uso di fonti e sussidi
di Simona Borello
17. Analisi di alcune omelie
di Roberto Laurita .
18. Per una spiritualità del predicatore
di Sandro Panizzolo
Introduzione
L’OMELIA VA CURATA
di Chino Biscontin
Va curata nel senso che per fare una buona omelia la preparazione deve essere accurata. Va curata nel senso che non poche omelie sono afflitte da difetti che, come ogni malattia, vanno curati. Papa Francesco, in EG 135 afferma: «L’omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d’incontro di un Pastore con il suo popolo. Di fatto, sappiamo che i fedeli le danno molta importanza; ed essi, come gli stessi ministri ordinati, molte volte soffrono, gli uni ad ascoltare e gli altri a predicare. È triste che sia così. L’omelia può essere realmente un’intensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita». Se preparata con cura, nella fede e a servizio della fede, l’omelia può dunque essere, sia per il predicatore che per i destinatari, una felice esperienza dello Spirito, una esperienza “mistica” così come concepisce la mistica Francesco, e cioè non riservata a contemplativi a tempo pieno e con modalità straordinarie, ma come esperienza della vicinanza di Dio anche nell’ordinarietà della vita. Ne ha parlato in modo incantevole ed efficace anche nell’esortazione apostolica Gaudete et exultate. Il predicatore può fare l’esperienza, davvero felice, che la Parola passa attraverso di lui, attraversa la sua anima e la sua coscienza, per giungere all’assemblea celebrante. E l’assemblea può fare l’esperienza, altrettanto felice e che a volte si manifesta con un silenzio fondo e compreso, di cui parla s. Paolo: «Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti» (1 Ts 2,13). [...]
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RUBRICA
Per comunicare meglio
53. I casi difficili/22. Presentare una novità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
13 «Dio mi ha castigato»
1. «Dio mi ha castigato»: quale immagine di Dio è in gioco?
(Alberto Carrara)
2. Dio castiga? La prospettiva biblica (Patrizio Rota Scalabrini)
3. Le sventure sono un castigo di Dio? (Angelo Brusco)
SUSSIDIO
Il Santo Rosario. Proposte di animazione e arricchimento
(Luigi Guglielmoni e Fausto Negri)
PREPARARE LA MESSA
Dalla 22ª domenica alla 28ª domenica del Tempo ordinario
22a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Cecilia Cremonesi, Angelo Lameri)
23a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Paola Bignardi, Angelo Lameri)
24a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Alberto Carrara, Angelo Lameri)
25a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Gino Mazzoli, Angelo Lameri)
26a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Nicoletta Gatti, Vittorio Brunello)
27a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Ezio Caretti, Vittorio Brunello)
28a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Maurizio Aliotta, Vittorio Brunello)
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RUBRICA
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52. I casi difficili/21. Presentare una novità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
12 «Dio è onnipotente»
1. «Dio è onnipotente: il significato,
al di là dell’ovvietà (Alberto Carrara)
2. «Quanto è grande il tuo Nome»: Traiettorie patristiche di traduzione e interpretazione (Cristina Simonelli)
3. Potenza e impotenza di Dio (Alberto Cozzi)
SUSSIDIO
Un sorso di acqua fresca per te, che sei entrato in questa chiesa… (Roberto Laurita)
PREPARARE LA MESSA
Dalla 17ª domenica alla 21ª domenica del Tempo ordinario
17a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Paola Bignardi, Giulio Osto)
18a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Francesco Stoppa, Giulio Osto)
19a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Cristina Pasqualini, Giulio Osto)
Assunzione di Maria (Alessandro Gennari, Giulio Osto)
20a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Ezio Caretti, Giulio Osto)
21a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Luigi F. Pizzolato, Giulio Osto)
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Ean: 2484300024382
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INDICE
RUBRICA
Per comunicare meglio
51. I casi difficili/20. Parlare di se stessi
al termine del ministero
in una comunità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
11 «La vita è una ruota»
1. «La vita è una ruota»: continuità e discontinuità
nella percezione del tempo (Alberto Carrara)
2. «La vita è una ruota»: la testimonianza biblica
di Qohelet (Flavio Dalla Vecchia)
3. La parola silenziosa e forte delle pietre (Lodovico Maule)
SUSSIDIO
Celebriamo un anno di scuola (Guido Novella)
PREPARARE LA MESSA
Dalla solennità della SS. Trinità
alla 16ª domenica del Tempo ordinario
Santissima Trinità (Alessandro Gennari, Chino Biscontin)
SS. Corpo e Sangue di Cristo (Alessandro Gennari, Chino Biscontin)
13a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Mario Torcivia, Massimo Orizio)
14a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, + Luciano Monari, Massimo Orizio)
