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Santuario San Dalmazzo (Borgo San Dalmazzo)

Il santuario si trova nel centro storico della città di Borgo San Dalmazzo, città situata su una pianura tra il torrente Gesso e il fiume Stura di Demonte.

Secondo la tradizione e le fonti agiografiche più antiche, san Dalmazzo fu l’evangelizzatore della zona cuneese verso la metà del III secolo d. C., e qui, nell’antica Pedona (oggi Borgo San Dalmazzo) trovò poi la morte, nel 254, per mano di un gruppo di pagani malvagi, guidati da due maghi di Apollo; anche i suoi seguaci vennero martirizzati.
La leggenda narra che il corpo del martire fu disteso su un carro aggiogato a due giovani tori, lasciati liberi di condurlo nel luogo adatto alla sepoltura; così avvenne: dove si fermarono i tori, lì venne sepolto Dalmazzo, insieme coi suoi compagni. Intorno alla sua tomba si raccolse spontanea una grande devozione, e con la munificenza della regina Cornelia Salonina, fedele seguace del martire, vennero eretti una cella e un altare sulla tomba, destinati ad essere il primo nucleo di una chiesa.

Oggetto del culto
Osso del cranio di san Dalmazzo contenuto in un busto-reliquiario in argento donato dal Castrucci, vescovo di Mondovì, nel 1594. Il reliquiario attribuito, senza però alcun documento probante, all’argentiere della corte torinese Mario d’Aluigi, è esposto nella cappella superiore, che oggi costituisce il vero e proprio santuario dalmazziano. Altre reliquie, autenticate nel 1888 da parte di Valfrè di Bonzo, vescovo di Cuneo, si trovano nella cappella superiore, nel vano del retro altare, in una cassa reliquiario in legno decorato. Si sa che verso il 904 le reliquie di san Dalmazzo furono trasferite, insieme a quelle dei suoi ventinove compagni, a Quargnento, da cui tornarono in parte nel 1174, e furono collocate nell’antica area dedicata alle sepolture, divenuta poi la cosiddetta cappella angioina. Nel 1521 il duca Carlo II ottenne una parte di reliquia per la quale fece approntare un braccio reliquiario, rubato nel 1556. Nel 1636 i resti furono portati nella cappella superiore, appena costruita, in una cassa in legno e ferro, che fu profanata dai soldati alemanni alla fine del Settecento.

Tipologia architettonica
L’evento da cui scaturì la devozione fu, verso la metà del III secolo, la morte per martirio di Dalmazzo e la sua sepoltura ; in seguito si costruirono diversi edifici sempre più grandi, fino al sorgere dell’abbazia benedettina, nel VII-VIII secolo. Dal primo nucleo con cripta e chiesa semplici si arrivò nel X-XI secolo a un edificio molto articolato con cinque, e poi sette navate, e cripta con tre navate; anche gli ambienti conventuali dovevano espandersi notevolmente nell’area verso nord-est. Grandi rinnovamenti avvennero in epoca barocca: nel 1636 venne costruita la cappella superiore, e tra Sei e Settecento ci furono i rinnovamenti alle cappelle laterali e all’altare maggiore; alla facciata venne aggiunto il fastigio, decorato con scenografie barocche. La consistente campagna di restauri nella zona presbiterale e in alcune cappelle laterali, attuata nell’ultimo decennio del XX secolo, ha riportato alla luce le antiche strutture abbaziali.

Altri elementi notevoli nell’edificio del Santuario:
La cappella superiore, dedicata a san Dalmazzo e costituente il suo santuario, venne costruita nel 1636 per volontà della confraternita dedicata al santo titolare e decorata con affreschi e stucchi rappresentanti scene della vita del santo e angeli, terminati nel 1672. L’altare è arricchito da una tela dipinta con la Madonna col Bambino venerata da san Dalmazzo e san Biagio, riferibile a scuola piemontese della seconda metà del XVII secolo (influenze di Jan Claret e Sebastiano Taricco); anche il tabernacolo conserva una preziosa apertura dipinta con la figura di san Dalmazzo martire. Intorno all’ancona, decorazioni di angeli in stucco dipinto e dorato e drappeggi dipinti. Sulla volta, in cornici di stucco, sono raffigurati tre episodi della vita di san Dalmazzo: "Il Martirio", "San Dalmazzo accolto in cielo dalla Trinità" e la "Sepoltura di San Dalmazzo". Anche questi affreschi furono realizzati nel Seicento e poi pesantemente ridipinti nell’Ottocento. La parte posteriore della cappella nei secoli XVIII e XIX fu affrescata con altre scene della vita e dei miracoli del santo. La chiesa è divenuta un vero museo di arte e storia, dopo gli interventi di recupero archeologico e artistico: di grande interesse sono la cripta romanica, restaurata nelle sue forme originarie, e le cappelle barocche delle navate (in particolare quella di Sant’Antonio da Padova e quella della Madonna del Rosario), con interessanti pale d’altare dipinte del XVII e XVIII secolo.

Festività principale: 5 dicembre

Note sulla liturgia:
In occasione della festa del santo viene celebrata una messa solenne. Non sono conosciute altre pratiche rituali o liturgiche.

Note sulle pratiche rituali particolari:
Nel Medioevo, durante le messe, si leggeva la vita del santo dall’ambone, si facevano processioni e messe solenni, oltre che fiere e mercati.



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