15a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Vinicio Albanesi, Massimo Orizio)
16a domenica ordinaria
(Alessandro Gennari, Alberto Carrara, Massimo Orizio)
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SOMMARIO
RUBRICA
Per comunicare meglio
50. I casi difficili/19. Parlare di se stessi
al termine del ministero
in una comunità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
10 «Tutto è grazia»
1. «Tutto è grazia»: oscillazione della fede
tra il banale e il tragico (Alberto Carrara)
2. Grazia e disgrazia (Francesco Miano)
3. Come identificare una grazia (Mario Torcivia)
SUSSIDIO
Una proposta di Rosario meditato (Roberto Laurita)
PREPARARE LA MESSA
Dalla domenica di Pasqua alla domenica di Pentecoste
Domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
2a domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
3a domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
4a domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
5a domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
6a domenica di Pasqua (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
Ascensione del Signore (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
Domenica di Pentecoste (Lorenzo Rossi, Roberto Laurita)
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INDICE
Per comunicare meglio
49. I casi difficili/18. Parlare di se stessi al termine del ministero
in una comunità (Roberto Laurita) 3
DOSSIER
I nostri modi di dire
9 «Disprezzare il mondo»
1. Pro e contro il disprezzo del mondo (Alberto Carrara) 13
2. «Disprezzare il mondo»: un ideale di perfezione? (Ezio Bolis) 16
3. Disprezzare il mondo? Uno sguardo positivo
sul presente e sul futuro (Savino Pezzotta) 20
SUSSIDIO
Le sette parole di Gesù in croce (Pier Giordano Cabra) 27
PREPARARE LA MESSA
Dal Mercoledì delle ceneri alla Veglia pasquale 49
Mercoledì delle ceneri (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 51
1ª domenica di quaresima (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 68
2ª domenica di quaresima (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 85
3ª domenica di quaresima (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 103
4ª domenica di quaresima (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 121
5ª domenica di quaresima (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 140
Domenica delle palme (Lorenzo Rossi, Samuele Riva) 158
Triduo Pasquale (Pierino Boselli) 173
Giovedì santo (Pierino Boselli) 174
Venerdì santo (Pierino Boselli) 181
Veglia Pasquale (Pierino Boselli) 187VAI ALLA SCHEDA PRODOTTO
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Per comunicare meglio
47. I casi difficili/16. Parlare di se stessi all’inizio del ministero
in una comunità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
7 «È nato Gesù Bambino»
1. «È nato Gesù Bambino». Natale: la differenza cristiana
(Alberto Carrara)
2. È nato per noi un Bambino, un figlio ci è stato donato
(Doriano Locatelli)
3. Come parlare in modo corretto e comprensibile oggi
di “incarnazione”? (Roberto Ferrari)
SUSSIDIO
Per attuare il Natale. Tre racconti (Roberto Laurita)
PREPARARE LA MESSA
Tempo di Avvento e tempo di Natale
1ª domenica di Avvento (Antonio Landi, Pierino Boselli)
Immacolata Concezione (Antonio Landi, Pierino Boselli)
2ª domenica di Avvento (Antonio Landi, Pierino Boselli)
3ª domenica di Avvento (Antonio Landi, Pierino Boselli)
4ª domenica di Avvento (Antonio Landi, Pierino Boselli)
Natale del Signore (Antonio Landi, Pierino Boselli)
Santa Famiglia (Antonio Landi, Pierino Boselli)
Maria Madre di Dio (Antonio Landi, Pierino Boselli)
Epifania del Signore (Antonio Landi, Pierino Boselli)
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48. I casi difficili/17. Parlare di se stessi al termine del ministero
in una comunità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
8 «... a fin di bene»
1. «A fin di bene»: un modo di dire che fa pensare (Alberto Carrara)
2. «A fin di bene»: due prospettive a confronto (Giannino Piana)
3. La complessità del giudizio morale (Lilia Sebastiani)
SUSSIDIO
Celebrazione parrocchiale dedicata ai malati (Roberto Laurita)
PREPARARE LA MESSA
Dal Battesimo del Signore alla 8ª domenica ordinaria
Battesimo del Signore (Antonio Landi, Pierino Boselli)
2ª domenica ordinaria (Alessandro Gennari, Tonino Lasconi, Michele Roselli)
3ª domenica ordinaria (Alessandro Gennari, Gastone Boscolo, Michele Roselli)
4ª domenica ordinaria (Alessandro Gennari, + Francesco Lambiasi, Gabriele Tornambé)
5ª domenica ordinaria (Alessandro Gennari, Ezio Bolis, Gabriele Tornambé)
6ª domenica ordinaria (Alessandro Gennari, Luciano Manicardi, Daniele Piazzi)
7ª domenica ordinaria (Alessandro Gennari, Carmine Di Sante, Daniele Piazzi)
8ª domenica ordinaria (Alessandro Gennari, Giuseppe Sovernigo, Vittorio Brunello)
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Per comunicare meglio
46. I casi difficili/15. Parlare di se stessi all’inizio del ministero
in una comunità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
6 «Dio ha chiamato a sé il nostro fratello...»
1. «Dio ha chiamato a sé il nostro fratello...» (Alberto Carrara)
2. «Fratelli e sorelle...». Per un uso consapevole e corretto
(Silvano Sirboni)
3. È forse Dio che fa morire? (Massimo Maffioletti)
SUSSIDIO
Festa del ringraziamento.
Per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo
(Luigi Guglielmoni e Fausto Negri)
PREPARARE LA MESSA
Dalla 28ª domenica ordinaria alla solennità di Cristo, Re dell’universo
28ª domenica ordinaria (Fabrizio Tosolini, Mariella Enoc, Morena Baldacci)
29ª domenica ordinaria (Fabrizio Tosolini, Battista Borsato, Morena Baldacci)
30ª domenica ordinaria (Fabrizio Tosolini, Alberto Carrara, Pierino Boselli)
Tutti i Santi (Fabrizio Tosolini, Pierino Boselli)
Commemorazione dei fedeli defunti (Pierino Boselli)
31ª domenica ordinaria (Fabrizio Tosolini, Carmelo Torcivia, Gabriele Tornambé)
32ª domenica ordinaria (Fabrizio Tosolini, Vinicio Albanesi, Gabriele Tornambé)
33ª domenica ordinaria (Fabrizio Tosolini, Armando Matteo, Vittorio Brunello)
Gesù Cristo, Re dell’universo
(Fabrizio Tosolini, Maurizio Gronchi, Vittorio Brunello)
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NUMERO SPECIALE
INDICE
Introduzione: Il Sinodo sui giovani,
una preziosa opportunità
di Paola Bignardi
1. Chi sono i giovani
1.1. Ascoltare e riconoscere nei giovani i segnali
di una condizione e di una umanità nuova
di Alessandro Rosina
1.2. Nativi Digitali: nuovi modi di entrare in relazione
di Cristina Pasqualini
1.3 Una generazione di solitari: i giovani
e i loro punti di riferimento
di Nando Pagnoncelli e Chiara Ferrari
1.4 Increduli o diversamente credenti?
di Rita Bichi
2. La pastorale e i giovani
2.1. Percorsi e scelte di pastorali giovanili
di Michele Falabretti
2.2 Le GMG e la loro impronta pastorale
di + Domenico Sigalini
2.3 Il fascino di papa Francesco sui giovani
di Pierpaolo Triani
2.4 La pastorale e i giovani: l’evoluzione
nei movimenti e nelle associazioni
di Riccardo Pascolini
3. Proposte
3.1. Educare i giovani alla fede è possibile
di Raffaele Maiolini
3.2 Alla ricerca di nuovi luoghi
e di nuove grammatiche in un mondo digitale
di Luca Peyron
3.3 Che cosa chiedono e che cosa offrono
i giovani alla Chiesa?
di Giordano Goccini
3.4 Preti giovani, giovani preti
di Giampaolo Tironi
3.5 Giovani donne crescono
di Elena Marta
3.6 Altri tempi. Liturgie cristiane, ritualità giovanili
di Giuliano Zanchi
3.7 Scommetto sul bene che è in te
di Gianpiero Palmieri
3.8 Nuovi educatori per nuovi giovani
di Paola Bignardi
3.9 Quattro testimonianze
di Paola Bignardi
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INDICE
Per comunicare meglio
45. I casi difficili/14. Parlare di se stessi all’inizio del ministero in una comunità (Roberto Laurita)
DOSSIER
I nostri modi di dire
5 «Con la preghiera si ottiene tutto»
1. «Con la preghiera si ottiene tutto»: l’aspetto paradossale del pregare (Alberto Carrara)
2. «Con la preghiera si ottiene tutto»: prospettiva biblico-teologica (Ezio Bolis)
3. Quando Dio non risponde (Mario Torcivia)
SUSSIDIO
I giovani, la fede e il discernimento vocazionale (Guido Novella)
PREPARARE LA MESSA
Dalla 21ª domenica alla 27ª domenica del Tempo ordinario
21ª domenica ordinaria
(Fabrizio Tosolini, Raffaele Maiolini, Angelo Lameri)
22ª domenica ordinaria (Fabrizio Tosolini, Sergio Passeri, Angelo Lameri)
23ª domenica ordinaria (Fabrizio Tosolini, Mario Torcivia, Angelo Lameri)
24ª domenica ordinaria
(Fabrizio Tosolini, Daniele Rocchetti, Angelo Lameri)
25ª domenica ordinaria
(Fabrizio Tosolini, Alberto Carrara, Daniele Piazzi)
26ª domenica ordinaria
(Fabrizio Tosolini, Daniele Rocchetti, Daniele Piazzi)
27ª domenica ordinaria
(Fabrizio Tosolini, Chiara Pedraccini, Daniele Piazzi)
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